L’archivio del tag «politica»

La proroga della legge marziale

Il Parlamento ucraino (Verkhovna Rada) ha prorogato per altri 90 giorni – fino al 13 maggio – la legge marziale e la mobilitazione generale dichiarate dopo l’inizio dell’invasione russa del 24 febbraio 2022. Il relativo disegno di legge, presentato dal Presidente Vladimir Zelensky, è stato sostenuto da 335 deputati su 355, mentre altri 20 non hanno partecipato al voto.
Si tratta di una misura assolutamente logica, normale, purtroppo quotidiana per l’Ucraina di oggi e, di conseguenza, non particolarmente interessante. Io ne scrivo solo per sottolineare un piccolo dettaglio temporaneo: in base alla legislazione ucraina vigente, le elezioni presidenziali, parlamentari e quelle locali sono vietate in Ucraina durante il periodo del vigore della legge marziale. Dunque, ora abbiamo una conferma definitiva del fatto che durante la fase attiva della guerra le elezioni presidenziali ucraine (che avrebbero dovuto svolgersi a marzo) non si faranno. A me questa continua a sembrare l’opzione meno brutta: alle elezioni devono poter partecipare i residenti di tutto il territorio nazionale e scegliere non in base alle promesse populiste (anche quelle normali per le elezioni democratiche) elaborate anche sull’argomento di una guerra difensiva.


Il National Security Archive della George Washington University ha pubblicato 11 documenti relativi alla prima visita del 42-esimo Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton in Russia e ai suoi incontri con l’allora Presidente russo Boris Eltsin. Il vertice Russia-USA si svolse dal 12 al 15 gennaio 1994. Tra i documenti pubblicati vi sono le trascrizioni e i resoconti degli incontri a due tra Eltsin e Clinton, nonché della loro cena a Novo-Ogariovo. In occasione della visita del presidente statunitense, Mosca, Washington e Kiev annunciarono di aver concordato il ritiro dell’arsenale nucleare sovietico dall’Ucraina. Trent’anni dopo, Clinton ha detto di essere dispiaciuto per il fatto che le autorità ucraine avevano rinunciato alle armi nucleari.
I più curiosi possono andare a vedere quei documenti per scoprire – questa vota dai documenti ufficiali – da come si parlava dell’ingresso della Russia nella NATO, della collaborazione USA–Europa–Russia e delle garanzie di sicurezza da dare alla Ucraina.


Il gioco delle mani su X

Al Ministero degli Esteri russo qualcuno ha deciso di raggiungere delle nuove vette del falso e ha pubblicato questo tweet (ancora disponibile):

Per chi non avesse capito, suggerisco: guardate le foto. Il tipo diversamente geniale che si occupa dei media ministeriali evidentemente vuole farci credere che quella mano fosse di Zelensky, ma allo stesso tempo ci fa sapere che quella mano è del militare fotografato da Zelensky stesso.
Il testo del tweet, invece, non ha alcunché di particolare. L’uso della parola «guerrafondai» (come delle altre accuse) da parte del Governo russo nei confronti degli altri è una scena comica che ormai non fa nemmeno ridere perché ripetutasi troppe volte; il personaggio chiamato con la parola «dio» non esiste veramente.


“Maritime Bulletin”

Non posso escludere che qualcuno dei visitatori di questo sito sia stato anche un lettore – almeno occasionale – del sito «Maritime Bulletin», un progetto che fino alla fine di dicembre pubblicava quotidianamente le varie notizie legate alla circolazione delle navi e, soprattutto, i commenti professionali sui vari fenomeni più o meno anomali e irregolari legati, appunto, alla circolazione delle navi.
Ecco, se quei lettori si stanno chiedendo perché il sito non venisse aggiornato dal 28 dicembre 2023, io posso comunicarvi il motivo. Il proprietario e l’autore del «Maritime Bulletin», Mikhail Voytenko, è morto alla fine di dicembre all’età di 65 anni.
Voytenko viveva da anni in Thailandia per motivi di sicurezza politica. Il 1° gennaio 2024, la polizia thailandese ha fatto irruzione nel suo appartamento su richiesta dei suoi parenti rimasti in Russia (con i quali Voytenko non contattava dal 29 dicembre) e lo ha trovato già morto. Pare che si sia trattato di un attacco cardiaco improvviso verificatosi nei giorni precedenti, dunque alla fine di dicembre 2023.
A questo punto, non so per quanto tempo il suo progetto «Maritime Bulletin» possa ancora rimanere online almeno in qualità [attuale] di un archivio. Prima o poi il dominio e il hosting scadranno a causa del mancato pagamento per il rinnovo e il sito sparirà… Almeno che Mikhail Voytenko non abbia lasciato, per le situazioni di emergenza, le password e le istruzioni per il rinnovo a qualcuno: ma noi non lo sappiamo e non abbiamo un mezzo sicuro per scoprirlo.
Di conseguenza, gli studiosi della storia marittima possono provare a salvare i materiali del sito potenzialmente interessanti finché sono ancora disponibili online.
P.S.: il destino dei siti personali, comunque, è triste. La maggior parte di essi è destinata a morire assieme ai loro creatori, senza permettere alla persona di lasciare al mondo una delle proprie opere più importanti.


