L’archivio della rubrica «Nel mondo»

Le cose ovvie ma giuste

Presumo che più o meno tutte le persone interessate hanno già letto l’intervista del Presidente ceco Petr Pavel pubblicata l’altro ieri dal Corriere della Sera. In sostanza, quella intervista ripete una serie di concetti che mi sembrano ovvi praticamente dall’inizio della guerra (e ne ho scritto più volte), il più importante di essi è: la sconfitta della Ucraina – ma in realtà anche una «pausa» nella guerra – equivale alla continuazione della guerra da parte di Putin. la continuazione che avrà luogo su altri territori, in tempi non lontani, con le forze e le risorse rinnovate e, non per ultima, con la convinzione di poter fare, indisturbato, qualsiasi cosa.
Quello di Petr Pavel non è un allarmismo del vicino geografico della Russia (anche se la vicinanza a volte permette di vedere certe cose) e non [solo?] una visione della realtà con gli occhi da ex generale. Purtroppo o per fortuna, è una analisi corretta della situazione. Di conseguenza, avrei potuto semplicemente copiare il testo della suddetta intervista anziché pubblicare un post proprio. Ma preferisco ricordarvi dell’originale: anche i giornali devono guadagnare con la pubblicità, ahahaha


Lo spostamento dei S-400

Il Ministero della Difesa britannico ipotizza che la Russia potrebbe aver spostato i suoi sistemi di difesa aerea S-400 Triumf, strategicamente importanti, dalla regione-enclave Kaliningrad (circondata da tre Stati-membri della NATO) alla zona di guerra in Ucraina. Tale spostamento dovrebbe essere causato dalla carenza (dunque anche la perdita) dei sistemi di questo tipo sul fronte ucraino.
Se dovesse essere vero, potremmo vedere la suddetta notizia anche in un senso positivo, quello che mi era già venuto mente nel corso dell’intervento massiccio russo in Siria negli anni 2015–2017: l’esercito russo sta raccogliendo da tutte le parti le proprie scorte militari (accumulate nei decenni) per perderle per sempre (consumandole). L’aspetto negativo, molto più pesante, consiste nel fatto che lo sta facendo a spese della popolazione di un altro Stato.
L’aspetto utile, invece, è la comprensione del fatto che le future sanzioni internazionali dovrebbero essere mirate all’impedire allo Stato russo di rinnovare le proprie scorte belliche. E non all’acquisto di chissà quali merci russe o alla fornitura alla Russia di chissà quali merci di destinazione palesemente civile.


Il lancio nordcoreano

Le immagini del lancio del satellite «spia» nordcoreano non hanno tanto di particolare per quelli di noi che hanno visto dei lanci molto più importanti. Dunque io spero l’amore nordcoreano verso la pubblicizzazione dei propri «grandi successi» lo porti anche farci vedere cosa è riuscito a «spiare» con quel satellite: riusciremmo a capire qualcosa sull’attuale livello tecnologico nordcoreano.

Anche se potrebbero capire il rischio di farci ridere…


Da oltre tre decenni sappiamo – osservando la sua politica estera – che Vladimir Putin è fortemente insoddisfatto dell’ordine internazionale attuale. In teoria, non ci sarebbe alcunché di male nell’essere insoddisfatto di una qualsiasi cosa, ma Putin è insoddisfatto a modo suo: si nota abbastanza facilmente che il suo sogno sarebbe quello di tornare al modello stabilito dalla conferenza di Yalta del 1945, dove il mondo era stato diviso in poche zone di controllo. Questo è uno dei motivi per i quali, per esempio, ha iniziato una serie di guerre finalizzate al ripristino del controllo della Russia sulle zone una volta appartenute all’URSS.
Una delle numerose conseguenze della suddetta politica di Putin è un reale cambiamento dell’ordine internazionale, ma non quel tipo di cambiamento che egli persegue. Come può notare anche una persona poco coinvolta nella analisi della politica internazionale, l’atteggiamento putiniano incide negativamente sulle conquiste socio-politiche dell’Occidente fatte negli ultimi decenni. Per esempio, le persone che viaggiano tanto in auto confermano che negli ultimi mesi si è tornati al controllo dei documenti su alcuni confini interni all’Unione Europea: per ora succede prevalentemente ai confini tra Stati della «vecchia» Europa e quelli dell’Europa dell’Est. Allo stesso tempo, si propone di semplificare la burocrazia internazionale (dunque anche quel diritto internazionale al quale eravamo abituati sempre da decenni) introducendo il cosiddetto «Schengen militare» che consentirebbe alle truppe della NATO di muoversi liberamente all’interno del territorio del blocco (lo ha dichiarato il capo del Comando logistico congiunto della NATO Alexander Sollfrank).
N.B.: attualmente le forze NATO devono ora rispettare molte regole interne dei membri dell’Alleanza, tra le quali, per esempio, la necessità di notificare in anticipo agli Stati l’invio di munizioni attraverso il loro territorio e di rispettare le restrizioni sulla lunghezza consentita dei convogli militari.
Non so se è quel tipo della riduzione della burocrazia che un europeo medio sognava. Ma, purtroppo, essa si è resa necessaria a causa dei sogni particolari di una persona concreta.


