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La tesi principale della telefonata

Prima dell’incontro di ieri tra Donald Trump e Vladimir Zelensky a Mar-a-Lago, c’era stata una conversazione telefonica tra Trump e Putin (di durata 1 ora e 15 minuti, sarebbe avvenuta per iniziativa statunitense). In base alla dichiarazione dell’assistente di Putin Yury Ushakov, Trump e Putin concordano sul «fatto» che il cessate il fuoco temporaneo in Ucraina «porta a un protrarsi del conflitto».
Non ho ancora visto delle smentite da parte dei due personaggi che si erano telefonati, di conseguenza suppongo che questa interessantissima tesi sia stata discussa realmente.
Sarebbe troppo banale ricordare, per milionesima volta, che noi conosciamo la persona fa tutto il possibile poché la guerra (non un non ben definito «conflitto») si protragga. È la stessa persona che ha iniziato la guerra. Ed è la stessa persona che tecnicamente può finirla in qualsiasi momento.
È più interessante supporre che Trump ha molta più paura di Putin vivo che di Epstein morto. Nemmeno questa tesi è nuova (da mesi vediamo Trump ripetere tutto ciò che gli Dice Putin), ma sarebbe interessante studiarla più in dettaglio.
Nel frattempo, vi faccio notare: la nuova strategia di Putin è quella di rifiutare tutte le proposte sulle quali Zelensky insiste di più. Appena Zelensky se ne accorge (oppure se n’è già accorto?), riesce ad adottare una strategia diplomatica più efficace.


La lettura del sabato

Guardiamo il calendario: quest’anno Putin sembra aver deciso di non tenere il discorso annuale davanti alle camere riunite del Parlamento (anche se continua ad essere obbligato a farlo ogni anno secondo la sua stessa Costituzione). In compenso, ieri ha tenuto l’ennesima «Linea diretta», uno spettacolo in cui tradizionalmente risponde per diverse ore alle domande dei «giornalisti» e dei «cittadini comuni» e regala a pochi fortunati nuovi gabinetti in cortile, scope e altre cose belle.
Le persone normali non guardano, non ascoltano e non leggono nemmeno questa esibizione da circo, mentre i giornalisti sono costretti a farlo: è il loro lavoro. E appositamente per noi, persone comuni e normali, i veri giornalisti hanno fatto un breve riassunto della «Linea diretta 2025» e hanno commentato tutte le bugie che Putin ha pronunciato nel suo corso: ecco la parte uno e la parte due. In sostanza, si tratta di un breve riassunto delle stronzate che ha raccontato nel corso del 2025.
Quindi, se vi interessa, leggete pure.


Solo due piccole constatazioni

La CNN riferisce: Trump, parlando con i giornalisti a bordo del suo aereo durante il volo verso l’Asia, ha dichiarato che Putin dovrebbe concentrarsi sulla fine della guerra con l’Ucraina invece di testare missili (si è riferito ai test del «Burevestnik»).

Lui [Putin] avrebbe dovuto porre fine alla guerra. Una guerra che avrebbe dovuto durare una settimana è ormai giunta al quarto anno. È questo che dovrebbe fare, invece di testare missili.

Da questa brevissima notizia possiamo apprendere ben due concetti grandi:
1) Trump continua a non capire che Putin non vuole la fine della guerra (in realtà, questa incomprensione è evidente già da tempo);
2) nella testa di Trump – nonostante tutte le sue dichiarazioni degli ultimi giorni – si sono radicate alcune favole raccontate da Putin (il quale, evidentemente, è ancora convinto che avrebbe potuto battere l’Ucraina in pochi giorni).
I test russi del «Burevestnik» sono stati pubblicizzati proprio perché Putin vuole dimostrare (anche a se stesso) che nessuno ha i mezzi per costringerlo a smettere di fare quello che sta facendo: non solo in Ucraina, ma in generale.
Senza la comprensione del nemico sicuramente non si riuscirà a batterlo. Trump che non comprende (e non esclude nemmeno la propria candidatura al terzo mandato) è solo uno dei tanti. Quindi la speranza nelle cause naturali della fine è sempre più sola.


