Per i miei amici cattolici (reali o formali) la festa più importante del periodo è già passata. Per me, invece, deve ancora arrivare. Ma posso già (o ancora) scrivere dell’unico elemento comune: i regali. Non so se il fare i regali (non importa se per Natale o per altre occasioni) debba essere definito una arte o una scienza. La prima parola è più «poetica», mentre la seconda sottolinea l’aspetto sistemistico dell’affare.
«Cosa c’entra l’aspetto sistemistico?», chiederanno i miei lettori.
E io rispondo che per fare i regali in modo sensato (quindi non comprando la prima cosa che capita cinque minuti prima dell’atto del dono) bisogna comprendere bene alcuni concetti.
Per esempio, le persone che fanno i regali da più anni allo stesso insieme di persone, prima o poi iniziano ad avere dei dubbi sui regali già fatti nelle occasioni precedenti. Il sottoscritto, per esempio, anni fa ebbe il sospetto di avere regalato lo stesso libro alla stessa persona per ben tre volte. Tale figuraccia si evita in un modo abbastanza semplice: facendo la lista dei regali già fatti a tutti i parenti e amici. La lista — che sia in formato digitale o analogico — va conservata in un posto sicuro e aggiornata dopo ogni regalo fatto.
Per ogni persona della suddetta lista, in realtà, andrebbero fatti due elenchi separati: i regali già fatti e le idee per i regali da fare in futuro. Perché il secondo concetto da sapere è: le persone esprimono i desideri (spesso inconsciamente) nei momenti più strani: settimane o mesi prima del compleanno o del Natale. Ma la nostra memoria incorporata non è infinita, quindi ci facciamo aiutare dal nostro elenco.
Al secondo concetto è strettamente legato il terzo, banalissimo. Un regalo deve essere pensato per la persona che lo riceverà. Se facciamo un regalo, significa che conosciamo almeno un po’ la persona e sappiamo almeno qualcosa sui suoi interessi e preferenze. Un regalo personale difficilmente verrà buttato, dimenticato nell’armadio, girato a un’altra persona o addirittura venduto.
Per un bambino o un neo-ragazzo conviene regalare una cosa monouso o un regalo-festa, ma non un giocattolo. Un qualsiasi giocattolo, anche il più bello del mondo, attrae l’attenzione del possessore solo nel corso della prima giornata. Successivamente viene usato una volta al mese e nella metà dei casi solo per caso. Con le bolle di sapone si può creare quasi sempre tanto divertimento, mentre con i giocattoli bisogna impegnarsi.
Un buon regalo non deve comportare delle spese di gestione eccessive. Per esempio, non è bellissimo regalare una Ferrari a un parente che da anni campa con i contratti da stage e apprendistato. Lo stesso vale per i regali palesemente inutilizzabili: per esempio, uno schermo da duecento pollici regalato a una persona che vive in una casa di 30 metri quadri.
Esistono anche tanti altri concetti, che per ora però non mi vengono in mente. Prometto di pubblicarne qualcuno tra un anno.
Nel frattempo concludo con la citazione presa da un bellissimo film russo: «Amare significa capire cosa serve alla persona e darle quella cosa». Sebbene la frase sia di una portata infinitamente più ampia, può essere applicata anche alla missione della scelta dei regali per le persone importanti della nostra vita.
L’archivio della rubrica «Feste»
Buon Natale a tutti coloro che ci credono.
Tanti regali a tutti coloro che non ci credono ma approfittano delle utili tradizioni.
Che i pacchi siano numerosi come… boh… che ce ne siano tanti!

Le sfere per l’albero di Natale alcoliche sono belle ma troppo piccole. Per le persone che fanno l’attenzione alla quantità e, eventualmente, anche alla frequenza, esiste un bellissimo calendario dell’avvento tedesco. Esso è composto da 24 bottiglie di vino europeo di qualità. Secondo l’idea originale bisognerebbe bere solo una bottiglia al giorno per completare il tutto giusto per il Natale. Ma oggi è già il 19 dicembre, quindi bisogna anche recuperare svuotando pure le bottiglie dei diciotto giorni precedenti.

Per tutti coloro che non avessero 249 euro da spendere in un colpo solo esiste una alternativa spagnola da 49,90 euro. Sono sempre 24 bottiglie, ma molto piccole: da 0,187 a 0,25 litri.

In ogni caso restano dei dubbi su cosa bisognerebbe bere dopo avere completato il calendario.
La distilleria britannica The Lakes Distillery ha trovato il modo di rendere l’albero di Natale ancora più utile del «normale». Infatti, normalmente quell’albero ha una utilità pratica solo una mattina dell’anno, mentre la soluzione proposta dagli inglesi lo rende utile tutte le sere (ma volendo anche tutte le mattine).
In sostanza, hanno prodotto le sfere per l’albero di Natale riempite con degli alcolici: è possibile scegliere tra il whisky, la vodka e il gin (gli ultimi due presenti in tre varianti).
Il set di 6 sfere da 50 ml (un po’ pochi secondo me) costa 41 euro.

