Ho saputo della musicista statunitense Samantha Fish dopo avere visto, quasi per caso, la sua partecipazione a un concerto con delle canzoni in stile blues. Il fatto in sé mi ha incuriosito: nella mia concezione del mondo una blueswomen è un fenomeno abbastanza raro. O, almeno, è relativamente poco frequente. Ho dunque provato ad ascoltare un po’ della musica della Fish…
Ho scoperto che il blues non è l’unico genere suonato da Samantha Fish: spesso dimostra anche delle evidenti tendenze al rock e ad alcune correnti meno note di quest’ultimo. La qualità della musica è in ogni caso spesso a un buon livello, quindi può essere pubblicizzata anche in questa sede. Data la discontinuità stilistica, non tento però di selezionare qualcosa di più rappresentativo e scelgo quasi a caso.
Inizierei con qualcosa del periodo iniziale. Per esempio, con la canzone «Money To Burn» (dall’album «Runaway» del 2011):
E poi metto la «Blood In The Water» (dall’album «Belle Of The West» del 2017):
Ok, ora nella mia collezione personale degli autori da studiare meglio c’è un nome in più.
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Il compositore polacco Krzysztof Penderecki è stato un fenomeno abbastanza raro nella musica classica contemporanea: nonostante la sua tenza più o meno costante a sperimentare qualcosa di nuovo (per esempio, nell’avanguardia musicale), la musica di Penderecki è sempre rimasta facilmente e piacevolmente ascoltabile anche per il largo pubblico. Probabilmente, un giorno pubblicherò qualche sua composizione più innovativa. Oggi, invece, dedicherei il mio post musicale a quelle più famose.
Quindi inizio con la «Trenodia per le vittime di Hiroshima» (scritta nel 1960), il cui nome è stato in realtà assegnatole solo dopo la fine della composizione:
E poi metterei il «Requiem polacco», le diverse parti del quale sono state scritte tra il 1980 e il 2005:
Direi che è almeno da mettere nella lista delle cose da ascoltare…
«Help!», una delle canzoni più note de The Beatles, è stata pubblicata per la prima volta il 19 luglio del 1965 negli USA e il 23 luglio 1965 in UK. John Lennon avrebbe scritto il suo testo per dare uno sfogo allo stress accumulato «per colpa» di una crescita troppo veloce della popolarità del gruppo.
Come tutte le canzoni famose, anche la «Help!» è stata successivamente interpretata da diversi gruppi e artisti. Per esempio, è particolarmente strano sentirla nella interpretazione dei Deep Purple (che l’hanno inclusa nell’album «Shades of Deep Purple» del 1968). Rispetto all’originale, questa versione della canzone è più lenta. E solo nella seconda metà si riconoscono veramente i Deep Purple.
Tra le altre versioni più o meno anomale della «Help!» io sceglierei quella strumentale in stele jazz della orchestra di Count Basie (inclusa nell’album «Basie’s Beatle Bag»). Bella, anche se per molti poco abituale…
E poi esistono tante altre versioni che sarete capaci, volendo, di trovare anche da soli.
Il compositore tedesco Georg Böhm è entrato nella storia culturale mondiale per almeno due motivi: in parte perché è stato uno dei maestri più importanti di Johann Sebastian Bach (esercitando anche una grande influenza sulla attività giovanile di quest’ultimo) e in parte perché è per il suo contributo allo sviluppo della forma della partita corale. Inoltre, la musica di Böhm è interessante perché scritta in uno «stile fantastico», cioè uno stile basato sull’improvvisazione.
Oggi cercherei quindi selezionare qualcosa che possa illustrare le principali caratteristiche del compositore. Böhm è noto per le sue composizioni per l’organo e il clavicembalo (principalmente preludi, fughe e partiture), ma molte delle sue opere possono essere suonate su diversi strumenti alternativi, a seconda di ciò che il musicista-esecutore ha a disposizione. Di conseguenza, è molto probabile che qualcuna delle musiche di oggi vi possa sembrare nota, ma interpretata in un modo poco abituale.
