L’archivio del tag «putin»

La lettura del sabato

Gli economisti russi Sergey Aleksashenko, Vladislav Inozemtsev e Dmitry Nekrasov (politicamente giusti, lo garantisco io) hanno pubblicato la scorsa settimana un nuovo rapporto (quello dell’anno scorso, immagino, lo abbiate già letto). Questa volta si parla di cosa potrebbe succedere alla economia russa nei prossimi dieci anni, fino alla fine dell’attuale termine massimo del mandato presidenziale di Putin nel 2036.
Ora non pensiamo alla validità giuridica e/o alla probabile durata fisica di questo mandato, poiché di fatto Putin rimarrà sul trono finché vorrà / potrà. Ma è interessante e utile leggere l’ipotesi sullo stato della futura economia «putiniana». Ancora oggi incontro persone benintenzionate che fantasticano sul fatto che, dato che l’economia non va bene, Putin finirà presto i soldi per la guerra. In realtà, non è proprio così: il mondo, purtroppo, non funziona sempre come lo vorremmo noi.
Certo, a volte funziona, ma raramente.
Quindi il rapporto è una interessante variante di previsione. Leggetelo.


Prima o poi si incontreranno

L’agenzia Reuters, citando un alto funzionario della Casa Bianca, scrive che l’incontro tra Trump e Putin a Budapest non è previsto «nel prossimo futuro». Trump sembra ritenere che entrambe le parti in guerra «non siano ancora pronte per i negoziati». In effetti, non si vede alcuna disponibilità: il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha dichiarato che gli appelli a un cessate il fuoco immediato in Ucraina sono in contrasto con gli accordi raggiunti in Alaska, come se in Alaska fosse stato raggiunto un accordo con l’Ucraina, la quale non era nemmeno rappresentata.
Nel frattempo, il ministro degli Esteri polacco Radosław Sikorski ha ammesso che se Putin volasse a Budapest attraverso la Polonia per incontrare Trump, il suo aereo potrebbe essere costretto ad atterrare e lui stesso (Putin) potrebbe essere arrestato su ordine della Corte penale internazionale: «Non possiamo garantire che il giudice indipendente non obbligherà il Governo a fermare tale aereo per consegnare l’indagato al tribunale dell’Aia». Ma Putin non sembra ancora scemo fino a quel punto: sicuramente non volerà sopra la Polonia, così come non volerà sopra altri Paesi dell’Europa orientale. Stranamente, non sorvolerà nemmeno la «fraterna Ucraina». Per esempio, Airlive ha mostrato quale potrebbe essere la rotta di volo di Putin per incontrare Trump in Ungheria:

In realtà, che Putin incontri Trump o meno, non fa alcuna differenza. Lo potete immaginar facilmente anche voi. Così come capite che Trump è in grado di cambiare idea sulla opportunità dell’incontro in qualsiasi momento e decidere di incontrare Putin anche il giorno dopo. E affinché qualcosa di positivo inizi ad accadere, deve succedere qualcosa di negativo all’aereo di almeno uno dei due. Nel caso ideale, all’aereo di una persona in particolare.


Può distruggere

The Financial Times scrive che venerdì, durante l’incontro a porte chiuse alla Casa Bianca, Trump ha «rimproverato» Zelensky con urla e parolacce: lo ha avvertito che Putin, se lo volesse, potrebbe «distruggere» l’Ucraina e ha insistito che Zelensky cedesse il Donbass alla Russia. Secondo un funzionario europeo a conoscenza dei dettagli dell’incontro, la retorica di Trump ha in gran parte ripreso le tesi ben note di Putin.
Già da questa breve sintesi della notizia possiamo capire definitivamente che Trump non sa assolutamente nulla della guerra in Ucraina alla quale vuole tanto porre fine (ovviamente entro 24 ore, le quali inizieranno dopo le ennesime due settimane). Perché se sapesse qualcosa di questa guerra, si renderebbe conto dell’assurdità dell’affermazione secondo cui «Putin, se lo volesse, distruggerebbe l’Ucraina». Putin vuole distruggere l’Ucraina (e non solo essa), ma il suo esercito impiega mesi (e talvolta anni) di tempo, oltre a enormi risorse umane e materiali, per conquistare un singolo villaggio ucraino o una singola piccola città.
Trump potrebbe distruggere l’esercito di Putin semplicemente fornendo armi alle forze armate ucraine e dando un magico calcio motivazionale alla NATO, ma per qualche strano motivo non vuole farlo. Invece di diventare il vincitore dell’attuale male mondiale, preferisce essere un consumatore costante di tutta quella merda che Putin gli rifila nelle conversazioni telefoniche e personali. Ormai alla età avanzata che ha, ha fatto una scelta di vita assurda.


