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La musica del sabato

Avrei inserito il chitarrista spagnolo Andrés Segovia nella mia rubrica musicale già tempo fa, ma è sempre stato difficile farlo per un motivo puramente tecnico: su internet sono pubblicati troppi pochi video con i quali avrei potuto illustrare il mio post. Ci sono alcuni video nei quali si sente (e si vede) suonare Segovia ormai abbastanza anziano e quindi impossibilitato – per dei motivi comprensibilissimi – di muovere le dita come ai tempi migliori. Si tratta di una grande perdita per coloro che apprendono la cultura da YouTube: per esempio, perché Segovia è l’autore di una delle più famose trascrizioni per la chitarra classica della «Asturias», una composizione per pianoforte del compositore spagnolo Isaac Albéniz ritenuta quasi impossibile da suonare con la chitarra (tra le versioni disponibili su YouTube la mia preferita resta quella di Leszek Rojsza).
Ma con il passare del tempo trovo sempre meno probabile che su YouTube possano finalmente comparire le registrazioni di Andrés Segovia realizzate all’apice della sua lunga carriera. Tecnicamente è quasi normale: quel periodo corrisponde alla metà del XX secolo, quindi le eventuali registrazioni andrebbero anche restaurate.
Allo stesso tempo, sarebbe brutto non scrivere di uno dei padri della moderna chitarra accademica. Segovia fece tantissimo per portare il riconoscimento del suo strumento allo stesso livello del pianoforte o del violino, ha trascritto per la chitarra tante composizioni della musica classica, convinse i compositori a lui contemporanei a comporre la musica appositamente per la chitarra e aggiornò la tecnica di esecuzione delle composizioni musicali in modo da permettere l’ascolto della chitarra anche nelle grandi sale da concerto e non solo nei salotti (suonava utilizzando non solo i cuscinetti delle dita ma anche le unghie, il che rendeva il suono più forte e più nitido; tale tecnica aveva anche portato all’utilizzo dei nuovi materiali per la fabbricazione delle corde).
Insomma, alla fine ho scelto quel video-esempio che possa pubblicizzare la lunga e ricca carriera di Andrés Segovia:

Succederà, prima o poi, il miracolo delle nuove pubblicazioni su YouTube?


La musica del sabato

Secondo la tradizione da me stesso creata, l’ultimo sabato del mese di ottobre dovrei dedicare la rubrica musicale a qualche opera musicale «macabra»: in modo da contribuire alla creazione della vostra playlist del Halloween. Ma quest’anno la vita circostante mi sembra già abbastanza poco serena: forse ancora meno degli anni precedenti. Di conseguenza, ho pensato di scegliere comunque la musica che in qualche modo possa essere tematicamente «agganciata» la vicina festa, ma allo stesso capace di portare un po’ di buon umore a chi la ascolta.
Così, per oggi ho scelto due brani di generi (e di contenuto) molto diversi, ma entrambi con le caratteristiche simili a quelle elencate sopra.
La prima canzone scelta per oggi è la «The Ghost of Macon Jones» di Joe Bonamassa:

Mentre la seconda canzone scelta per oggi è la «American Ghost Dance» dei Red Hot Chili Peppers:

In teoria, le canzoni potenzialmente adatte al post di oggi sono molte più di due, ma ho scelto quelle che corrispondono ai miei gusti musicali (soprattutto una: volendo, potete provare a indovinare quale ahahaha).
Buona preparazione al Halloween a tutti gli interessati.


La musica del sabato

Per questa edizione della rubrica musicale ho voluto selezionare una composizione di Gustav Mahler. Anzi, un ciclo di composizioni: cinque canzoni per voce e orchestra chiamati «Kindertotenlieder» («Canti per i bambini morti») e basati sulle poesie del poeta tedesco Friedrich Rückert. La prima, la terza e la quarta canzone sono state composte da Mahler nel 1901, mentre le restanti due solo nel 1904.
Fortunatamente, ho trovato questa versione registrata nel 1968 dalla Berlin Radio Symphony Orchestra, il cantante Dietrich Fischer-Dieskau e il direttore d’orchestra statunitense Lorin Maazel.

Per qualche strano motivo – e contro ogni logica – l’interpretazione della parte vocale viene spesso affidata alle donne: anche se si tratta delle poesie scritte da un padre che ha perso (a causa di una malattia) due suoi figli. Molto probabilmente si tratta di una forma di sessismo arcaico che in un certo senso è ancora ben radicato pure nel mondo della musica classica: si presume forse che solo le madri si preoccupino della sorte dei figli. Boh… Ma noi abbiamo la libertà di ascoltare solo quelle versioni che ci sembrano migliori.


