L’archivio della rubrica «Internet»

Deep sea

È curioso il progetto Deep Sea. Scrollando verso il basso, ci immergiamo sempre più nel mare incontrando le creature che vivono a quelle profondità. Oltre ai nomi e ai metri di profondità, periodicamente vengono indicate alcune altre informazioni.

Non male direi.


I nuovi emoji

Come avete già sicuramente letto, alla fine di gennaio il consorzio Unicode ha presentato nuovi 117 emoji, dei quali 62 sono i disegni «di vario genere» e 55 sono delle figure umane «gender-inclusive». Saranno tutti disponibili per l’uso entro il 2020.
Dell’intero elenco pubblicato su una pagina dedicata, alcuni emoji mi sembrano simpatici, alcuni (tanti) inutili, alcuni altri poco simili agli oggetti o fenomeni che dovrebbero raffigurare.
Per la comparsa di alcuni sono positivamente sorpreso, per esempio le matrioska:

Per la comparsa di alcuni altri sarei invece un po’ meno contento dei miei amici e conoscenti italiani. Per esempio, non sono sicurissimo che tutto il mondo conosca l’applicabilità di questo gesto:

Chissà come verrà utilizzato equali significati assumerà grazie all’internet.


I regali di Facebook

Non so se tutti si sono già accorti del grande evento: il Facebook ha attivato per tutti gli utenti – e non solo per quelli statunitensi e sudcoreani – lo strumento che permette di scollegare dal profilo tutti i dati trasmessi dai siti e dalle app esterni. La trasmissione di quei dati verso il Facebook è il frutto della vostra attività fuori dal Fecebook (Off-Facebook Activity) che poteva consistere, per esempio, nella autentificazione sui siti, sulle app o nelle reti Wi-Fi. Sulla base dei dati ricevuti in tal modo, il Facebook personalizza gli annunci pubblicitari mostrati a voi.
Volendo, potete disattivare la vostra attività fuori dal Facebook seguendo le semplici e brevi istruzioni riportate su questa pagina.
In seguito alla disattivazione, la quantità degli annunci pubblicitari che vedrete su Facebook non diminuirà. Ma quei annunci non saranno personalizzati, quindi voi non sarete più costretti a vedere la pubblicità di ciò che avete già trovato, comprato, letto, risolto o rifiutato tempo fa, forse anche più di una volta.
Allo stesso tempo, Mashable sottolinea che le informazioni non vengono eliminate completamente: vengono solo scollegati dall’account. In ogni caso, la pace psicologica sull’orizzonte pubblicitario è già una bella cosa.


Vedere la diffusione

Ho scoperto un progetto bello, che a qualcuno potrebbe sembrare angosciante. La mappa della diffusione mondiale del coronavirus cinese, aggiornata in tempo reale: https://gisanddata.maps.arcgis.com/apps/opsdashboard/index.html?fbclid=IwAR02yFNGbySDIzfdZ-MDrgoRRuT5nJFl_c6Muocm9G2x5Zzrv3ukSgvqnhQ#/bda7594740fd40299423467b48e9ecf6

Possono essere visualizzate la mappa e le varie tipologie di dati.
Il sito non respira, quindi aprite con serenità.


Musei parigini online

Nei giorni scorsi ho scoperto che l’organizzazione pubblica «Paris Musées» («Musei parigini») – che cura 14 musei della città – ha fatto un passo enorme sulla strada del progresso. Ha pubblicato sul proprio sito oltre 150 mila immagini a risoluzione altissima dei pezzi esposti nelle sue strutture.

Tutte le foto possono essere visualizzate e scaricate gratuitamente, essere utilizzate a qualsiasi scopo. Comunque siano le vostre intenzioni – anche la semplice curiosità – vedere in dettaglio certe opere di Rembrandt, Gustav Courbet, Eugène Delacroix, Claude Monet o Antoon van Dyck almeno sul computer è una bella cosa.

È uno strumento in più per capire meglio cosa andare a vedere dal vivo.


Il sito di Babele

L’idea del sito che traduce le parole in tutte le lingue europee principali è interessante. Può essere visto come un semplice gioco, come un dizionario multilingua, come uno strumento di studio delle somiglianze linguistiche etc.

Purtroppo (e stranamente), però, non è capace di tradurre alcune parole elementari: Continuare la lettura di questo post »


Il primo ventennio

L’altro ieri avevo la testa occupata da pensieri decisamente più allegri, ma, purtroppo, non si scappa dalla vita reale: il 31 dicembre 2019 è stato raggiunto un traguardo pesante. Vladimir Putin è arrivato ai suoi primi vent’anni al potere.
Per tale occasione sul sito ufficiale del Presidente della Federazione Russa è stato pubblicato uno speciale progetto multimediale: «Putin. 20 anni». Si tratta di una raccolta delle foto e dei video – con i relativi commenti testuali – che illustrerebbero il lavoro di Vladimir Putin a partire dal 31 dicembre 1999 (la data in cui fu nominato facente funzioni da parte del dimissionario Boris Eltzin). Sul sito sono per ora disponibili solo i materiali relativi agli anni 1999–2004, ma nelle prossime settimane dovrebbero essere aggiunte altre loro grosse porzioni.

