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Il gioco razzista

Nei primi giorni era solo una delle numerosissime barzellette sull’argomento di popolarità mediatica. Una barzelletta che metteva in evidenza – come lo dovrebbe fare una barzelletta ben fatta – uno degli aspetti ridicoli della situazione creatasi.
Ma poi, Deus aper, la normalità si è capovolta ed è stata la barzelletta a trasformarsi nella realtà. L’ABC Radio Sydney (una emittente statale finanziata con le tasse dei cittadini) ha dichiarato che gli scacchi sarebbero un gioco razzista perché i bianchi fanno la prima mossa: questa sarebbe una manifestazione della disparita razziale e una allegoria della violenza. Diversi scacchisti si sono già espressi sull’argomento, ma la prima comunicazione nel senso cronologico è dell’australiano John Adams:


Sapendo ormai bene che non c’è alcun limite alla stupidità umana, posso ipotizzare i futuri sviluppi di questa «curiosa» storia.
Prima di tutto, prima o poi qualcuno si accorgerà che gli scacchi sono un gioco sessista: il re è la più importante tra le figure.
In secondo luogo, gli scacchi verranno vietati; tutti noi saremo obbligati a giocare a Go dove per regolamento iniziano i neri.
E poi seguirà la caccia al pianoforte, dove i tasti bianchi sono più numerosi e più grandi. Di conseguenza, il pianoforte sarà definito uno strumento razzista.
I linguisti mondiali, prima o poi, si accorgeranno che gli italiani parlano una lingua razzista: usano l’espressione «bianco e nero» al posto della politicamente corretta «black and white».
E poi… So benissimo di avere la fantasia limitata dalla impostazione «razzista» della mente, quindi non riesco a ipotizzare altre situazioni simili. Ma, come ho già scritto sopra, non c’è alcun limite…
P.S.: ho sempre pensato che la prima manifestazione del razzismo (e di molte fobie) è la visione di sé stesso come di una creatura diversa dalle altre. Non importa se si tratti di un sentimento di superiorità o inferiorità: in questo contesto entrambi producono gli stessi effetti negativi.


Immaginare il proprio futuro

Non è ancora passato un virus, ed ecco che ne arriva un altro: più pericoloso perché non curabile per via farmacologica.
Le grandi masse di persone in tutto il mondo hanno deciso – per l’ennesima volta – che fosse possibile rivalutare il passato secondo i criteri morali di oggi. E l’assurdità dei dettagli non è inferiore a quella dell’idea generale: a Milano il primo bersaglio è diventato Indro Montanelli (si vedano il tentativo 1 e il tentativo 2).
La storia di un qualsiasi Paese preso a caso è piena di guerre, commercio degli schiavi, genocidio e crimini di massa. L’Impero Roma, L’Impero mongolo, il Califfato, l’Impero ottomano, l’Inghilterra, la Francia, la Spagna, la Germania, la Cina, il Giappone, gli Stati Uniti, l’URSS e così via.
Pure l’Italia contemporanea è piena delle rappresentanze (ma anche monumenti e rapporti giuridici con) di uno micro-Stato che si basa su una ideologia che nel corso di lunghi secoli ha causato – e continua a causare tutt’oggi – milioni di morti in tutto il mondo: attraverso l’inquisizione, le crociate, le guerre e le persecuzioni scatenate per motivi religiosi.
Per la pace comune e la serenità interiore conviene capire presto due principi importantissimi. In primo luogo, il nostro mondo è una continua evoluzione. In secondo luogo, il principio di non retroattività non è solo un concetto giuridico: si applica anche ai valori morali.
Di conseguenza, le vie percorribili sono solamente due:
1. Demolire quasi tutti i monumenti ai grandi personaggi della storia. Ma in questo caso prepariamoci al fatto che un domani, in un’altra fase dello sviluppo della società, verremo «demoliti» pure noi. Perché? Per esempio, perché abbiamo «sfruttato» le donne delle pulizie latinoamericane o i conducenti dei tram arrivati dal Sud Italia. Oppure perché abbiamo «maltrattato» i figli bocciati, ammazzato delle zanzare, detto delle bugie, mangiato della carne etc.
2. Riconoscere che nella storia della nostra civiltà sono successe molte cose. Molte cose che oggi ci sembrano negative, ma che ormai appartengono al passato. Cerchiamo dunque di trarre delle giuste conclusioni e di fare in modo che non si ripetano più.
La seconda via è molto più lunga e difficile. Forse per questo motivo è anche poco popolare. Ma io spero che diventi presto di moda.


