Più o meno tutti i miei lettori sono già aggiornati sulle due recenti notizie della cultura mondiale.
La prima arriva da Berlino, dove gli organizzatori del festival cinematografico hanno deciso di assegnare più i premi per i migliori attore e attrice, ma optare per dei premi «gender neutral».
La seconda notizia arriva dalla Francia, dove è stato deciso di cambiare il titolo del romanzo di Agatha Christie «Ten Little Niggers»: da «Dix petits nègres» a «Ils étaient dix» («Erano in dieci»).
A questo punto devo dichiarare pubblicamente – senza tentare di apparire originale – che la lotta contro la stupidità umana è una impresa totalmente inutile. È uno spreco delle nostre preziose risorse. Quindi faccio una proposta alternativa.
Bisogna istituire un fondo (oppure una società per azioni?) che abbia per obiettivo l’acquisto di una isola o di un arcipelago nel mezzo di qualche oceano. Sul territorio acquistato verrà proclamato lo Stato della Mente Libera. Uno Stato dove non è necessario (anzi, vietato) riscrivere il passato della umanità in base alla moda corrente ed è consentito chiamare le persone e le cose per quello che sono.
Gli investitori del fondo (o gli azionisti della società) saranno i cittadini dello Stato. L’economia statale si baserà sul turismo culturale (per chi vorrà riposare dalle falsità «politicamente corrette») e sulla produzione delle opere culturali libere da ogni imposizione di neutralità (gli spazi per la produzione di tali opere verranno affittate agli artisti di tutto il mondo).
Secondo me è una cosa che potrebbe decollare.
L’archivio del tag «idiozie»
Come forse avete già letto o sentito, il 1 luglio in Russia si è conclusa la settimana della votazione sulla «riforma costituzionale». Si è trattato di una manifestazione ben lontana dal costituzionalismo e dal diritto elettorale, quindi è assolutamente condivisibile il suo nome popolare: il voto sull’azzeramento di Putin. Infatti, l’obiettivo principale della «riforma» è stato quello di permettere a Vladimir Putin di non conteggiare i mandati presidenziali già ottenuti (azzerarli, appunto) e candidarsi altre due volte alla Presidenza. Di conseguenza, se la natura non dovesse intervenire prima, Putin dovrebbe rimanere alla carica almeno fino al 2036.
A questo punto avrei potuto scrivere un lungo post sul livello dei brogli eccezionale pure per la Russia degli ultimi 24 anni. Secondo i dati ufficiali, la partecipazione al voto sarebbe stata del 67,97%, il «sì» alla riforma avrebbe raccolto il 77,92%, mentre il «no» il 21,27%. I matematici hanno già calcolato che il livello reale del «sì» sarebbe attorno al 30%, ma questo è uno dei dettagli che dovrebbero interessare soprattutto ai cittadini russi.
Ai miei lettori italiani comunico solo che i risultati ufficiali di vari seggi corrispondono – con una precisione «sorprendente» – alle attese del Cremlino collettivo:

