L’archivio del tag «musica»

La musica del sabato

Mi era già capitato, all’inizio di quest’anno, di scrivere del duo americano The Everly Brothers. I due fratelli che ne facevano parte – Phil e Don – avevano nel 1973 litigato tanto fortemente da non poter più lavorare insieme per diversi anni. E, infatti, si erano riunti per ricominciare a comporre e suonare insieme solo nel 1983.
Durante i dieci anni di pausa (dal lavoro comune) ognuno dei fratelli aveva tentato una carriera da solista: in quel periodo Don aveva pubblicato tre album, mentre Phil ne aveva pubblicati cinque. Ma, ovviamente, non è la quantità che conta. Dal punto di vista qualitativo (ma pure in termini della popolarità misurabile con le vendite) Phil Everly aveva comunque ottenuto un po’ più successo del fratello Don, anche se nessuno dei due era riuscito ad avvicinarsi, da solista, alla popolarità passata del duo.
Alcune canzoni di Phil Everly meritano però di essere pubblicizzate nella mia rubrica musicale: potrebbero andare bene almeno in qualità del sottofondo estivo poco impegnativo ma non scarso.
Quindi la prima canzone scelta per oggi è la «God Bless Older Ladies» (dall’album «Star Spangled Springer» del 1973):

E la seconda canzone di oggi è la «She Means Nothing to Me» registrata assieme a Cliff Richard e inclusa nell’album «Phil Everly» del 1983:

Ehm, è venuto troppo leggero il post di oggi…


La musica del sabato

Nel 1840 il governo francese fu intenzionato a festeggiare, il 28 luglio, il decimo anniversario della Rivoluzione di Luglio. Proprio nella fase di preparazione di tale evento, commissionò al compositore Louis-Hector Berlioz una composizione musicale che avrebbe dovuto essere eseguita per strada. Così nacque la «Grande symphonie funèbre et triomphale». Il 28 luglio 1840 fu diretta dal compositore stesso per le vie di Parigi.
Esistono due versioni di questa sinfonia: quella originale per una orchestra militare di fiati e percussioni e quella rielaborata da Berlioz nel 1842 per aggiungere gli archi e il coro. Io preferisco pubblicare la seconda: perché mi sembra una opera più completa e autonoma.

Questa è l’ultima, nel senso cronologico, sinfonia di Hector Berlioz e, allo stesso tempo, la sua seconda composizione dedicata alla memoria dei caduti durante la Rivoluzione di Luglio: il primo è stato il Requiem del 1837.


La musica del sabato

L’11 luglio all’età di 94 anni è morto il compositore inglese Norman Monty, noto al pubblico odierno prevalentemente per avere composto nel 1962 il tema musicale di quasi tutti i film sull’"agente 007«. In generale non sono sicuro che per un qualsiasi artista sia bellissimo essere ricordato per una sola opera (anche se famosa e apprezzata dal pubblico), ma Norman Monty dovette lottare anche per questo risultato. In almeno due occasioni fece causa a chi indicò John Barry come il vero autore di quella musica (mentre in realtà Barry l’aveva solo arrangiata per il volere dei produttori del film «Dr. No»). Quindi a Norman Monty sarebbe piaciuto sentire ripetere che questa musica è sua:

Allo stesso tempo penso che a Norman Monty sarebbe piaciuto che qualcuno ricordasse anche altre sue composizioni, per esempio quelle scritte per i vari musical… Ma dato che è abbastanza difficile scegliere e postare un musical intero, ho pensato di condividere con voi il brano «Bad Sign, Good Sign» scritto per il musical «A House for Mr Biswas» mai messo in scena.

Secondo lo stesso Norman Monty il brano appena riportato in alcuni punti ricorda la melodia del «tema del James Bond».


La musica del sabato

Nel 1981 il duo soft-rock olandese Bolland & Bolland aveva pubblicato la propria canzone più famosa: «In the Army Now». Nel 1982 essa era rimasta al vertice della classifica olandese dei singoli più venduti per sei settimane consecutive. Era stata anche inclusa nell’album del duo «The Domino Theory».

La maggioranza delle persone che conoscono questa canzone ha però sentito solo la versione degli Status Quo (la quale fa parte del loro album «In the Army Now» del 1986). La popolarità di tale versione è stata di una portata più internazionale.