Scacciare la merda dal cervello

Non mi sarei mai aspettato di vedere una persona laureata pubblicare una minchiata del genere (e un po’ sono sorpreso per il fatto che questo tipo di gioco vada ancora di moda):

Ebbene, mi sento costretto a ribadire alcuni concetti che dovrebbero essere già noti da anni a tutte le persone dotate di cervello:
1. Iscrivendovi (o rimanendo iscritti) a un qualsiasi sito, accettate automaticamente i termini di utilizzo e tutti i loro aggiornamenti. Se rifiutate, non riuscite a iscrivervi. Se accettate, non potete disdirne unilateralmente una parte, nemmeno pubblicando un qualsiasi testo sulla propria pagina. Al massimo potrebbe esistere, da qualche parte nelle impostazioni, una pagina che permette di attivare/disattivare alcune opzioni (come si fa spesso per il software).
2. Se siete preoccupati per i propri dati personali (di qualsiasi tipo, le immagini comprese), la soluzione è semplice: non pubblicateli. Nessuno vi costringe a pubblicarli (come, in realtà, nessuno vi costringe a registrarvi su un qualsiasi sito). Nessuno vi costringe nemmeno a comunicare ai siti web i vostri dati reali (compresi i nomi, cognomi, date di nascita, numeri di telefono etc etc). Chi mi ha tra gli amici su Facebook lo sa bene, ahahaha!
3. La responsabilità giuridica delle persone non può essere declinata con una pubblicazione generica su Facebook. Si potrebbe fare un esempio un po’ estremo: provate a pubblicare su Facebook una foto con, che ne so, la vostra amante e poi, ormai in fase di separazione, portare davanti al giudice la stampa di quel testo. Infatti, tutti hanno il diritto di poter ridere anche sul posto di lavoro.
4. La profilassi intellettuale quotidiana vi salverà dal fare tante figure di merda. Comprese quelle simili allo screenshot riportato sopra.
Cercate di spiegare queste semplici cose ai vostri amici e conoscenti che dovessero pubblicare dei testi «magici» del genere.
A questo punto non resta altro che augurarvi tanta serenità!


Vendere bene, vendere velocemente

Come abbiamo scoperto in questi giorni, secondo moltissime persone i saccheggi e il vandalismo sarebbero la forma suprema della giustizia sociale.
In seguito a un percorso mentale logico e, allo stesso tempo, associativo ho capito che la ripresa economica del mondo nell’epoca post-quarantena dovrebbe iniziare dalla espropriazione delle risorse economiche agli ignoranti. Come potremmo realizzare questo piano? È «la mano invisibile del mercato» a suggerircelo. Provate, per esempio, a cercare i «dispositivi» commercializzati online come «protezione dalle onde 5G». Vi sarà evidente che l’offerta possa essere aumentata.
Ma, dato che i codici penali di moltissimi Stati del mondo non trattano benissimo tale modo di ottenere la liquidità, evitiamo di fare troppe promesse nella descrizione della merce. Limitiamoci al nome del prodotto ambiguo. E, soprattutto, vendiamo qualcosa che possa apparire come uno scherzo palese alla gente mentalmente sana. Ecco un esempio:

Avete da tempo della merce non venduta in magazzino? Avete troppi oggetti inutili in casa? Metteteli in vendita con il prefisso «anti 5G» nel nome!


Le analogie strane

Qualcuno – un po’ troppo serio – potrebbe scandalizzarsi per le ricette di Donald Trump contro il coronavirus (ma non siamo già caduti nella depressione nera ad ascoltare tante persone troppo serie?).
Qualcuno – per nulla serio – potrebbe seguire il grande consiglio di Trump e bere un po’ di disinfettante (non preoccupiamoci: con quel gesto le persone per nulla serie renderanno il nostro mondo migliore).
Qualcuno – un po’ meno spensierato – potrebbe decidere di applicare l’idea trumpista della «iniezione» della luce solare e rendersi conto che ci sono appena due vie per farlo (festeggiamo: qualcuno sta per guarire, anche se non da covid-19).
E io mi sono ricordato una vecchia barzelletta sovietica:

Leonid Brežnev invita gli ingegneri spaziali a una riunione e propone di inviare qualche cosmonauta sul Sole.
Qualcuno trova il coraggio di osservare: «Compagno Brežnev, ma i cosmonauti sul Sole bruceranno!»
E Brežnev prontamente risponde: «Lo capisco, mica sono uno scemo. Propongo di mandarli sul Sole di notte».

