L’archivio del tag «storia»

Buon vecchio anno

Se il Papa Gregorio XIII non avesse compreso e applicato i consigli degli scienziati, il mondo cattolico festeggerebbe il Capodanno sempre il 13 di gennaio. Ma, per fortuna, non si limitò a diventare l’ultimo Papa con i figli illegittimi: oggi lo ricordiamo pure come l’autore del calendario gregoriano.

Per la Chiesa ortodossa di allora il nuovo calendario fu l’opera degli astronomi infedeli, quindi la Russia dovette aspettare il 1918 per arretrare di 13 giorni e sincronizzarsi con il calendario occidentale.

Oggi in Russia si festeggiano tre avvenimenti in due settimane: il Capodanno normale (tanto), il Natale ortodosso (relativamente poco) e il Vecchio Capodanno (un po’, solo per avere una scusa per bere).

Auguri a tutti!


100 anni di bellezza

Il video-progetto «100 anni di bellezza» è abbastanza curioso. Nei video dedicati ai vari Stati (e lunghi poco più di un minuto) viene mostrato il susseguirsi delle acconciature e del trucco che sono andati di moda in vari decenni.

Io ne mostro solo due: quelli relativi alla Russia e all’Italia. Voi, se siete interessati, potete andare a vedere anche il resto.

Il video relativo alla Russia:

Il video relativo all’Italia:


Gli scafisti di una volta

Ho scoperto una interessante mappa interattiva che mostra le rotte delle navi con gli africani schiavizzati. Il periodo interessato va dal 1545 al 1860 (315 anni), i viaggi accertati e segnati sulla mappa sono 20.528.

Verso l’America del Nord è andato appena il 4% degli schiavi (388.747), verso le colonie spagnole 1,3 milioni, verso le colonie olandesi e danesi del Mar Caraibico 4 milioni, verso il Brasile portoghese 4,8 milioni. Almeno 2 milioni di schiavi sono morti nel corso del viaggio.

La mappa percorre il periodo interessato in appena due minuti. In un qualsiasi momento è possibile mettere in pausa e vedere i dettagli di una qualsiasi nave (puntini neri).


Cikatilo e la Vittoria

In aprile il Ministero della cultura russo aveva revocato la licenza per la proiezione pubblica del film «Il bambino numero 44» («Child 44» in inglese) perché essa «non è ammissibile all’indomani dei festeggiamenti del 70esimo anniversario della Vittoria».

Non è chiaro come possa centrare un film su Andrej Cikatilo ambientato nel 1952 con l’anniversario della vittoria nella Seconda guerra mondiale. Gli americani, seguendo la stessa pseudo-logica, avrebbero dovuto vietare la proiezione/trasmissione de «Il silenzio degli innocenti» all’indomani del giorno dell’Indipendenza.

Ma qualcuno di voi ha già visto «Il bambino numero 44»? Merita di essere visto?


L’evoluzione di Hebdo

Ieri ho già scritto dell’attacco alla redazione di «Charlie Hebdo». E poi sono andato a informarmi un po’ sulla storia di quella rivista.

La rivista era stata fondata nel 1960 con il nome «Hara Kiri» e fino al 1969 era un mensile. Secondo lo slogan presente sul logo, era una rivista «stupida e cattiva». Effettivamente, all’epoca era leggermente stupida, tanto da essere simpatica…

… e tanto cattiva da meritare Continuare la lettura di questo post »


Il libriccino purpureo

Oggi, il 7 novembre 2014, ci sarebbe il 97-esimo anniversario della rivoluzione d’ottobre. Io sono tutt’altro che un comunista, quindi non ho alcun motivo positivo di scrivere un post su questa data. Però essa sembra adatta per scrivere quest’anno di un oggetto particolare, ormai di antiquariato, che conservo ancora per mostrarlo ai miei amici occidentali e, in un futuro lontano, ai nipoti.

Guardatelo, è il mio primo passaporto «esterno» (leggi di seguito la spiegazione):

I cittadini russi, come all’epoca sovietica, hanno due passaporti: uno che serve per andare all’estero (ed è come quello che hanno anche gli europei) e uno interno (che funziona un po’ come la carta di identità italiana, ma contiene delle informazioni più dettagliate sul suo proprietario e ha 20 pagine).

Ma torniamo al mio passaporto sovietico «esterno». Anche dopo la caduta dell’URSS alcune categorie dei cittadini russi Continuare la lettura di questo post »


Salò, 26 luglio 2014

A Salò, mentre stavo camminando tranquillamente sul lungolago in mezzo a tanti turisti non solo stranieri, avevo sentito parlare una coppia di aborigeni apparentemente ultrasessantenni.