Quindi torniamo alla vita reale quotidiana che, nonostante tutto, continua. In assenza delle reali alternative pacifiche alla situazione creatasi, la gente tenta ancora di riderci sopra come può. Per esempio, la Costituzione russa del 1993 è già stata inserita nel famoso Continuare la lettura di questo post »
Nei primi giorni era solo una delle numerosissime barzellette sull’argomento di popolarità mediatica. Una barzelletta che metteva in evidenza – come lo dovrebbe fare una barzelletta ben fatta – uno degli aspetti ridicoli della situazione creatasi.
Ma poi, Deus aper, la normalità si è capovolta ed è stata la barzelletta a trasformarsi nella realtà. L’ABC Radio Sydney (una emittente statale finanziata con le tasse dei cittadini) ha dichiarato che gli scacchi sarebbero un gioco razzista perché i bianchi fanno la prima mossa: questa sarebbe una manifestazione della disparita razziale e una allegoria della violenza. Diversi scacchisti si sono già espressi sull’argomento, ma la prima comunicazione nel senso cronologico è dell’australiano John Adams:
🚨 BREAKING 🚨
I just received a phone call from an ABC Sydney based producer seeking a comment about the game of chess!
The ABC have taken the view that chess is RACIST given that white always go first!
They are seeking comment from a chess official as to whether
— John Adams (@adamseconomics) June 23, 2020
Sapendo ormai bene che non c’è alcun limite alla stupidità umana, posso ipotizzare i futuri sviluppi di questa «curiosa» storia.
Prima di tutto, prima o poi qualcuno si accorgerà che gli scacchi sono un gioco sessista: il re è la più importante tra le figure.
In secondo luogo, gli scacchi verranno vietati; tutti noi saremo obbligati a giocare a Go dove per regolamento iniziano i neri.
E poi seguirà la caccia al pianoforte, dove i tasti bianchi sono più numerosi e più grandi. Di conseguenza, il pianoforte sarà definito uno strumento razzista.
I linguisti mondiali, prima o poi, si accorgeranno che gli italiani parlano una lingua razzista: usano l’espressione «bianco e nero» al posto della politicamente corretta «black and white».
E poi… So benissimo di avere la fantasia limitata dalla impostazione «razzista» della mente, quindi non riesco a ipotizzare altre situazioni simili. Ma, come ho già scritto sopra, non c’è alcun limite…
P.S.: ho sempre pensato che la prima manifestazione del razzismo (e di molte fobie) è la visione di sé stesso come di una creatura diversa dalle altre. Non importa se si tratti di un sentimento di superiorità o inferiorità: in questo contesto entrambi producono gli stessi effetti negativi.
Non è ancora passato un virus, ed ecco che ne arriva un altro: più pericoloso perché non curabile per via farmacologica.
Le grandi masse di persone in tutto il mondo hanno deciso – per l’ennesima volta – che fosse possibile rivalutare il passato secondo i criteri morali di oggi. E l’assurdità dei dettagli non è inferiore a quella dell’idea generale: a Milano il primo bersaglio è diventato Indro Montanelli (si vedano il tentativo 1 e il tentativo 2).
La storia di un qualsiasi Paese preso a caso è piena di guerre, commercio degli schiavi, genocidio e crimini di massa. L’Impero Roma, L’Impero mongolo, il Califfato, l’Impero ottomano, l’Inghilterra, la Francia, la Spagna, la Germania, la Cina, il Giappone, gli Stati Uniti, l’URSS e così via.
Pure l’Italia contemporanea è piena delle rappresentanze (ma anche monumenti e rapporti giuridici con) di uno micro-Stato che si basa su una ideologia che nel corso di lunghi secoli ha causato – e continua a causare tutt’oggi – milioni di morti in tutto il mondo: attraverso l’inquisizione, le crociate, le guerre e le persecuzioni scatenate per motivi religiosi.
Per la pace comune e la serenità interiore conviene capire presto due principi importantissimi. In primo luogo, il nostro mondo è una continua evoluzione. In secondo luogo, il principio di non retroattività non è solo un concetto giuridico: si applica anche ai valori morali.
Di conseguenza, le vie percorribili sono solamente due:
1. Demolire quasi tutti i monumenti ai grandi personaggi della storia. Ma in questo caso prepariamoci al fatto che un domani, in un’altra fase dello sviluppo della società, verremo «demoliti» pure noi. Perché? Per esempio, perché abbiamo «sfruttato» le donne delle pulizie latinoamericane o i conducenti dei tram arrivati dal Sud Italia. Oppure perché abbiamo «maltrattato» i figli bocciati, ammazzato delle zanzare, detto delle bugie, mangiato della carne etc.
2. Riconoscere che nella storia della nostra civiltà sono successe molte cose. Molte cose che oggi ci sembrano negative, ma che ormai appartengono al passato. Cerchiamo dunque di trarre delle giuste conclusioni e di fare in modo che non si ripetano più.
La seconda via è molto più lunga e difficile. Forse per questo motivo è anche poco popolare. Ma io spero che diventi presto di moda.
Non mi sarei mai aspettato di vedere una persona laureata pubblicare una minchiata del genere (e un po’ sono sorpreso per il fatto che questo tipo di gioco vada ancora di moda):

