L’archivio della rubrica «Italia»

Il valore di un segreto

Oggi i miei lettori hanno una bellissima occasione di accertarsi facilmente in prima persona che la maggioranza delle cosiddette grandi rivelazioni non ha in realtà alcun valore informativo.
Così, se noi crediamo all’affermazione che il Governo «saggio» italiano abbia un piano segreto per la eventuale seconda ondata del coronavirus, dobbiamo anche riconoscere che tale piano parla del nulla.
Non si sa cosa fare in futuro come non si era saputo cosa fare prima.
Auguri a tutti.


Siate come Giuseppe

Ieri ho letto che a Palermo si è laureato (con 110 e lode) l’universitario triennalista più anziano: Giuseppe Paternò di 97 anni. E ora sta pensando alla laurea specialistica.
Grazie al suo impegno didattico ora ho l’occasione di ribadire un concetto particolarmente importante nel periodo che stiamo vivendo. L’organismo di ogni essere umano si rassegna ai processi fisiologici inevitabili quando il cervello percepisce la fine della missione sulla persona stessa in questo mondo. L’impegno intellettuale costante, affiancato dagli obiettivi e scadenze precisi è dunque una importante – anche se non l’unica – fonte di vita.
Siate intelligenti, siate come Giuseppe.

Potrei anche proporre una piccola sfida ai miei lettori: chi avrà più lauree a cento anni ahahaha


Info traffico

In questo periodo il futuro è ancora più incerto del solito. Per esempio, non sappiamo bene cosa, come e dove faremo in autunno di quest’anno (spero che vada tutto bene!). Ma questo non significa che non dobbiamo prepararci ad alcune situazioni facilmente ipotizzabili.
Così, per settembre sarebbe molto utile creare una app – ma pure un sito – che fornisca in tempo reale le informazioni sulla affluenza delle persone sui mezzi pubblici. Potrebbe anche essere una cosa simile alle app che mostrano le informazioni sul traffico automobilistico. Ma deve mostrare la quantità dei passeggeri sui mezzi e la tendenza del loro aumento/diminuzione nel tempo.
In questo modo la gente riuscirebbe a pianificare meglio i propri spostamenti di non assoluta urgenza.


Un nuovo criterio di scelta

Esiste una grande varietà di modi più o meno logici di scegliere le destinazioni dei propri viaggi.
Si può andare a vedere le grandi città famose (purtroppo la maggioranza delle persone ci va solo per cercare la conferma di quello che già sapeva o pensava di sapere su quelle città).
Si può andare al mare e passare giorni o settimane a fingere di essere una foca «del sud» (con le relative necessità e capacità cerebrali).
E poi si può tentare di scoprire qualcosa di completamente nuovo. Io, perseguendo tale scopo, per alcuni anni ho «spiato» le rare foto dei miei contatti su Facebook oppure, abbastanza spesso, ho scelto a caso delle città sconosciute sulla mappa. Il trucco della mappa, però, richiede una certa fortuna. Di conseguenza, ho sempre cercato una via alternativa.
Ebbene, la settimana scorsa un lettore, forse involontariamente, mi ha suggerito un interessante metodo di scelta. Dal 1998 esiste il riconoscimento del Touring Club Italiano chiamato «bandiera arancione»: si tratta di un riconoscimento di qualità turistica-ambientale conferito ai piccoli comuni italiani dell’entroterra. Al giorno d’oggi sono 247 le località che hanno la bandiera arancione, io per ora ne ho visti pochissimi. Ma, studiando alcuni rappresentanti della lista scelti a caso, ho capito che la lista dei detentori della bandiera arancione è una ottima fonte di ispirazione. Molto più interessante e ampia dei «borghi più belli d’Italia».
Spero che a qualche lettore questo suggerimento si riveli interessante e utile quanto a me ahahaha


