Il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov ha commentato negativamente (con l’espressione «Informazioni inesatte») le voci secondo le quali Vladimir Putin si sarebbe congratulato ufficiosamente – «tramite conoscenti» – con Donald Trump per la vittoria di quest’ultimo alle elezioni presidenziali statunitensi.
Sfrutto questa piccola «notizia» per ricordare due piccoli concetti.
Prima di tutto, i russi e i lettori «professionali» delle notizie russe ormai da anni sanno che in 99,99% dei casi quando Peskov nega l’esistenza di una cosa, significa che quella cosa in realtà ha (o ha avuto) luogo.
E poi c’è da ricordare che Putin non dovrebbe – a differenza di otto anni fa – essere particolarmente contento per la elezione di Trump. In parte perché sa che Trump non è «un amico della Russia» (come certi funzionari russi si aspettavano nel 2016), ma una persona imprevedibile che pensa ai propri interessi (l’ultimo aspetto è normale per tutti). E, dall’altra parte, Putin non dovrebbe essere particolarmente contento perché l’esito delle elezioni americane ideale per lui sarebbe stato il caos. Proprio quel caos che Trump aveva promesso (più o meno esplicitamente) di organizzare nel caso della sconfitta elettorale. Ma il risultato della prima fase delle elezioni 2024 non lo spinge ai comportamenti destabilizzanti negli USA perché non ne ha alcun bisogno nemmeno secondo la sua logica.
Di conseguenza, Putin non fa dei salti di gioia in pubblico e, allo stesso tempo, non si intromette nelle elezioni americane seguendo il saggio e severo consiglio dello stesso Trump.
L’archivio del tag «putin»
Non so se lo sapete (e non so se tutti sono interessati a saperlo), ma per il martedì 22 ottobre è programmata l’uscita – contemporaneamente in 36 Stati del mondo – del libro di memorie di Alexey Navalny (non è necessario raccontare chi sia stato e perché non c’è più). La scrittura del libro era iniziata nel 2020, quando Navalny si stava sottoponendo alle cure in Europa, dopo il tentato avvelenamento con il novichok. Ma avendo per ora letto solo alcuni frammenti resi noti in anticipo, non volevo parlarvi del libro. Il pretesto del post odierno è un’altra lettura.
Pochi giorni prima della pubblicazione delle memorie di Navalny, la sua vedova Yulia Navalnaya ha rilasciato una grande intervista al quotidiano britannico The Times, nel corso della quale, tra le altre cose, aveva detto «Non auguro a Putin di morire. Voglio che finisca in una prigione russa».
Ebbene (ebbene?), finire in una prigione russa di oggi è peggio di morire: significa trovarsi in una struttura (e, spesso in un clima) fisicamente inadeguata alla vita umana ed essere torturato quotidianamente dalla maggioranza delle guardie e dalla maggioranza degli altri detenuti che non si preoccupano (gli esponenti di entrambe le categorie) della vostra vita e personalità. Ma non sono assolutamente sicuro che Putin, una volta finito in una carcere russa (se per qualche miracolo dovesse succedere), sarà messo nelle condizioni comuni dalle guardie penitenziarie che proprio a lui devono tutto: il lavoro, lo status dei padroni della vita, delle certezze sul proprio futuro… So che Putin ha paura della presenza fisica delle altre persone nelle sue vicinanze e degli ambianti non sterilizzati ma, comunque, penso una carcere russa (quella attuale, ovviamente) per lui sarebbe un grande regalo.
Io, personalmente, gli auguro la sorte di Gheddafi, anche ritengo poco probabile pure questa opzione.
P.S.: il libro menzionato all’inizio del post è «Patriot», pubblicato dalla casa editrice Knopf. Uscirà anche in italiano.
