Il quotidiano francese La Lettre scrive che gli sportivi che avevano partecipato ai Giochi Olimpici di Parigi 2024 hanno già restituito più di 100 medaglie difettose al comitato organizzatore dei Giochi. Il motivo è che la lacca di bassa qualità utilizzata dalla zecca di Parigi causa lo sfregamento dello strato superiore delle medaglie:

È evidente che nessuno degli sportivi indignati è mai stato appassionato di numismatica. Perché, per esempio, le monete ufficiali coniate con errori hanno un prezzo particolarmente elevato: le monete «sbagliate» vengono ritirate dalla circolazione (e in generale cessano rapidamente di essere coniate) e diventano così di un grande valore collezionistico e materiale (anch’io ho una moneta di questo tipo, ma non delle più rare). Perché non può accadere la stessa cosa con le medaglie olimpiche?
E per coloro che sono convinti che un premio sportivo debba necessariamente avere un aspetto perfetto, «da parata», ho una foto relativamente recente – di dicembre 2024 – scattata da me stesso in una quasi-discarica del Nord Italia. Continuare la lettura di questo post »
L’archivio della rubrica «Nel mondo»
L’altro ieri, l’11 gennaio, il partito populista di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD) ha adottato il proprio manifesto elettorale durante la conferenza nella città di Riese, in Sassonia. Tra le altre cose, i delegati si sono rifiutati di condannare nel documento adottato l’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte dell’esercito russo. La proposta di includere tale clausola nel manifesto elettorale è stata avanzata da Albrecht Glaser, uno dei fondatori del partito. La maggioranza dei delegati (69%) ha votato contro.
La co-fondatrice del partito e la capolista nelle prossime elezioni Alice Weidel ha dichiarato al congresso che il partito è favorevole al ritorno dei gasdotti Nord Stream.
Ora abbiamo un altro esempio con il quale spiegare perché i partiti estremi puntano al voto dei cittadini ignoranti. Non [solo] perché alimentano l’illusione che il gas a basso costo oggi sia più importante della pace di domani (o della pace in casa del vicino), ma [anche] perché sperano che nessuno si ricordi della decisione di Putin di limitare le forniture del gas all’Europa. È che non sospetto che siano convinti della capacità delle persone di immaginare che quella decisione putiniana debba essere considerata una parte inseparabile della guerra.
Il video più importante – nell’ottica delle notizie dal mondo – dell’ultima settimana è questo:
Quando avrò abbastanza tempo libero, cercherò degli esempi di contratti di assicurazione degli immobili a Los Angeles: giusto per arricchire il mio arsenale di scuse.
Questo sabato posso fare uno esperimento e consigliarvi non un testo da leggere, ma una intervista ascoltare.
Il fatto che in settimana il noto podcaster statunitense Lex Fridman (nato in Tagikistan, cresciuto tra Mosca e Kiev, diventato quello che è diventato negli USA) ha pubblicato una lunghissima intervista con Vladimir Zelensky. Dal punto di vista dei contenuti è una intervista in alcuni punti un po’ strana (per esempio, i primi circa quindici minuti potrebbero sembrare addirittura noiosi), ma merita comunque di essere sentita perché comprende tutto quello che Zelensky vuole comunicare, in un modo argomentato, al mondo esterno. Si capisce dunque non la sua persona, ma la sua funzione e il modo in egli stesso la vede. Potrebbe essere utile avere questa comprensione a) dalla fonte diretta e b) aggiornata al momento storico corrente. Se l’intervista vi sembra troppo lunga (vi capisco benissimo, non ho ancora sentito un sacco di interviste potenzialmente interessanti proprio a causa della lunghezza), vi ricordo che non siete obbligati a fissare lo schermo per tutta la sua durata: potete sentire l’audio mentre svolgete qualche compito della vostra vita quotidiana.