Sembra un buon fallimento

Trump ha dichiarato che la proposta di Putin di continuare ad attenersi alle restrizioni previste dal trattato sulle misure per l’ulteriore riduzione e limitazione delle armi strategiche offensive (START III), che scadrà il 5 febbraio 2026, «sembra una buona idea».
Sicuramente vi ricordate che lo START III è un accordo tra Russia e Stati Uniti sulle misure per l’ulteriore riduzione e limitazione delle armi strategiche offensive, firmato dai presidenti Dmitry Medvedev e Barack Obama nel 2010. L’accordo limita il numero di testate nucleari di ciascuna parte a 1550 e il numero di missili balistici intercontinentali, missili balistici su sottomarini e bombardieri pesanti a 700. Nel 2021 Putin e Biden avevano concordato di prorogare l’accordo per altri cinque anni.
Sicuramente potete immaginare anche quale schema sembra «una buona idea» a Putin: non prorogare l’accordo; proporre a Trump di rispettare l’accordo non prorogato; fare di nascosto quello che si vuole; ridere di Trump che sta rispettando da solo l’accordo non prorogato. Non sono sicuro al 100% che andrà così, ma sarebbe il comportamento tipico di Putin.
Mentre la dichiarazione «sembra una buona idea» di Trump è l’ennesima manifestazione del vecchissimo problema dell’Occidente nei rapporti con Putin: credere a quello che dice. Forse Trump è uno degli ultimi a non averlo ancora capito.


I paragoni in generale giusti

Direi che in parte è vero, ma solo in parte:

È vero in parte perché Trump sta imparando bene, ma spesso agisce troppo in fretta. Il «segreto del successo» di Putin sta nel fatto chiudeva o vietava qualcosa molto spesso, ma a piccolissime dosi: così la maggioranza della gente spensierata non si accorgeva oppure non protestava «per così poco».


La lettura del sabato

L’articolo segnalato per questo finesettimana è il commento scientifico al desiderio di Vladimir Putin e Xi Jinping di vivere almeno fino a 150 anni.
In questo preciso momento storico potrebbe logicamente sembrare che ci interessa prima di tutto la lunghezza della vita del primo (sperando che 150 sia seguito da qualche altra unità di misura del tempo). Mentre in realtà ci dovrebbe interessare anche il secondo: sta facendo dei grandi progressi nell’apprendere i metodi del primo.


La lettura del sabato

L’articolo consigliato oggi è la cronologia degli «eventi» e dichiarazioni che hanno preceduto la proposta impossibile di Putin sul luogo di incontro con Zelensky.
I lettori particolarmente attenti e forti in aritmetica si accorgeranno — forse — che tale cronologia copre un periodo leggermente superiore alle canoniche «due settimane». Due settimane che un personaggio noto a tutti aspetterà ancora una volta per capire se Putin vuole realmente incontrare Zelensky.
Noi, i comuni mortali, lo possiamo vedere già ora.


Immortalità o 150 anni?

Bloomberg scrive che nella trasmissione televisiva della parata militare a Pechino (svoltasi ieri, il 3 settembre) è stato possibile vedere alcuni frammenti di una conversazione tra Xi Jinping e Putin sulla possibilità di aumentare la durata della vita grazie alle moderne tecnologie. Pçutin ha affermato che «grazie allo sviluppo delle biotecnologie, gli organi umani possono essere trapiantati continuamente» e in questo modo si può persino raggiungere l’immortalità. Xi Jinping, dispone, in base alla sua reazione, di informazioni meno incoraggianti ma comunque piacevoli: «in questo secolo c’è la possibilità di vivere fino a 150 anni».
Entrambi i nonni hanno discusso, ovviamente, di come prolungare la vita dei loro sudditi. Vero, no?
Seriamente parlando, non mi interessa tanto sapere come esattamente Xi Jinping intenda vivere fino a 150 anni (ora ne ha 72, come Putin).
Mentre le parole di Putin sulla costante trapianto di organi sono un argomento che merita molta più attenzione. Penso che i giornalisti seri debbano approfondire l’argomento nelle loro prossime indagini. Si potrebbe garantirsi un lavoro realmente interessante per diversi anni in avanti, provando a rispondere almeno alle domande più ovvie. Per esempio…
Putin ha riferito a Xi i risultati delle ricerche teoriche di qualcuno? Di chi esattamente? Di qualche vero scienziato?
Hanno già iniziato a testare questo sistema di immortalità? E l’hanno già provato su Putin? Cosa gli hanno trapiantato? Chi, dove e in quale parte del corpo?
E chi sono i donatori degli organi dell’immortalità? Se fino a poco tempo fa, anche solo per avvicinarsi a Putin per meno di dieci metri (vi ricordate i suoi mega-tavoli?), era necessario stare in quarantena per due settimane, come vengono selezionati i corpi dei donatori?
O al momento della scelta, il corpo viene ancora chiamato con un altro nome e risponde pure a fattori esterni?
E il sistema di prelievo di organi su larga scala o pezzo per pezzo è già stato sviluppato, almeno in teoria? Si può vedere? … Anche se no, il desiderio di vedere è già un attentato al segreto di Stato.
Insomma, fate uno sforzo (in tutti i sensi) e indagate.