«E certo che di questa associazione non si può più», aveva detto lui a lei.

In un certo senso lo posso capire: anche io avrei preferito vedere apprezzare la propria città per qualche episodio storico più glorioso o per degli aspetti culturali universalmente riconosciuti. Ma la realtà è quella che è. Nel 2014 quella associazione storica lamentata dal signore del posto è ancora l’unica cosa che distingue (e rende famosa) la città di Salò da tante altre belle località del Nord Italia. Se non ci fosse questa associazione, non so se e quando sarei andato fino a lì. E penso che valga per una buona parte dei turisti che pianificano i propri viaggi ascoltando non solo il portafogli. Di conseguenza, non so se la città sarebbe stata altrettanto bella e curata.

Ora potete leggere/guardare il racconto sul mio viaggio a Salò.


Il restauro di “Avrora”

Come tanti avranno già letto o sentito, la mattina della domenica 21 settembre è stato spostato nelle darsene l’incrociatore «Avrora» (in russo è il suo nome è con la v e non con la u). Lo scopo è quello di restaurarlo e riportarlo al suo posto entro il 2016. Si intende conservare tutte le parti storiche della carrozzeria e della meccanica, ma non ridare alla nave la capacità di navigare autonomamente.

Non tutti (pure in Russia) sanno, però, che non si tratta più della storica nave «rivoluzionaria». L’incrociatore originale aveva avuto bisogno dei lavori di restauro massicci già all’inizio degli anni ’80: il suo scafo era tutto marcio, di conseguenza nella stiva erano costantemente accese le pompe che buttavano fuori decine di tonnellate d’acqua al giorno. Lo scafo era stato valutato irrecuperabile.

Nel corso dei lavori iniziati nel 1984 l’"Avrora" era stata tagliata in orizzontale in due parti. La parte dal ponte in su è stata mantenuta e restaurata tutta, mentre della parte inferiore erano stati salvati solo alcuni meccanismi. La nuova nave, spacciata per l’"Avrora", era stata consegnata alla città per i 70 anni della rivoluzione.

Che fine ha fatto la parte valutata irrecuperabile? Nel 1987 è stata abbandonata nei pressi di un vecchio molo lontano dal centro storico. In sostanza, è stata nascosta al grande pubblico. Perché? Perché fondere i resti di una nave tanto simbolica sarebbe stato, all’epoca dell’URSS, un po’ come bruciare un crocifisso rotto nell’Italia del XVI secolo. Quindi durante la bassa marea si possono ancora vedere. Chiedete pure agli abitanti di San Petersburg che conoscono bene il posto: un sacco di gente era andata, nell’inverno 1987/88, a recuperare alcune parti metalliche per i propri bisogni edilizi.


Come tanti avranno già letto o sentito, la mattina della domenica 21 settembre è stato spostato nelle darsene l’incrociatore «Avrora» (in russo è il suo nome è con la v e non con la u). Lo scopo è quello di restaurarlo e riportarlo al suo posto entro il 2016. Si intende conservare tutte le parti storiche della carrozzeria e della meccanica, ma non ridare alla nave la capacità di navigare autonomamente.

Non tutti (pure in Russia) sanno, però, che non si tratta più della storica nave «rivoluzionaria». L’incrociatore originale aveva avuto bisogno dei lavori di restauro massicci già all’inizio degli anni ’80: il suo scafo era tutto marcio, di conseguenza nella stiva erano costantemente accese le pompe che buttavano fuori decine di tonnellate d’acqua al giorno. Lo scafo era stato valutato irrecuperabile.

Nel corso dei lavori iniziati nel 1984 l’"Avrora" era stata tagliata in orizzontale in due parti. La parte dal ponte in su è stata mantenuta e restaurata tutta, mentre della parte inferiore erano stati salvati solo alcuni meccanismi. La nuova nave, spacciata per l’"Avrora", era stata consegnata alla città per i 70 anni della rivoluzione.

Che fine ha fatto la parte valutata irrecuperabile? Nel 1987 è stata abbandonata nei pressi di un vecchio molo lontano dal centro storico. In sostanza, è stata nascosta al grande pubblico. Perché? Perché fondere i resti di una nave tanto simbolica sarebbe stato, all’epoca dell’URSS, un po’ come bruciare un crocifisso rotto nell’Italia del XVI secolo. Quindi durante la bassa marea si possono ancora vedere. Chiedete pure agli abitanti di San Petersburg che conoscono bene il posto: un sacco di gente era andata, nell’inverno 1987/88, a recuperare alcune parti metalliche per i propri bisogni edilizi.