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Un’altra “conquista” di Trump

Donald Trump ha dichiarato (ancora il 3 febbraio) che Washington sta cercando di concludere un accordo con Kiev in base al quale l’Ucraina ricambierà agli aiuti americani con «i suoi metalli di terre rare e altre cose».
Olaf Scholz ha criticato l’idea di Trump e ha detto che è «egoista ed egocentrico» usare le risorse dell’Ucraina per finanziare la difesa del Paese.
Vladimir Zelensky ha affermato che il «piano di vittoria» presentato dalle autorità ucraine nel settembre 2024 include investimenti (che a loro volta includono la difesa) nella estrazione delle risorse naturali.
Mario Rossi un lettore comune, come prima reazione è indignato: Trump sta facendo una sorta di sciacallaggio e approfittando della situazione difficile della Ucraina, Zelensky è d’accordo per disperazione e Scholz critica invece di dare l’esempio della cosa giusta da fare.
In realtà, però, la persona che più ha ragione in questa situazione è Zelensky. Non escludo che in un lontano dopoguerra alcune persone dotate di una particolare intelligenza alternativa inizieranno ad accusarlo attivamente di aver «svenduto il Paese», ma non possiamo e non dobbiamo preoccuparci ora di personaggi del genere. L’importante sono l’obiettivo e il risultato. E l’obiettivo è molto chiaro: creare un ulteriore interesse «pratico» dell’Occidente ad aiutare l’Ucraina. Si tratta della continuazione della missione quasi triennale di Zelensky per la ricerca delle armi necessarie per la difesa. Poiché non tutti nell’Occidente sono in grado di pensare alle conseguenze a lungo termine del successo militare di Putin (sia politiche che economiche), lasciamo che ottengano la promessa delle risorse naturali già ora. Mentre quando la guerra sarà finita, l’Ucraina avrà ancora delle opzioni per non costruire la propria economia solo sulla dipendenza dalle risorse naturali.
Se Trump otterrà presto metalli di terre rare dalla Ucraina è una questione a parte. In estrema sintesi: non ne assolutamente sono sicuro.


Il luogo dell’incontro

La Reuters scrive che la Russia sta prendendo in considerazione l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti come sede di un possibile incontro tra Vladimir Putin e Donald Trump.
Da una parte, in teoria, sembra una scelta logica: nessuno di quei due Stati relativamente seri è membro della Corte penale internazionale che ha emesso il mandato di arresto per Putin.
Dall’altra parte, Donald Trump non sembra intenzionato a dare, finalmente, l’inizio a quelle 24 ore nel corso delle quali aveva promesso di finire la guerra in Ucraina: si limita a confermare – più o meno vagamente – l’intenzione di farlo quando viene posto di fronte a una ennesima domanda esplicita sull’argomento. Questo significa che non sappiamo se e quando il famoso incontro avverrà.
Da un’altra parte ancora, vediamo che per Trump lo show è molto più importante del contenuto e delle conseguenze reali di quello che fa. Vuole apparire (sottolineo: apparire) un figo che risolve tutto in una mossa. Ed ecco che è riuscito a ispirare una mia fantasia folle: Trump che si gira verso i propri collaboratori e dice qualcosa del tipo «ora prendete questo nano, caricatelo sull’aereo e portatelo direttamente in Olanda».
No, oggi ho fumato troppo. Tra un po’ mi riprendo e scrivo qualcosa di serio…


Parla letteralmente troppo

L’Associated Press comunica: la Casa Bianca sta pianificando l’assunzione di altri stenografi perché il personale già esistente non è più in grado di far fronte al carico di lavoro dopo l’entrata in carica del Presidente Donald Trump. Nella prima settimana dopo il suo ritorno alla Casa Bianca, Trump ha parlato pubblicamente per un totale di 7 ore e 44 minuti e ha pronunciato 81.235 parole. Joe Biden nel corso della sua prima settimana di quattro anni fa aveva detto solo 24.259 parole (ma ci ricordiamo che non era velocissimo a parlare nemmeno all’inizio della sua Presidenza).
Posso immaginare già la prossima notizia della serie: arriva Elon Musk e, da capo della struttura che gli è stata promessa, taglia pure gli stenografi di Trump.
Posso ipotizzare anche una spiegazione aggiuntiva della suddetta notizia futura: da amante dei regimi strani (tipo quello putiniano), Musk potrebbe avere imparato a giocare con la statistica statale ufficiale (o quella del retail adottata un po’ in tutto il mondo). Prima di fare i tagli aumenti l’entità da tagliare, poi con i «tagli» torni ai livelli di prima e dici di avere raggiunto dei risultati. Questa sarà pure una mossa in linea con l’attuale modo di fare di Trump-presidente: dichiari un obbiettivo ragionevole e utile, ma tenti di raggiungerlo in peggior modo possibile.
Insomma, prevedo delle cose curiose da osservare.