Boris Johnson e le “trattative”

Nella recente intervista a The Times l’ex premer britannico Boris Johnson ha definito come «total nonsense» e «Russian propaganda» le voci secondo le quali sarebbe stato egli a far saltare, nella primavera del 2022, le «trattative di pace» tra l’Ucraina e la Russia. Almeno in questo caso possiamo essere certi al 101% che Johnson dice la perfetta verità. Possiamo esserne certi per due motivi: uno logico e uno storico.
Il motivo logico per il quale possiamo credere a Johnson consiste nel fatto che all’epoca della propria permanenza alla carica del premier è sempre stato uno dei sostenitori più attivi e coerenti della Ucraina. Non poteva certo dare tutto quell’aiuto militare, diplomatico e morale e, allo stesso tempo, non capire quali fossero le reali intenzioni dello Stato russo. Non poteva non capire che almeno da parte russa non c’era in corso alcuna «trattativa di pace»: era appena stata fallita la missione iniziale di «conquistare Kiev in tre giorni», ma non c’era l’intenzione di accontentarsi di alcune zone dell’est ucraino. Prima o poi gli accordi sarebbero stati violati da Putin e la guerra sarebbe ripartita.
A quanto appena detto si collega il motivo storico per il quale possiamo credere a Boris Johnson: alle famose «trattative» la parte russa era rappresentata solamente da personaggi che non avevano alcun potere decisionale e/o peso rilevante nella struttura del regime putiniano. Le figure più note e «rilevanti» erano, infatti, l’ex ministro della cultura Vladimir Medinsky (un personaggio un po’ particolare, finge di essere uno storico senza esserlo e dichiara che la storia va scritta sulla base delle necessità dello Stato: viene regolarmente sfruttato per questa sua caratteristica) e il ben noto a voi Roman Abramovich (il cui ruolo è rimasto totalmente sconosciuto: non c’entra alcunché con la direzione dello Stato russo). Insomma, «il Cremlino» aveva affidato le trattative alle persone le cui firme, promesse, dichiarazioni e quant’altro valeva più o mento quanto la carta igienica sporca: in qualsiasi momento si poteva disdire tutto perché «creduloni ucraini, vi siete messi d’accordo con la gente che non decide nulla».
Di conseguenza, Boris Johnson non poteva far saltare una trattativa che nessuna delle parti aveva l’obiettivo di realizzare (l’Ucraina non ha mai avuto l’obiettivo di arrendersi di lasciare alla Russia i propri territori).
È bello quando i politici (almeno quelli quasi-ex) dicono la perfetta verità.


Un bel regalo natalizio

La grande scienziata Claudine Gay è l’autrice di ben 11 pubblicazioni scientifiche (prevalentemente sugli argomenti di razza e genere). Tutte quelle pubblicazioni sono in varia misura caratterizzate dalle copiature di vario genere, ma ora non importa più…

Perché la signora Gay si è finalmente decisa di dimettersi dalla Presidenza della Università di Harvard dopo appena sei mesi e due giorni di permanenza. Si è finalmente adeguata al contesto e io ne sono contento: come ogni qualvolta vedo un po’ di giustizia in questo mondo imperfetto.


