L’archivio del tag «storia»

Lego per gli adulti

Non ho mai avuto, nel corso degli studi, dei problemi con la storia, ma penso che le persone meno fortunate di me l’avrebbero trovata una materia non tanto noiosa se comprendesse dei dettagli come quello che sto per raccontarvi. Io l’ho appena scoperto.

Durante la Seconda guerra mondiale il famoso fuoristrada Willys veniva prodotto da due fabbriche: Willys Overland Motors e Ford (quest’ultima chiamò il modello Ford GPW).

All’esercito statunitense le vetture venivano inviate smontate e imballate in grosse scatole di legno. In ogni scatola ci stavano i pezzi di una macchina.

Per l’assemblaggio delle macchine sul campo esistevano delle squadre speciali di meccanici. Le squadre migliori riuscivano ad assemblare un Willys in 3 minuti.

Per i dettagli si veda l’articolo «Jeeps in Crates» della rivista «Army Motors» (PDF, 13 MB).

P.S.: non ho ancora capito se è possibile comprarne «una confezione».


71 anni della Vittoria

Oggi in Russia (e in tante altre ex Repubbliche dell’URSS) si festeggia la Giornata della Vittoria. Sapevo di doverne dedicare un post. E per quest’anno ho pensato di fare una cosa meno formale del solito. Sicuramente avrò tante altre occasioni per scrivere qualcosa storicamente rilevante sui fatti della Seconda guerra mondiale.

Ad Aleksander Suvorov, uno dei più grandi condottieri della storia russa, viene attribuita la frase «una guerra non è finita finché non sepolto l’ultimo soldato». Io sono nato 38 anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale, ma per me non finita finché non trovo un suo eroe. La descrizione di questa mia missione è alla fine del post, mentre prima vorrei presentarvi due persone.

Non si tratta di un testo sulla storia della guerra in senso tradizionale, quindi chi ha paura di deludersi può anche saltarlo.
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Eroina in punizione

Uno dei peggiori culti civili diffusi in Russia è quello della vittoria nella Seconda guerra mondiale. Riconosco l’importanza dell’evento stesso della vittoria e di tutte le circostanze degli anni che la precedettero, ma la propaganda statale, a partire dal 1965, ha sempre insistito nel sostituire la relativa memoria storica con sole volgarità. Le celebrazioni del Giorno della Vittoria – 9 maggio – organizzate dallo Stato (o con una partecipazione anche minima dello Stato) si trasformano puntualmente in una forma di propaganda (interna, ma a volte pure sterna) corrispondente alle necessità politiche del momento. Prima o poi ne scriverò un testo serio e dettagliato.

Oggi, invece, volevo scrivere solo di un piccolo dettaglio. Come forse alcuni di voi sanno, tra il 1965 e il 1985 dodici città e una fortezza sovietiche vennero decorate con il titolo di «Città Eroina» per dei meriti particolari nella propria difesa. Queste città sono Leningrado (ora San pietroburgo), Odessa, Sebastopoli, Stalingrado (ora Volgograd), Kiev, Mosca, Kerc, Novorossijsk, Minsk, Tula, Murmansk e Smolensk. (Di Brest è stata decorata solo la fortezza perché la popolazione della città si schierò subito con i «liberatori» nazzisti, mentre la guarniggione della fortezza seppe di dover morire in ogni caso e preferì farlo combattendo). In tutti e tredici casi le battaglie furono realmente dure, lunghe, sanguinose e, in alcuni casi, ripette in più occasioni. Ma quasi tutta la guerra è stata così.

Sotto le mura del Cremlino moscovita, accanto al monumento dedicato al milite ignoto, è costruita una fila di «piedistalli» (non mi viene il termine tecnico) dedicati a tutte le Città Eroine. Ogni anno, con l’avvicinarsi della festa del 9 maggio, le Istituzioni cittadine e federali provvedono a porre dei fiori davanti al nome di ognuna di queste città. Quest’anno, però, i moscoviti si sono resi conto che il nome di Kiev è rimasto senza i tradizionali fiori.


Foto di Anton Belitskij.

La gente ha già apprezzato questa finezza politica e ha pensato di correggere l’incidente con le proprie mani. Voglio vedere se li lasciano fare in un luogo del genere…


Storia medioevale russa

Tempo fa mi avevano chiesto (nell’offline) di consigliare dei libri sulla storia medioevale russa. Io, naturalmente, ho sempre letto sull’argomento in russo, quindi ho visto il mio compito non solo nel ricordarmi i libri meritevoli di attenzione, ma pure nel capire se siano mai stati tradotti in almeno una delle lingue comunemente conosciute. Alla fine delle ricerche l’elenco dei libri che ho potuto stilare si è rivelato abbastanza breve. In questi giorni ho deciso di pubblicarlo comunque, perché non so se e quando esso possa diventare più lungo.