Due metà della giornata

Ehm, però anche la seconda metà della giornata è finita, ma non è stata posta fine alla guerra: che strano…

In realtà, quando aveva detto di riuscire a farla finire in un giorno, non era stato molto chiaro quando sarà precisamente quel giorno. Potrebbe dire «lo faccio in un giorno, il sabato 26 gennaio 2137».


Anche io a volte vedo i meme

Questa donna deve realmente avere qualche superpotere speciale innato o qualche antico artefatto magico che le permetta di sopportare tutti i giorni il ruolo eroico di moglie di Donald Trump… Io, personalmente, scommetto che Melania avvicina qualcosa alla faccia (non la mano ahahaha) ogni mattina.

E ora passiamo ora alle cose più serie. Continuare la lettura di questo post »


È una bella gara

Auguri a tutti noi: da ieri ufficialmente viviamo in un mondo con un nuovo-vecchio Presidente statunitense. È un politico giovane — ha appena 78 anni invece degli 82 del suo predecessore — ma conosciamo già le sue caratteristiche principali: per esempio, sappiamo che è imprevedibile, che particolarmente spesso non intende o non si ricorda di fare quello che dice e che continua a essere convinto di poter lavorare come se le altre Istituzioni non esistessero. Allo stesso tempo, non sappiamo quanto peggio sarebbe stata, se eletta, la sua concorrente alle elezioni presidenziali: di caratteristiche non ne aveva proprio, quindi, molto probabilmente, avrebbe continuato la politica del non fare alcunché già adottata dal predecessore.
Auguri a noi anche per un altro motivo: il Presidente precedente a quello insediatosi ieri ha deciso che non può e non deve essere superato nemmeno da quello nuovo. Ha deciso che il suo nemico politico non deve essere unico a essere ricordato come un personaggio «strano» (utilizziamo tale termine neutrale per evitare la censura ahahaha) e nell’ultimo giorno di lavoro ha firmato questo bellissimo documento:

Insomma, se qualcuno pensa ancora che il corso delle cose abbia preso una brutta direzione, diciamoglielo: si è svegliato un po’ tardi.


Che notizia…

Ieri l’agenzia Bloomberg ha deciso di pubblicare una grandissima rivelazione che in pochissimi – appena il 146% delle persone che seguono le notizie internazionali – sapevano già: Vladimir Putin chiederà, durante i colloqui con il Presidente eletto degli USA Donald Trump sulla guerra tra Russia e Ucraina, che l’Ucraina tagli nettamente i legami militari con la NATO e diventi uno Stato neutrale con un esercito limitato. Effettivamente, si tratta delle pretese avanzate da Putin nei confronti dell’Universo già dal momento antecedente l’inizio della grande guerra in Ucraina.
È assolutamente comprensibile perché Putin vuole una cosa del genere: non perché si è dimenticato che prima della guerra la NATO (come l’UE e tante altre organizzazioni interstatali) non consideravano proprio l’Ucraina come un potenziale Stato-membro. Lo vuole per poter attaccare di nuovo, in qualsiasi momento e con la massima comodità uno Stato vicino indifeso, possibilmente ancora meno difeso di prima.
Quello che per ora non mi è del tutto chiaro è quanto Trump conosca le abitudini di Putin: si dice che il Presidente eletto abbia la mentalità da imprenditore (per ora trascuriamo la qualità dei suoi successi imprenditoriali), ma questo dovrebbe significare che si aspetta da ogni propria controparte una certa tendenza a rispettare gli accordi presi. Mentre Putin ha la mentalità non da imprenditore, ma da faccendiere russo degli anni ’90: «prendi qualcosa che è custodito male e scappa»; di conseguenza, rispetta accordi solo fino al momento in cui non si sente abbastanza forte da violarli (in 25 anni ne abbiamo avuto tantissime conferme).
Ora voglio vedere se quanto lo capisce Trump. Ma la Bloomberg è troppo impegnata a inventare le notizie per indagare su questo fatto.