Ebbene, mi sento costretto a ribadire alcuni concetti che dovrebbero essere già noti da anni a tutte le persone dotate di cervello:
1. Iscrivendovi (o rimanendo iscritti) a un qualsiasi sito, accettate automaticamente i termini di utilizzo e tutti i loro aggiornamenti. Se rifiutate, non riuscite a iscrivervi. Se accettate, non potete disdirne unilateralmente una parte, nemmeno pubblicando un qualsiasi testo sulla propria pagina. Al massimo potrebbe esistere, da qualche parte nelle impostazioni, una pagina che permette di attivare/disattivare alcune opzioni (come si fa spesso per il software).
2. Se siete preoccupati per i propri dati personali (di qualsiasi tipo, le immagini comprese), la soluzione è semplice: non pubblicateli. Nessuno vi costringe a pubblicarli (come, in realtà, nessuno vi costringe a registrarvi su un qualsiasi sito). Nessuno vi costringe nemmeno a comunicare ai siti web i vostri dati reali (compresi i nomi, cognomi, date di nascita, numeri di telefono etc etc). Chi mi ha tra gli amici su Facebook lo sa bene, ahahaha!
3. La responsabilità giuridica delle persone non può essere declinata con una pubblicazione generica su Facebook. Si potrebbe fare un esempio un po’ estremo: provate a pubblicare su Facebook una foto con, che ne so, la vostra amante e poi, ormai in fase di separazione, portare davanti al giudice la stampa di quel testo. Infatti, tutti hanno il diritto di poter ridere anche sul posto di lavoro.
4. La profilassi intellettuale quotidiana vi salverà dal fare tante figure di merda. Comprese quelle simili allo screenshot riportato sopra.
Cercate di spiegare queste semplici cose ai vostri amici e conoscenti che dovessero pubblicare dei testi «magici» del genere.
A questo punto non resta altro che augurarvi tanta serenità!
Come abbiamo scoperto in questi giorni, secondo moltissime persone i saccheggi e il vandalismo sarebbero la forma suprema della giustizia sociale.
In seguito a un percorso mentale logico e, allo stesso tempo, associativo ho capito che la ripresa economica del mondo nell’epoca post-quarantena dovrebbe iniziare dalla espropriazione delle risorse economiche agli ignoranti. Come potremmo realizzare questo piano? È «la mano invisibile del mercato» a suggerircelo. Provate, per esempio, a cercare i «dispositivi» commercializzati online come «protezione dalle onde 5G». Vi sarà evidente che l’offerta possa essere aumentata.
Ma, dato che i codici penali di moltissimi Stati del mondo non trattano benissimo tale modo di ottenere la liquidità, evitiamo di fare troppe promesse nella descrizione della merce. Limitiamoci al nome del prodotto ambiguo. E, soprattutto, vendiamo qualcosa che possa apparire come uno scherzo palese alla gente mentalmente sana. Ecco un esempio:

Avete da tempo della merce non venduta in magazzino? Avete troppi oggetti inutili in casa? Metteteli in vendita con il prefisso «anti 5G» nel nome!
Qualcuno – un po’ troppo serio – potrebbe scandalizzarsi per le ricette di Donald Trump contro il coronavirus (ma non siamo già caduti nella depressione nera ad ascoltare tante persone troppo serie?).
Qualcuno – per nulla serio – potrebbe seguire il grande consiglio di Trump e bere un po’ di disinfettante (non preoccupiamoci: con quel gesto le persone per nulla serie renderanno il nostro mondo migliore).
Qualcuno – un po’ meno spensierato – potrebbe decidere di applicare l’idea trumpista della «iniezione» della luce solare e rendersi conto che ci sono appena due vie per farlo (festeggiamo: qualcuno sta per guarire, anche se non da covid-19).
E io mi sono ricordato una vecchia barzelletta sovietica:
Leonid Brežnev invita gli ingegneri spaziali a una riunione e propone di inviare qualche cosmonauta sul Sole.
Qualcuno trova il coraggio di osservare: «Compagno Brežnev, ma i cosmonauti sul Sole bruceranno!»
E Brežnev prontamente risponde: «Lo capisco, mica sono uno scemo. Propongo di mandarli sul Sole di notte».
Non so proprio perché mi sia venuta in mente…
La catena Burger King ha una nuova e un po’ particolare pubblicità video. Perseguendo l’obiettivo di mostrare che i loro hamburger vengono realizzati senza l’uso dei conservanti, ne hanno filmato uno – lo stesso esemplare – «per 34 giorni»… Facendoci dunque vedere come si copre di muffa e marcisce facilmente, proprio come un prodotto naturale.
Dopo avere visto il risultato finale, avete sicuramente sentito la voglia incontrollabile di mangiarne uno, vero?
Io, per esempio, da decenni dubito fortemente che i vari famosi fast food usino realmente solo gli ingredienti naturali. E ora mi sento autorizzato di proporre pure uno slogan innovativo: «Divoralo almeno finché non è marcio».
Complimenti al Burger King per la migliore antipubblicità dell’anno.
Vedo che sui social la gente continua a postare le foto dei supermercati milanesi svuotati.
E allora io posto la foto della metropolitana milanese alle 8:09 del lunedì.

Scattata per gli amici russi, può essere interessante anche per voi.
P.S.: il blocco della vita è una cagata enorme! Il clima del panico gonfiato per il solo deficit di notizie non dovrebbe essere alimento dalla finzione populistica di reazione costruttiva.
Evidentemente non ho ancora sradicato completamente le illusioni infantili dalla mia mente debole.
Ho sempre pensato che almeno l’ambiente universitario debba essere libero da quelle fobie scientificamente ingiustificate che nel mondo contemporaneo si diffondono e poi passano di moda più velocemente dei vestiti o dei cantanti del cazzo.
E invece no:

E vabbè, vorrà dire che per almeno una settimana nell’ambiente lavorativo non sarò circondato dalla gente mentalmente malata. Al giorno d’oggi è già una grande conquista.



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