L’archivio del tag «ucraina»

L’arma chimica russa

Come forse avete già sentito, la Russia ha trovato un nuovo modo di ricattare l’Ucraina.

In sostanza, il 19 febbraio l’Ucraina aveva richiesto di portare e forniture giornaliere a 114 metri cubi entro due giorni. (Attualmente la compagnia ucraina Naftogaz è contrattualmente vincolata a anticipare i pagamenti per il gas ogni mese, avendo però il diritto di richiedere con due giorni di anticipo l’ampiezza della fornitura giornaliera).

La Gazprom, da parte sua, non ha soddisfatto la richiesta, aumentando le forniture solamente alle regioni ora controllate dai separatisti. Secondo la controparte ucraina, però, le forniture alle regioni incontrollabili (iniziate il 19 febbraio) non farebbero parte del contratto, dunque quel gas non dovrebbe essere «scalato» dalla quantità prepagata dalla Ucraina.

Cosa posso dire sull’argomento? E’ ovvio che se l’Ucraina considera le regioni di Donetsk e Lugansk come proprie, dovrebbe pagare il gas fornito a esse. Allo stesso tempo, però, sono delle regioni occupate sul territorio delle quali gli agenti dell’ucraino Naftogaz non possono verificare l’effettivo adempimento del contratto e il volume reale del gas richiesto da parte dei consumatori finali. Di conseguenza, le due regioni possono facilmente essere trasformate in una specie di «buco nero».

La difficile situazione creatasi avrà delle conseguenze per l’Europa. Nel peggiore dei casi arriverà meno gas dalla Russia. Nel migliore dei casi l’Europa dovrà sponsorizzare l’Ucraina, fornendole i soldi pretesi dalla Russia per il gas fornito ai propri combattenti sul territorio ucraino.


Le trattative di Minsk

In assenza di risultati veramente seri, posso dire solo una cosa delle ultime trattative di Minsk.

Aleksandr Lukashenko resta, secondo me, l’unico politico realmente forte al mondo (prima o poi spiegherò bene la mia infinita stima nei suoi confronti). In pochi giorni è riuscito a passare dall’essere l’"unico dittatore in Occidente" a diventare il pacificatore d’Europa. Meriterebbe un bel applauso per questa ennesima dimostrazione della sua abilità politica.


Tre dati sulla crisi ucraina

Sulle trattative tra Merkel, Hollande, Poroshenko e Putin bisogna sapere tre cose abbastanza semplici.

1. Hollande si sta sbattendo tanto per non essere considerato in Patria un Presidente totalmente fallito. In più, l’ipotetico ritorno di Sarkozy in politica lo spaventa. Merkel, invece, ha in mente l’esempio di Kohl, il quale è spesso considerato in riunificatore dell’Europa: non vorrebbe essere considerata lei la demolitrice della stessa Europa. E nessuno dei due rappresenta l’Europa, la quale non ha una posizione unica nei confronti della Russia (la Polonia è la più aggressiva per motivi geografici e storici, mentre la Grecia manifesta di essere disposta ad essere «comprata» dalla Russia).

2. Tutto dipende solo dalla volontà di Putin, per il quale il ritiro dalla Ucraina non ha alcun costo politico: avendo eliminato ogni forma di vera opposizione interna, ha la possibilità di uscire dalla crisi con un semplice «ci ho ripensato». Poroshenko, invece, non può dire «tenetevi pure l’est della Ucraina e smettiamola di litigare» perché questo sancirebbe la sua morte politica.

3. Ogni forma di mediazione occidentale è destinata a fallire. Perché Putin vede nelle relazioni internazionali con gli Stati occidentali l’unico senso della propria vita politica ma, allo stesso tempo, usa una logica da teppista. Infatti, il fatto che due leader occidentali si siano presentati da egli per trattare, viene da Putin interpretato come un segno di loro debolezza. Questo gli permetterà di non rispettare gli accordi raggiunti o non giungere ad alcun accordo.


Un commune imputato

Pensavo che lo avessero già fatto tempo fa, mentre in realtà è successo solo oggi. La Rada, il Parlamento ucraino, ha privato Viktor Yanukovich del titolo di Presidente. La motivazione: la sua fuga in Russia nel febbraio del 2014 avrebbe potuto mettere a rischio la governabilità dello Stato e ha comportato una massiccia violazione dei diritti dei cittadini. Su 450 parlamentari 281 hanno votato a favore del provvedimento, 1 è stato contrario e 30 si sono astenuti. Il provvedimento è passato alla seconda votazione (mentre alla prima era stato appoggiato da soli 180 parlamentari).

