In Russia è stato trovato il modo semplice e sicuro di scacciare il nemico che dopo quasi novecento giorni di guerra ha attaccato a tradimento il territorio confinante russo.
Alexey Smirnov, il governatore ad interim della regione di Kursk (Russia), ha dichiarato che nel distretto di Kurchatov e nella città di Kurchatov – dove si trova la centrale nucleare di Kursk – a partire dal 21 agosto viene introdotto il divieto di vendita al dettaglio di alcolici a partire dalle ore 17:00 (il divieto non riguarda i locali di ristorazione). La decisione sarebbe stata presa per garantire l’ordine pubblico e la sicurezza in relazione al vigore del regime di «operazioni antiterrorismo» (una delle definizioni ufficiali dei combattimenti contro l’esercito ucraino) nella regione di Kursk. Smirnov ha ricordato che il divieto della vendita al dettaglio di alcolici è già stato in precedenza introdotto in nove distretti della regione (alcuni dei quali confinanti con l’Ucraina) e nella città di Lgov.
A questo punto vi informo che già da quasi vent’anni in Russia gli alcolici non si vendono dalle 23:00 alle 8:00, quindi la gente particolarmente interessata si fa le scorte negli orari consentiti. Ma nella regione di Kursk sicuramente non succederà e il nemico sarà sconfitto.
Mah…
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Commentando l’intervento militare dell’esercito ucraino nella regione russa di Kursk, il presidente ucraino Vladimir Zelensky, tra le altre cose, ha dichiarato:
Nel complesso, questa operazione è stata il più grande investimento nel processo di liberazione degli ucraini e delle ucraine dalla prigionia russa: abbiamo già ricevuto il maggior numero di prigionieri russi in una singola operazione, e questo è un risultato significativo, e questo è uno dei nostri obiettivi, e le nostre azioni continuano.
Effettivamente, non ci ho pensato a questo aspetto. Anche se non sono del tutto sicuro che funzioni…
Ma gli obiettivi principali dell’intervento ucraino continuano a sembrare altri: prima di tutto, la fine dei discorsi tanto utili a Putin «fermiamo gli eserciti dove stanno ora e parliamo della pace». Infatti, prima della invasione ucraina Putin pensava (e diceva) di poter pretendere anche più territori di quelli già occupati, mentre ora non può nemmeno pretendere che l’Ucraina si fermi dove è ora. Però è importante capire che ciò non succede per il merito della «opinione pubblica»: essa non interessa particolarmente a Putin e, la cosa più interessante, nella sua maggioranza continua a essere indifferente alla guerra (come se quest’ultima non fosse mai iniziata, come se non fosse arrivata sul territorio russo pure nel senso diretto).
Non mi ricordo se lo avevo scritto (forse sì, forse anche più di una volta), ma Putin, ogni volta che vede un problema serio che dovrebbe risolvere – o, almeno, commentare – lui, si nasconde finché il problema non si risolva «da solo». A volte, molto raramente, decide però di fare il tipo coraggioso e non si nasconde fisicamente: riduce notevolmente le apparizioni in pubblico, ma quando appare fa finta che non stia succedendo alcunché di problematico.
Quasi due settimane fa l’esercito ucraino ha iniziato il proprio intervento sul territorio russo. Putin ha preteso che tutti chiamassero quella invasione esclusivamente con l’espressione «situazione straordinaria», ha ordinato di dare 10.000 rubli (poco più di cento euro) a ogni profugo russo che è scappato perdendo tutto, ha detto che il Ministero della «Difesa» deve risolvere al più presto la «situazione»… E poi basta, durante le rare apparizioni seguenti si occupato di altro: si incontrato con un esponente del Hamas, ha fatto qualche riunione dove ha parlato male dei cattivi anglosassoni e bene della presunta superiorità tecnologica militare russa… Ieri sera, addirittura si è recato a Baku con una visita di Stato di due giorni per parlare con il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev «delle questioni di attualità della politica regionale e internazionale, in particolare sul tema dell’insediamento azero-armeno».
La ex cancelliera Angela Merkel ha fatto diversi errori nei rapporti con la Russia putiniana, ma almeno una conclusione è ancora molto attuale: Putin vive in un mondo alternativo.
Cercavo un video che raccogliesse un po’ di immagini varie dell’ingresso dell’esercito ucraino sul territorio russo. Utilizzo il presente post per «salvare» uno dei risultati:
Ora che sono state attirate in zona tante risorse militari russe, si può fare qualcosa, per esempio, in Crimea. Non necessariamente fare una operazione di terra, ma tagliare le poche vie di comunicazione con il continente costringendo l’esercito russo ai tentativi disperati a fare un salvataggio rapido della zona… Potrebbe diventare uno sviluppo «curioso» della guerra.
Probabilmente, tra i vari rischi derivanti dall’andamento della guerra in Ucraina, quello legato alla sicurezza della centrale nucleare di Zaporizhzhia è oggi ricordato meno di tanti altri: anche se non sarebbe tanto diverso, per esempio, dall’ipotetico uso della bomba atomica sul territorio ucraino.
Proprio per questo (per non farvi dimenticare di questo rischio) la «lettura del sabato» odierna è dedicata alla situazione attuale alla centrale nucleare di Zaporizhzhia.