Proprio grazie alla popolarità della versione degli Status Quo, la canzone è stata ripresa anche da alcuni altri gruppi. Per esempio, il gruppo heavy-metal svedese Sabaton ha pubblicato la propria interpretazione della «In the Army Now» tra i bonus track all’album «Carolus Rex» del 2012.

Un altro esempio che posso riportare è un po’ strano: nel 2009 il gruppo francese Les Enfoirés (o, forse, è più corretto chiamarli «associazione di artisti vari»? boh…) ha preso la musica della «In the Army Now», ha aggiunto a essa un testo in francese che parla di un argomento diverso e ha pubblicato il risultato con il nome «Ici Les Enfoirés» (incluso nell’album «Les Enfoirés font leur cinéma»).

Penso che questo possa bastare per descrivere la triste storia della canzone «In the Army Now». Volendo, potete cercare voi le altre sue versioni.


La musica del sabato

Il musicista e compositore jazz statunitense Pee Wee Ellis è diventato noto per la sua partecipazione, negli anni ’60, della James Brown’ band. Ma pure negli oltre quarant’anni della propria carriera musicale successiva ha composto, suonato e registrato tanta musica interessante. È certamente impossibile farne un riassunto valido in un solo post, quindi tento di fornire solo due esempi belli.
Il primo brano scelto per oggi è lo strumentale «The Chicken», pubblicato nel 1969 sul lato B del singolo «The popcorn» di James Brown:

Il secondo brano di oggi è «Bon Bonn» (dall’album «Tenoration» del 2011), pubblicato ormai verso la fine della carriera musicale di Pee Wee Ellis:

È uno dei musicisti ai quali, molto probabilmente, tornerò ancora e più di una volta.


La musica del sabato

Il compositore e pianista francese Erik Satie fu – e in un certo senso rimane ancora oggi – un personaggio molto particolare del mondo musicale. Pur essendo stato un autodidatta (per due volte fu escluso dal conservatorio parigino a causa degli scarsi risultati accademici), riuscì a diventare uno dei riformatori della musica del primo quarto del XX secolo. Così, per esempio, fu il fondatore o precursore delle numerose correnti musicali: l’impressionismo, il primitivismo, il costruttivismo, il neoclassicismo e il minimalismo. Inoltre, alla fine degli anni ’10 del XX secolo inventò il genere della «musica d’arredamento» (musique d’ameublement): quella musica – ora tipica dei negozi e delle mostre – che «non ha bisogno di essere ascoltata» perché fatta di melodie semplici e discrete che vengono ripetute centinaia (se non migliaia) di volte senza pause.
Allo stesso tempo, nei primi cinquant’anni della propria vita Satie fu praticamente sconosciuto al grande pubblico: sarcastico, acrimonioso e ritirato, visse e lavorò lontano dagli ambienti musicali francesi dell’epoca. Divenne dunque ampiamente noto solo grazie a Maurice Ravel, il quale organizzò nel 1911 una serie di concerti di Satie e lo presentò agli editori giusti. Proprio dopo questi fortunati eventi iniziò il periodo di contatto con i più famosi compositori a egli contemporanei e di una certa influenza sui loro stili di comporre la musica.
Tra le importanti composizioni del tardo periodo fortunato di Satie ho pensato di selezionarne, per oggi, una neoclassica. Quindi posto la dramma sinfonica in tre movimenti «Socrate», scritta negli anni 1917–1918 sulla base di tre «Dialoghi» di Platone.

Anche se capisco che nonostante tutta la sua apparente semplicità, a qualcuno potrebbe sembrare pesante…


La musica del sabato

Il chitarrista statunitense Chet Atkins era talmente forte che io, personalmente, non riesco nemmeno a classificarlo come un musicista country. E, in effetti, pure i critici musicali professionali hanno inventato appositamente il concetto del «Nashville sound»: i maggiori rappresentanti / fondatori di questo genere – o corrente? – sarebbero stati Chet Atkins e Owen Bradley, all’epoca legati dai contratti allo studio di registrazione RCA (basato proprio a Nashville). In sostanza, si tratta del «country ammorbidito» più gradevole alle masse.
Quindi per l’occasione del mio primo post musicale dedicato a Chet Atkins ho pensato di concentrarmi proprio sul periodo della affermazione della corrente musicale sopraindicata. Non a caso, tale periodo coincide con la fase della maggiore forma artistica di Chet Atkins, anche se egli fece delle cose interessantissime anche nei decenni successivi. Per oggi ho selezionato due brani dall’album «More of That Guitar Country» (del 1965) e, in realtà, ho fatto un po’ di fatica a compiere la scelta: mi piacciono quasi tutti i brani di quel disco.
Il primo brano di oggi è «Cloudy and Cool»:

