La società statunitense Meta (la proprietaria di Facebook, Instagram e WhatsApp) ha bloccato – «dopo un’attenta considerazione» – gli account dei media di propaganda russa Russia Today, Rossiya Segodnya e altri media collegati. Il blocco è stato spiegato con tentativi di «interferenza straniera» rilevati.
In sostanza, Meta ci ha impiegato appena una decina di anni per accorgersi che l’acqua è umida RT è uno strumento di propaganda statale russa creata con lo scopo di destabilizzare, servendo gli interessi della politica estera putiniana, la situazione interna negli Stati occidentali. Non rido molto solo perché i vertici statunitensi ci hanno impiegato solo alcuni giorni in meno: il 13 settembre Anthony Blinken aveva annunciato che l’intelligence statunitense ha scoperto che il canale televisivo straniero RT (precedentemente noto come Russia Today), finanziato dal governo russo, non solo è impegnato nella propaganda, ma partecipa attivamente alle operazioni di intelligence russa in tutto il mondo. Di conseguenza, gli Stati Uniti intendono creare una coalizione di Paesi che si occuperà di smascherare RT e di indebolire l’influenza del canale televisivo di propaganda russo nel mondo.
Chissà quanti altri anni ci impiegano.
L’archivio della rubrica «Nel mondo»
Mentre Putin afferma che gli attacchi dell’Ucraina con le armi occidentali ad alta precisione contro il territorio russo significheranno che i Paesi-membri della NATO partecipano direttamente alla guerra, Zelensky fa notare un concetto in un certo senso opposto. In una intervista pubblicata ieri ha parlato, tra le altre cose, di un aspetto che osserviamo da mesi: gli Stati europei aspettano di autorizzare l’Ucraina a utilizzare le armi contro il territorio russo (ma in realtà anche a fornire gli armamenti moderni) perché prima vogliono vedere il comportamento degli USA sulle questioni analoghe. In sostanza, «se autorizzano gli USA, lo facciamo anche noi» (ma in qualche rara occasione ha funzionato pure al contrario).
In questo contesto, anche un non-esperto militare come me può elaborare almeno due conclusioni logiche. In primo luogo, l’intenzione dell’esercito ucraino (espressa pubblicamente anche da Zelensky) di utilizzare le armi occidentali ad alta precisione contro la logistica militare russa è logica (non hanno abbastanza armi per spenderle «a caso», contro l’infrastruttura civile) e avente come conseguenza una efficacia più alta di quelle armi (in un certo senso, colpiranno la «radice» e non «ramo» che si estende sul territorio ucraino).
In secondo luogo, la modalità di utilizzo delle armi occidentali desiderata dall’esercito ucraino potrebbe influire (in teoria; per ora sembra «molto in teoria», ma non è da escludere del tutto) positivamente sulla durata della guerra. Questo dovrebbe convenire agli Stati-aiutanti, anche economicamente.
Presumo che alla fine la decisione giusta sarà presa, ma, come al solito, un po’ tardi.
Formalmente avrei potuto pubblicare il video odierno anche nella rubrica musicale del sabato… Però vorrei che questa opera venga apprezzata da tutti i punti di vista e da più gente possibile. E allora lo pubblico oggi:
Bene, Trump ha contribuito alla creazione di almeno una cosa bella.
L’articolo che ho selezionato per questo sabato racconta di un fenomeno apparentemente sorprendente e poco logico: nonostante l’impiego di quasi tutte le risorse militari, economiche e di propaganda sul fronte ucraino, lo Stato russo continua a tentare di aumentare la propria influenza in Africa. Continua a farlo utilizzando, tra le altre cose, anche ciò che rimane delle strutture di Evgeny Prigozhin dopo oltre un anno il suo assassinio.
L’aspetto principale tra quelli che mi rimangono incomprensibili è: come si pensa di affrontare la concorrenza cinese sul continente? La Cina, infatti, investe delle quantità enormi di soldi e non intende assolutamente di fermare la propria espansione. Boh…
Ieri Putin ha affermato che gli attacchi dell’Ucraina con armi occidentali ad alta precisione contro il territorio russo significherebbero che i Paesi della NATO partecipano direttamente alla guerra, fornendo i dati necessari per gli attacchi dai propri satelliti. In realtà, non è la prima volta che parla di partecipazione della NATO alla guerra: lo aveva già fatto, per esempio, parlando degli istruttori occidentali nell’esercito ucraino. Ma ora tutto questo non ha molta importanza.