Il video del 2023

Probabilmente alcuni di voi si sono accorti che il 2023 finisce di domenica. Di conseguenza, ho un motivo in più per postare – in qualità del video domenicale – qualche video-riassunto dell’anno uscente. La ricerca di un video del genere si è però rivelata una missione non facilissima. Infatti, mi sono accorto che quest’anno, pur lasciando l’impressione generale di una pazzia di portata planetaria, non è ricchissimo di eventi veri e propri. Abbiamo visto alcuni la conclusione, lo sviluppo o la stagnazione di alcuni processi negativi, ma mi vengono in mente pochissimi avvenimenti.
Vedo che pure gli autori dei video riassuntivi si sono trovati un po’ in difficoltà. Ecco, per esempio, il video del Time:

Oppure il video del VOX, ancora più strano:

Ma almeno il loro spirito corrisponde, in qualche modo, alla impressione che mi lascia il 2023…
Buon anno a tutti!


Una vittoria tattica

Il Financial Times scrive che alcuni funzionari dell’UE stanno valutando la possibilità di sospendere l’Ungheria dal diritto di voto – in base all’articolo 7 del Trattato UE che lo permette di fare nel caso della violazione della normativa comunitaria – per concordare un nuovo pacchetto di aiuti per l’Ucraina.
Se dovesse essere vero (non ho dei motivi per dubitare, ma non ho ancora visto la notizia ufficiale), non posso commentare il fatto dal punto di vista giuridico: per esempio perché avrei bisogno di leggere bene la parte motivazionale. Di conseguenza, posso solo fare le condoglianze e, allo stesso tempo, complimentarmi ancora una volta con Putin: è riuscito a mettere in crisi il principio della unanimità comunitario (un «valore tradizionale», lui ci tiene ai valori tradizionali) e ha spinto l’UE ad abbandonare tale principio spesso inutile, dannoso e ingiusto per quegli Stati-membri dell’UE che effettivamente danno più degli altri. Potrebbe dunque essere l’inizio di un rafforzamento funzionale dell’UE. Per il merito di quel grande piccolo tattico…
Ah, e provate a immaginare quanto sia in questi giorni arrabbiato il presidente Orban: sono giorni che riceve dei calci in c**o politici in Europa!


Il giovedì 14 dicembre si era tenuta l’ennesima (ma la prima dall’inizio della invasione della Ucraina) «linea diretta» con Vladimir Putin: un mix tra una grande conferenza stampa annuale e una sessione delle risposte pubbliche ai singoli sudditi privati. Questa volta è durata poco più di quattro ore ed è stata priva di grandi dichiarazioni di rilievo da parte del protagonista o di domande scomode da parte dei giornalisti presenti (questo ultimo aspetto non è una grandissima sorpresa ormai da qualche anno).
Ma se volete comunque scoprire quali sono gli argomenti realmente importanti per Putin (compresi quelli esistenti nella sua realtà immaginaria), potete leggere il riassunto delle sue risposte alle domande concordate (sì, tutte) in anticipo con i giornalisti presenti. Molto probabilmente scoprirete qualcosa di nuovo – per voi – su Putin.


L’inizio dei negoziati

Ieri il Consiglio europeo ha deciso di avviare i negoziati di adesione con l’Ucraina e la Moldavia e di concedere alla Georgia lo status di candidato all’adesione all’UE. I primi risultati pratici di queste decisioni si vedranno tra chissà quanti anni, mentre per ora possiamo constatare che si tratta di una grande e importante vittoria morale del presidente ucraino Zelensky. Infatti, sempre ieri, intervenendo in collegamento video a una riunione del Consiglio europeo a Bruxelles, aveva dichiarato che l’indecisione dei leader dell’Unione europea sulla questione dell’avvio dei negoziati con l’Ucraina per l’adesione del Paese all’UE potrebbe essere una vittoria per il presidente russo. Posso (o voglio?) presumere che abbia contribuito alla presa di una giusta decisione.
Una vittoria morale come quella appena nominata in questi giorni ci voleva proprio per Zelensky: non risolve i problemi bellici, ma almeno gli permette di portare un po’ di positività in patria.
Quello che fa preoccupare (o farà preoccupare dopo la prima ondata di entusiasmo) è il fatto che molto probabilmente l’UE si è convinta di non poter offrire alla Ucraina nulla di meglio in questo momento storico.