Inizierei con questo preludio e fuga in do maggiore:
E poi metterei il preludio corale «Nun bitten wir den heilgen Geist»:
Ci voleva un po’ di allegria del ’600, vero?
Il musicista e attore russo Petr Mamonov è già stato protagonista di alcuni miei post italiani. In più, so di certo che alcuni dei miei lettori lo hanno in almeno due film. Di conseguenza, non posso non scrivere che, purtroppo, ieri Petr Mamonov è morto in un ospedale moscovita a causa del Covid-19. Aveva 70 anni.
Per me, personalmente, è una grande perdita anche perché Mamonov è stato tra le sole tre persone che mi hanno insegnato ad ascoltare e capire la musica. Egli, in particolare, lo aveva fatto attraverso il suo programma radiofonico settimanale, dove faceva ascoltare la buona musica di ogni genere e corrente. Quindi lo ringrazio anche per la capacità trasmessami di cercare il bello praticamente ovunque. E io cercherò di trasmettere questa capacità agli altri.
O, forse, ho già iniziato tempo fa?
Solo recentemente ho saputo, quasi per caso, dell’esistenza del cantante soul Rag’n’Bone Man. Ho quindi provato ad ascoltare il suo unico – per ora – album «Human» del 2017… Mi è sembrato di sentire meno voce di quanto si potesse aspettare da un tipo di proporzioni simili e, purtroppo, alcune preoccupanti tendenze al pop, ma alcune canzoni sono comunque ascoltabili.
Come al solito, ne ho selezionate due per il post musicale del sabato.
La prima è «Human»:
Mentre la seconda è «Love You Any Less»:
Per ora la prima va a finire nella mia raccolta «canzoni varie». E poi vedrò.
Le persone eventualmente interessate possono assistere a questo convegno internazionale dei musicisti amanti dei gatti:
Io non sono un grande fan degli animali domestici, ma riconosco che il suddetto video è guardabile.
Prima o poi in molti potrebbero chiedersi: Michele Novaro ci ha lasciato – da compositore – qualche musica importante oltre a quella dell’inno italiano? A me sembra di no…
Ma possiamo comunque provare ad ascoltare qualche altra sua composizione.
Per esempio, la gran polka nazionale «Roma e Venezia» (una composizione per il pianoforte non tanto originale, ma ascoltabile):
E poi possiamo provare qualche composizione per l’orchestra con una voce. Per esempio, «La livornese» (testo di Francesco dall’Ongaro)
Non so quale percentuale dei lettori abbia appreso delle conoscenze totalmente nuove da questo post, ahahaha
In molte cuffie funzionanti in giro per il mondo capita, più o meno frequentemente, la musica che potrebbe essere definita poco tipica per il proprietario. Nelle mie cuffie, per esempio, un giorno è capitato il primo album di Jamey Johnson. Ho pensato che a questo punto potrebbe essere sfruttato per la rubrica musicale del sabato.
La prima canzone selezionata è «The Dollar» (dall’album «The Dollar» del 2006, appunto):
Mentre la seconda canzone è "Ray Ray’s Juke Joint (sempre dallo stesso album):
Forse un giorno darò una possibilità anche agli altri album di Jamey Johnson, ma non so ancora se e quando…
Dalle temperature non si direbbe, ma l’estate inizia solo dopodomani (almeno, secondo gli amanti di una delle due formalità esistenti). Meno male che a noi interessa sempre lo stato reale delle cose. Proclamo dunque l’estate iniziata già da tempo e scrivo il post musicale seguendo la logica già applicata all’inizio della primavera.
Oggi ascoltiamo le composizioni «estive» di Pyotr Ilyich Tchaikovsky scritte per il suo ciclo per il pianoforte «Le stagioni» (del 1876).
«Giugno. La barcarola»:
«Luglio. La canzone del falciatore»:
«Agosto. La raccolta»:
Gli interessati conoscono (o sono capaci a trovare) le altre nove parti…