L’archivio del tag «scozia»

Tante indagini per nulla

Qualche tempo lungo la spiaggia di Portobello (in Scozia) è stata scoperta una massiccia presenza dei «temperini pubblici». La gente del posto ha iniziato a chiedersi chi li avesse installati e a cosa possano servire.

Come al solito, si tratta di un fenomeno che può rappresentare un mistero solo per la gente totalmente priva di fantasia. Eppure basterebbe osservare cosa fa, di solito, la gente in spiaggia. Io, per esempio, sono psicologicamente intollerante alle spiagge (forse spiegherò il perché in un post separato), e non ci vado praticamente mai (sì, mi sento esonerato da certi rituali sociali parareligiosi: secondo me l’estate è possibile anche senza il mare). Ma, dalle immagini che giungono ai miei occhi, pure io so che la gente cerca di divertirsi in spiaggia come può. Per esempio, utilizza attivamente le varie riviste di enigmistica. Oppure cerca di tenere i bambini all’ombra almeno per un po’, inventando per loro dei passatempo più o meno sensati. Ma, allo stesso tempo, non porta in spiaggia il 100% del materiale disponibile…
Cazzius, il mondo è pieno di gente che si dimenticava di portare l’astuccio pure a scuola e all’università.
Insomma, l’idea del temperino è bella, utile a molte persone e partorita dalle persone capaci di capire cosa serve al prossimo. È mancata solo la capacità di pubblicizzarla bene.
I lettori che vogliono avere i propri cinque minuti di gloria con un investimento minimo, possono provare a prendere l’esempio dal bravo osservatore di Portobello.
P.S.: perché in tutte le città che ho visitato finora manca il servizio dell’accendino pubblico? Gli accendini personali si scaricano sempre nei momenti meno opportuni!


La bellezza accessibile

Una abitante di Edimburgo volle atrezzare la propria casa con un impianto di sollevamento per le carrozzine. Allo stesso tempo, però, non volle storpiare la facciata della palazzina d’epoca con un meccanismo tipico. Grazie alla combinazione giusta di questi due voleri è stata progettata una soluzione bellissima, che ora si sta diffondendo in tutto il Regno Unito:

Mi dispiace veramente tanto che in Italia non ci abbia pensato nessuno, un sacco di palazzi storici è stato rovinato dalla gente priva di fantasia o tirchia.
NB: avverto la gente povera di cervello che il presente post non è rivolto contro i disabili o le neo-mamme.


