Ho pensato che scrivere, a volte, delle sfortune dei sostenitori attivi della guerra in Ucraina potrebbe essere una cosa quasi divertente. E allora oggi provo a continuare, ma con un esempio meno sanguinoso di quello di ieri.
Il sostenitore della «missione Z» Mikhail Luchin (a sinistra sulla foto) ha raccolto 25.000 dollari statunitensi per l’acquisto di droni da donare all’esercito russo…
Ma gli hacker ucraini sono entrati nel suo account su AliExpress e hanno Continuare la lettura di questo post »
L’archivio del tag «guerra»
Sono talmente «non dispiaciuto» per il finalmente denazificato Maxim-Vladlen Fomin-Tatarsky, che non sono nemmeno interessato a leggere tutto ciò che riguardi la fine brillante della sua carriera…
N.B.: lo pseudonimo Vladlen Tatarsky è evidentemente stato preso in «onore» del protagonista del grande romanzo «Generation P» di Viktor Pelevin. Mi pare altrettanto evidente che il personaggio ucciso ieri non abbia capito molto delle opere dello scrittore.
Capisco che il modo di liberare il pianeta da questo personaggio sia stato piuttosto rumoroso e pericoloso per la collettività, ma le persone che sono andate all’incontro con il tipo – molte di esse sono rimaste ferite – erano di una certa «mentalità». D’altra parte, se mi avessero chiesto di elencare i principali istigatori e sponsor informativi dell’aggressione militare contro l’Ucraina, non avrei assolutamente menzionato «Tatarsky» (come tutti i «corrispondenti di guerra» pro-Cremlino in generale: non è il formato di informazione che seguo).
Posso solo dire che l’ex minatore, uomo d’affari (mi chiedo ancora in quale campo?) e rapinatore di banche graziato non mi ha interessato se non per un breve riassunto della sua posizione nei confronti di ciò che sta accadendo ora in Ucraina. In tal senso possono aiutare, per esempio, le citazioni più celebri del personaggio raccolte da un noto canale telegram russo:
– Per cominciare, avremmo dovuto effettuare attacchi e bombardamenti senza pietà. Se avessimo seppellito 10.000 soldati ucraini nelle caserme ucraine il primo giorno, sarebbero stati più collaborativi nei negoziati, li avremmo demoralizzati di più.
– Non ci sarà pace! Ricordatelo e smettetela di mettere in imbarazzo la gente. Ci aspetta una lunga ed estenuante guerra, che continuerà fino a quando l’Ucraina non avrà davvero esaurito le persone in età di leva. Tutto ciò che prenderemo e proteggeremo a quel punto diventerà Russia.
– Prendete tutta l’Europa e piegatela a 90! Non siamo solo delle forze astratte dietro di noi, siamo dietro la Russia, con armi nucleari, esercito, mobilitazione.
– Batteremo tutti, perché non abbiamo altre possibilità. Ecco, batteremo tutti, uccideremo tutti, deruberemo tutti quelli che hanno bisogno di essere derubati. Tutto sarà come piace a noi!
– L’unico argomento della propaganda ucraina a cui non sono riuscito a trovare una risposta è stata la politica migratoria russa. Non ho potuto rispondere ai Khokhlya perché stiamo portando qui tutta questa Jamaat. Prometto solo che quando avremo finito con gli ucraini, affronteremo immediatamente la questione.
– Quale persona normale dell’Ucraina, se si trasferisse nella Federazione Russa, vorrebbe imparare la lingua ucraina? E soprattutto: a quale scopo? Per leggere Shevchenko [un noto poeta ucraino del XIX secolo, particolarmente importante per la cultura nazionale] in originale? È ridicolo. Solo gli agenti del GUR e dell’SBU che non sono ancora stati identificati dall’FSB vorrebbero studiare (non per parlare in suržik, ma per studiare la lingua ucraina).
Beh, è tutto chiaro. Chiunque lo abbia fatto saltare in aria, grazie mille.
All’inizio della settimana la giuria del World Press Photo – uno dei concorsi fotografici più prestigiosi al mondo – ha rivelato i nomi di alcuni dei vincitori per l’anno 2022.
Così, per esempio, nella categoria «Europa» (i vincitori, tra l’altro, sono selezionati per regione), il premio per la migliore serie di foto è stato attribuito al fotografo ucraino Yevhen Maloletka dell’Associated Press. La serie è stata scatta durante i combattimenti per la città di Mariupol.
[6 marzo 2022, Yevhen Maloletka – alcuni civili nascosti in un rifugio antimissilistico a Mariupol]
[11 marzo 2022, Yevhen Maloletka – Serhiy Kralia, ferito durante i bombardamenti, in ospedale a Mariupol]
Nella categoria «Istantanea» della categoria «Europa» è stata premiata Continuare la lettura di questo post »
L’altro ieri Vladimir Zelensky ha segnalato che l’Ucraina non può iniziare la controffensiva «primaverile» a causa della carenza delle munizioni. Si tratta sicuramente di una situazione non positiva, ma meno tragica di quanto possa sembrare a prima vista.