Ho scoperto che il giornalista russo Mikhail Zygar ha scritto un articolo per Der Spiegel dove si sostiene che, secondo le voci, Putin si sarebbe recato a settembre nella regione di Tuva e in Mongolia per «incontrare gli sciamani» al fine di chiedere la loro benedizione per l’uso di armi nucleari. L’affermazione sull’incontro non è presentata come un fatto, ma, appunto, come un resoconto di voci.
La versione discussa da fonti vicine al Cremlino: il motivo sono gli sciamani. Questa è la terza visita di Putin in Mongolia nell’ultimo decennio: è stato più volte a Tuva.
La Mongolia e Tuva sono considerate la patria degli sciamani più potenti del mondo.
Vladimir Putin è noto da tempo per la sua particolare attitudine al misticismo. E, a quanto pare, combina il suo interesse per il misticismo ortodosso con le tradizioni pagane.
Ora a Mosca circola la voce che Putin abbia bisogno della benedizione degli sciamani per usare le armi nucleari. Senza il loro consenso, non potrebbe compiere un passo così grave per paura di irritare gli spiriti. E si dice che sia tornato dalla Mongolia soddisfatto.
Per quanto possa sembrare strano, sono disposto a credere facilmente a queste voci su Putin: avendo letto e sentito molto della sua attrazione per ogni tipo di misticismo pseudo-religioso. E se è tornato soddisfatto, significa che gli sciamani gli hanno sciamanizzato esattamente quello che già porta nella propria testa sull’uso delle armi nucleari e su tutte le altre eventuali questioni.
La Russia (e, forse, una parte del mondo) è in buone mani.
Ieri Putin ha affermato che gli attacchi dell’Ucraina con armi occidentali ad alta precisione contro il territorio russo significherebbero che i Paesi della NATO partecipano direttamente alla guerra, fornendo i dati necessari per gli attacchi dai propri satelliti. In realtà, non è la prima volta che parla di partecipazione della NATO alla guerra: lo aveva già fatto, per esempio, parlando degli istruttori occidentali nell’esercito ucraino. Ma ora tutto questo non ha molta importanza.
Supponiamo che la NATO partecipi alla guerra. E allora? Si può attaccare il proprio vicino, ma non si può difendere il proprio vicino? È stata superata un’altra «linea rossa»? Putin si offende e… E cosa fa? Inizia una guerra contro tutta la NATO cattiva? (no, non ha le risorse per farlo) Comincia a bombardare l’Ucraina con una particolare intensità? (lo sta già facendo, e da molto tempo) Inizia ad aprire la valigetta con il «bottone rosso»? (lo sta minacciando, in forme diverse, da molto tempo) Oppure si sfoga contro qualche dissidente interno? (anche questo modo di fare è abbastanza abituale)
In realtà, in questo caso particolare non bisogna prestare troppa attenzione alle parole di Putin. Ha solo deciso di ripetere ancora una volta la propria amata storiella: che il mondo intero sta attaccando la Federazione Russa, che la «operazione militare speciale» è stata iniziata «non senza motivo», e che il povero Putin è stato ingannato ancora una volta dagli occidentali. Lo fa solo per rinfrescare i vecchi concetti della propria propaganda nelle menti dei sudditi.
Non vedo dunque alcuna notizia.
Donald Trump ha detto di essere molto offeso dal fatto che Vladimir Putin ha espresso il proprio sostegno alla candidatura di Kamala Harris alle elezioni presidenziali statunitensi.
Non so quanto la suddetta dichiarazione corrisponda alla realtà, ma so che costituisce un bel pretesto per fare due piccole precisazioni.
In primo luogo, non bisogna pensare (mai) che Putin dica la verità. A volte lo fa, ma per sbaglio.
In secondo luogo, Harris presidente conviene a Putin più o meno quanto Biden presidente. Infatti, entrambi non mostrano un atteggiamento particolarmente ostile nei confronti della politica putiniana nel mondo: anzi, sembra che facciano di tutto per minimizzare i propri sforzi in tal senso.
