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Immaginare il proprio futuro

Non è ancora passato un virus, ed ecco che ne arriva un altro: più pericoloso perché non curabile per via farmacologica.
Le grandi masse di persone in tutto il mondo hanno deciso – per l’ennesima volta – che fosse possibile rivalutare il passato secondo i criteri morali di oggi. E l’assurdità dei dettagli non è inferiore a quella dell’idea generale: a Milano il primo bersaglio è diventato Indro Montanelli (si vedano il tentativo 1 e il tentativo 2).
La storia di un qualsiasi Paese preso a caso è piena di guerre, commercio degli schiavi, genocidio e crimini di massa. L’Impero Roma, L’Impero mongolo, il Califfato, l’Impero ottomano, l’Inghilterra, la Francia, la Spagna, la Germania, la Cina, il Giappone, gli Stati Uniti, l’URSS e così via.
Pure l’Italia contemporanea è piena delle rappresentanze (ma anche monumenti e rapporti giuridici con) di uno micro-Stato che si basa su una ideologia che nel corso di lunghi secoli ha causato – e continua a causare tutt’oggi – milioni di morti in tutto il mondo: attraverso l’inquisizione, le crociate, le guerre e le persecuzioni scatenate per motivi religiosi.
Per la pace comune e la serenità interiore conviene capire presto due principi importantissimi. In primo luogo, il nostro mondo è una continua evoluzione. In secondo luogo, il principio di non retroattività non è solo un concetto giuridico: si applica anche ai valori morali.
Di conseguenza, le vie percorribili sono solamente due:
1. Demolire quasi tutti i monumenti ai grandi personaggi della storia. Ma in questo caso prepariamoci al fatto che un domani, in un’altra fase dello sviluppo della società, verremo «demoliti» pure noi. Perché? Per esempio, perché abbiamo «sfruttato» le donne delle pulizie latinoamericane o i conducenti dei tram arrivati dal Sud Italia. Oppure perché abbiamo «maltrattato» i figli bocciati, ammazzato delle zanzare, detto delle bugie, mangiato della carne etc.
2. Riconoscere che nella storia della nostra civiltà sono successe molte cose. Molte cose che oggi ci sembrano negative, ma che ormai appartengono al passato. Cerchiamo dunque di trarre delle giuste conclusioni e di fare in modo che non si ripetano più.
La seconda via è molto più lunga e difficile. Forse per questo motivo è anche poco popolare. Ma io spero che diventi presto di moda.