Il primo risultato dello scambio

Almeno da luglio 2023, quando il ministro della «Difesa» russo Sergey Shoigu era andato in visita nella Corea del Nord, in molti si chiedevano quale scambio di favori ci potesse essere tra i due Stati interessati. Era abbastanza evidente che l’obiettivo della Russia fosse quello di avere dalla Corea del Nord le scorte dei vecchi missili (di produzione russa e/o addirittura sovietica) da utilizzare nella guerra in Ucraina. Ma non si sapeva bene cosa potesse chiedere in cambio la Corea del Nord. Da ieri abbiamo, molto probabilmente, una parte della risposta, ma non so se tutti se ne siano già accorti.
Infatti, ieri la Korean Central News Agency (KCNA) ha comunicato che la Corea del Nord ha lanciato con successo in orbita il suo primo satellite-spia. Il razzo vettore è stato lanciato il 21 novembre alle 22:42 (ora locale) dal cosmodromo di Sohae, il volo è durato 705 secondi. Il satellite è stato messo in orbita alle 22:54. Si segnala che il lancio è stato seguito personalmente dal leader nordcoreano Kim Jong-un. L’agenzia ha aggiunto che la Corea del Nord intende lanciare anche altri satelliti nel prossimo futuro. Il giorno successivo al lancio, poi, la KCNA ha dichiarato che Kim Jong-un ha preso la visione delle immagini satellitari delle basi militari statunitensi sull’isola di Guam, tra le quali la base aerea Andersen e il porto di Apra. Si osserva, infine, che il satellite non diventerà pienamente operativo prima di dicembre perché richiede tempo per la sua messa a punto.
I vertici dell’esercito sudcoreano, da parte loro, ritengono che serve del tempo per capire se il satellite nordcoreano funzioni correttamente e, soprattutto, che la Corea del Nord sia riuscita a mettere in orbita un satellite solo grazie all’aiuto della Russia. Infatti, ricordano che la Corea del Nord ha già effettuato due tentativi di lancio senza successo a maggio e ad agosto. Dato che tra il secondo e il terzo tentativo sono passati circa tre mesi, gli esperti presumono che sia stato sfruttato «il know-how tecnologico degli ingegneri russi».
Ora sarebbe curioso scoprire quali altre tecnologie sono state passate alla Corea del Nord da parte della Russia. Non penso che Kim Jong-un si accontenti del semplice fatto di poter vedere un po’ di foto delle basi americane: vorrà vederle con qualche obiettivo tecnico…


Valutare le “proposte di Trump”

Il presidente ucraino Zelensky ha dichiarato, in una intervista a Fox News, di essere pronto a incontrare l’ex presidente degli USA Trump per discutere le proposte di quest’ultimo per la fine della guerra tra la Russia e l’Ucraina. Lo ha detto dopo che il corrispondente Benjamin Hall ha ricordato che Trump ha promesso di raggiungere l’accordo di pace rapidamente, «in 24 ore».
A questo punto non dobbiamo pensare che Zelensky prenda realmente sul serio tutte le dichiarazioni populiste di Trump. Quasi sicuramente capisce che la guerra rischia di durare molto a lungo, mentre gli USA rischiano ancora di riavere Donald Trump come presidente (il quale lo può diventare anche nel caso delle condanne giudiziarie, tranne forse quella eventuale per i fatti del 6 gennaio 2021). Di conseguenza, si prepara a trattare gli aiuti militari futuri con tutte le amministrazioni americane future.
Nella stessa intervista, poi, ha ricordato che la pace non è possibile senza il ritorno del Donbass e della Crimea sotto il controllo della Ucraina, quindi contina a non arrendersi. E fa bene.