Inoltre, grazie all’AI avete la possibilità di sentire l’intervista tradotta in inglese con le voci quasi identiche a quelle originali. Questo è possibile soprattutto alla prima professione di Lex Fridman: computer sciences e lo sviluppo dell’AI presso Google (anche all’epoca si specializzava nello sviluppo delle automobili a guida autonoma).
P.S.: Lex Fridman è diventato famoso con le interviste agli scienziati, ma spesso intervista anche i personaggi di altri ambiti.
Il governo armeno ha approvato un progetto di legge per l’avvio del processo di adesione della Repubblica all’Unione Europea. Il ministro degli Esteri armeno Ararat Mirzoyan ha dichiarato, tra l’altro, quanto segue:
L’UE ha espresso in varie occasioni il proprio sostegno politico alla democrazia in Armenia, […] ha espresso la sua disponibilità a contribuire al rafforzamento della sostenibilità economica dell’Armenia. È ovvio che l’UE ha le tradizioni democratiche molto ricche, le istituzioni democratiche forti, un ambiente competitivo libero, un’economia moderna, una scienza avanzata e sviluppata.
Sono ancora necessari l’approvazione parlamentare e il referendum popolare del progetto governativo, ma il senso generale di ciò che sta accadendo è già chiaro: il Governo armeno è andato ufficialmente e decisamente nella direzione opposta rispetto alle organizzazioni internazionali (pro-)russe (la permanenza in esse, anche solo formalmente, è impossibile contemporaneamente all’adesione all’UE). Si potrebbe chiedersi, con una espressione di sorpresa «ma perché hanno deciso di farlo»? Si può, ma solo se si è appena arrivati da un altro pianeta. La Russia non fa nulla di positivo per i propri colleghi delle varie organizzazioni interstatali. E ora ha ottenuto un altro grande successo «geopolitico»: possiamo congratularci con Putin e tutti i suoi soci.
Quello che mi preoccupa di più in questo momento non è la probabile reazione della Russia (non sono sicuro che abbia le forze disponibili per farlo), ma la probabile mancanza di coraggio della popolazione armena: come si è visto nella recente esperienza moldava, temo che una percentuale significativa di elettori armeni avrà paura di votare al referendum per un percorso verso l’UE. Perché nell’UE si viene accettati lentamente e in cambio di grandi e sensibili riforme, e poi non si riceve molta protezione dal vicino aggressivo. Mentre la Russia di Putin, con il suo comportamento ben noto a tutti, non è ancora sparita dalla realtà. Spero tanto che queste paure vengano superate.
Il media ucraino «Telegraf» scrive che Vladimir Zelensky ha già deciso di candidarsi per un secondo mandato presidenziale, mentre il suo ufficio sta «motivando» Valery Zaluzhny — che sembra essere più popolare tra gli elettori ucraini — offrendogli il primo posto nella lista del partito «Servo del Popolo» e il posto di Presidente nella Verkhovna Rada (Parlamento ucraino).
Non seguo la stampa ucraina (anzi, non la seguo quasi, non conosco nemmeno abbastanza la lingua), quindi all’inizio sono rimasto sorpreso da quanto ai media ucraini mancassero di argomenti per le pubblicazioni: alle elezioni, ovviamente, si dovrebbe pensare in anticipo, ma in Ucraina, per legge, il loro svolgimento dipende direttamente dalla fine delle ostilità (non si possono fare prima).
Poi mi sono reso conto che la mia sorpresa dovrebbe essere rivolta più al modo di citare la notizia che all’argomento stesso o alla posizione di Zelensky. Infatti, il compito principale di Zelensky è ora quello di continuare a essere percepito come un presidente pienamente funzionante (e che non si sta preparando a lasciare) con il quale continuare a parlare di sostegno alla Ucraina nella guerra contro l’aggressore come prima. Per quasi tre anni Zelensky ha svolto la propria funzione principale nel miglior modo possibile: ha tirato fuori gli aiuti dai rappresentanti dell’»Occidente«. Avrebbe potuto fare meglio, ma questo «meglio» non dipende da lui, bensì dai rappresentanti dell’"Occidente". E se tutti si mettono a correre a negoziare con il presunto successore, sarà l’Ucraina a perderci: finché il successore non assumerà il potere, gli aiuti arriveranno in volumi ancora più ridotti di adesso.