La lettura del sabato

Gli economisti russi Sergey Aleksashenko, Vladislav Inozemtsev e Dmitry Nekrasov (politicamente giusti, lo garantisco io) hanno pubblicato la scorsa settimana un nuovo rapporto (quello dell’anno scorso, immagino, lo abbiate già letto). Questa volta si parla di cosa potrebbe succedere alla economia russa nei prossimi dieci anni, fino alla fine dell’attuale termine massimo del mandato presidenziale di Putin nel 2036.
Ora non pensiamo alla validità giuridica e/o alla probabile durata fisica di questo mandato, poiché di fatto Putin rimarrà sul trono finché vorrà / potrà. Ma è interessante e utile leggere l’ipotesi sullo stato della futura economia «putiniana». Ancora oggi incontro persone benintenzionate che fantasticano sul fatto che, dato che l’economia non va bene, Putin finirà presto i soldi per la guerra. In realtà, non è proprio così: il mondo, purtroppo, non funziona sempre come lo vorremmo noi.
Certo, a volte funziona, ma raramente.
Quindi il rapporto è una interessante variante di previsione. Leggetelo.


Prima o poi si incontreranno

L’agenzia Reuters, citando un alto funzionario della Casa Bianca, scrive che l’incontro tra Trump e Putin a Budapest non è previsto «nel prossimo futuro». Trump sembra ritenere che entrambe le parti in guerra «non siano ancora pronte per i negoziati». In effetti, non si vede alcuna disponibilità: il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha dichiarato che gli appelli a un cessate il fuoco immediato in Ucraina sono in contrasto con gli accordi raggiunti in Alaska, come se in Alaska fosse stato raggiunto un accordo con l’Ucraina, la quale non era nemmeno rappresentata.
Nel frattempo, il ministro degli Esteri polacco Radosław Sikorski ha ammesso che se Putin volasse a Budapest attraverso la Polonia per incontrare Trump, il suo aereo potrebbe essere costretto ad atterrare e lui stesso (Putin) potrebbe essere arrestato su ordine della Corte penale internazionale: «Non possiamo garantire che il giudice indipendente non obbligherà il Governo a fermare tale aereo per consegnare l’indagato al tribunale dell’Aia». Ma Putin non sembra ancora scemo fino a quel punto: sicuramente non volerà sopra la Polonia, così come non volerà sopra altri Paesi dell’Europa orientale. Stranamente, non sorvolerà nemmeno la «fraterna Ucraina». Per esempio, Airlive ha mostrato quale potrebbe essere la rotta di volo di Putin per incontrare Trump in Ungheria:

In realtà, che Putin incontri Trump o meno, non fa alcuna differenza. Lo potete immaginar facilmente anche voi. Così come capite che Trump è in grado di cambiare idea sulla opportunità dell’incontro in qualsiasi momento e decidere di incontrare Putin anche il giorno dopo. E affinché qualcosa di positivo inizi ad accadere, deve succedere qualcosa di negativo all’aereo di almeno uno dei due. Nel caso ideale, all’aereo di una persona in particolare.