Secondo la Costituzione ucraina, il titolo Presidente viene mantenuto a vita (un po’ come nella tradizione americana), con l’eccezione dei casi in cui il Capo dello Stato ne fosse stato privato con una procedura di impeachment. Yanukovich, dunque, è privato di tutti i previlegi relativi al titolo presidenziale. Potrà quindi essere penalmente perseguito con più facilità per tutti i crimini di cui è accusato.

Umanamente posso capire la rabbia degli ucraini nei confronti dell’ex Presidente, ma non mi piace questa nuova tradizione politica che sta dilagando in tutto il mondo. Non mi piace la tradizione di massacrare giuridicamente ogni politico che lascia il proprio incarico di alto livello (quindi tutti i Capi di Stato, di Governo e di ministeri). Quanti politici seri vorranno dirigere i propri Stati se ormai l’unico riconoscimento possibile è il carcere?


Cannibalismo ucraino

Il video di questa domenica è stato girato (a Kiev) la notte di capodanno, ma io l’ho visto solo in settimana. In pratica, è la reazione della élite locale alle accuse avanzate dalla propaganda di Stato russa nei confronti della Ucraina. Secondo i mass media statali russi, infatti, l’Ucraina sarebbe piena di (e governata dai) fascisti che torturano i filorussi, crocifiggono i loro bambini, pompano di droghe gli adolescenti per farli trasportare del materiale bellico segreto etc. etc…

Insomma, vi faccio vedere il video: non mi sembra uno scherzo tanto indecente, come hanno invece scritto alcuni blogger russi.


Quale poteva essere il primo video da postare nell’anno nuovo? Ovvio: il discorso di capodanno del presidente russo Vladimir Putin (sottotitoli in italiano).

Avrei voluto farvi ascoltare pure il discorso del presidente ucraino Petro Poroshenko, ma non ho trovato alcun video con i sottotitoli in italiano o in inglese. Chi lo trova mi faccia sapere. Io, intanto, vi dico che nel proprio discorso Poroshenko aveva parlato dell’attentato alla indipendenza e alla integrità dell’Ucraina operato da parte del «terribile nemico» e delle tante prove da superare nell’anno nuovo.

Prevedo che anche per tutti coloro che seguono la politica internazionale, il 2015 sarà un anno molto divertente.

Infine, per il solo dovere di cronaca, allego il discorso di Poroshenko in lingua ucraina.
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Il settimo convoglio

Inizierei la nuova settimana con un argomento leggero. Con una semplice nota.

I giornalisti (ma forse pure i loro utenti) si staranno ormai stancati delle notizie sui «convogli umanitari» russi spediti nelle aree «indipendentiste» ucraine. Quello arrivato ieri, infatti, è ormai il settimo (il primo era arrivato nell’area interessata dai combattimenti a metà agosto). Ed io ne scrivo per un’unica ragione: qualche settimana fa ho trovato la spiegazione abbastanza semplice e credibile a questa raffica di convogli.

Naturalmente, vi ricordate che ogni convoglio è composto da diverse decine (anzi, centinaia) di grossi camion quasi vuoti (vedi la foto alla fine del post). Il fatto è che non trasportano aiuti umanitari. Trasportano il carburante nei loro serbatoi.

In sostanza, fanno il pieno poco prima di lasciare il territorio russo, poi lasciano una buona parte del carburante sul territorio controllato dai «ribelli» e tornano indietro. Ora sapete con cosa si alimentano tutti i mezzi militari che in questi mesi circolano tra le città di Donetsk e Luhansk.

Chiedo scusa per l’ennesima banalità pubblicata a tutti coloro che lo sapevano già.


Elezioni per la Rada

Domenica 26 ottobre si sono svolte le elezioni per il Parlamento ucraino (la Rada). Al momento della pubblicazione del presente post sono state scrutinate quasi 90% delle schede. E posso già dire, che i risultati provvisori non presentano alcuna sorpresa.

