Le persone che in questi giorni non sono ancora al lavoro (oppure sono costrette ad andare al lavoro pur non avendo molto da fare) possono provare a leggere un interessante rapporto giornalistico: «il 2022 russo in numeri». Ma il titolo non deve ingannarvi: molti dei numeri riportati riguardano anche l’Ucraina e l’UE. Perché, in effetti e purtroppo, il regime putiniano in qualche modo ha influito sulla vita di tutti.
L’archivio del tag «guerra»
Quanto è «bello» avere la possibilità di scrivere dell’arte durante la guerra…
Ieri nella città russa di Nizhny Novgorod si è svolta una azione a sostegno della «operazione militare speciale» in Ucraina e della tutela dei valori tradizionali. Circa mille attivisti della «Compagnia Volontaria della Fratellanza Combattente» si sono riuniti a Strelka («la punta», il posto dove confluiscono i fiumi Volga e Oka) e hanno steso un nastro di San Giorgio di 300 metri intorno alla Cattedrale Alexander Nevsky. Il leader della sezione cittadina del movimento, Roman Zykov, ha dichiarato che gli attivisti stanno proteggendo i valori tradizionali russi e non permetteranno mai che questi vengano distorti.
Potreste chiedervi quali valori possano essere protetti in tal modo? Almeno uno è evidente: Continuare la lettura di questo post »
Avevo in mente diverse opzioni per il video domenicale di questa settimana, m alla fine ho scelto quello sulla visita di Vladimir Zelensky negli USA. Contiene anche un pezzo del suo discorso al Congresso.
Il video del discorso completo è invece questo: Continuare la lettura di questo post »
Scrivere della guerra anche nei periodi festivi come quello di questi giorni è brutto, ma la guerra è ancora più brutta. Oltre a essere brutta, non va nemmeno in ferie, non si ferma per il Natale cattolico.
«In compenso», questo sabato vi segnalo – al posto del solito articolo – un grande reportage fotografico sulle condizioni nelle quali si trovano ora alcuni paesini ucraini attraversati da questa guerra. Le immagini sono del fotografo ucraino Yakiv Liashenko, spesso sono commentati con dei testi non particolarmente lunghi. Le informazioni su ogni singolo scatto si aprono con un click sulla «i» cerchiata.
Quando il giornale The New York Times pubblica i nomi – ovviamente solo alcuni, quelli che si è riuscito a scoprire – dei militari russi che hanno compiuto le violenze contro i civili a Bucha, dimostra di avere fatto un ottimo lavoro giornalistico. Tale lavoro avrà relativamente poche conseguenze nel periodo storico seguente alla conclusione della guerra (perché i processi penali saranno fatti ai rimasti in vita e inizieranno dagli ufficiali), ma potrebbe – spero – influire sull’andamento della guerra.
Infatti, oltre a scoprire e pubblicare i nomi, sarebbe molto utile informare i militari russi del fatto che tutte le loro «imprese» diventeranno note prima o poi. Questo potrebbe, almeno in alcuni casi, essere un bel deterrente contro i nuovi crimini di guerra o la partecipazione alla guerra stessa. Non so (ancora) come si possa fare, ma conviene provare: anche una vita ucraina salvata sarà già un risultato positivo.
La cosa più importante da sapere / capire della visita di Vladimir Zelensky negli USA è il fatto che si è trattato di una visita al Congresso e non a Biden. In molte occasioni abbiamo già visto che il presidente Biden capisce benissimo l’importanza degli aiuti militari all’Ucraina. Allo stesso tempo, mi ricordo benissimo che lo stesso Biden aveva avvisato Zelensky delle possibili difficoltà nel convincere il Congresso della necessità di nuovi aiuti qualora l’Ucraina non si dimostrasse «sufficientemente grata».
Di conseguenza, penso proprio che Biden abbia «invitato con insistenza» Zelensky a correre il rischio di fare questo viaggio. E non vedo alcunché di male in questa grande collaborazione tra i due.
Purtroppo, l’Ucraina ha pochissimi alleati attenti e disponibili come lo è Biden.
A volte le buone notizie ci giungono in un modo inatteso: per esempio, dai comunicati stampa apparentemente di routine. Così, ieri ho scoperto che i vertici militari russi hanno lo stesso coraggio e la stessa attenzione ai dettagli di Putin.
Il Ministero della «Difesa» russo ha comunicato che sabato il ministro Sergei Shoigu avrebbe visitato le posizioni militari russe in Ucraina, avrebbe «sorvolato le aree di schieramento delle truppe» e avrebbe, in prima linea, «parlato con i militari russi e li ha ringraziati per il loro esemplare svolgimento dei compiti di combattimento». Un video che accompagna il comunicato stampa mostra Shoigu in volo su un elicottero…
Ma cosa si vede dall’oblò dell’elicottero? Si vede questo:
L’erba di colore verde estivo? A metà dicembre in Ucraina? Seriously?
Ma noi dobbiamo affrontare tutto in un modo scientifico. Proviamo a vedere che tempo fa ora, in questi giorni, nelle regioni del Donbass «visitate».
Il tempo a Donec’k:
Il tempo a Luhans’k:
Insomma: come al solito, l’unica cosa che sanno fare è mandare al fronte un po’ di massa umana. Ma non andarci in prima persona.
