Il giornale francese Libération scrive che il fondatore di Telegram Pavel Durov, dopo essere stato arrestato a Parigi, ha dichiarato agli investigatori di aver collaborato con la Direzione generale della sicurezza (DGSI) del Ministero dell’Interno francese. Secondo una fonte vicina alle indagini, Durov avrebbe detto di avere un canale di comunicazione speciale con il controspionaggio francese, grazie al quale è stato possibile prevenire diversi attacchi terroristici. Allo stesso tempo, come scrive Libération, tra il 2013 e il 2024, la polizia francese non ha ricevuto risposte da Telegram a 2460 richieste.
Ecco, non so quanto corrispondano alla realtà tutte queste rivelazioni, ma posso sottolineare che per le forze dell’ordine francesi – e pure per la classe dirigente politica e per la società – la questione del terrorismo islamico è non meno importante (a volte forse anche più) di tutte le questioni che secondo la stampa europea sarebbero state «imputate» a Durov. Un europeo medio è più abituato a sentire spesso del narcotraffico o della pedofilia, mentre un francese medio si ricorda bene pure del rischio degli attentati: semplicemente perché in Francia succedono relativamente spesso.
Di conseguenza, si potrebbe presumere che Durov ha logicamente testimoniato di avere collaborato sulla questione più importante e pericolosa.
L’archivio del tag «durov»
The Wall Street Journal scrive che nel 2018 il presidente francese Emmanuel Macron e Pavel Durov si sono incontrati a pranzo: Macron ha proposto a Durov di trasferire la sede di Telegram a Parigi (Durov ha rifiutato), inoltre è stata discussa la questione della concessione della cittadinanza francese a Durov (concessa con una procedura speciale e rara). Un anno prima di questo incontro, i servizi di sicurezza francesi avevano condotto un’operazione congiunta con i servizi di sicurezza degli Emirati Arabi Uniti, durante la quale l’iPhone di Durov era stato hackerato.
Lo stesso The Wall Street Journal specifica che non c’è alcuna indicazione del fatto che l’incontro con Macron o l’hackeraggio del telefono di Durov abbiano avuto un ruolo nel fermo di quest’ultimo a Parigi (ma c’è un collegamento tra i due eventi?), ma che questi dettagli «fanno luce» sui suoi rapporti con la Francia e gli Emirati Arabi Uniti. Ed è proprio questa precisazione che alla fine confonde me, uno che si ostina a cercare la logica in ogni cosa. Perché sembra un’allusione al fatto che Macron si sia vendicato con Durov per qualcosa (altrimenti, cosa c’entra la «luce»?). Ma non è chiaro per cosa.
Quasi tutti tentano di capire perché Pavel Durov sia volato in Francia nonostante sia ricercato da tempo sul suo territorio (e lo sa bene).
Molte persone, compresi i rappresentanti della propaganda russa e i semplici personaggi russi «strani», condannano pubblicamente il suo arresto (in realtà una cosa del genere succede spesso, in molti casi l’unico obiettivo è quello di raccontare che l’Occidente è «cattivo e marcio» e non quello di difendere una persona).
Molti ricordano che Telegram fa più soldi in Russia che nel resto del mondo, mentre le forze dell’ordine russe (a differenza di tutte le altre) spesso mostrano agli indagati/detenuti le stampe delle loro chat segrete di Telegram.
Alcuni si chiedono se Durov abbia incontrato personalmente Putin a Baku (è arrivato in Francia proprio dall’Azerbaigian, lo Stato dove pochissimi giorni prima aveva fatto visita Putin).
Tutte queste persone giungono alla conclusione che Pavel Durov sia effettivamente un agente del Cremlino.
Ma a me sembra che – qualora fosse vero – si tratti di una specie di agente kamikaze: è volato direttamente nelle mani della polizia europea (che lo sta cercando) in un modo che rafforza tutti i possibili sospetti nei suoi confronti. Quindi, per ora, ho solo un’ipotesi alternativa.