I partiti che passano lo sbarramento del 5% sono cinque. Tre di questi (che sono pure i primi tre classificati) dovrebbero formare la coalizione di Governo e prendere tra i 250 e 270 mandai tra i 450 disponibili:

Il «Fronte popolare» del premier Yatsenyuk — 22,15%
Il «Blocco del Petro Poroshenko» — 21,77%
Il partito moderato «AutoAiuto» — 10,96%

Cosa significano tali risultati? Solo due cose:

1)Come era facilmente prevedibile, hanno vinto i «filo-occidentali» (già al potere pria delle elezioni) e il partito più critico verso la Russia si trova ora in un leggero vantaggio;

2)Nei rapporti con la Russia non cambierà alcunché. Chiunque vinca le elezioni in Ucraina, non verrà mai preso in considerazione da Putin nel momento in cui ci sarà da prendere una decisione sulle sorti dello Stato Ucraino. In nessun caso, infatti, sarà accettato l’avvicinamento della Ucraina all’Europa o, peggio ancora, alla NATO.

Concludo con una costatazione positiva: dopo 95 anni è stata sancita la fine del Partito Comunista ucraino. A causa della impossibilità di svolgere le elezioni in Crimea e nelle zone «indipendentiste» tra Donetsk e Luhansk, i comunisti ucraini hanno raccolto appena il 3,86% di preferenze.


Il Portale è aperto

La legge sullo status speciale dei territori ucraini proclamatesi indipendenti (quelle nelle provincie di Donetsk e Luhansk) è stata trasmessa al presidente Poroshenko per la firma finale. Ed è praticamente certo che verrà firmata.
Non vorrei provocare dei traumi psichici agli idealisti, ma in sostanza l’approvazione e l’entrata in vigore di questa legge non significa alcunché di bello.

Perché la realtà è la seguente. Si ha un territorio, che pur essendo piccolo, non è controllabile al 100% dalle istituzioni ucraine, dotato dei confini con la Russia e l’Ucraina incustoditi e dell’accesso al mare. Un territorio che è invece pieno di personaggi russi e ucraini di dubbia reputazione, i quali per mesi hanno combattuto contro «la banda dei fascisti ucraini» utilizzando le armi russe.

Che fine fanno i territori del genere? Per esempio, fanno la fine del Kosovo di alcuni anni fa, diventando un territorio perfetto per il transito di armi e droga. Una specie di portale interdimensionale, sul quale guadagnano coloro che lo controllano fisicamente. Potrebbe essere utilizzato, per pura ipotesi, al fine di esportare armi agli Stati colpiti da qualche embargo. O per importare delle sostanze dubbie negli Stati confinanti.

Non sono un fan delle teorie di complotto e delle dietrologie, ma in quale altro modo può essere sfruttata una entità territoriale del genere?


Il ritiro delle truppe

Come sanno già in molti, ieri il presidente Putin aveva ordinato il ritiro di tutte le truppe russe che erano «in esercitazione» al confine con l’Ucraina. Le truppe in questione dovrebbero tornare nelle zone della loro dislocazione regolare.

Supponiamo che ciò accada realmente. Ma dobbiamo pure sempre ricordare una cosa semplice: anche domani verranno mandate sulla Luna, il fatto potrà tranquillamente essere negato dai comunicati ufficiali.

E’ evidente che l’ordine di cui sopra è stato fatto al fine di facilitare i prossimi incontri internazionali di Putin. Oltre alla sua parziale resa davanti alle sanzioni («sì-sì, ora faccio il bravo») può significare la fine della operazione sulla riconquista della Ucraina. Di conseguenza:

1. L’Ucraina è persa come il territorio di sfruttamento economico perché è stata spinta, dall’intervento militare russo, verso l’UE;
2. E’ persa la neutralità militare della Ucraina perché essa è stata spinta, dall’intervento militare russo, verso la NATO;
3. Per lo stesso motivo è stata ottenuta l’ostilità del popolo ucraino (al posto della amicizia di prima);
4. Di tutto il Sud-Est ucraino è stata conquistata solo una piccolissima parte;
5. Il passaggio via terra verso la Crimea è stato negato dagli stessi abitanti russi del sud ucraino che hanno costruito con le proprie mani le barricate e le trincee per non far passere gli invasori;
6. Circa 4000 uccisi tra russi e ucraini;
7. L’economia russa è fortemente danneggiata a causa della fuga dei capitali quasi raddoppiata (85,2 miliardi di dollari nei primi 9 mesi dell’anno) e della guerra delle sanzioni;
8. Lo status di Rogue State di fatto già riconosciuto alla Russia.

Minc…a, c’è ancora qualcuno che chiama Putin «un grande presidente»? E pensate che vi ho risparmiato la maggior parte dei problemi interni.