Le ipotesi – o, a volte, le speculazioni – circa la possibilità dell’uso della bomba atomica, da parte della Russia, nel contesto della guerra in Ucraina spuntano sui media occidentali un po’ a ondate. Solitamente ogni nuova ondata è dovuta al fatto che Putin – in prima persona o con la bocca di qualcuno dei suoi portavoce ufficiali e non – per l’ennesima volta inizia a ricattare il mondo intero: «trattatemi bene o spacco tutto». A me (e non solo a me) la possibilità dell’uso della bomba atomica sembra non nulla, ma nemmeno particolarmente realistica. Allo stesso tempo, non vorrei ripetere l’errore di febbraio, quando in base alle semplici logica e razionalità avevo escluso la possibilità di una vera guerra tra la Russia e l’Ucraina.
In ogni caso, gli unici abitanti del nostro pianeta a non dimenticare e a non sottovalutare mai il rischio dell’uso della bomba atomica sono gli ucraini: da quasi dieci mesi, ogni giorno, più volte al giorno, devono prepararsi al peggio (provate a immaginarvi in una situazione simile). Proprio a questo argomento è dedicato l’interessante articolo che vi segnalo questo sabato: The Washington Post ha raccontato del come alcuni abitanti di Kiev si stanno preparando all’attacco nucleare da parte della Russia.
Nella sua fresca intervista a «The Economist» Valeriy Zaluzhny, il comandante in capo delle forze armate ucraine, ha dichiarato che l’esercito russo potrebbe fare un secondo tentativo di arrivare fino a Kiev. Secondo Zaluzhny la prossima fase della guerra inizierà l’anno prossimo e sarà caratterizzata dai combattimenti più attivi. Nel migliore dei casi inizierà a marzo, nel peggiore a fine gennaio.
Già in questa sintesi della parte più significativa della intervista si possono trovare la conferma di un principio evidente da mesi e l’avvertimento altrettanto vecchio all’Occidente.
Il vecchio principio noto è: Putin non può permettersi di perdere questa guerra e, di conseguenza, è costretto di scegliere tra continuarla all’infinito e arrivare a qualche accordo vendibile come «vittoria». E dato che l’Ucraina non è [più] disposta di accettare un risultato diverso dalla liberazione di tutti i suoi territori – compresi la Crimea e tutto il Donbass –, la guerra andrà avanti fino alla vittoria di una delle parti. Con la conseguenza dei nuovi tentativi di avanzare intrapresi da entrambi gli eserciti.
L’avvertimento all’Occidente, per l’ennesima volta ripetuto in termini abbastanza chiari anche nella intervista citata è: se non si vuole che la guerra continui all’infinito (con tutte le conseguenze anche sulla vita quotidiana dell’Occidente, se il solo fatto della guerra non bastasse), bisogna fornire gli armamenti offensivi (e non prevalentemente difensivi, come si è fatto fino a oggi) all’Ucraina.
A questo punto sarebbe forse logico chiedersi se l’indecisione dell’Occidente circa gli aiuti militari all’Ucraina non sia una delle garanzie principali della lunga durata della guerra in corso. Si tratta di una verità abbastanza triste e scomoda, ma spero che venga presto presa in considerazione da più persone possibile.
In tanti hanno notato la cancellazione di due grandi apparizioni tradizionali di fine anno di Vladimir Putin: la conferenza stampa (chiamata anche «linea diretta», viene cancellata per la prima volta dal 2001) e il discorso all’Assemblea federale (cioè alle Camere del Parlamento riunite; tale messaggio annuale è in realtà previsto dalla Costituzione). Alcune fonti dei giornalisti russi avrebbero detto che si tratta di una scelta personale di Putin.
Effettivamente, pure Putin comprende benissimo che l’argomento centrale di entrambi gli eventi avrebbe dovuto essere la guerra in Ucraina: un argomento sul quale non si ha alcunché di positivo da dire. Il carattere negativo della situazione corrente non si limita solo alla avanzata dell’esercito ucraino o alla perdita dei «nuovi territori russi» annessi alla fine di settembre. L’aspetto più difficile – e scioccante per Putin e i suoi collaboratori – è l’inizio degli attacchi ucraini agli aeroporti militari russi nella profondità del territorio tradizionale russo. In sostanza, Putin non saprebbe spiegare perché, nonostante anni di dichiarazioni «fighe», non è capace di «difendere» la Russia dagli attacchi militari concreti. E non saprebbe rispondere a tante altre domande sull’andamento della guerra (si sospetta, abbastanza logicamente, che la classica risposta putiniana «è tutta colpa dell’Occidente» non sarebbe più sufficiente). L’ultimo argomento a favore della cancellazione dei due eventi è la paura per le nuove «azioni di sabotaggio» da parte della Ucraina: si intendono altri attacchi simili a quelli contro gli aeroporti o alla esplosione del ponte di Crimea.
Considerato quanto scritto, non so quanto sia corretto affermare che Putin sarebbe sparito. È meglio dire che si è nascosto da tutti gli impegni che lo costringerebbero a non essere la fonte delle notizie positive. Questo atteggiamento non è assolutamente nuovo per lui. Anzi, è abituale.