Può distruggere

The Financial Times scrive che venerdì, durante l’incontro a porte chiuse alla Casa Bianca, Trump ha «rimproverato» Zelensky con urla e parolacce: lo ha avvertito che Putin, se lo volesse, potrebbe «distruggere» l’Ucraina e ha insistito che Zelensky cedesse il Donbass alla Russia. Secondo un funzionario europeo a conoscenza dei dettagli dell’incontro, la retorica di Trump ha in gran parte ripreso le tesi ben note di Putin.
Già da questa breve sintesi della notizia possiamo capire definitivamente che Trump non sa assolutamente nulla della guerra in Ucraina alla quale vuole tanto porre fine (ovviamente entro 24 ore, le quali inizieranno dopo le ennesime due settimane). Perché se sapesse qualcosa di questa guerra, si renderebbe conto dell’assurdità dell’affermazione secondo cui «Putin, se lo volesse, distruggerebbe l’Ucraina». Putin vuole distruggere l’Ucraina (e non solo essa), ma il suo esercito impiega mesi (e talvolta anni) di tempo, oltre a enormi risorse umane e materiali, per conquistare un singolo villaggio ucraino o una singola piccola città.
Trump potrebbe distruggere l’esercito di Putin semplicemente fornendo armi alle forze armate ucraine e dando un magico calcio motivazionale alla NATO, ma per qualche strano motivo non vuole farlo. Invece di diventare il vincitore dell’attuale male mondiale, preferisce essere un consumatore costante di tutta quella merda che Putin gli rifila nelle conversazioni telefoniche e personali. Ormai alla età avanzata che ha, ha fatto una scelta di vita assurda.


Sembra un buon fallimento

Trump ha dichiarato che la proposta di Putin di continuare ad attenersi alle restrizioni previste dal trattato sulle misure per l’ulteriore riduzione e limitazione delle armi strategiche offensive (START III), che scadrà il 5 febbraio 2026, «sembra una buona idea».
Sicuramente vi ricordate che lo START III è un accordo tra Russia e Stati Uniti sulle misure per l’ulteriore riduzione e limitazione delle armi strategiche offensive, firmato dai presidenti Dmitry Medvedev e Barack Obama nel 2010. L’accordo limita il numero di testate nucleari di ciascuna parte a 1550 e il numero di missili balistici intercontinentali, missili balistici su sottomarini e bombardieri pesanti a 700. Nel 2021 Putin e Biden avevano concordato di prorogare l’accordo per altri cinque anni.
Sicuramente potete immaginare anche quale schema sembra «una buona idea» a Putin: non prorogare l’accordo; proporre a Trump di rispettare l’accordo non prorogato; fare di nascosto quello che si vuole; ridere di Trump che sta rispettando da solo l’accordo non prorogato. Non sono sicuro al 100% che andrà così, ma sarebbe il comportamento tipico di Putin.
Mentre la dichiarazione «sembra una buona idea» di Trump è l’ennesima manifestazione del vecchissimo problema dell’Occidente nei rapporti con Putin: credere a quello che dice. Forse Trump è uno degli ultimi a non averlo ancora capito.


I paragoni in generale giusti

Direi che in parte è vero, ma solo in parte:

È vero in parte perché Trump sta imparando bene, ma spesso agisce troppo in fretta. Il «segreto del successo» di Putin sta nel fatto chiudeva o vietava qualcosa molto spesso, ma a piccolissime dosi: così la maggioranza della gente spensierata non si accorgeva oppure non protestava «per così poco».


La lettura del sabato

L’articolo segnalato per questo finesettimana è il commento scientifico al desiderio di Vladimir Putin e Xi Jinping di vivere almeno fino a 150 anni.
In questo preciso momento storico potrebbe logicamente sembrare che ci interessa prima di tutto la lunghezza della vita del primo (sperando che 150 sia seguito da qualche altra unità di misura del tempo). Mentre in realtà ci dovrebbe interessare anche il secondo: sta facendo dei grandi progressi nell’apprendere i metodi del primo.


La lettura del sabato

L’articolo consigliato oggi è la cronologia degli «eventi» e dichiarazioni che hanno preceduto la proposta impossibile di Putin sul luogo di incontro con Zelensky.
I lettori particolarmente attenti e forti in aritmetica si accorgeranno — forse — che tale cronologia copre un periodo leggermente superiore alle canoniche «due settimane». Due settimane che un personaggio noto a tutti aspetterà ancora una volta per capire se Putin vuole realmente incontrare Zelensky.
Noi, i comuni mortali, lo possiamo vedere già ora.