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La musica del sabato

Un giorno mi ero chiesto: perché ci sono molti musicisti rock che tentano di produrre delle loro interpretazioni delle composizioni musicali classiche, ma, allo stesso tempo, ci sono così poche orchestre sinfoniche che facciano delle loro interpretazioni della musica rock? Non è una situazione positiva: in realtà, ogni musicista bravo (o un gruppo di musicisti bravi) è in grado di farci scoprire qualcosa di nuovo in una composizione musicale che ci sembrava ben nota da anni o decenni. Anche se quella composizione in origine non apparteneva al genere musicale in cui il musicista è specializzato.
Non il potere di influire sul comportamento delle orchestre e delle loro amministrazioni – o almeno incoraggiarle a scoprire dei nuovi orizzonti professionali –, ma posso pubblicizzare i rari esempi dell’impegno fortunato dei musicisti classici nella interpretazione del rock. Così, oggi potrei ricordare la lunga esperienza in tale ambito della London Symphony Orchestra, che assieme alla Royal Choral Society ha già registrato 12 album nell’ambito della «Classic Rock series». La maggioranza di quegli album è stata registrata tra gli anni ’70 e ’80, ma io spero ancora che il progetto non venga abbandonato del tutto. Oggi condivido due brani tratti dal primo album della serie: il «Classic rock» pubblicato il 1° luglio 1978.
Il primo brano selezionato è «Bohemian Rhapsody» (in origine è una canzone dei Queen):

Il secondo brano selezionato è invece «Life on Mars» (in origine è una canzone di David Bowie):

Bene, ora le persone interessate possono cercare, in un qualsiasi momento a loro più comodo, il resto dell’album e della intera serie. Mentre io riprenderò l’argomento tra un po’ di tempo…
P.S.: un’altra grandissima domanda è perché nelle orchestre sinfoniche non si usino proprio anche gli strumenti musicali moderni. Esistono dei compositori della musica classica che intenzionalmente compongono per le orchestre arricchite di strumenti moderni, ma sono pochissimi: mi vengono facilmente in mente solo Jon Lord e Paul Romero. Ma questo è un argomento da approfondire separatamente.


La musica del sabato

Non so per merito di quale delle due date – il 90-esimo anniversario dalla nascita di Yuri Gagarin (9 marzo) o il 63-esimo anniversario del volo di Gagarin sull’orbita (12 aprile) – ma ho finalmente saputo della esistenza della Sinfonia N. 2 del compositore russo/sovietico Vyacheslav Ovchinnikov. Composta nel 1957 (dunque quattro anni prima del volo), è stata rivista dal compositore stesso nel 1973 e dedicata proprio a Yuri Gagarin. Secondo me è una composizione molto tradizionale da tutti i punti di vista, ma da suono adatto anche ai temi spaziali:

Purtroppo, su YouTube non sono riuscito a trovare una versione con l’audio più pulito.
P.S.: Vyacheslav Ovchinnikov (1936–2019) è stato noto al largo pubblico prevalentemente come un compositore delle musiche per film. Probabilmente un giorno ne scriverò in dettaglio.


La musica del sabato

Il gruppo inglese Jethro Tull è noto, tra le altre cose, anche per avere cambiato spesso il proprio stile musicale adottando degli elementi tipici di generi musicali molto diversi tra loro: compresa la musica classica. In alcune rare occasioni, però, aveva proprio suonato dei cover rock delle composizioni classiche. Oggi vi propongo due esempi di quei cover.
Il primo è il «Bourée», la loro interpretazione della composizione strumentale (barocca) per liuto di Johann Sebastian Bach «Tempesta in mi minore» (inclusa nell’album dei Jethro Tull «Stand Up» del 1969).

Il secondo brano è il «Beethoven’s Ninth»: come potete capire facilmente, si tratta della nona sinfonia di Beethoven…

Valide, direi.


La musica del sabato

I Mephisto-Walzer sono quattro valzer composti da Franz Liszt rispettivamente negli anni 1859–1862, 1880–1881, 1883 e 1885. I valzer n. 1 e 2 furono originariamente scritti per orchestra e solo in seguito arrangiati (da compositore stesso) per pianoforte, mentre i valzer n. 3 e 4 furono scritti subito per pianoforte. Di questi quattro valzer, il n. 1 è il più popolare e frequentemente eseguito.

Ma io ci tengo tanto a postare anche il valzer n. 1, composto tra la fine del 1880 e l’inizio del 1881, rielaborato fortemente negli anni successivi e dedicato al compositore francese Camille Saint-Saëns.

Per i Mephisto-Walzer n. 3 e 4 della serie ci sarà un’altra occasione…


La musica del sabato

Visto che ieri c’era l’8 marzo, provo a scegliere la musica adatta all’occasione per la mia rubrica del sabato. Per esempio, la bagatella per pianoforte «Per Elisa» («Für Elise») di Ludwig van Beethoven che fu composta nel 1810 e scoperta solo quarant’anni dopo la morte del compositore. L’identità di «Elisa» rimane tutt’ora sconosciuta (nonostante alcune voci), mentre la composizione a ella dedicata è oggi una delle più famose di tutta la musica classica…

Aggiungo anche l’interpretazione del pianista bulgaro Georgii Cherkin accompagnato da una piccola orchestra:

Però la versione per il solo pianoforte mi piace molto di più.