Le fantasie scolastiche

Pare che al Ministero dell’istruzione lavorino le persone che al momento della propria nascita avevano già i figli grandi. Solo in questo modo posso spiegarmi le prime informazioni sulla riapertura delle scuole italiane a settembre. Informazioni che mi sembrano «un po’» lontane dalla vita reale.
I punti più strani sono due. Il primo è il principio degli ingressi scaglionati, con il quale si mira a evitare gli assembramenti all’ingresso e sui mezzi pubblici… Ma a partire da quale età gli scolari iniziano ad andare a scuola non accompagnati? E tutti i genitori (o nonni) in quegli orari mattutini non hanno alcun impegno lavorativo? Io ho dei dubbi.
Il secondo punto. Tutte le scuole italiane hanno le aule abbastanza grandi da consentire di mantenere un metro di distanza (ricordiamoci che si tratta del raggio di un cerchio) tra gli scolari? La stima di circa seicento mila persone senza più un posto in aula mi sembra molto ottimistica: in base alle statistiche dell’anno scolastico precedente, per esempio, sarebbe meno della metà dei soli iscritti al primo anno delle scuole di ogni genere. Mentre gli edifici scolastici italiani che mi è capitato – per una serie di motivi – di vedere con i propri occhi non erano enormi. Ho visto solo il peggio? Boh…
Per il secondo punto avrei potuto proporre una soluzione che ho sperimentato in prima persona per un anno scolastico ai tempi dello studio nella scuola sovietica/russa (quella cosa era capitata proprio nel periodo di transizione). La soluzione si chiama il doppio turno. Una parte delle persone ha le lezioni di mattina, e l’altra di pomeriggio (anche se ai miei tempi ad alternarsi erano le classi intere). Ma una scelta del genere non risolverebbe comunque il problema del primo punto. Anzi, lo renderebbe ancora più sensibile.
Non essendo un funzionario o un consulente del Ministero, mi fermo qui. Alcune proposte di soluzioni si scrivono o si dicono solo per soldi.
E poi, mi sento molto più competente sulla ripresa dell’anno accademico nelle università italiane. Ne scriverò a breve.


Poteva andare peggio

Sicuramente lo avete già letto: è stato raggiunto l’accordo sul Recovery Fund. All’Italia, in particolare, vanno 81,4 miliardi di aiuti «gratuiti» e 217,4 di prestiti. Ma il punto che a noi interessa di più è il momento nel quale dovrebbe iniziare la restituzione del debito: a partire dal 2027.
A questo punto non tutti potrebbero rendersi conto di un aspetto in un certo senso paradossale: alle persone comuni conveniva un debito più grande possibile. Perché? È semplice, cercate di seguire la logica.
I debiti vanno restituiti e per farlo bisogna in qualche modo guadagnare dei soldi.
I Capi di Stato e di Governo che raggiungono gli accordi sui debiti non producono e non guadagnano, quindi pagano i debiti concordati con i soldi dei cittadini (nel linguaggio popolare si chiamano tasse).
Per pagare le tasse il comune cittadino deve lavorare.
Per pagare con le proprie tasse un debito pubblico alto il cittadino comune deve lavorare tanto.
Per lavorare tanto… tutti devono avere la possibilità di lavorare tanto (ma in realtà anche di spendere tanto per fare lavorare gli altri).
Di conseguenza, tenendo in mente il momento della restituzione, ci accorgiamo che ogni miliardo di debito in più verso l’UE riduce ulteriormente il rischio di un nuovo lockdown del cazzo*.
A questo punto potrei anche dire, in merito all’accordo raggiunto, che poteva andare peggio. Ma l’espressione significa che il prestito (= debito) poteva essere ancora più basso.

* Uno Stato del Nord Europa è stato molto criticato dalla gente isterica per non avere introdotto il lockdown. Tantissime persone hanno sottolineato il numero dei contagiati e dei deceduti più alto rispetto agli Stati vicini. Tutti i critici hanno preferito dimenticare che quello Stato – rispetto ai vicini – ha il numero più alto delle case di cura (luoghi di alta concentrazione delle persone altamente a rischio) e dei ghetto per gli immigrati (dove è difficile imporre qualsiasi regola, compreso l’eventuale lockdown). Sempre gli stessi critici isterici si dimenticano di riconoscere che in quello Stato, alla fine, non è alcunché di più grave rispetto alla media mondiale, anzi. E che ora i numeri sono migliori a molti altri Stati europei.