Infatti, non so in quanti si siano accorti del fatto che la tanto temuta e discussa qualche mese fa offensiva «invernale» russa non ha avuto luogo: anche se l’inverno è già finito da un po’ in base a tutte le modalità di determinare, appunto, la sua fine. Non si è verificata per dei motivi molto simili: alla Russia mancano le munizioni (ma pure le armi moderne e le capacità logistiche). Di conseguenza, non è assolutamente detto che la non-controffensiva ucraina lasci per forza spazio alla offensiva russa: entrambe le parti hanno pochi strumenti per andare avanti.
Allo stesso tempo dobbiamo ricordare due cose:
1) la guerra in corso può finire solo con la sconfitta della Russia putiniana (tutte le alternative saranno solo delle pause che favoriranno il riarmo dell’esercito russo);
2) la situazione di stallo sul fronte è in un certo senso in linea con la nuova visione della politica del ricercato Putin (dai suoi discorsi pubblici sembra che sia pronto a vivere nelle condizioni della guerra eterna), ma potrebbe anche portarlo alle scelte un po’ estreme.
Boh, vediamo…
La breve lettura di questo sabato riguarda un piccolo episodio curioso, quasi una barzelletta presa dalla vita reale: un fanatico religioso è riuscito a evitare legalmente di essere mandato alla guerra iniziata da un altro fanatico religioso (ricercato dalla Corte internazionale penale) per – tra le altre cose – «difendere la religione dei russi» (sì, mi è capitato di leggere anche di quel pretesto).
Le storie del genere mi fanno un po’ divertire, nonostante riguardino una guerra.
Anzi, prima di passare alla notizia, faccio una breve introduzione storica.
Il 2 marzo 1994 con il decreto presidenziale è stato istituito l’Ordine del Coraggio. In base allo statuto, l’Ordine viene conferito ai cittadini della Federazione Russa o ai cittadini stranieri che hanno dimostrato l’altruismo, il coraggio e l’audacia nella protezione dell’ordine pubblico, nella lotta alla criminalità, nel salvataggio di persone durante disastri naturali, incendi, catastrofi e altre emergenze, nonché per azioni coraggiose e decisive compiute nell’adempimento di doveri militari, civili o di servizio in circostanze che comportano un rischio per la vita.
Sempre il 2 marzo 1994 è stata istituita la Medaglia al Coraggio: una onorificenza di rango inferiore che viene assegnata al personale militare, agli ufficiali degli affari interni, a coloro che prestano servizio nella Guardia Federale e ai dipendenti di altri organi esecutivi federali. In ogni caso, la persona deve distinguersi nella difesa coraggiosa della Federazione Russa.
Ecco, e ora passiamo alla notizia. Il 23 marzo 2023 il noto ricercato internazionale Vladimir Putin ha istituito un’altra Medaglia al Coraggio, di rango ancora inferiore (in realtà le tre onorificenze menzionate nel presente post si chiamano con tre diversi sinonimi russi). Essa si distingue dalla medaglia del 1994 per avere due classi e per il fatto che può essere conferita a tutti i cittadini, non solo appartenenti all’Esercito o altri Ministeri che legalmente possono esercitare il monopolio della forza. Prima di capire tale sottile differenza tra le due medaglie, mi ero chiesto del perché della seconda. Ma poi ho avuto una illuminazione: anche i membri dei vari eserciti privati – tipo Wagner – vanno in qualche modo premiati e motivati per il loro impegno nella distruzione e depopolazione della Ucraina…
Non so se il trucco funzioni: anche se fosse realmente possibile motivare le persone con in piccolo disco di metallo, bisognerebbe, per esempio, anche armarli in qualche modo.
Ovviamente, sono contento di capire, in fondo, che non funzionerà.
Gli analisti del Conflict Intelligence Team (CIT, un gruppo di giornalisti russi) sostengono che dalla base di stoccaggio dei vecchi carri armati di Arsenyev (una cittadina russa in Estremo Oriente) stanno partendo i treni con i carri armati T-54 e T-55. Chissà dove verso quali mete vengono trasportati…
Mentre aspettiamo di scoprire la risposta a questa grande domanda, ricordiamo cosa siano quei carri (che potrebbero essere sconosciuti alla maggioranza di voi):
– il carro armato T-54 entrò in servizio nel 1946, la sua produzione di serie continuò fino al 1959, in totale furono prodotti oltre 20.000 esemplari; dal 1994 il modello non è più in servizio nell’esercito russo.
– il carro armato T-55 fu tecnicamente basato sul T-54 e prodotto dal 1958 al 1979; dal 2010 non viene più utilizzato dall’esercito russo.
Presumo che non sia necessario essere un grande analista militare per capire: il ritorno ai carri armati di quella epoca (tecnicamente per nulla moderni) è il segnale di qualche seria difficoltà con reperire attrezzature nuove e moderne… Tale segnale si manifesta proprio quando dall’altra parte del fronte si osserva una tendenza di segno opposto.