Potrei quindi suggerire che le intenzioni dichiarate di Zelensky di puntare a un secondo mandato non sono necessariamente legate ai suoi piani reali per il proprio futuro politico.
Il primo video dell’anno riguarda una tematica tradizionale: i fuochi d’artificio di Capodanno 2025 delle varie città del mondo.
Meno male che qualcuno li sa fare.
In qualità della prima «lettura del sabato» dell’anno proverei a segnalarvi qualcosa di più globale del solito, qualcosa che dipende un po’ meno dagli avvenimenti degli ultimi giorni e si concentra un po’ di più sulle tendenze.
L’articolo segnalato oggi è dedicato ai tentativi di Putin di uscire dall’isolamento internazionale, alle possibilità del suo successo su questa strada e a quello che dipenderà dalla sua fortuna nei suddetti tentativi. Si tratta anche di una buona descrizione della posizione corrente dello Stato russo sulla scena diplomatica internazionale.
In questo periodo ancora prevalentemente festivo stanno succedendo talmente poche cose (i «piccoli» attentati negli USA sono quasi gli unici avvenimenti) che nemmeno i grandi tabloid «esperti» non sanno più cosa inventarsi per riempire le proprie pagine e mantenere vivo l’interesse dei propri lettori. Dunque scendono ancora più in basso, molto più in basso di quanto avremmo potuto immaginare…
Ecco, per esempio, il famosissimo The Sun: scrive che sarebbe stato tentato un avvelenamento di Bashar al-Assad in Russia, ma che l’ex Presidente siriano sarebbe stato, alla fine in qualche modo salvato (i dettagli non vengono specificati). In qualità della fonte The Sun cita come fonte «l’account online del General SVR, presumibilmente gestito da un’ex spia russa di alto livello».
Fortunatamente per The Sun, i lettori inglesi non sanno chi sia quel General SVR.
Sfortunatamente per The Sun, le «notizie» su esso pubblicate a volte finiscono pure sotto gli occhi dei russi, quindi delle persone che sanno benissimo chi è General SVR.
Ebbene, il canale telegram «General SVR» è di Valery Solovey, un politologo russo, teorico della cospirazione, «analista politico», «storico», pubblicista e attivista sociale. Da molti anni Solovey è famoso per l’invenzione quasi quotidiana dei segreti statali rivelati solo a lui (in realtà si tratta di voci poco fondate), delle notizie scandalistiche (sempre false) e delle previsioni politiche (mai realizzatesi) basate su quelle notizie. Per esempio, nell’autunno del 2023 aveva raccontato che Vladimir Putin sarebbe morto e conservato in un frigorifero fino al momento più adatto per la comunicazione della notizia ufficiale alla popolazione…
Ora mi stupisco per il fatto che The Sun non abbia scritto che quel frigo ha pure un regime di cura medica (presumo, contro il consumo eccessivo della vodka russa).
Tra le varie cose lette e viste ieri sui festeggiamenti del nuovo anno in giro per il mondo, non potevo naturalmente saltare i reportage sulla notte di Capodanno in Ucraina… Da tempo alcune persone residenti in diverse città ucraine mi dicono che da loro la guerra si percepisce – dal punto di vista della vita quotidiana – solo quando suonano le sirene per un ennesimo attacco aereo o va via la corrente elettrica. Per uno come me che sta al sicuro è difficile valutare, ma suppongo che spesso lo dicano anche per farsi un po’ di coraggio e/o per non mostrarsi arresi. Comunque sia, mi fanno una certa impressione certe immagini viste ieri.
Per le vie di Kiev, per esempio, si vedono gli alberi fatti di munizioni consumate:

E i «fuochi» utilizzati per Continuare la lettura di questo post »



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