Il mezzo peggiore

Ho sempre pensato che la bicicletta fosse il mezzo peggiore per gli spostamenti in città.
Nel migliore dei casi un ciclista urbano arriva alla destinazione sudato e ricoperto di tutte le polveri possibili. Questo problema capita a tutti i ciclisti e diventa particolarmente sensibile (a tutti) d’estate.
In un caso un po’ meno «bello» il ciclista urbano si prende pure la pioggia dall’alto e l’acqua delle pozzanghere dal basso. Questo capita in tutte le stagioni.
Sempre in tutte le stagioni il ciclista urbano rischia di essere investito da qualche auto (le piste ciclabili vere sono pochissime) o di investire qualche pedone (sempre perché le ciclabili sono pochissime). Il problema si aggrava quando il viaggio in bicicletta si verifica in una fase della giornata buia.
In tutte le stagioni il ciclista rischia anche di passare sopra qualche materiale tagliente sparso per strada e quasi mai notato dai pedoni normali. Effettivamente, noi spesso non ci facciamo caso alla quantità di vetri rotti o piccoli oggetti metallici sotto i nostri piedi, ma le gomme relativamente sottili delle bicilette li «notano» molto facilmente.
Tutti i problemi elencati sopra esistono anche fuori dalle città, ma è soprattutto nei grandi centri abitati che la gente si sposta molto per lavoro o per studio. Quindi l’arrivare in orario e, allo stesso tempo, in condizioni estetiche adeguate agli impegni seri diventa una missione non sempre compatibile con l’uso della bicicletta.
Nel periodo di post-quarantena, però, le amministrazioni di molte città europee ci propongono di optare verso l’utilizzo dei mezzi di trasporto a due ruote. Con tanta fretta attrezzano pure decine di chilometri delle nuove «piste ciclabili» (conosco il mal realizzato esempio di Milano un po’ meglio delle altre città). Da una parte hanno ragione: in questo modo si minimizza il rischio di essere contagiati almeno sui mezzi pubblici. Dall’altra parte, però, le nuove piste non eliminano tutti i problemi legati all’uso della bicicletta in città.
Leggendo quotidianamente le notizie, molte persone si sono convinte che il COVID-19 si sia mangiato tutti gli altri problemi del mondo. Se fosse veramente così, dovremmo proteggere e diffondere questo benedetto virus! Ma, per fortuna o purtroppo, non è così. Quindi, per esempio, le linee bianche o gialle disegnate sull’asfalto non hanno il potere magico di proteggere i ciclisti dal traffico.
Spero tanto di potermi aspettare dei grandi progetti urbanistici in giro per il mondo nei prossimi mesi o anni. Progetti finalizzati alla costruzione delle piste ciclabili vere, quelle separate fisicamente dalla strada e dai marciapiedi, possibilmente anche con meno interruzioni possibile. Nei centri storici di molte città europee (e soprattutto quelle italiane che sono molto compatte) è una missione quasi impossibile. Di conseguenza, mi sa che mi tocca a considerare le biciclette inadatte per le città ancora per moltissimi anni.

Chi ha tanta paura del coronavirus, nel frattempo, può adottare quello stile di vita che in Giappone è una regola sin dai tempi immemorabili: guanti, mascherina, distanza di sicurezza da tutti, contatti fisici minimi con gli sconosciuti, cambio dei vestiti e lavaggio almeno parziale del proprio corpo diverse volte al giorno etc etc.


Il male innominabile

Vedo che sui social la gente continua a postare le foto dei supermercati milanesi svuotati.
E allora io posto la foto della metropolitana milanese alle 8:09 del lunedì.

Scattata per gli amici russi, può essere interessante anche per voi.
P.S.: il blocco della vita è una cagata enorme! Il clima del panico gonfiato per il solo deficit di notizie non dovrebbe essere alimento dalla finzione populistica di reazione costruttiva.


L’icona di stile

Il 21 gennaio l’Intesa San Paolo ha pubblicato le immagini della futura sede di Torino delle Gallerie d’Italia (dovrebbe aprire tra due anni). La mia attenzione è stata subito attirata da questo rendering:

Perché? Perché mi ricorda troppo l’Apple Store di Milano (aperto il 27 luglio 2018):

Insomma, ora la Apple detta la moda non solo nella elettronica, ma anche nella architettura. Tim Cook potrebbe trarne le giuste considerazioni.
Mentre noi dobbiamo constatare che la fantasia non si compra con i soldi. Certo, il settore bancario-finanziario si è sempre distinto per un alto livello di conservatorismo, ma per ogni singola azienda il rischio di non essere all’avanguardia può sempre rivelarsi fatale.


Il cinema russo a Milano

Dal lunedì 23 settembre al venerdì 27 settembre a Milano si svolgerà la quattordicesima edizione della cosiddetta «Missione culturale russa». Si tratta di una serie di iniziative volte alla promozione della cultura russa in Italia. Tutti i dettagli possono essere letti sulla pagina dedicata della Camera di Commercio Italo-Russa. Io, almeno nel post di oggi, mi concentrerei sui film russi che verranno proiettati in quei giorni.
La lista dei nomi e delle rispettive informazioni si trova su questo pdf (per la versione italiana andate direttamente alla seconda pagina). Io posso consigliarvi due di quei film.
Il primo è «Come Vitka l’Aglio accompagnava Lyokha il Perno alla casa di riposo» del regista Aleksandr Khant. È un film con alcuni minimi problemi di montaggio finale (nel senso che un paio di scene rimane poco comprensibile dal punto di vista logico), ma complessivamente bello. È un film serio – e allo stesso tempo non pesante – che parla della impossibilità di rendere razionali alcuni rapporti umani quotidiani. Ci sono dei bravi attori (soprattutto i due protagonisti) e una interessante evoluzione di uno dei due rispettivi personaggi.
Martedì 24 settembre alle 19:30 al cinema «Odeon».