In terzo luogo, Trump – durante la prima presidenza del quale i rapporti tra gli USA e la Russia erano al minimo della positività – conviene a Putin quasi quanto Harris. Infatti, il «pregio» di Trump (secondo la logica di Putin) è quello di indebolire lo Stato americano da dentro.
Quindi Trump dovrebbe stare sereno: in realtà, Putin sostiene entrambi i principali candidati ahahaha
Questa settimana il Centro «Dossier» ha pubblicato un testo che i suoi autori definiscono un’inchiesta sulla vita dei due figli segreti di Vladimir Putin e l’ex ginnasta Alina Kabaeva.
Non so esattamente se questo articolo possa essere definito un’indagine (si basa sui racconti di una fonte anonima che non abbiamo alcun modo di verificare). Inoltre, non so quanto siano vere le cose raccontate nell’articolo (per lo stesso motivo appena menzionato). E, allo stesso tempo, posso sottolineare che il contenuto dell’articolo non è in contraddizione con quanto sappiamo sull’atteggiamento di Putin nei confronti della vita, dei propri familiari, dei vari aspetti della sicurezza, etc. E quindi non posso nemmeno definire l’articolo una finzione basata sul nulla.
Comunque, c’è qualcosa di interessante in quanto. Almeno il fatto che le cose descritte sono pagate dal bilancio russo, cioè dalle tasse. E il fatto che potremmo avere una nuova conferma delle nostre ipotesi sullo stato mentale di Putin.
In una intervista alla NBC il Presidente Zelenskyy ha dichiarato che l’Ucraina intende continuare a occupare i territori conquistati della regione russa di Kursk per un periodo di tempo indefinito, ma non intende annetterli. Allo stesso tempo, Zelensky si è rifiutato di rispondere alla domanda se l’esercito ucraino intenda occupare altri centri abitati sul territorio della Federazione Russa.
Entrambe le dichiarazioni sono così ovvie nel loro contenuto che non avrebbe nemmeno senso di scriverle. Zelensky avrebbe anche potuto non dirle (e il giornalista chiederle). Parlare dei piani per la conquista di altri centri abitati significherebbe avvisare il nemico. Ritirarsi dai territori già occupati significherebbe tornare alle precedenti posizioni di svantaggio in eventuali negoziati sulla cessazione delle ostilità e liberare l’esercito russo da un ulteriore impegno.
Teoricamente, però, questo argomento avrebbe potuto essere sviluppato in una direzione diplomatica con grande beneficio: trasmettere, attraverso l’intervista, a Putin la proposta di scambiarsi i territori attualmente occupati, smettere di sparare e iniziare a negoziare «pacificamente» su tutto il resto. Ma Zelensky non lo fa, perché sembra che abbia imparato a comprendere pienamente la psicologia di Putin: quello non fa le cose che gli vengono imposte dall’esterno, soprattutto in un modo pubblico. Quindi, è necessario mantenere una certa posizione finché Putin non giunge da solo a una conclusione logica di cui Zelensky ha bisogno.
Sembra che sia una forma della diplomazia militare.
Non penso che una notizia di portata simile possa essere largamente discussa in Occidente, ma ieri sera Vladimir Putin è arrivato in Mongolia per una visita ufficiale di due giorni. Oggi, il 3 settembre, Putin dovrebbe incontrare il presidente mongolo Ukhnaagiin Khurelsukh, firmare una serie di documenti e deporre fiori presso il monumento al maresciallo sovietico Georgy Zhukov (la visita di Putin coincide con l’85° anniversario della vittoria congiunta delle truppe sovietiche e mongole sulle forze giapponesi a Khalkhin-Gol nel 1939).