Supponiamo che la NATO partecipi alla guerra. E allora? Si può attaccare il proprio vicino, ma non si può difendere il proprio vicino? È stata superata un’altra «linea rossa»? Putin si offende e… E cosa fa? Inizia una guerra contro tutta la NATO cattiva? (no, non ha le risorse per farlo) Comincia a bombardare l’Ucraina con una particolare intensità? (lo sta già facendo, e da molto tempo) Inizia ad aprire la valigetta con il «bottone rosso»? (lo sta minacciando, in forme diverse, da molto tempo) Oppure si sfoga contro qualche dissidente interno? (anche questo modo di fare è abbastanza abituale)
In realtà, in questo caso particolare non bisogna prestare troppa attenzione alle parole di Putin. Ha solo deciso di ripetere ancora una volta la propria amata storiella: che il mondo intero sta attaccando la Federazione Russa, che la «operazione militare speciale» è stata iniziata «non senza motivo», e che il povero Putin è stato ingannato ancora una volta dagli occidentali. Lo fa solo per rinfrescare i vecchi concetti della propria propaganda nelle menti dei sudditi.
Non vedo dunque alcuna notizia.
The Guardian scrive – in un articolo dedicato alla visita congiunta del segretario di Stato americano Blinken e del ministro degli Esteri britannico Lammy a Kiev l’11 settembre – che il Regno Unito ha deciso di autorizzare l’Ucraina a utilizzare i missili da crociera Storm Shadow per colpire obiettivi sul territorio russo, ma, molto probabilmente, con delle limitazioni «per evitare attacchi sconsiderati o non necessari». L’autorizzazione statunitense sull’uso analogo degli ATACMS, invece, manca ancora.
Nel corso della visita i due ministri menzionati hanno incontrato il presidente ucraino Zelensky per discutere di attacchi con armi occidentali a lungo raggio sul territorio russo. Blinken, in particolare, ha dichiarato che gli Stati Uniti sono pronti «dal primo giorno» ad adattare la loro politica, seguendo i cambiamenti della situazione sul campo di battaglia in Ucraina.
Ma, conoscendo l’evoluzione della «situazione sul campo di battaglia» e la coincidenza nella concessione della autorizzazione, a questo punto possiamo logicamente interpretare le parole di Blinken in un modo abbastanza preciso: potete utilizzare certe armi solo dove siete presenti; siete stati capaci di entrare nella regione di Kursk, e allora potete". Non so se Blinken si rende conto di questa possibile interpretazione e se essa (interpretazione) corrisponda o meno alle intenzioni.
La notizia sulla possibilità di utilizzare i Storm Shadow è comunque positiva.
Dicono che nel corso del dibattito di ieri Trump vs Harris la vice-presidente si è dimostrata inaspettatamente più convincente: lo spero perché lei mi sembra (per ora) l’opzione «meno peggiore» (ma non più di così) alle prossime elezioni. Ma di tutto il dibattito vorrei prendere in considerazione – oggi – solo uno dei tanti argomenti, quello che potete facilmente immaginare.
Kamala Harris ha affermato che se Donald Trump fosse ora il capo di Stato, Vladimir Putin avrebbe già conquistato l’Ucraina. Donald Trump, da parte sua, ha ripetuto la propria vecchia dichiarazione: se vincerà le elezioni presidenziali, porrà fine alla guerra russo-ucraina ancor prima di entrare ufficialmente in carica costringendo Putin e Zelensky a trattare.
Ecco, a questo punto direi che entrambi i candidati alla Presidenza statunitense hanno deciso – già tempo fa e, probabilmente, senza mettersi d’accordo tra loro – di adottare la stessa tattica elettorale. Kamala Harris sta facendo di tutto per nascondere al pubblico il proprio programma elettorale (si limita a dire che esiste e che «tra poco» verrà reso pubblico). Donald Trump, da parte sua, sta tenendo un comportamento simile sui singoli argomenti del proprio programma. Per esempio, non si capisce ancora se il suo «piano» per la fine della guerra in Ucraina sia costituito da più di un punto. Sentiamo da mesi che «farà incontrare Putin e Zelensky»… E poi? Cosa propone ai due? In quali condizioni mette ognuno dei due? Non lo dice.
Spero che almeno nella propria testa lo sappia…
Ma, conoscendolo, non ne sono sicurissimo.
Il consigliere del capo dell’ufficio del presidente ucraino, Mykhaylo Podolyak, ha commentato le notizie secondo cui un drone russo «Shahed» è caduto sul territorio della Lettonia e un altro drone ha sorvolato il territorio della Romania (verso l’Ucraina) lo scorso fine settimana.
Nel suo canale Telegram ha scritto:
È noto (anche ai russi) dove si trovano oggi i confini geografici della NATO. Ma nessuno sa dove sia la… pazienza della NATO. Quando l’alleanza militare teoricamente più potente della storia sarà effettivamente pronta a difendere i propri confini? Queste informazioni di valore strategico sono state ottenute dai russi nel loro modo tradizionale: attraverso la cinica ricognizione e il combattimento.
Nel fine settimana, gli UAV russi hanno violato due volte lo spazio aereo della NATO durante attacchi sul territorio dell’Ucraina. Il primo, un drone da ricognizione, ha raggiunto la Lettonia attraverso la Bielorussia ed è precipitato vicino alla città di Rezekne. Il secondo, un drone d’attacco di tipo Shahed, è stato individuato dai caccia dell’aeronautica rumena sopra il loro confine, scortato attraverso lo spazio rumeno e ha seguito l’UAV mentre decollava per colpire un obiettivo in Ucraina.