Il secondo film del programma che posso consigliarvi con serenità è «Una matta, matta, matta corsa in Russia» di Eldar Ryazanov. Non è proprio un grandissimo capolavoro cinematografico, ma – sempre secondo la mia opinione personale – una commedia abbastanza simpatica. Rischierei di rovinarvi la visione con dei spoiler, quindi mi limito a dire che per il pubblico italiano il film potrebbe essere interessante almeno per la possibilità di vedere Alighiero Noschese, Ninetto Davoli, Tano Cimarosa e Luigi Ballista recitare in un film sovietico d’avventura ambientato a Leningrado. Inoltre, trovo veramente strano che il film sia totalmente sconosciuto in Italia: nessuno dei miei amici e conoscenti italiani lo ha visto.
Mercoledì 25 settembre alle 19:30 presso il Centro Culturale di Milano.

Poi ci sarebbe anche un film del bravo regista Khudyakov, ma non avendolo ancora visto non posso permettermi di consigliarlo a voi.
P.S.: i non milanesi possono consolarsi con altri miei consigli cinematografici.


L’utilità dell’incendio

Quali effetti positivi può produrre l’incendio al deposito rifiuti a Milano? Può far fare ai milanesi almeno due scoperte culturali.
In primo luogo, i milanesi hanno una occasione rarissima di respirare un po’ di aria estiva russa. Ma solo un po’: quando le discariche miste tipiche per la Russia iniziano a bruciare, in città si sta molto e molto peggio.
In secondo luogo, i miei amatissimi lettori – non solo milanesi – possono finalmente scoprire una grande verità sulle cosiddette «mascherine mediche» (anche se avrebbero dovuto saperla già). Ebbene, le mascherine servono per non trasmettere le proprie malattie agli altri, non al contrario!


Il cinema russo a Milano

Dal lunedì 24 al venerdì 28 settembre si terrà a Milano la cosiddetta «Missione culturale russa». Si tratta di una serie di iniziative volte alla promozione della cultura russa in Italia. Tutti i dettagli possono essere letti sulla pagina dedicata della Camera di Commercio Italo-Russa. Io, almeno nel post di oggi, mi dedicherei ai film russi che verranno proiettati in quei giorni.
In primo luogo, devo constatare che dei 5 film in programma solo uno è stato girato da un regista realmente famoso (e non tutti come è sostenuto nell’annuncio). Si tratta del film «Bolshoj» di Valerij Todorovskij che dovrebbe essere proiettato il venerdì 28 settembre. Ed è un film veramente bello: ve lo avrei già consigliato per iniziativa propria se solo avessi la certezza che fosse tradotto in italiano. Ora sono molto contento che i milanesi abbiano la possibilità di vederlo. E non importa se, eventualmente, non vi intendete del balletto classico: la sola storia raccontata nel film vi porterà ai giusti ragionamenti circa il raggiungimento dei propri obbiettivi. Il raggiungimento che comporta tanti sforzi, sacrifici, conflitti e, infine, un certo risultato. In sostanza, parla della vita passiva che ci aiuta a scappare da una vita deprimente.
Il secondo tra i programmati film che conosco è «Rock» di Ivan Shakhnazarov. Evito di consigliarvelo perché mi è sembrato mediocre.
Gli altri tre film mi sono totalmente sconosciuti. In parte perché non sono ancora usciti ufficialmente, e in parte perché non mi è mai capitato di leggere alcunché su di essi (e già questo mi fa sorgere alcuni dubbi).
Ecco, volevo comunicarvi solo questo.

