L’articolo segnalato per questo finesettimana è il commento scientifico al desiderio di Vladimir Putin e Xi Jinping di vivere almeno fino a 150 anni.
In questo preciso momento storico potrebbe logicamente sembrare che ci interessa prima di tutto la lunghezza della vita del primo (sperando che 150 sia seguito da qualche altra unità di misura del tempo). Mentre in realtà ci dovrebbe interessare anche il secondo: sta facendo dei grandi progressi nell’apprendere i metodi del primo.
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L’articolo consigliato oggi è la cronologia degli «eventi» e dichiarazioni che hanno preceduto la proposta impossibile di Putin sul luogo di incontro con Zelensky.
I lettori particolarmente attenti e forti in aritmetica si accorgeranno — forse — che tale cronologia copre un periodo leggermente superiore alle canoniche «due settimane». Due settimane che un personaggio noto a tutti aspetterà ancora una volta per capire se Putin vuole realmente incontrare Zelensky.
Noi, i comuni mortali, lo possiamo vedere già ora.
Bloomberg scrive che nella trasmissione televisiva della parata militare a Pechino (svoltasi ieri, il 3 settembre) è stato possibile vedere alcuni frammenti di una conversazione tra Xi Jinping e Putin sulla possibilità di aumentare la durata della vita grazie alle moderne tecnologie. Pçutin ha affermato che «grazie allo sviluppo delle biotecnologie, gli organi umani possono essere trapiantati continuamente» e in questo modo si può persino raggiungere l’immortalità. Xi Jinping, dispone, in base alla sua reazione, di informazioni meno incoraggianti ma comunque piacevoli: «in questo secolo c’è la possibilità di vivere fino a 150 anni».
Entrambi i nonni hanno discusso, ovviamente, di come prolungare la vita dei loro sudditi. Vero, no?
Seriamente parlando, non mi interessa tanto sapere come esattamente Xi Jinping intenda vivere fino a 150 anni (ora ne ha 72, come Putin).
Mentre le parole di Putin sulla costante trapianto di organi sono un argomento che merita molta più attenzione. Penso che i giornalisti seri debbano approfondire l’argomento nelle loro prossime indagini. Si potrebbe garantirsi un lavoro realmente interessante per diversi anni in avanti, provando a rispondere almeno alle domande più ovvie. Per esempio…
Putin ha riferito a Xi i risultati delle ricerche teoriche di qualcuno? Di chi esattamente? Di qualche vero scienziato?
Hanno già iniziato a testare questo sistema di immortalità? E l’hanno già provato su Putin? Cosa gli hanno trapiantato? Chi, dove e in quale parte del corpo?
E chi sono i donatori degli organi dell’immortalità? Se fino a poco tempo fa, anche solo per avvicinarsi a Putin per meno di dieci metri (vi ricordate i suoi mega-tavoli?), era necessario stare in quarantena per due settimane, come vengono selezionati i corpi dei donatori?
O al momento della scelta, il corpo viene ancora chiamato con un altro nome e risponde pure a fattori esterni?
E il sistema di prelievo di organi su larga scala o pezzo per pezzo è già stato sviluppato, almeno in teoria? Si può vedere? … Anche se no, il desiderio di vedere è già un attentato al segreto di Stato.
Insomma, fate uno sforzo (in tutti i sensi) e indagate.
Ieri Putin è arrivato in Cina per una visita ufficiale eccezionalmente lunga: ben quattro giorni. Parteciperà al vertice della Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (OCS, ne fanno parte anche Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan) a Tianjin, dopodiché andrà a Pechino dove incontrerà il presidente cinese Xi Jinping e, separatamente, il leader nordcoreano Kim Jong-un. L’ultimo giorno della visita, poi, parteciperà alla parata militare in piazza Tiananmen, dedicata all’80° anniversario della fine della Seconda guerra mondiale.
