L’archivio del tag «lingue»

Il sito di Babele

L’idea del sito che traduce le parole in tutte le lingue europee principali è interessante. Può essere visto come un semplice gioco, come un dizionario multilingua, come uno strumento di studio delle somiglianze linguistiche etc.

Purtroppo (e stranamente), però, non è capace di tradurre alcune parole elementari: Continuare la lettura di questo post »


Le mie scoperte: tsundoku

Qualche giorno fa ho scoperto una bella parola giapponese: tsundoku. Essa indica i libri che una persona compra ma poi non legge nemmeno una volta.
E quindi mi sono chiesto: nelle lingue occidentali esistono delle parole di questo tipo? Non è necessario che si riferiscano ai libri. Per esempio: come definire le app «belle e potenzialmente utili» che una persona scarica ma poi non utilizza? Oppure i nuovi social networks sui quali ci si registra senza poi collegarsi nemmeno una volta?
Insomma, si può ipotizzare e definire con un termine specifico tantissime situazioni.
P.S.: i libri digitali conservati sul mio computer (ma poi li leggo con il Kindle) sono organizzati in una serie di cartelle: alcune sono chiamate con i nomi degli autori, alcune altre con il nome dell’argomento o della tematica. La cartella con il nome «Nessuno li ha letti» contiene alcuni grandi classici dei quali tutti parlano senza, appunto, averli letti (per esempio, «Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni» di Adam Smith).
Ora so come rinominare quella cartella. Anche se ho letto i libri in essa contenuti.


L’e-traduttore migliore

La settimana scorsa ho scoperto un bellissimo traduttore online: https://www.deepl.com/translator
La sua efficienza diventa particolarmente evidente quando si inserisce un testo lungo con delle frasi non semplicissime. Così, per esempio, nella traduzione ottenuta è possibile cliccare su una singola parola per scegliere un sinonimo più adatto e vedere autocorreggersi tutta la frase.
Molto più figo del Google Translate.

Ma le lingue vanno comunque studiate, almeno per controllare la qualità dei traduttori.


La lingua nazionale

Da dove arrivarono gli antenati degli statunitensi: la nazionalità dominante nei quadrati del territorio 100×100 miglia.

Al giorno d’oggi negli Stati Uniti quasi 50 milioni di persone si autodefiniscono discendenti degli immigrati tedeschi: molti più di quelli originari del Regno Unito. Nella maggioranza delle città americane esisteva almeno un giornale locale in lingua tedesca; a New York ce n’erano dodici.
Nel 1917, però, gli USA entrano nella Prima guerra mondiale e l’uso del tedesco diventa anti-patriottico. Cambiano molti termini comunemente diffusi (per esempio, frankurter diventa hot dog) e cognomi (per esempio, Schmidt diventa Smith), in molti Stati viene vietato l’insegnamento della lingua tedesca nelle scuole (a volte anche nelle scuole private). Nel 1923 la Corte Suprema riconosce l’incostituzionalità di tutte le limitazioni, ma il danno ormai è fatto. La lingua tedesca è quasi completamente sparita dall’uso nei luoghi pubblici e quindi nella vita quotidiana.
A causa di una aggressiva politica imperiale russa lo stesso succede oggi nelle ex Repubbliche sovietiche con la lingua russa.
Alla base c’è sempre la stupidità.


Le parolacce finte

Dalla mia pagina di Facebook è misteriosamente sparito il post del sabato 30 aprile (cliccate tranquilli che dal mio sito non sparirà mai). Suppongo che alla base del mistero sia proprio una delle parole che compngono il nome di quel quadro del XVII secolo.

Il fatto dice molto sul livello intellettuale dei moderatori di Facebook. Ma sono convinto che il livello dei miei lettori è più alto, quindi continuo a rivolgermi a loro. Cioè a voi.

Chi di voi è ancora convinto che la parola «negro» sia una parolaccia? Chi di voi ritiene che debba essere vietata dalle norme di un social network o, addirittura, dalle leggi statali? Ebbene, ho una notizia per voi. L’ultimo censimento della popolazione statunitense, quello del 2010, è stato condotto tramite questo questionario: https://www.census.gov/history/pdf/2010questionnaire.pdf.

Come potete vedere, tra le opzioni delle domande N6 e N9 risulta pure la famosa parola «negro»:


Circa 56 mila persone si sono autodefinite come «negro»: https://www.census.gov/prod/cen2010/briefs/c2010br-06.pdf.

Insomma, se qualcuno vi rimprovera per quella parola, mandatelo pure affanculo.


A pensare male si fa peccato

Devo constatare che il livello di istruzione medio sta crescendo anche in Italia. E vi racconto subito perché lo penso.

Per tanti anni, praticamente dal giorno del mio primo arrivo in Italia, ho vissuto nella convinzione che immobiliaristi italiani non conoscano la propria lingua. La mia convinzione era fondata su numerosissime prove materiali trovate nei luoghi pubblici di tutte le città italiane che mi è capitato di vedere.

Per farvi capire di cosa sto parlando, vi mostro appena due dei numerosissimi esempi milanesi. Entrambi sono esposti in pieno centro, sotto gli occhi di una quantità immisurabile di persone. Il primo esempio è stato esporto in via Dante.

Non mi ricordo più con precisione l’indirizzo del secondo esempio.

Non sto scrivendo il presente testo per farmi delle domande retoriche sulla ignoranza dei produttori o sul coraggio dei proprietari di questi cartelli. Lo sto scrivendo per condividere con voi la mia testimonianza di un miracolo visto alla fine di agosto in un sottopassaggio in zona San Babila. E’ incredibile, ero rimasto immobile per qualche minuto ad osservarlo:

C’è ancora speranza per un mondo migliore!

P.S.: secondo voi, i proprietari dei cartelli lavorano come scrivono o scrivono come lavorano?

P.S.: perché questo articolo è stato scritto da un russo?


Le lingue nel mondo

Finalmente ho trovato un grafico che mette a confronto due concetti: «le lingue più parlate» e «le lingue più diffuse nel mondo». Le informazioni un po’ più dettagliate sono sotto questo link.