Un dubbio gastronomico

Che ne sappiate voi, qualche pizzaiolo ha già inventato la pizza «Terra»?
Gli ingredienti non sono della mia competenza, ma posso descrivere il concetto di base che mi è venuto in mente qualche tempo fa.
In sostanza, una pizza solitamente è rotonda ma piatta, ha il bordo che separa il «contenuto» dal resto del mondo, contiene materie provenienti dalla flora e dalla fauna etc etc. Quindi una pizza rappresenta quasi perfettamente quella visione del nostro pianeta che ha in mente una parte numericamente rilevante degli ignoranti. Secondo me un pasto del genere non può non diventare un bestseller alimentare.

Ovviamente, una pizza del genere deve costare almeno cinquanta euro. Perché è un delitto non guadagnare sugli ignoranti.


Le nuove osservazioni metropolitane

Non vedevate l’ora di leggere le ultime novità sulla metropolitana milanese?
Ahahaha, lo so. Ne ho una anche oggi.
Alcuni giorni fa mi sono accorto di non avere ancora visto, da quando ho ricominciato a viaggiare quotidianamente (l’11 maggio), dei mendicanti di vario genere sulle carrozze della metro. Niente «zoppi», «piccoli imprenditori falliti» o raccoglitori di soldi «per il biglietto del treno».
Ma che fine avranno fatto tutti? Mangiati dal virus? Oppure qualcuno ha imparato a bloccarli all’ingresso? Se la seconda opzione dovesse essere vera, potremmo ipotizzare che era possibile farlo anche prima della emergenza sanitaria. Boh…
Avrei anche potuto continuare a sviluppare questa mia ipotesi, ma i miei cari amici C.C. e C.P. mi hanno consigliato di non insistere. Di conseguenza, non mi resta altro che fidarmi della vostra buona fantasia.


L’evoluzione delle limitazioni

È bello notare che, col passare del tempo dalla fine della quarantena, a mutare non è solo il comportamento delle persone, ma anche quello delle aziende. Nemmeno due settimane fa, per esempio, avevo scritto delle misure adottate dalla metropolitana milanese al fine di garantire la distanza tra i passeggeri. Tra le altre, avevo inserito nel post anche questa foto:

Ebbene, venerdì sera mi sono accorto di un cambiamento: Continuare la lettura di questo post »


Viaggaiare durante la “fase 2”

Più o meno tutti gli italiani connessi alla vita reale sanno che durante l’attuale «fase 2» post-quarantena l’uso dei mezzi di trasporto pubblico è notevolmente limitato. Dovendo assicurare la distanza sociale tra i passeggeri, le aziende di trasporto hanno infatti ridotto la quantità dei posti utilizzabili su tutte le vetture.
Viaggiando da oltre un mese e mezzo (ho ricominciato l’11 maggio) sulla metro, sono giunto alla conclusione che nonostante tutte le preoccupazioni, questo è il periodo migliore per prendere i mezzi pubblici. Ora provo a spiegare il perché.
A maggio, quindi precedentemente alla seconda grande liberalizzazione del 3 giugno, sulla metropolitana milanese c’erano ancora pochissime persone. Certo, più di quelle di marzo/aprile, ma comunque poche. Quindi ho potuto fotografare serenamente alcuni dettagli utili.
Già il primo passaggio – l’accesso alla metropolitana – è un piccolo gioco di logica. Nella maggioranza dei casi, infatti, una uscita può essere utilizzata solo per uscire e l’altra solo per entrare (evidentemente per evitare che i flussi delle persone si incontrino). Durante le prime due o tre settimane ho visto un po’ di persone disorientate in cerca del varco giusto, mentre ora molti non rispettano la «destinazione» delle scale.


Solo le entrate/uscite più larghe funzionano in entrambi i sensi: Continuare la lettura di questo post »