Si assenterà per quattro giorni

Ieri Putin è arrivato in Cina per una visita ufficiale eccezionalmente lunga: ben quattro giorni. Parteciperà al vertice della Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (OCS, ne fanno parte anche Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan) a Tianjin, dopodiché andrà a Pechino dove incontrerà il presidente cinese Xi Jinping e, separatamente, il leader nordcoreano Kim Jong-un. L’ultimo giorno della visita, poi, parteciperà alla parata militare in piazza Tiananmen, dedicata all’80° anniversario della fine della Seconda guerra mondiale.
In questa notizia inizialmente mi ha incuriosito il fatto che Putin ha trovato il coraggio di uscire dalla Russia per un periodo così prolungato. Ma ho poi ho pensato che i personaggi abbastanza  dotati di cogl  coraggiosi per approfittarsi della sua assenza avrebbero già fatto qualcosa tempo fa: in una di quelle numerosissime occasioni quando Putin si assenta da Mosca per motivi famigliari, per i tentativi di comunicazione con le divinità pseudo-cristiane che si inventato o, semplicemente, per usare qualcuna delle sue residenze in giro per la Russia (nonostante una convinzione molto diffusa in Occidente, Putin passa pochissimo tempo a Mosca).
Il mio pensiero numero due è stato: perché le autorità russe tentano costantemente di inserire la Cina tra i vincitori della Seconda guerra mondiale? Capisco che a maggio bisogna invitare per forza qualche politico straniero alla parata della vittoria (quelli occidentali non sono più disponibili per ovvi motivi), ma in altri periodi dell’anno a cosa serve? Insomma, sono andato a controllare se la partecipazione cinese alla Seconda guerra mondiale sia andata oltre sino-giapponese: potrebbe essere che mi sia dimenticato qualcosa…
Ebbene, si tratta dell’unica partecipazione cinese rilevante. Ed era ufficialmente finita il 2 settembre 1945. La relativa parata militare si fa il 3 settembre: mi sembra logico. Quindi ora sappiamo che Putin e Xi Jinping, fino alla fine di uno dei due, da ora in poi avranno due date degli incontri personali fisse all’anno: il 9 maggio e il 2 settembre.
Non so ancora quali conclusioni si potrebbe trarre da questa preziosissima conoscenza.


L’arte di inventare gli schemi

La foto migliore dell’incontro in Alaska è quella dove il criminale di Cremlino sta raccontando – palesemente con successo – un’altra porzione di stronzate al credulone della Casa Bianca:

La migliore caricatura, poi, è questa:

Nel frattempo, secondo le informazioni trapelate dai media, dopo l’incontro con Putin, Trump avrebbe cercato di promuovere – nei colloqui telefonici con Zelensky e con i leader europei – l’idea dello scambio di territori ucraini proposta da Putin, con la quale lui stesso sarebbe d’accordo.
Lo scambio di territori dovrebbe consistere, secondo la proposta di Putin, nel trasferimento da parte dell’Ucraina alla Russia dei territori delle regioni di Donetsk e Luhansk che la Russia non controlla (insieme alle città, alle fortificazioni militari e, soprattutto, alla popolazione che vi risiede che vi risiede), in cambio della generosa rinuncia da parte della Russia a rivendicare i territori delle regioni di Zaporizhia e Kherson, che sempre essa non controlla. In altre parole, Putin ha proposto di cedergli ciò che non gli appartiene in cambio di ciò che non gli appartiene ancora di più.
Zelensky – che sorpresa – ha rifiutato.
Trump è molto indignato e irritato da tale intransigenza.
Questo è ciò che lui e Putin chiamano „l’arte di concludere accordi“.
Ma vedo che nelle teste di un grande numero di europei questa follia non trova posto. Non capiscono che si tratta di uno „scambio“ di qualcosa che non è di Putin con qualcosa che è ancora meno di Putin…