Probabilmente, per qualche motivo sconosciuto Pavel Durov ha deciso di nascondersi in un carcere europeo sicuro, sicuro in tutti i sensi. Per ora è impossibile (e forse inutile) indovinare perché e da cosa abbia deciso di nascondersi proprio ora. Dovremo solo continuare a osservare gli eventi.
Lo avete sicuramente letto: la notte tra il 24 e il 25 agosto all’aeroporto di Parigi è stato fermato Pavel Durov, il creatore del Telegram (e, in precedenza, del VK che pure in Italia qualcuno conosceva). È stato fermato in base a un mandato di arresto emesso dai servizi segreti francesi: la giustizia francese accusa Durov (come scritto nel mandato) di essersi rifiutato di collaborare alle indagini su vari reati legati all’uso di Telegram. Gli investigatori dell’ONAF (l’Autorità Nazionale Frodi del Dipartimento delle Dogane) hanno notificato a Durov i suoi diritti; per Durov sono stati disposti gli arresti domiciliari. I suoi supporti digitali saranno sequestrati e i loro contenuti analizzati. Dovrà comparire davanti al giudice istruttore e sarà accusato di diversi reati: terrorismo, partecipazione al narcotraffico, complicità in frode, riciclaggio di denaro, ricettazione, contenuti pedo-criminali, etc..
Per ora non posso ipotizzare quanto sia seria la situazione di Durov, ma ho già alcune domande puramente logiche.
1) Dal 2021 Durov ha la cittadinanza francese (è anche cittadino della Federazione Russa, degli Emirati Arabi Uniti — in genere non concedono la cittadinanza agli stranieri, ma in questo caso hanno fatto un’eccezione — e dell’isola di St Kitts e Nevis nei Caraibi). Ma non ha collaborato in alcun modo con le forze dell’ordine francesi, ben sapendo che, se si rifiuta di collaborare, diventa automaticamente un complice. Non sono del tutto d’accordo con l’attribuzione dello status del complice nelle situazioni come questa (per esempio, degli omicidi eseguiti con i coltelli si devono preoccupare le forze dell’ordine e non i produttori dei coltelli), ma non sempre possiamo influire sulle regole di questo mondo e Durov avrebbe dovuto saperlo (e poi, ha creato uno strumento difficilmente «spiabile» dalle forze dell’ordine). Perché ha ignorato questo dettaglio?
2) Sapendo che in Francia era già stato aperto un procedimento penale nei suoi confronti e che era sulla lista dei ricercati (la stessa polizia francese ha dichiarato che lo sapeva benissimo), Durov è volato in Francia con l’intenzione, come ha scritto il francese Le Figaro, di cenare a Parigi. È improvvisamente invecchiato fino perdere la memoria?
3) È arrivato, con l’aereo privato, dall’Azerbaigian (più precisamente da Baku) dove pochi giorni fa si era recato pure Putin (dal regime del quale Durov sarebbe scappato anni fa). È una coincidenza?
Boh, aspettiamo e osserviamo.
Pavel Durov – che agli italiani dovrebbe essere noto prevalentemente (o, in casi estremi, solo) come il creatore e proprietario del Telegram – concede talmente poche interviste, che non potevo non condividere quella fatta da Tucker Carlson. Dal punto di vista giornalistico è una intervista un po’ debole (mentre per Durov è una evidente occasione per farsi un po’ di pubblicità), ma almeno fornisce le statisticamente rare parole dirette dell’intervistato.
A differenza del personaggio precedente, non ha riempito Carlson di pseudo-historical delirium.
Il venerdì 13 ottobre Pavel Durov – il creatore del Telegram – ha pubblicato un post contenente le seguenti parole:
All’inizio di questa settimana, Hamas ha usato Telegram per avvertire i civili di Ashkelon di lasciare l’area prima dei loro attacchi missilistici. Chiudere il loro canale aiuterebbe a salvare vite umane o ne metterebbe in pericolo altre?