La criminologia storica

Ieri pomeriggio avevo notato una certa quantità di repost della notizia sul ritrovamento di una fossa comune di oltre quattrocento bambini in Scozia. Penso che per la maggioranza delle persone si tratti di un evento eccezionale se non singolare. Male, molto male. La conoscenza della Storia in generale e della storia giudiziaria in particolare aiutano tanto a non rimanere sorpresi di fronte alle cose in realtà banalissime (purtroppo banalissime).
Come è indicato in tutti gli articoli sul caso in questione che mi è capitato di leggere, tutti i bambini sarebbero morti tra il 1864 e il 1981. I primi 37 anni di quel periodo coincidono dunque con l’età vittoriana, cioè quella epoca nel corso della quale nel Regno Unito nasce la cosiddetta attività di baby-farming. Troverete tanti dettagli al link, mentre io sottolineo gli aspetti più interessanti in questo momento. Tante madri che rifiutando i propri neonati o comunque figli piccoli, avevano la possibilità di affidarli alle baby-farm gestite solitamente dai privati/famiglie, ma anche da altre «formazioni sociali». L’obiettivo dichiarato delle baby-farm era quella di trovare una nuova sistemazione permanente per i bambini abbandonati. In cambio del proprio lavoro prendevano una somma settimanale oppure una importante somma «una tantum»: in entrambi i casi quei soldi servivano anche per il mantenimento dei bambini.
I lettori potrebbero chiedere: perché le madri non potevano o non volevano occuparsi direttamente del destino dei propri figli non voluti? Non lo potevano fare a causa di una doppia morale ipocrita che ha caratterizzato praticamente tutta l’epoca vittoriana: infatti, i valori protestanti convivevano con, per esempio, con le case di lavoro, forti disparità nelle famiglie e una totale tolleranza della prostituzione (quasi la metà di Londra fu di fatto composta di case chiuse più o meno legali/professionali). Così, più in concreto, rimaneva in vigore «Poor Law Amendment Act» del 1834, uno dei punti del quale vietava alle madri non sposate chiedere gli alimenti ai padri dei loro figli. Attraverso tale norma si sperava di raggiungere tre obbiettivi: 1) escludere ogni possibilità di estorsione da parte delle donne (gli uomini non avevano ancora i mezzi scientifici per dimostrare la propria non-paternità); 2) stimolare i matrimoni formali e legali; 3) non moltiplicare il parassitismo delle donne povere perennemente incinte a spese degli uomini costretti a mantenerle. Nella vita reale, naturalmente, le donne furono costrette a scegliere tra l’aborto clandestino, l’abbandono del neonato o il ricorso al baby-farming. La terza scelta fu economicamente la più sensibile ma anche la più umana: permise a tante madri di sperare nella sopravvivenza e in un futuro non troppo grigio dei propri figli. La situazione fu aggravata da una formale disapprovazione delle madri sole: non ebbero la possibilità di trovare un lavoro fuori dalle case di lavoro (previste dallo stesso Atto) o ottenere aiuti.
Di conseguenza, il baby-farming fu un fenomeno molto richiesto dalle donne del Regno Unito dell’epoca. Molto richiesto e, allo stesso tempo, esercitato dalle persone con una concezione di onestà non omogenea. Alcune di esse svolsero la propria attività in modo responsabile, cercando e spesso trovando delle nuove famiglie per i bambini affidati a loro. Altri operatori del baby-farming, invece, si comportarono in un modo che avreste già potuto ipotizzare da voi: prendendo la somma totale per il mantenimento del bambino per liberarsi dell’assistito (uccidendolo, non curandolo se malato o lasciandolo morire di fame – all’epoca fu facile mettersi d’accordo con gli ispettori). Prendendo «in gestione» tanti bambini si raccoglieva, col tempo, un buon capitale. Proprio a uno dei casi più rilevanti di tale comportamento criminale è dedicato il libro che potrei consigliarvi:
Alison Rattle, Allison Vale, «Amelia Dyer: Angel Maker: The Woman Who Murdered Babies for Money», Andre Deutsch, 2007
Non so se nell’orfanotrofio scozzese, dalla storia del quale siamo partiti, sia mai stata utilizzata la stessa logica commerciale o, nel corso del XX secolo, una qualche sua forma modernizzata (in realtà non voglio finire sotto processo). Vi solo accennato della prassi storica che ricopre una parte del periodo al quale appartengono i corpi ritrovati.


Il design scozzese

Il 5 giugno 2012 lo studio di design russo Art. Lebedev Studio presentò la nuova identità visiva progettata per la città ucraina Odessa. L’elemento centrale del progetto è il nuovo logo della città (il porto principale della Ucraina) è una ancora:

Tale ancora è stata realizzata anche in bronzo e posizionata nel pieno centro della città:

Come previsto dal progetto, l’immagine della ancora viene utilizzata anche sulla pubblicità turistica della città (infatti, è il suo logo):

Nel 2017, invece, scopriamo che la nobile e quasi indipendente Scozia apprezza il design russo (ma pure quello ucraino) tanto da appropriarsene (https://www.friendsofanchor20for20.org/) come se fosse un prodotto della artisticità locale:




Se lo avesse fatto, per esempio, Zimbabwe, probabilmente nessuno se ne sarebbe accorto: perché è un territorio poco popolare tra gli occidentali. Ma gli scozzesi in quale miracolo sperano?


Mare e monti

L’autore del video domenicale di oggi è un mancato premio Darwin. Ma almeno ci ha portato un po’ di bellezze scozzesi da ammirare.


Il referendum scozzese

Abbiamo già i dati definitivi del referendum scozzese: il 55,3% dei votanti si è espresso contro l’uscita dal Regno Unito. Almeno una volta i nazionalisti sono stati sconfitti dalla dura realtà. I produttori di whisky ed i banchieri hanno vinto evitando la fuga, almeno dal punto di vista legale, verso Londra.

L’unica cosa ad avermi sorpreso è stato lo shock di alcuni giorni fa, manifestato a livello planetario dalla gente poco informata sulle reali intenzioni di voto degli scozzesi. Sì, nonostante i problemi economici facilmente prevedibili un sacco di persone in Scozia voleva la separazione. Posso capire uno che fino a due settimane fa ignorava il fatto del referendum stesso. Non posso capire quegli inglesi che non hanno dei particolari problemi a farsi un breve viaggio in treno per svolgere una semplice indagine empirica.

Vabbè, è andata come è andata ed io ne sono soddisfatto. Arriverà il giorno in cui anche il nazionalista più convinto si accorgerà: l’epoca degli Stati nazionali si è conclusa quasi settant’anni fa e il mondo sta andando in un’altra direzione.

Concludo con una foto, trovata ieri sera, che testimonia: la aritmetica elettorale putiniana è adottata anche dalla CNN.