Vasily Klyuchevsky, «A History of Russia»

Vasily Yan, trilogia «Mongol Invasion» («Genghis Khan», «Baty», «To last Sea»)

Kir Bulychev, «1185 A.D.»

Pavlo Zahrebelnyi, «Epraksiya»


Buon vecchio anno

Se il Papa Gregorio XIII non avesse compreso e applicato i consigli degli scienziati, il mondo cattolico festeggerebbe il Capodanno sempre il 13 di gennaio. Ma, per fortuna, non si limitò a diventare l’ultimo Papa con i figli illegittimi: oggi lo ricordiamo pure come l’autore del calendario gregoriano.

Per la Chiesa ortodossa di allora il nuovo calendario fu l’opera degli astronomi infedeli, quindi la Russia dovette aspettare il 1918 per arretrare di 13 giorni e sincronizzarsi con il calendario occidentale.

Oggi in Russia si festeggiano tre avvenimenti in due settimane: il Capodanno normale (tanto), il Natale ortodosso (relativamente poco) e il Vecchio Capodanno (un po’, solo per avere una scusa per bere).

Auguri a tutti!


100 anni di bellezza

Il video-progetto «100 anni di bellezza» è abbastanza curioso. Nei video dedicati ai vari Stati (e lunghi poco più di un minuto) viene mostrato il susseguirsi delle acconciature e del trucco che sono andati di moda in vari decenni.

Io ne mostro solo due: quelli relativi alla Russia e all’Italia. Voi, se siete interessati, potete andare a vedere anche il resto.

Il video relativo alla Russia:

Il video relativo all’Italia:


Gli scafisti di una volta

Ho scoperto una interessante mappa interattiva che mostra le rotte delle navi con gli africani schiavizzati. Il periodo interessato va dal 1545 al 1860 (315 anni), i viaggi accertati e segnati sulla mappa sono 20.528.

Verso l’America del Nord è andato appena il 4% degli schiavi (388.747), verso le colonie spagnole 1,3 milioni, verso le colonie olandesi e danesi del Mar Caraibico 4 milioni, verso il Brasile portoghese 4,8 milioni. Almeno 2 milioni di schiavi sono morti nel corso del viaggio.

La mappa percorre il periodo interessato in appena due minuti. In un qualsiasi momento è possibile mettere in pausa e vedere i dettagli di una qualsiasi nave (puntini neri).


Cikatilo e la Vittoria

In aprile il Ministero della cultura russo aveva revocato la licenza per la proiezione pubblica del film «Il bambino numero 44» («Child 44» in inglese) perché essa «non è ammissibile all’indomani dei festeggiamenti del 70esimo anniversario della Vittoria».

Non è chiaro come possa centrare un film su Andrej Cikatilo ambientato nel 1952 con l’anniversario della vittoria nella Seconda guerra mondiale. Gli americani, seguendo la stessa pseudo-logica, avrebbero dovuto vietare la proiezione/trasmissione de «Il silenzio degli innocenti» all’indomani del giorno dell’Indipendenza.

Ma qualcuno di voi ha già visto «Il bambino numero 44»? Merita di essere visto?


L’evoluzione di Hebdo

Ieri ho già scritto dell’attacco alla redazione di «Charlie Hebdo». E poi sono andato a informarmi un po’ sulla storia di quella rivista.

La rivista era stata fondata nel 1960 con il nome «Hara Kiri» e fino al 1969 era un mensile. Secondo lo slogan presente sul logo, era una rivista «stupida e cattiva». Effettivamente, all’epoca era leggermente stupida, tanto da essere simpatica…

… e tanto cattiva da meritare Continuare la lettura di questo post »


Il libriccino purpureo

Oggi, il 7 novembre 2014, ci sarebbe il 97-esimo anniversario della rivoluzione d’ottobre. Io sono tutt’altro che un comunista, quindi non ho alcun motivo positivo di scrivere un post su questa data. Però essa sembra adatta per scrivere quest’anno di un oggetto particolare, ormai di antiquariato, che conservo ancora per mostrarlo ai miei amici occidentali e, in un futuro lontano, ai nipoti.

Guardatelo, è il mio primo passaporto «esterno» (leggi di seguito la spiegazione):

I cittadini russi, come all’epoca sovietica, hanno due passaporti: uno che serve per andare all’estero (ed è come quello che hanno anche gli europei) e uno interno (che funziona un po’ come la carta di identità italiana, ma contiene delle informazioni più dettagliate sul suo proprietario e ha 20 pagine).

Ma torniamo al mio passaporto sovietico «esterno». Anche dopo la caduta dell’URSS alcune categorie dei cittadini russi Continuare la lettura di questo post »