Da anni osservo la strana abitudine dei giornalisti italiani – ma spesso anche quelli europei in generale – di definire con il termine «oligarca» qualsiasi uomo ricco con la cittadinanza di qualche Stato dell’area ex sovietica… Ma porzo Zeus, aggiornatevi! In Russia, per esempio, gli oligarchi non esistono dai primi anni 2000 perché i super-ricchi attuali, a differenza di quelli degli anni ’90 (anche se in alcuni rari casi sono le stesse persone), non possono più tentare di influenzare qualcosa o qualcuno con i propri soldi. Ora c’è qualcuno a concedere ai ricchi la possibilità di tenere i soldi in tasca e di essere fisicamente liberi. Più o meno tutti sanno che può smettere di concedere quella possibilità in qualsiasi momento. Più o meno tutti sanno anche come si chiama quel qualcuno: teoricamente il suo posto di lavoro sarebbe nel Cremlino di Mosca.
In Bielorussia gli oligarchi sono impossibili perché lo Stato è di fatto governato dal presidente-proprietario, il quale decide anche sui principali flussi finanziari.
Nelle ex-repubbliche sovietiche asiatiche le persone più ricche sono i membri delle dinastie (sì, sono di fatto delle dinastie, anche se la carica massima dello Stato si chiama «presidente» o qualcosa del genere). Non possono essere degli oligarchi nei confronti di loro stessi.
Nelle ex-repubbliche sovietiche caucasiche solitamente ognuna delle persone più ricche sostiene economicamente qualcuno dei politici più popolari del momento. Il fenomeno del genere, anche se in una forma molto più velata e regolamentata, esiste anche dalle altre parti del mondo. Ma nell’ottica dell’argomento di oggi è importante sapere che in Cuacaso c’è una «rotazione» dei politici e dei loro sponsor.
Nelle ex-repubbliche sovietiche baltiche la situazione politica è abbastanza strana, ma spesso esteticamente molto simile a quella europea, quindi non ha molto senso parlare degli oligarchi.
Chi ci rimane? Giusto: l’Ucraina. La sua situazione è da decenni uno strano mix tra le situazioni baltica, russa e caucasica. Infatti, l’economia è abbastanza libera, ma influenzata in un modo sensibile dalla corruzione e dalla presenza dei grandi ricchi che finanziano i politici in base alle necessità correnti. Ne sto scrivendo proprio oggi perché pure i giornali italiani hanno scritto (ieri) della morte del 74-enne imprenditore ucraino Oleksiy Vadatursky (la notte tra il sabato e la domenica è stato ucciso dal bombardamento russo della città di Mycolaiv). Ecco: pure lui è stato definito un oligarca, anche se era il 24-esimo uomo più ricco dell’Ucraina con un patrimonio di 430 miloni di USD (capisco che a un comune mortale sembrano tantissimi). Era il proprietario della azienda «Nibulon», la terza azienda agricola ucraina per il fatturato. In particolare, l’azienda è impegnata nella produzione e nell’esportazione di prodotti agricoli, nonché nella costruzione di navi e nei trasporti. Ma, soprattutto, non mi ricordo di avere mai sentito di un particolare interesse di Vadatursky per la politica: tranne il fatto che era un sostenitore dell’ex presidente Poroshenko (un tipo già ricco di suo) e uno sponsor finanziario del contrato della invasione russa (come tantissimi altri imprenditori ucraini). Sicuramente aveva un certo interesse politco e una propria visione dello sviluppo ottimale dello Stato – come ce l’hanno tutti gli imprenditori del mondo – ma dei suoi tentativi di influenzare il corso globale delle cose (e, soprattutto, farlo con successo) non si sa praticamente niente. Quindi non so proprio in quale di tanti sensi possibili e immaginabili possa essere definito un oligarca.
Di conseguenza, per l’ennesima volta ricordo a tutti di non usare a caso delle parole così specifiche.
Ovviamento, tutto quello che ho appena scritto non significa che io non sia dispiaciuto per la morte di Oleksiy Vadatursky e per la guerra in Ucraina in generale.
Aggionare la terminologia
(1 agosto 2022)
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