Ora anche tanti genitori sono d’accordo di tenere l’albero di Natale per molto tempo e con più sfere possibile, vero?
Quale potrebbe essere la zucca migliore del 2018? Ecco una delle validissime candidate, tanto spaventosa da essere repugnante:

A questo punto ricordiamoci pure di quella di due anni fa…
Si dice che tuttoggi alcune persone soffrono della tafofobia.
Cari tafofobi, non preoccupatevi! Siamo nel 2018, quindi prima di essere seppelliti sarete sottoposti alla autopsia.
Al massimo morirete a causa di quest’ultima…

Il 9 maggio nell’Unione Europea è la Festa dell’Europa. In Russia e in molti altri dell’ex URSS il 9 maggio è invece il Giorno della Vittoria (l’anno scorso avevo già spiegato il motivo storico di tale data). In Russia, in particolare, tale festa assume sempre più un carattere aggressive. Nei primi mesi di Maggio di ogni anno, infatti, la propaganda statale si impegna in un modo particolare nell’alimentare la militarizzazione della società e nel ricordare che il Paese sarebbe «circondato dai nemici che vogliono aggredirci e dividersi i nostri territori». La parata militare del 9 maggio sulla Piazza Rossa rappresenta sempre lo stesso messaggio: «siamo pronti a respingere gli attacchi».
La propaganda quotidiana, rafforzata a maggio, produce degli effetti particolarmente curiosi sulle menti deboli. Oggi faccio un esempio in formato video. A Irkutsk pure le foche festeggiano il Giorno della Vittoria:
In questo giorno di festa auguro a tutti i lavoratori di festeggiare moderatamente, rispettando rigorosamente gli orari (dalle 9:00 alle 18:00) e la pausa pranzo (varia in base al posto di festeggiamento). Gli straordinari non sono richiesti. Anche oggi ogni lavoratore onesto è invitato a mettersi in fila davanti al tornello di uscita 15 minuti prima della chiusura degli festeggiamenti (si riveda l’orario) per non perdere i secondi preziosi e avere pure oggi la possibilità di correre con successo lo sprint verso l’amatissimo divano di casa.
Da domani il lavoro non sarà di nuovo una festa. Chissà perché…

Il poster è stato creato da Art. Lebedev Studio.
Care lettrici, auguri a tutte voi.
Siate libere, almeno oggi (meglio se sempre), dalla applicazione degli steriotipi come questa:

Il 23 febbraio corrisponde a una delle festività russe più curiose. Ufficialmente essa si chiama la Giornata del Difensore della Patria (nel senso militare), ma nella prassi quotidiana popolare si è trasformata — ormai alcuni decenni fa — nella festa dell’uomo: allo stesso modo in cui l’8 marzo è diventato la festa della donna in tutto il mondo. Le date di entrambe le feste sono in Russia (e in alcune ex Repubbliche sovietiche, come Bielorussia, Kirghizistan o Tagikistan) dei giorni festivi accumunati dalla usanza di fare dei regali di basso costo e dubbia utilità ai festeggiati. Gli uomini, a differenza delle donne, non ricevono in regalo i fiori, ma in generale si potrebbe dire che almeno sul piano delle feste in Russia si verifica la parità dei generi assente nella maggior parte dell’Occidente.
Quest’anno, però, abbiamo un motivo storico per ricordarci l’origine della festa del 23 febbraio.
Il 28 gennaio 1918 (riporto le date ormai secondo il calendario gregoriano) il Consiglio dei commissari del popolo della Russia Sovietica (cioè il Governo) emanò il Decreto sulla istituzione della Armata Rossa degli operai e contadini (pubblicato il 2 febbraio sul giornale Izvestia). In base a tale Decreto l’esercito dovette essere composto dai volontari, quindi la popolazione venne invitata a presentarsi agli uffici di registrazione. Nella realtà dei fatti, però, il primo punto di registrazione fu aperto, a Pietrogrado, solo il 21 febbraio. E, soprattutto, fino alla nomina di Lev Trotsky a capo della Armata Rossa (13 marzo) ai punti di registrazione si osservò una affluenza dei volontari pressoché nulla.
Ma a noi interessa il legame tra la creazione della Armata Rossa e la data del 23 febbraio. Il 10 gennaio 1919 venne avanzata la proposta di festeggiare il primo compleanno della Armata Rossa. Tale proposta venne però presa in esame dal Governo troppo tardi: solamente il 23 febbraio. Di conseguenza, fu proposto di far coincidere la festa con la «Giornata del regalo rosso», una sorta di festa benefica già fissata per il 17 febbraio, nel corso della quale la popolazione avrebbe dovuto fare dei regali ai militari dell’Esercito sovietico. Ma il 17 febbraio 1919 fu un lunedì, quindi si pensò di posticipare il compleanno della Armata Rossa alla domenica più vicina, quindi il 23 febbraio 1919 (per non perdere una giornata lavorativa). Negli anni immediatamente successivi vennero fatti alcuni tentativi di giustificare la data del 23 febbraio ormai diventata ufficiale. Alla base di tutte le giustificazioni si riconobbe facilmente una grande fantasia storica.
Ma, comunque, proprio il 23 febbraio di ogni anno gli uomini russi, anche quelli che non hanno mai avuto alcun legame con le forze armate, vengono mitragliati di auguri e regali inutili.
Resta da aggiungere che nel 1949 il nome della festa del 23 febbraio fu cambiato in «Giorno dell’esercito e della marina militare sovietica», mentre il nome attuale è in uso dal 1993.




RSS del blog