Ma tra i russi alcuni si sono ricordati che la Mongolia è membro della Corte penale internazionale (CPI) e deve formalmente arrestare Vladimir Putin, che è sulla lista internazionale di ricercati per – formalmente – il trasferimento di bambini dall’Ucraina alla Russia. Questa è la prima visita di Putin in un Paese che ha ratificato lo Statuto di Roma da quando è stato emesso il mandato di arresto. Di conseguenza, c’è chi spera che Putin venga realmente arrestato…
Ebbene, penso che sia fortemente ingiusto alimentare le false speranze: Putin non è un tipo particolarmente coraggioso, quindi non avrebbe mai accettato l’idea di andare in uno Stato del genere senza ricevere delle garanzie potentissime circa la propria sicurezza e libertà. Realisticamente parlando, si potrebbe ipotizzare solo due situazioni in cui Putin possa essere arrestato: se decide di consegnarsi lui (andando lui in qualche Stato europeo) o se le forze militari occidentali (quelle ucraine comprese) decidono di fare una visita al Cremlino. Per ora entrambe le opzioni mi sembrano un po’ troppo teoriche.
E allora perché ci è andato in Mongolia? Sicuramente solo per dimostrare di essere ancora tanto «autorevole e potente» da poter fare le visite internazionali, anche negli Stati che hanno ratificato lo Statuto di Roma.
Non mi ricordo se lo avevo scritto (forse sì, forse anche più di una volta), ma Putin, ogni volta che vede un problema serio che dovrebbe risolvere – o, almeno, commentare – lui, si nasconde finché il problema non si risolva «da solo». A volte, molto raramente, decide però di fare il tipo coraggioso e non si nasconde fisicamente: riduce notevolmente le apparizioni in pubblico, ma quando appare fa finta che non stia succedendo alcunché di problematico.
Quasi due settimane fa l’esercito ucraino ha iniziato il proprio intervento sul territorio russo. Putin ha preteso che tutti chiamassero quella invasione esclusivamente con l’espressione «situazione straordinaria», ha ordinato di dare 10.000 rubli (poco più di cento euro) a ogni profugo russo che è scappato perdendo tutto, ha detto che il Ministero della «Difesa» deve risolvere al più presto la «situazione»… E poi basta, durante le rare apparizioni seguenti si occupato di altro: si incontrato con un esponente del Hamas, ha fatto qualche riunione dove ha parlato male dei cattivi anglosassoni e bene della presunta superiorità tecnologica militare russa… Ieri sera, addirittura si è recato a Baku con una visita di Stato di due giorni per parlare con il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev «delle questioni di attualità della politica regionale e internazionale, in particolare sul tema dell’insediamento azero-armeno».
La ex cancelliera Angela Merkel ha fatto diversi errori nei rapporti con la Russia putiniana, ma almeno una conclusione è ancora molto attuale: Putin vive in un mondo alternativo.
Secondo le immagini satellitari di Google del 6 maggio 2024, a 3,7 chilometri dalla residenza di Vladimir Putin a Valdai (una delle sue numerose residenze fuori Mosca, dove passa la maggior parte del suo tempo) è stato installato un secondo sistema di difesa aerea Pantsir-S1. A giudicare dalle immagini, il sistema di difesa aerea è stato installato su una torre appositamente costruita sull’isola di Ryabinovy. In precedenza, una struttura del genere con un sistema di difesa aerea era stata avvistata nella regione di Mosca. Il Conflict Intelligence Team ha ipotizzato che la torre sarebbe più comoda per coprire lo spazio aereo dai droni ucraini.
I giornalisti di Radio Svoboda hanno studiato la storia delle immagini satellitari del servizio Planet.com e hanno concluso che il sistema di difesa aerea vicino alla residenza di Putin a Valdai è apparsa nel marzo 2024.
Non so quanta influenza il Cremlino collettivo abbia su Google: a volte capitano degli episodi strani di autocensura dei famosi siti americani per quanto riguarda la pubblicazione delle informazioni sgradevoli a Putin. Di conseguenza, andate a vedere anche voi, appena potete, quelle immagini satellitari. Chissà per quanto tempo rimangono disponibili…