Nel suo complesso, questo documento digitale potrebbe essere visto come una semplice fonte delle immagini storiche o come una piccola testimonianza del crescente culto della personalità. Le persone interessate – e attente – ai dettagli possono, invece, trovare delle piccole perle. Una di queste, per esempio, è la foto relativa alla ratifica nel 2004 dell’unico accordo bilaterale ancora vigente tra la Russia e l’Ucraina: quello sull’utilizzo dello Stretto di Kerch. Nello stesso documento si parla del confine tra i due Stati perché, qualora qualcuno non lo ricordasse, il suddetto Stretto si trova proprio tra la Russia e la Crimea. Il sito che stiamo ora studiando, in una maniera apparentemente neutrale sottolinea l’importanza storica di quel incontro, ma io non so di preciso cosa avesse voluto comunicarci l’autore del sito stesso. Che quella firma era il primo passo di un leader lungimirante verso la «grande vittoria storica»? Perché la storia è un processo continuo. Qualcuno non si ricorda come nel 2014 lo stesso Putin ha deciso di appropriarsi della Crimea? Qualcuno non si è accorto che nel 2018 lo stesso Putin ha deciso di impedire, con l’uso della forza militare, alla Ucraina di utilizzare lo Stretto di Kerch?
Ecco, io non so ancora come sarà illustrata sul sito la vita politica di Putin negli anni 2014–2019. Presumo, però, che possa diventare una ennesima illustrazione del principio «ogni giorno combino quello che voglio e voi non potete farci niente».

Ecco, direi che almeno per ora mi sono risparmiato la fatica di stilare un bilancio del ventennio di Putin. Nonostante tutta la mia antipatia verso il personaggio, non posso non riconoscere che gli effetti del suo operato non possono essere affrontati con leggerezza. Avrei avuto bisogno di numerose schermate di testo solo per una bozza estremamente schematica della mia analisi. Poche persone si possono permettere il lusso di iniziare una grande opera senza avere un contratto in tasca.


.stato

È veramente strano che non mi sia mai capitato di sentire i «patrioti» e gli «statalisti» italiani lamentarsi del fatto che i siti web di molti Ministeri italiani abbiano il dominio di terzo livello .gov.it.
Eppure, l’utilizzo di quel dominio è una pessima manifestazione della stupidità e della pigrizia. Il fatto è che gli USA hanno fatto lo sforzo, neanche tanto sensibile, di registrare per il proprio Governo il dominio di primo livello .gov (che sta per government). Ma i Ministeri italiani cosa c’entrano? Perché dovrebbero fare riferimento al Governo statunitense attraverso il bruttissimo .gov.it?
In realtà la brutta situazione può essere risolta molto facilmente. L’Italia deve acquistare presso la ICANN il dominio di primo livello .stato (oppure .ri che starebbe per Repubblica Italiana) e utilizzarlo per tutti i siti istituzionali. Sarà una cosa semplice, comprensibile, opportuna e per nulla costosa (appena 200.000 dollari). Pure le aziende riescono ad acquistare i propri domini: si vedano, per esempio, .google, .apple o .fiat. Perché non dovrebbe farcela l’Italia?


Gli orari precisi

Per una questione di lavoro che dovrebbe interessare relativamente poco i miei lettori, due settimane fa mi sono chiesto: esistano degli orari precisi – intendo precisi al minuto – o almeno le fasce orarie ben definite in cui i musulmani debbano pregare?
La domanda mi ha tormentato un po’: sono andato a rileggere i relativi principi (li ricordavo molto vagamente) e ho addirittura pensato di bloccare per strada, un giorno, una professoressa di storia dei Paesi islamici per chiederle un consiglio… E poi ho pensato di dare anche una chance al nostro amico Google.
Ed ecco che arriviamo al punto più interessante. Già la prima risposta di Google alla mia domanda è stato il link al sito che indica, giorno per giorno, gli orari in cui i musulmani devono pregare.
Se anche voi, per qualche motivo, vi trovate nella situazione di dover coordinare la vostra vita (professionale o privata che sia) con un musulmano praticante, mettete pure tra i preferiti quel sito. Sarà una fonte di comodità per tutti.
P.S.: i principi in base ai quali si determinano le ore di preghiera possono essere consultati anche sul relativo articolo della Wikipedia.


Scrivere da morto

Potrebbe sembrare interessante e un po’ macabro il caso del critico inglese Alan Blyth. Il giornale The Guardian continua a pubblicare i nercologi scritti da egli (come, per esempio, quelli di Monserrat Caballé morta nel 2018, di Anna Reynolds morta nel 2014 o di Giuseppe di Stefano morto nel 2008), mentre lo stesso Blyth è morto nel 2007. Lo stesso The Guardian ha pubblicato il suo necrologio.
In realtà non ci sarebbe alcunché di anomalo: non solo i necrologi, ma anche i testi per le date o gli eventi importanti solitamente vengono scritti con un certo anticipo per poi essere solo leggermente aggiornati poco prima della pubblicazione. Certo, a volte capitano dei spiacevoli errori di pubblicazione (per esempio, il Bloomberg fece morire Steve Jobs con tre anni di anticipo), ma la cosa molto più interessante è un’altra.
Gli errori di pubblicazione anticipata non sono più caratteristici della attività dei soli giornali tradizionali. Anzi, peggio ancora: la continuazione della vita attiva su internet di una persona non significa più che quella persona sia ancora viva fisicamente. Molti siti, infatti, permettono di programmare le pubblicazioni per determinati giorni e orari (il facebook, per ora, concede questa possibilità solo alle «persone famose»). Io, per esempio, ho già molti testi scritti da pubblicare sul sito nel 2020 (e qualcuno addirittura nel 2021). Programmandoli tutti per le date ormai prestabilite e morendo stasera, potrei ingannare moltissimi miei lettori per quasi un anno e mezzo. (Ma in realtà ci sto già a volte riuscendo: a volte pianifico un testo e poi vado a farmi uno dei miei viaggi; quando ho i testi pronti per i prossimi più giorni consecutivi, li metto subito in coda e non ci penso più.)
La morale del post di oggi è: nel mondo tecnologico contemporaneo non ci si può più fidare di niente e vi conviene trarne le giuste conclusioni, ahahaha