P.S.: i non-milanesi possono consolarsi con altri miei consigli cinematografici.


Pubblicità divina

Devo ammettere che le mie speranze non si sono avverate. E il miracolo, purtroppo, non si è verificato: il maxi-schermo pubblicitario della Samsung si è semplicemente trasferito dalla parte opposta del transetto del Duomo milanese. Quindi per altri x anni lo status dell’edificio più famoso della città sarà ridotto a quello di un cartellone pubblicitario. Tanta tristezza.


In compenso, nelle prossimità dell’Apple Store il wi-fi funziona alla grande (come avviene in tutti i posti analoghi del mondo).


Una stranissima coincidenza

Molto probabilmente sapete già che oggi a Milano (in piazza Liberty) viene finalmente inaugurato il primo vero Apple Store italiano. La tradizionale componente in vetro sembra un moncherino (chi ha visto l’Apple Store di New York capirà), ma spero che diventi comunque una fonte di wi-fi gratuito e potente (chi ha visto l’Apple Store di New York capirà).

Inoltre, molto probabilmente sapete (o ricordate) che per molti anni il Duomo di Milano ha svolto la funzione di «reggipubblicità» della Samsung. Infatti, per circa cinque anni (ma forse anche più, ormai non mi ricordo) il braccio nord del transetto del Duomo è stato completamente coperto dai ponteggi, i quali a loro volta erano coperti dalla pubblicità della Samsung e, soprattutto, da uno maxi-schermo che trasmetteva in continuazione sempre la pubblicità della Samsung. Ho paura di immaginare l’ammontare complessivo della spesa sostenuta dalla società coreana. Ebbene, da ieri quella pubblicità non c’è più. Per pura coincidenza è sparita poco prima della apertura dell’Apple Store (a poche decine di metri dal Duomo).

Non so se dobbiamo ringraziare la Apple per la fine della barbarie architettonica pluriennale (deplorata e derisa anche dai turisti). I funzionari del Comune di Milano, non volendo finire in un luogo ben custodito, non lo diranno mai. Nemmeno io voglio finire in quel luogo ben custodito, quindi mi limito a fare il peccato di pensare male.


Il wi-fi sulla metro

Alla fine di febbraio mi ero accorto di questo adesivo comparso in alcuni punti della stazione «Duomo» sulla metropolitana milanese:

All’inizio di marzo mi sono finalmente ricordato di andare a leggere di cosa si tratta. Ebbene, sul sito della ATM è disponibile un comunicato (datato 21 febbraio) sull’avvio della sperimentazione in alcune stazioni: Duomo (da febbraio), San Babila (da marzo) e Cadorna (da aprile). Sono promesse la registrazione semplice è una velocità decente (500 Megabit al secondo) nelle prime 4 ore di utilizzo al giorno.
Ovviamente siete capaci anche voi a leggere quel comunicato. Molto più importante e interessante è, invece, sperimentare praticamente tale servizio. Io l’ho fatto martedì sera metre tornavo a casa.
Ora posso testimoniare due cose. Prima di tutto, la registrazione è veramente semplice e veloce: può essere fatta nell’arco temporale medio necessario per l’attesa del treno. Selezionate la rete tra quelle rilevate dalvostro telefono, scegliete il modo in cui autentificarvi (con un social network o inserendo manualmente il nome), fornite il vostro numero di telefono e, infine, inserite il codice di controllo ricevuto via sms.

Bene, siamo già collegati:

Per ora ho navigato poco, ma ho comunque avuto l’impressione che la velocità dell’internet «metropolitano» sia realmente buona. Vedremo se resterà tale anche con una maggiore quantità delle persone connesse. E, soprattutto, speriamo che il servizio si estenda presto a tutta la rete dei mezzi pubblici milanesi.
Ma già ora possiamo festeggiare per il fatto che, finalmente, anche Milano si sta avvicinando agli standard tecnologici del primo mondo!
[Sulla metropolitana moscovita il wi-fi è stato attivato nel 2013.]