Trump sui missili americani

In una intervista alla rivista Time, che lo ha nominato uomo dell’anno 2024 (a proposito: un raro caso in cui la scelta sembra assolutamente logica), il presidente eletto degli USA Donald Trump si è espresso contro la possibilità di permettere alla Ucraina di colpire il territorio russo con missili statunitensi a lungo raggio:

«I disagree very vehemently with sending missiles hundreds of miles into Russia. Why are we doing that? We’re just escalating this war and making it worse.

Se a dirlo non fosse stato Trump, avremmo avuto un altro motivo per indignarci. Anche se innumerevoli deficienti hanno già in qualche modo definito l’autodifesa ucraina – in corso o programmata – con il termine «escalation». Trump, invece, può affermare ogni giorno qualcosa di nuovo: non quello che pensa, non quello che intende fare e non quello che realmente farà. Mentre ciò che pensa, ciò sta per fare e ciò farà effettivamente non è sempre noto, secondo me, nemmeno a lui.
Quindi mi sembra che è troppo presto per dispiacersi per l’Ucraina. È probabile che dovremmo, al contrario, «congratularci» con Putin per l’arrivo di un poliziotto imprevedibile. Non «buono» o «cattivo», ma proprio imprevedibile.
E Trump, da parte sua, si è già dimenticato della propria dichiarazione.


La telefonata misteriosa

L’altro ieri The Washington Post ha scritto, riferendosi alle «proprie fonti», che Putin e Trump avrebbero avuto una conversazione telefonica il 7 novembre, nel corso della si è parlato anche della guerra russo-ucraina. Gli interlocutori del giornale hanno affermato che durante la conversazione il Presidente eletto degli USA ha messo in guardia Vladimir Putin da un’escalation in Ucraina.
Dmitry Peskov – il portavoce di Putin – ha da parte sua dichiarato che la telefonata in questione non ha avuto luogo.
Ebbene, le dichiarazioni di Peskov non ci interessano in quanto solitamente sono, nel migliore dei casi, di segno opposto alla realtà. L’argomento dichiarato della telefonata, invece, è molto curioso: cosa poteva intendere Trump per «una escalation in Ucraina»? Dopo tutto quello che ha fatto e sta facendo l’esercito russo in Ucraina, l’escalation può avere solo la forma di qualche arma di distruzione di massa. Quindi le presunte parole di Trump possono essere interpretate come «vai avanti così come lo stai facendo ora».
Poteva Trump dire una cosa del genere? Conoscendo il suo modo di esprimersi, direi che poteva.
Putin, invece, non poteva e non può ammettere che qualcuno gli abbia dato degli ordini su cosa e come fare. In generale, si sa che non gli piace essere sotto pressione. Allo stesso tempo, non sente di essere in grado di discutere pubblicamente con Trump. Di conseguenza, negherà quella telefonata in ogni caso, indipendentemente dal fatto che sia avvenuta o meno.
Ovviamente, ammesso che Trump si sia realmente dimenticato delle particolarità psicologiche di Putin.


Chi lavorerà con chi

Il giovedì 7 novembre Putin aveva parlato – nel corso di una esibizione pubblica di quasi tre ore – anche della elezione di Trump alla Presidenza americana: molto probabilmente ne avete sentito qualcosa anche voi. Per me, personalmente, la frase più divertente è «… lavoreremo con qualsiasi Capo di Stato …». Per fortuna o purtroppo, i rapporti tra gli Stati (indipendentemente da quali siano) non possono essere azzerati (possono variare solo l’intensità e i motivi dei contatti), ma proprio nel caso di Putin saranno in realtà gli altri a decidere se come lavorare con lui.

Potrebbe saperlo anche lui, ma si rivolgeva al pubblico interno… Però tutto questo non rende la suddetta espressione meno slegata dalla realtà.