Le foto di guerra

A partire dal 24 febbraio 2022 uno dei miei «rituali» quotidiani è quello di vedere le foto e i video più significativi di una ennesima giornata di guerra in Ucraina (oltre, ovviamente, a leggere le relative notizie). Non posso assolutamente dire che mi diverto, ma non posso nemmeno evitare di andare avanti.
Ma l’aspetto che in un certo senso mi preoccupa di questo rituale è il fatto che a volte scopro dei veri capolavori fotografici. So in quale contesto sono stati realizzati, so che sono delle vere foto di cronaca, ma le vedo anche come delle vere opere d’arte. Per esempio, questa foto di Diego Herrera Carcedo che ritrae un militare ucraino nel 633-esimo giorno di guerra (19 novembre 2023):

Non so se iniziare a pubblicare, con qualche periodicità, le foto che mi hanno impressionato di più: alcune sono molto, molto pesanti…
La tematica più allegra delle foto dalla Ucraina purtroppo non è vicinissima nel tempo, ma so che arriverà: tutte le guerre finiscono prima o dopo.


Il concetto della fine della guerra

Il martedì 14 novembre il presidente ucraino Zelensky aveva esposto per l’ennesima volta – questa volta ai giornalisti africani – due dei concetti-base:

If this is a stalemate and a frozen conflict, we must honestly say that our children will fight; or our grandchildren will fight. We have already lost a lot of people. Do we want to live like this, knowing that we will raise children who will definitely fight later?

Since Russia will come again if it is not put in its place. Be that as it may, the war must end. We want peace. Yes, this ending may be different, some may like it, some may not, but it is necessary. And it is necessary for evil to suffer. […] if Russia fulfils one point — respect for territorial integrity and the UN Charter, it will withdraw troops from our territory. This is the end of the war.

Sospetto che ai giornalisti africani non bisogna spiegarlo bene perché sanno molto meglio degli europei come funzionano le guerre. Gli europei sono fortunati ad averlo dimenticato, ma dovrebbero almeno capire che conviene fare in modo di non avere delle occasioni per ricordarlo.


Gli F-16 per l’Ucraia

Una delle grandi notizie è ancora un po’ più vicina…
In una base aerea militare vicino alla città di Feteşti, nel sud-est della Romania, è stato aperto un centro di addestramento europeo della NATO. In questo centro i piloti degli Stati-membri dell’Alleanza e i piloti ucraini saranno addestrati a pilotare i caccia F-16 forniti dai Paesi Bassi. I piloti ucraini inizieranno l’addestramento a dicembre, il corso dovrebbe durare sei mesi.
I Paesi Bassi forniranno all’Ucraina 42 aerei, alcuni dei quali saranno utilizzati solo per l’addestramento. Inoltre, pianificano di fornire gli F-16 la Danimarca (19 unità), la Norvegia (fino a 10 aerei) e il Belgio (non si sa ancora quanti aerei).
Ieri ho visto le prime foto di quel centro di addestramento. Continuare la lettura di questo post »


Le stime sulle perdite

La rivista The Economist riporta – senza indicare la propria fonte dell’informazione – che i funzionari americani stimano le perdite delle forze armate ucraine nella guerra con la Russia in circa 190.000 militari: almeno 70.000 morti e fino a 120.000 feriti.
Supponiamo che i dati sopra riportati siano effettivamente la «stima» dei funzionari americani: le autorità ucraine non diffondono i dati ufficiali per non informare l’esercito nemico e per non demoralizzare la propria popolazione. Si potrebbe anche ipotizzare che non forniscano le statistiche ufficiali sulle perdite umane ai fornitori degli aiuti militari perché temono le fughe di notizie e/o i forti contrasti politici nei parlamenti dei Paesi aiutanti. Ma a noi, a questo punto, dovrebbe essere relativamente indifferente sapere quali fossero esattamente le fonti dei dati di cui sopra per i redattori dell’Economist: basta leggere una serie di analisti non anonimi che conosciamo e scegliere la stima che ci convince di più…
P.S.: ai geni alternativi tipo Elon Musk potrei ricordare che non è Zelensky a mandare gli ucraini a morire in guerra, ma è Putin a mandare i russi a uccidere più ucraini possibile. Ma dopo quasi due anni di guerra sarebbe uno sforzo inutile.