Non so proprio perché mi sia venuta in mente…


Are you lovin it?

La catena Burger King ha una nuova e un po’ particolare pubblicità video. Perseguendo l’obiettivo di mostrare che i loro hamburger vengono realizzati senza l’uso dei conservanti, ne hanno filmato uno – lo stesso esemplare – «per 34 giorni»… Facendoci dunque vedere come si copre di muffa e marcisce facilmente, proprio come un prodotto naturale.

Dopo avere visto il risultato finale, avete sicuramente sentito la voglia incontrollabile di mangiarne uno, vero?
Io, per esempio, da decenni dubito fortemente che i vari famosi fast food usino realmente solo gli ingredienti naturali. E ora mi sento autorizzato di proporre pure uno slogan innovativo: «Divoralo almeno finché non è marcio».
Complimenti al Burger King per la migliore antipubblicità dell’anno.


Il male innominabile

Vedo che sui social la gente continua a postare le foto dei supermercati milanesi svuotati.
E allora io posto la foto della metropolitana milanese alle 8:09 del lunedì.

Scattata per gli amici russi, può essere interessante anche per voi.
P.S.: il blocco della vita è una cagata enorme! Il clima del panico gonfiato per il solo deficit di notizie non dovrebbe essere alimento dalla finzione populistica di reazione costruttiva.


Le malattie mentali

Evidentemente non ho ancora sradicato completamente le illusioni infantili dalla mia mente debole.
Ho sempre pensato che almeno l’ambiente universitario debba essere libero da quelle fobie scientificamente ingiustificate che nel mondo contemporaneo si diffondono e poi passano di moda più velocemente dei vestiti o dei cantanti del cazzo.
E invece no:

E vabbè, vorrà dire che per almeno una settimana nell’ambiente lavorativo non sarò circondato dalla gente mentalmente malata. Al giorno d’oggi è già una grande conquista.


C’è sempre stato

Nel 2018 gli storici ucraini hanno fatto una interessante scoperta. In grande pubblico mondiale, però, se ne è accorto solo la scorsa settimana.
La scoperta è: l’attore canadese Keanu Reeves nel 1932 fu impiegato come un operaio edile alla costruzione dei grattacieli newyorkesi.
Non ci credete? Vi faccio vedere la fonte: è il libro di testo di storia per le scuole superiori ucraine «Всевiтня iсторiя» («Storia mondiale») che riporta la famosa foto «Lunch atop a Skyscraper» del 1932:

Avete riconosciuto la figura cerchiata? È tratta da una foto abbastanza famosa: Continuare la lettura di questo post »


Una corona nel cervello

Il «Governo mondiale», i «poteri forti», i serial killer armati del 5G e le altre creature fantastiche (delle quali, per la mia enorme fortuna, non ho mai sentito parlare) vogliono nascondere una Grande Verità sul coronavirus cinese. Ma per fortuna ci sono io a illuminare i miei lettori.
Ebbene, le vittime europee più probabili del coronavirus cinese sono proprio gli adepti delle entità elencate all’inizio di questo post. Così, per esempio, gli organizzatori della fiera di elettronica Mobile World Congress (si svolge annualmente a Barcellona) hanno annullato l’edizione del 2020 proprio con il pretesto della diffusione del coronavirus.

In Spagna, come anche nel resto dell’Europa, non c’è l’epidemia. È impossibile essere contagiati se non si è in stretto contatto con tanti cinesi che si trovano in (o arrivano dalla) Cina. Molte delle aziende-produttrici che precedentemente avevano rinunciato al presentarsi alla fiera di quest’anno (come, per esempio, LG o Sony) non sono attualmente tra i più grandi innovatori nel campo del mobile. L’analoga fiera di Amsterdam (ISE 2020), non meno numerosa in termini di visitatori, si è regolarmente svolta senza alcun problema. Ma gli organizzatori della MWC 2020 hanno comunque annullato un evento che sarebbe stato visitato da oltre cento mila persone (e per il quale loro stessi avevano già organizzato dei buoni controlli sanitari).
Posso facilmente immaginare la gioia degli alberghieri e dei ristoratori locali.
E, di conseguenza, posso serenamente consigliarvi di controllare, in questi giorni, i prezzi degli alberghi a Barcellona tra il 22 e il 28 febbraio. In qualche modo dovranno pure recuperare le entrate mancate.