È un segnale positivo perché fa sperare in una fine della guerra attiva un po’ più vicina.
È un segnale negativo perché speravo di vedere avvenire il disarmo della Russia in qualche altro modo: non alle spese di uno Stato vicino.
Tra tutte le materie scolastiche che mi è capitato di affrontare ai tempi debiti, la mia «meno amata» era la chimica (N.B.: non considero l’educazione fisica una materia scolastica, ero riuscito a liberarmene in un modo poco legale ma efficace, spero che venga abrogata presto in tutto il mondo). Ma, nonostante tutto, in certe occasioni pure a me vengono dei forti dubbi circa la preparazione di alcuni personaggi anche in chimica (avranno comprato il loro diploma scolastico?). Per esempio…
Ieri il noto ricercato internazionale Vladimir Putin ha dichiarato che l’Occidente sta iniziando a fornire alla Ucraina delle munizioni all’uranio impoverito, definendole «armi con una componente nucleare». Evidentemente, questo analfabeta chimico non sa di cosa sta parlando. Vale anche per i suoi eventuali assistenti che gli preparano i discorsi pubblici.
L’uranio è un metallo bianco-argenteo con numero atomico 92. Non si tratta di una magia, stregoneria o delle componenti nucleari. Quel metallo, per la sua natura, è poco radioattivo. L’uranio si distingue per una densità elevata, superiore due volte e mezzo a quella del ferro. Proprio per questo esso viene utilizzato per i proiettili perforanti. Proprio per questo gli americani aggiungono l’uranio impoverito alla corazza dei loro carri armati. Non per danneggiare gli equipaggi dei propri carri armati, ma per proteggerli.
Un normalissimo Boeing 747 può contenere diverse centinaia di chilogrammi di uranio impoverito, utilizzato come peso di bilanciamento. Può anche trovarsi nella chiglia di un aliante o nelle protezioni per i raggi X. Etc. etc..
Non mi dispiace assolutamente che Putin sia un ignorante: grazie a tale sua caratteristica perderà un po’ prima del normale. Mi dispiace che sia ascoltato – anche in Europa – dalle persone che non verificano ciò che sentono.
… sapete bene di chi…
Non tutti i giuristi – ma solo alcuni – hanno trovato le forze per dire pubblicamente una verità semplice e apparentemente scioccante: se quei bambini ucraini fossero stati uccisi e buttati in un fosso assieme agli adulti (invece di essere rubati e portati sul territorio russo), il mandato di arresto internazionale della Corte Penale Internazionale non avrebbe avuto luogo. O, almeno, non avrebbe avuto luogo ora.
Perché? Perché i vari crimini di guerra, comprese le uccisioni dei civili come quelle di Bucha etc., vanno analizzate in dettaglio: vanno identificate le vittime, raccolte le testimonianze, identificati i singoli esecutori, identificati i mandanti di vario livello etc. etc… Ci vorranno tanto tempo, tante persone e tantissimi soldi, quindi chissà quando si arriva a un livello sufficiente delle prove per poter emettere un mandato di arresto per qualcuno. Con il fatto dei bambini deportati, invece, è tutto più semplice: i vari rappresentanti dello Stato russo hanno già ammesso il fatto e lo hanno commentato pubblicamente più volte, confermando di fatto le denunce della parte ucraina. Di conseguenza, da punto di vista tecnico è molto più facile e veloce iniziare proprio dalla questione dei bambini.
Dei bambini che sono rimasti vivi, ma che spesso si trovano non si sa bene dove e in quali condizioni fisiche e psicologiche.
Ecco, meno male che ci sono io a trasmettervi alcuni concetti.
Resta da aggiungere solo una grande banalità: si tratta solo di un primo piccolo passo sulla strada della formulazione delle accuse. Si tratta di un «piccolo buco nella diga che si allagherà piano-piano fino farla crollare» (© un noto avvocato russo-ucraino).
P.S.: se volete fare delle analogie storiche, fatele pure: esistono anche quelle dirette.
P.P.S.: vedere Adolf che viene «incastrato» come Alphonse Gabriel è comunque un po’ «buffo»…
A volte capitano, contemporaneamente, delle notizie belle da leggere insieme. Per esempio…
Ieri il Presidente ucraino Vladimir Zelensky ha firmato i decreti di licenziamento dei capi di tre amministrazioni regionali: quelle di Lugansk, Odessa e Khmelnytskyy. In particolare, Serhiy Gayday è stato licenziato da capo dell’amministrazione regionale di Lugansk: la stampa ucraina sostiene che dovrebbe essere presto nominato l’ambasciatore ucraino in Kazakistan.
Sempre ieri Vladimir Putin ha nominato Vladislav Kuznetsov, l’ex vice primo ministro della autoproclamata «Repubblica Popolare di Lugansk», capo del distretto autonomo della Chukotka («in cu… al mondo»).
Ma non dovrebbero essere i «conquistatori dei territori» a fare una carriera politica migliore? Ahahaha