In questa notizia inizialmente mi ha incuriosito il fatto che Putin ha trovato il coraggio di uscire dalla Russia per un periodo così prolungato. Ma ho poi ho pensato che i personaggi abbastanza dotati di cogl coraggiosi per approfittarsi della sua assenza avrebbero già fatto qualcosa tempo fa: in una di quelle numerosissime occasioni quando Putin si assenta da Mosca per motivi famigliari, per i tentativi di comunicazione con le divinità pseudo-cristiane che si inventato o, semplicemente, per usare qualcuna delle sue residenze in giro per la Russia (nonostante una convinzione molto diffusa in Occidente, Putin passa pochissimo tempo a Mosca).
Il mio pensiero numero due è stato: perché le autorità russe tentano costantemente di inserire la Cina tra i vincitori della Seconda guerra mondiale? Capisco che a maggio bisogna invitare per forza qualche politico straniero alla parata della vittoria (quelli occidentali non sono più disponibili per ovvi motivi), ma in altri periodi dell’anno a cosa serve? Insomma, sono andato a controllare se la partecipazione cinese alla Seconda guerra mondiale sia andata oltre sino-giapponese: potrebbe essere che mi sia dimenticato qualcosa…
Ebbene, si tratta dell’unica partecipazione cinese rilevante. Ed era ufficialmente finita il 2 settembre 1945. La relativa parata militare si fa il 3 settembre: mi sembra logico. Quindi ora sappiamo che Putin e Xi Jinping, fino alla fine di uno dei due, da ora in poi avranno due date degli incontri personali fisse all’anno: il 9 maggio e il 2 settembre.
Non so ancora quali conclusioni si potrebbe trarre da questa preziosissima conoscenza.
La foto migliore dell’incontro in Alaska è quella dove il criminale di Cremlino sta raccontando – palesemente con successo – un’altra porzione di stronzate al credulone della Casa Bianca:
La migliore caricatura, poi, è questa:
Nel frattempo, secondo le informazioni trapelate dai media, dopo l’incontro con Putin, Trump avrebbe cercato di promuovere – nei colloqui telefonici con Zelensky e con i leader europei – l’idea dello scambio di territori ucraini proposta da Putin, con la quale lui stesso sarebbe d’accordo.
Lo scambio di territori dovrebbe consistere, secondo la proposta di Putin, nel trasferimento da parte dell’Ucraina alla Russia dei territori delle regioni di Donetsk e Luhansk che la Russia non controlla (insieme alle città, alle fortificazioni militari e, soprattutto, alla popolazione che vi risiede che vi risiede), in cambio della generosa rinuncia da parte della Russia a rivendicare i territori delle regioni di Zaporizhia e Kherson, che sempre essa non controlla. In altre parole, Putin ha proposto di cedergli ciò che non gli appartiene in cambio di ciò che non gli appartiene ancora di più.
Zelensky – che sorpresa – ha rifiutato.
Trump è molto indignato e irritato da tale intransigenza.
Questo è ciò che lui e Putin chiamano „l’arte di concludere accordi“.
Ma vedo che nelle teste di un grande numero di europei questa follia non trova posto. Non capiscono che si tratta di uno „scambio“ di qualcosa che non è di Putin con qualcosa che è ancora meno di Putin…
Ho letto – ma solo in una fonte – che il video riportato sotto è stato trasmesso più volte dalla televisione federale russa nei giorni precedenti l’incontro tra Putin e Trump. Non posso verificare il fatto della trasmissione: anche prima della guerra guardavo pochissimo la televisione. Ma non posso nemmeno non crederci, conoscendo la „creatività“ dei propagandisti statali russi.
Per coloro che non capiscono i sottotitoli in russo, preciso: nel video vengono elencati i „grandi momenti di amicizia tra la Russia e gli USA“, la scritta finale dice „Noi insieme creiamo il futuro“.