La musica del sabato

Nella edizione odierna della mia rubrica musicale ci starà bene il «War Requiem» del compositore britannico Benjamin Britten, composto negli anni 1961–1962. Per la prima volta questo requiem fu eseguito il 30 maggio 1962 per la consacrazione della nuova Cattedrale di Coventry, ricostruita dopo essere distrutta dal bombardamento tedesco durante la Seconda guerra mondiale. Formalmente, il compositore intendeva che il tenore, il baritono e il soprano rappresentassero le tre parti in guerra: Gran Bretagna, Germania e Russia. Britten spera di utilizzare la musica e la poesia di Wilfred Owen – un soldato morto una settimana prima della fine della Prima Guerra Mondiale – per riconciliare le nazioni e salvare il mondo dalla guerra. Per fortuna o purtroppo, l’attualità di questa composizione si aggiorna nel tempo.

Ma è bella anche senza un collegamento alle questioni di attualità.


La musica del sabato

La sinfonia per contralto, tenore e orchestra «Das Lied von der Erde» («Il canto della terra») di Gustav Mahler fu composta nel 1909. Dal punto di vista cronologico, è successiva alla sinfonia № 8, ma non ha un numero perché il 9 si rivelò fatale per Beethoven e Bruckner, i compositori preferiti di Mahler. Si tratta di una forma di scaramanzia che non pregiudica assolutamente la qualità della composizione stessa:

[In questo specifico caso è diretta da un altro genio: Leonard Bernstein (nel 1972).]
Per Gustav Mahler, poi, la sinfonia «fatale» fu non la nona (che poi sì decise di comporre e numerare), ma la decima: non finì di comporre proprio quella…


La musica del sabato

Senza alcun motivo particolare, oggi ho volute postare nella mia rubrica musicale qualcosa di Claude Debussy… Il fatto che mi piaccia lo stile di questo compositore è un motivo sufficiente? Direi di sì (ma direi anche che mi piace il 99,9% della musica che ho postato in questa rubrica).
Bene, per oggi ho selezionato «Due danze per arpa e archi» – «Deux danses» («Danse sacrée» e «Danse profane») – composte nel 1904.

E non mi va di mescolarle con qualcos’altro…


La musica del sabato

Nel 1777 Wolfgang Amadeus Mozart compose il Concerto per oboe e orchestra in do maggiore per l’oboista bergamasco Giuseppe Ferlendis. Per qualche motivo che mi rimane ancora non del tutto compreso, l’oboe è uno dei miei strumenti a fiato preferiti. Di conseguenza, questo Concerto mi piace in un modo particolare.

Circa un anno più tardi Mozart rielaborò questo proprio concerto per adattarlo al flauto: lo fece perché il flautista olandese Ferdinand Dejean gli commissionò una serie di composizioni da concerto… E poi non pagò il compositore con pretesto che fosse, appunto, una composizione precedente adattata. In questa sede non mi metto a giudicare quello stronzo tirchio e povero di cervello. Scrivo solo che assieme alla versione originale per l’oboe, questo Concerto è tuttora una delle composizioni più suonate nei concerti di musica classica.

Non so perché non ho pubblicato per così tanto tempo la musica di Mozart!


La musica del sabato

Non so se lo possano dire in tanti, ma io sì: si sta avvicinando la mia festa preferita dell’anno. Sicuramente, però, più o meno per tutti si sta concludendo un altro anno abbastanza particolare. E allora concludiamolo in un modo particolare anche nella mia rubrica musicale!
Cercando di selezionare qualche composizione particolarmente emozionante, mi sono a un certo punto ricordato del Concerto grosso n. 5 del compositore inglese Charles Avison (un grande esponente del periodo del barocco e del classicismo, ma oggi spesso ingiustamente trascurato). La sua composizione che ho scelto per oggi fa parte del ciclo «12 Concerti Grossi after Scarlatti» ed è abbastanza breve, dunque ve la propongo in due interpretazioni diverse: volendo, potete scegliere subito quella che corrisponde allo vostro stato d’animo attuale.
La prima interpretazione del Concerto grosso n. 5 di Charles Avison selezionata per oggi è quella dinamica, quasi vivace, propostaci dall’Ensamble «L’Aura Soave» di Cremona:

La seconda prima interpretazione del Concerto grosso n. 5 di Charles Avison selezionata per oggi è quella un po’ melanconica e in un certo senso stilisticamente simile allo spirito invernale inglese. In questo caso è eseguita dalla Orchestra of the Age of Enlightenment londinese:

Chi le ascolta entrambe può valutare se sia solo io a sentire la differenza nella interpretazione, ahahaha
Buoni preparativi al Capodanno a tutti!