La musica del sabato

Non tutti lo sanno, ma ieri c’è stato il 45-esimo anniversario di una importante scoperta scientifica: l’astrofisico Brian May, assistito dal grafico Freddie Mercury, formulò la propria tesi sul perché il nostro pianeta ruoti attorno a sé stesso:

Fat bottomed girls
You make the rockin’ world go round

Le parole, contenute nella canzone «Fat Bottomed Girls» uscita il 13 ottobre 1978, non sono tuttora state smentite da alcun altro scienziato. Decidete voi se possano essere considerate un fatto scientifico:

La canzone appena postata era stata pubblicata sul lato B del singolo «Bicycle Race» e poi inserita nell’album «Jazz» (sempre dei Queen).
Ma in qualità della seconda canzone del post musicale di oggi preferisco postare la «Don’t Stop Me Now» (dallo stesso album del 1978):

Ogni tanto mi piace ricordare il gruppo grazie al quale ho iniziato ad ascoltare il rock.
P.S.: la citazione della canzone non rispecchia le preferenze del sottoscritto ahahahaha


La musica del sabato

Si sta avvicinando un importante anniversario musicale: il martedì 10 ottobre ci sarà il 210-mo compleanno di Giuseppe Verdi. Ovviamente, non potevo ignorare tale evento nella mia rubrica musicale…
Nella ricerca di qualcosa di adatto all’occasione, ho prima di tutto pensato al duetto (sostenuto dal coro) «Libiamo ne’ lieti calici» dall’opera «La traviata»: secondo me va benissimo per la festa di riconoscimento dei meriti del compositore.

E poi ho pensato che sarebbe bello aggiungere qualche aria famosa scelta a caso, per il semplice motivo della sua esistenza. Per esempio, potrebbe essere «D’amor sull’ali rosee» dall’opera «Il Trovatore»:

C’è chi dice che non si fanno gli auguri (e non si festeggia) in anticipo perché questo porterebbe la sfortuna. Ma a Verdi, ormai, quale sfortuna posso portare? Ho pure contribuito – seppure per ora non ce ne sia alcun bisogno – alla conservazione della sua memoria… Dunque spero di avere anticipato bene i festeggiamenti.


La musica del sabato

Per qualche strano motivo non posto da un sacco di tempo le canzoni di Louis Armstrong… Il fatto che sia un genio è già sufficiente per farlo ascoltare, ma per pura, piccola e non tanto strana coincidenza è anche l’artista dalla musica del quale ho iniziato – quasi trent’anni fa – a scoprire il jazz. Quindi per me è un musicista speciale per più di un motivo.
Il primo brano che ho scelto per oggi è «When The Saints Go Marching In»

E poi aggiungo «You’ll Never Walk Alone»

Anche se è sempre difficile scegliere solo due esempi tra una infinità di quelli possibili.


La musica del sabato

Ho pensato che è da un po’ che non posto alcunché dei The Shadows, un gruppo che in alcuni momenti della vita riesce a ridarmi un giusto ritmo e un po’ di energia. Quindi oggi seleziono quasi a caso due loro brani.
Il primo brano selezionato per oggi è «Stingray»:

Il secondo brano selezionato è invece «Shazam»:

Sì, oggi mi andava di fare un post così…


La musica del sabato

Probabilmente avete già letto che al Festival di Venezia è stato mostrato il film un po’ idiota «Maestro» dedicato al grandissimo Leonard Bernstein. Spero almeno che quel fatto si riveli per qualcuno – finalmente! – un motivo per scoprire la musica del compositore.
E, per non farvi aspettare troppo, posto un’altra composizione di Bernstein: la «Serenade after Plato’s „Symposium“» del 1954:

Oggi mi andava così.


La musica del sabato

In settimana ho sentito, per puro caso, una canzone americana del 1983: la «I Want a New Drug» del gruppo Huey Lewis and The News.

Per qualche strano motivo, mi ha ricordato una nota canzone del 1984:

Non ho ancora scoperto se ci siano state delle cause legali. Ma indagherò.


La musica del sabato

La Sinfonia n. 8 in Si minore di Franz Schubert viene comunemente chiamata «incompiuta» perché il compositore aveva completato solamente le sue prime due parti (delle tradizionali quattro). Ma a me sembra che possa essere considerata una composizione logicamente intera e compiuta anche nella sua versione esistente.

P.S.: secondo me prima o poi a qualcuno verrà in mente di chiedere a una AI di completare questa sinfonia sulla base delle bozze di Schubert.