I giornalisti de The New York Times hanno visitato il valico di frontiera di Sudža (che l’esercito ucraino ha occupato e quasi completamente distrutto all’inizio della offensiva), hanno descritto come l’Ucraina stesse preparando l’invasione della regione di Kursk e, soprattutto hanno avuto la possibilità di farci vedere qualcosa dello stato attuale delle cose sul posto: quest’ultimo è l’unico motivo per il quale si potrebbe evidenziare il loro articolo tra tanti altri sull’argomento.
Solo una «grande rivelazione» mi ha fatto un po’ ridere: l’esercito ucraino ha preparato il piano di sfondamento nella regione di Kursk in grande segreto, gli ufficiali ne sono stati messi a conoscenza tre giorni prima, mentre i soldati semplici 24 ore prima dell’offensiva. Io mi sarei stupito dell’opposto…
Però il fatto che non conosciamo alcun esempio della fuga delle informazioni ci conferma che l’esercito ucraino rimane motivato come prima. E questo mi fa essere contento.
Qualcuno è ancora interessato a giochi del tipo «indovina chi e in relazione a cosa ha detto questo»? Potete provare a indovinarlo, per esempio, per questa citazione di ieri:
Ma di che tipo di negoziati possiamo parlare con persone che prendono di mira indiscriminatamente i civili e le infrastrutture civili o cercano di minacciare gli impianti nucleari? Di cosa si può parlare con loro?
Naturalmente ho tolto queste parole dal contesto. Ma si può comunque facilmente intuire che è stato Continuare la lettura di questo post »
Prima di tutto, una nozione di base: potrebbe sembrare una barzelletta, ma in Russia esiste l’incarico del Commissario per i diritti umani nella Federazione Russa. In sostanza, è un funzionario nominato dalla Duma di Stato (la Camera bassa del «Parlamento») per esaminare i reclami dei cittadini della Federazione Russa e dei cittadini stranieri e apolidi residenti nel territorio della Federazione Russa contro le decisioni o le azioni (o la mancanza di queste) degli organi statali, degli organi di autogoverno locale, dei funzionari e dei dipendenti pubblici. A partire dal 2016 tale incarico è ricoperto da Tatiana Moskalkova.
Bene, ora passiamo a una notizia che ancora di più sembra una barzelletta. Tatiana Moskalkova ha inviato un appello all’Alto Commissario delle Nazioni Unite. Ecco come lo annuncia sul proprio telegram:
Migliaia di civili hanno sofferto a causa del barbaro attacco alla regione di Kursk da parte delle forze armate ucraine.
Insieme alle autorità, i nostri difensori civici dei diritti umani nelle entità costitutive della Federazione Russa stanno lavorando nei centri di accoglienza dove sono arrivati i residenti della regione di Kursk. Stiamo partecipando agli aiuti umanitari per loro.
❗️❗️❗️Ho inviato un appello all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani affinché condanni il terrorismo da parte dell’Ucraina e prenda misure per prevenire gravi violazioni di massa dei diritti umani.
Spero che le nostre informazioni si riflettano anche nel rapporto dell’OHCHR sulle violazioni dei diritti umani che, come abbiamo appreso, è in preparazione per essere pubblicato a settembre.
Qualcuno potrebbe dire che non è bello ridere delle persone mentalmente malate…
Ma allora ci resta solo preoccuparci. In parte perché non si tratta dell’unica persona mentalmente malata tra le Istituzioni russe. E in parte perché ormai sappiamo abbastanza dell’ONU in generale e dei suoi rapporti strani con il terrorismo in particolare per non poter escludere qualsiasi dichiarazione da parte sua.
Uno dei video di questa settimana: le guardie di frontiera russe che si arrendono all’esercito ucraino vicino alla città russa di Sudža.
Secondo le varie fonti, si tratterrebbe complessivamente di un gruppo grande tra 20 e 50 persone. Sarebbero prevalentemente i militari del servizio di leva e i militari con grado non superiore a quello di sergente.
P.S.: come mi è già capitato di fare, sottolineo che per me anche questo episodio è una normale e logica evoluzione della guerra. Di ogni guerra.
Mi aspettavo che succedesse molto prima, ma è successo solo il 6 agosto: l’esercito ucraino ha iniziato la propria «operazione militare speciale» sul territorio russo, nella regione di Kursk…
Tra parentesi: (dopo oltre dieci anni avrebbero finalmente l’occasione di restituire il vecchio debito alla Russia e organizzare un «referendum» sulla annessione della regione di Kursk alla Ucraina; ma presumo che per ora abbiano delle cose più importanti e più serie da fare).
Bene… È ancora troppo presto per consigliarvi delle grandi letture su questa logica evoluzione della guerra: è più il momento di seguire le notizie che cercare le analisi globali di un episodio in fase di sviluppo. Di conseguenza, ho pensato di condividere la prima raccolta delle testimonianze dei residenti della città russa Sudža (della regione di Kursk, appunto) che hanno dovuto scappare in seguito all’ingresso in città delle truppe ucraine.
La condivisione di tali testimonianze è solo un tentativo di fornire delle informazioni in più su quanto sta succedendo e non di esprimere una opinione sul comportamento di tutte le parti coinvolte.
P.S.: l’altro ieri Vladimir Putin ha ordinato di dare 10 mila rubli (poco più di 100 euro) a ogni profugo russo che ha dovuto lasciare la regione di Kursk. Provate anche voi ad apprezzare questa generosità nei confronti delle persone che per colpa sua hanno perso tutto. Provate a farlo tenendo in mente il fatto che alle persone che accettano di andare a combattere in Ucraina vengono offerti 800 mila rubli più degli stipendi altissimi.