L’esperimento è stato portato a termine e il risultato è stato chiaro. Ora il nemico lo sa: La NATO non risponderà alle violazioni dello spazio aereo da parte di veicoli aerei senza pilota e a un attacco sul suo territorio che non ha provocato vittime. È facile prevedere cosa accadrà in seguito: violazioni dei confini da parte di aerei e possibili «attacchi accidentali» con un numero ridotto di vittime.
I russi hanno sempre usato la primitiva «tattica del salame»: screditare la NATO con incidenti apparentemente minori. Stanno lentamente inasprendo il conflitto, cercando di evitare l’attivazione dell’articolo 5 della Carta di mutua difesa del blocco. L’obiettivo è scuotere la fiducia dei singoli membri dell’Alleanza, per indurli a pensare ad accordi separati con la Russia. E chi può dire che questo piano non stia funzionando?
L’osservazione «la NATO non risponderà alle violazioni dello spazio aereo» è logica, ma allo stesso tempo allarmistica. Sarebbe più corretto concludere che la NATO — come tutto l’Occidente collettivo — per tradizione rifletterà per diversi mesi, esprimerà preoccupazione e si farà coraggio, e solo dopo, come avviene ancora per le forniture di armi, deciderà di abbattere gli attrezzi militari russi sorvolano i territori degli Stati della NATO.
Podolyak, invece, vuole che il periodo di riflessione sia il più breve possibile. E posso capirlo.
Donald Trump ha detto di essere molto offeso dal fatto che Vladimir Putin ha espresso il proprio sostegno alla candidatura di Kamala Harris alle elezioni presidenziali statunitensi.
Non so quanto la suddetta dichiarazione corrisponda alla realtà, ma so che costituisce un bel pretesto per fare due piccole precisazioni.
In primo luogo, non bisogna pensare (mai) che Putin dica la verità. A volte lo fa, ma per sbaglio.
In secondo luogo, Harris presidente conviene a Putin più o meno quanto Biden presidente. Infatti, entrambi non mostrano un atteggiamento particolarmente ostile nei confronti della politica putiniana nel mondo: anzi, sembra che facciano di tutto per minimizzare i propri sforzi in tal senso.
In terzo luogo, Trump – durante la prima presidenza del quale i rapporti tra gli USA e la Russia erano al minimo della positività – conviene a Putin quasi quanto Harris. Infatti, il «pregio» di Trump (secondo la logica di Putin) è quello di indebolire lo Stato americano da dentro.
Quindi Trump dovrebbe stare sereno: in realtà, Putin sostiene entrambi i principali candidati ahahaha
Ieri, due settimane dopo l’arresto di Pavel Durov a Parigi, il Telegram ha aggiornato la propria politica di moderazione e ha permesso agli utenti di segnalare i contenuti illegali nelle chat: lo si legge nella nuova versione del FAQ sul sito del Telegram. Ma per ora non è chiaro come si farà a moderare le chat private.
Però la cosa più importante consiste nel fatto che la nuova regola del Telegram – palesemente nata in seguito alle «conversazioni» di Durov con le Autorità francesi – si inserisce perfettamente in una tendenza tristissima ma tipica degli ultimi decenni: quella di trasferire, in via di fatto obbligatoria, ai contribuenti le funzioni che uno normale Stato dovrebbe svolgere con le tasse raccolte. Ma le tasse finiscono non si capisce dove (ma si ipotizza dove: nel cosiddetto «Stato sociale»), dunque salta fuori il principio «siete cittadini/imprese responsabili, dovete fare voi». Per esempio, le banche, i broker, gli avvocati e gli agenti immobiliari sono stati obbligati a cercare da soli i criminali finanziari e gli evasori fiscali e a consegnarli alla polizia. Le persone che vivono nella stessa zona spesso sono costretti ad auto-organizzarsi (o pagare le aziende di sorveglianza private) per proteggersi da teppisti e piccoli criminali. L’assistenza medica gratuita nei Paesi sviluppati viene di fatto sostituita – se si vuole guarire – con un’assicurazione privata. In base alle proprie circostanze di vita, ognuno può ricordarsi altri numerosi esempi…
Mentre nel contesto dell’argomento del post odierno va ricordato che i social network e i messenger devono, secondo la logica dello Stato occidentale moderno, cercare i criminali vari e portarli alla polizia. In sostanza, assumere delle persone (moderatori) che facciano il lavoro della polizia (pagata con le tasse), la quale si prenderà poi pure tutto il merito.
Fino a poco fa il Telegram di Pavel Durov era fuori da questa tendenza, ma forse sta per essere costretto a inserirsi in essa. Devo precisare che non mi sembra un evento positivo?