Ovviamente, si potrebbe fare un sacco di domande relative al video, ma una continua a turbarmi in un modo particolare: perché nel video un tipo (gli Stati Uniti o Trump?) balla con una tipa (la Russia o Putin?) e, secondo i creatori patriottici del video, cosa dovrebbe succedere tra i due dopo questi divertimenti comuni?
Spero che non lo abbiano mostrato a Putin…
In Alaska si sono veramente incontrati Hitler e Roosevelt (ma no, questo è un complimento troppo grande per entrambi), un criminale e un narcisista. Di cosa e perché abbiano parlato, io ancora non l’ho capito. Ma capisco, come avevo capito già prima del loro incontro, che entrambi sono rimasti molto soddisfatti del fatto stesso dell’incontro: per ciascuno di loro è stata una mossa pubblicitaria di grandissimo valore.
È stato molto più interessante, per diversi giorni antecedenti l’incontro, leggere e ascoltare come persone intelligenti cercavano di inventare ragioni logiche per definire l’incontro in Alaska un evento che avesse almeno un qualche significato e importanza. Uno dei partecipanti non ha l’intenzione di finire la guerra, il secondo non ha l’intenzione di intraprendere azioni significative e coerenti per costringere il primo alla pace, mentre la seconda parte in guerra non era nemmeno presente all’incontro. Allora perché sprecare energie mentali per costruire concetti astratti quando ci sono argomenti molto più concreti da affrontare? Un mistero!
Leggo sempre di più sul probabile incontro «dal vivo» tra Trump e Putin. Non si capisce ancora dove, quando e a quali condizioni, ma pare che entrambe le parti stiano considerando la possibilità di questo incontro.
Tutti scrivono e parlano dei dubbi di cui sopra, ma quasi nessuno scrive o parla del mistero principale: perché dovrebbero incontrarsi fisicamente? Cosa si potranno dire di diverso da quello che si sono già detti più volte via telefono? Possono fare qualcosa oltre a parlare? Ma Putin non gioca a golf e Trump non gioca a hockey…
N.B. tra parentesi: (per me l’espressione «hockey su ghiaccio» suona un po’ come «calcio su erba»). Parentesi chiusa.
L’unica utilità dell’ipotetico incontro «offline» tra Trump e Putin è fare molto contento Putin. Infatti, si sentirà ancora più accettato a livello internazionale, ammesso nei club dei veri personaggi importanti e potenti, riconosciuto come un grande leader. Ma siete sicuri che sia una concessione tanto utile?
L’articolo segnalato nella edizione odierna della ormai tradizionale rubrica collega in un unico schema Putin, Orban, l’UE, il petrolio e tutti quelli che sanno guadagnare con tutte le parole appena elencate. È uno schema che in una certa misura condizionava la vita europea prima della guerra, lo condiziona ora e per chissà quanto tempo condizionerà ancora.
A volte è bello consigliare degli articoli di portata un po’ più grande del solito.
Ieri Maria Zakharova, la rappresentante ufficiale del Ministero degli Esteri russo, nel corso della trasmissione «60 Minuti» del canale televisivo statale Rossiya 1 ha dichiarato: la composizione della delegazione russa al secondo round di negoziati con l’Ucraina a Istanbul sarà la stessa dei colloqui del 16 maggio.
Il giorno prima, il 28 maggio, Donald Trump ha dichiarato: nel corso delle prossime due settimane scopriremo se Putin vuole la pace… Eh? Putin vuole cosa? Riusciremo a scoprire qualcosa? Ok, non importa. L’importante è che Trump aveva fatto la stessa dichiarazione il 19 maggio, il 27 aprile… In pratica, fa la stessa dichiarazione ogni due o tre settimane e ogni volta conta di scoprire qualcosa. La prossima volta dovrebbe capitare il 12 giugno: conoscendo Trump, non mi sorprenderò.
Mentre voi non dovreste sorprendervi per il fatto che Putin manda a Istanbul gli stessi buffoni di prima. Perché voi non siete Trump che spera di scoprire qualcosa.