Il secondo brano scelto per oggi è «Alone and Forsaken» (che in certi momenti metterei nel regime della riproduzione «a loop»):

Chet Atkins è uno di quei musicisti ai quali tornerò sicuramente ancora su questo blog.


Una interpretazione quasi classica

Perché postare la musica solo di sabato? Quando si trova qualcosa di molto, molto particolare, si potrebbe condividerlo con i cari lettori anche negli altri giorni. Ecco, per esempio, una interpretazione quasi classica della «Marcia alla turca» di Wolfgang Amadeus Mozart:
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La musica del sabato

Ieri era il 140-esimo anniversario dalla nascita di Igor Stravinskij, uno dei miei compositori preferiti. So che la cultura non ha bisogno dei pretesti formali per essere ricordata, studiata o semplicemente contemplata. Però alcuni pretesti vanno comunque sfruttati…
Della eredità musicale ricca e stilisticamente molto varia di Stravinskij ho scelto, per questa volta, l’opera-balletto da camera «L’Histoire du soldat» composta nel 1917. Il nome e il contenuto di questa composizione non c’entrano alcunché con gli avvenimenti di quest’anno o con quelli dell’anno di creazione. La composizione si basa interamente su alcune fiabe popolari russe. In breve, la trama è:
Un soldato povero vende la propria anima (rappresentata da un violino) al diavolo per un libro che permette di predire il futuro. Dopo avere insegnato al diavolo di usare il violino, il soldato torna nel proprio villaggio natale. La conversazione con il diavolo era però durata tre lunghi anni e ora nessuno degli abitanti del villaggio riconosce più il soldato: nemmeno la madre e la ex fidanzata (quest’ultima, nel frattempo, si è sposata). A questo punto il soldato inizia a sfruttare il libro ricevuto dal diavolo e diventa favolosamente ricco. Ricco, ma non felice, quindi si mette a giocare a carte con il diavolo: il denaro contro il violino. Il diavolo vince ma — felice per essersi arricchito — perde il violino. Il soldato si impossessa del violino, cura una principessa malata (promessa dal re a chi riuscirà a liberarla dalla malattia) e scappa con lei dal regno. Alla fine, però, finisce all’inferno per avere disobbedito al diavolo. L’opera termina con il trionfo del diavolo espresso in una sua marcia sarcastica.
Nonostante il genere formale di opera-balletto, «L’Histoire du soldat» è una composizione che non prevede le parti vocali. In più, negli anni successivi Stravinskij aveva scritto, sulla base di questa opera-balletto, due omonime suite:
1) quella del 1919 per pianoforte, clarinetto e violino…

2) e quella del 1920 per i sette strumenti della composizione originale: clarinetto, fagotto, cornetta, trombone, violino, contrabasso e percussioni (un mescuglio molto curioso):

Non sapendo quale delle due possa interessarvi di più, le ho messe entrambe, ahahaha


La musica del sabato

A volte mi capita: nel corso di diversi anni periodicamente sento – ogni volta casualmente – una canzone che per qualche suo dettaglio rimane nella memoria, ma puntualmente mi dimentico di cercare il suo autore. Ma, prima o poi, quella canzone «vagante» mi capita mentre sono davanti al computer: e allora mi approfitto della situazione e la copio, assieme a tutti i suoi dati, su questo blog. Prevalentemente allo scopo di creare un promemoria…
Ecco, oggi è la volta della canzone «Shape of You» di Ed Sheeran (dall’album «÷» del 2017):

In qualità della seconda canzone dello stesso autore metterei la «Blow» (dall’album «No.6 Collaborations Project» del 2019):

Ora anche alcuni di voi sono più informati di prima.