Per chi conosce il modo di operare di Hamas e/o almeno i fatti della guerra in corso, già la prima frase potrebbe sembrare molto strana: uno degli obiettivi di Hamas è sempre stato quello di colpire più civili possibile. Inoltre, i miei conoscenti residenti in Israele confermano quella cosa che per me è scontata: non sono mai stati «avvisati da Hamas» degli attacchi, quindi corrono nei rifugi per ben altri motivi. Ma controllare non fa mai male; in più volevo anche vedere con i propri occhi quel post in cui Hamas ringrazia Putin per le «parole di sostegno alla Palestina».
Ebbene, a me il canale Telegram di Hamas non si apre, al suo si vede solo la scritta «502 Bad Gateway» che nel 99,99% dei casi indica un problema sul lato server. Probabilmente – lo voglio sperare – qualcuno è riuscito a spiegare a Pavel Durov che non si collabora con i terroristi. Potevano essere stati convincenti gli investitori o altre persone, ma a me non interessa: per me conta il risultato.
In base a un comunicato governativo francese del 23 agosto – letto con attenzione da taluni solo in questi giorni –, il noto a molti dei miei lettori Pavel Durov avrebbe ottenuto la cittadinanza francese:
O, almeno, si tratta di una persona che ha lo stesso nome ed è nata lo stesso giorno dello stesso anno nella stessa città (10 ottobre 1984, Leningrado).
Dal 2014 – l’anno della fuga dalla Russia – Durov ha già la cittadinanza di Saint Kitts e Nevis (per via degli investimenti nella economia nazionale), la quale gli permette di viaggiare in quasi tutto il mondo; dal 2017 vive a Dubai.
Perché tale notizia dovrebbe interessarci? Perché voglio vedere tra quanto tempo qualcuno inizia a proclamare il Telegram un messenger europeo, seppure questo abbia la sede ufficiale sempre a Dubai. È veramente curioso che la relativa tranquillità sociale e politica comunitaria continui ad attirare le persone private, ma non permetta la nascita e lo sviluppo naturali delle aziende realmente innovative. Ma non sembra che qualcuno se ne accorga o se ne preoccupi.
Lo avrete già letto: il Telegram ha bloccato due canali dei «novax» covidici – uno italiano e uno tedesco – che incitavano alla violenza contro il personale medico impegnato nella vaccinazione contro il Covid-19, pubblicando anche i dati personali delle persone (scusate la tautologia) concrete. Il creatore del Telegram Pavel Durov descrive bene quella decisione (in inglese), quindi non mi metto a riassumere le sue parole.
La cosa che posso constatare io è semplice: anche qualora non ci fossero stati degli inviti alla violenza e/o la pubblicazione dei dati personali, avrei pienamente appoggiato questa forma di censura. Perché grazie a quei [censured censured censured censured censured] dei novax si diffondono e continuano a mutare non solo i virus come il Covid-19, ma pure tante di quelle malattie che l’umanità riteneva di avere superato già decenni o secoli fa: la peste, la pertosse, la difterite, il morbillo, la poliomielite etc.
Quindi, cari novax, chiudetevi in casa e godetevi la vostra libertà di schiattare per le malattie obsolete senza violare la libertà di vivere di tutte le altre persone.
Chi si interessa dell’argomento, lo sa già benissimo anche senza il mio aiuto: in teoria oggi, il 30 aprile, doveva essere lanciata la criptovaluta Gram sviluppata dalla squadra del Telegram. Molto in teoria perché il lancio è bloccato da un lungo procedimento giudiziario tra Pavel Durov e il Securities and Exchange Commission statunitense.
A interessarci oggi non sono i dettagli del suddetto procedimento, ma il destino del Telegram. Infatti, Pavel Durov ha proposto agli investitori del Gram tre soluzioni:
1) riavere subito il 72% della somma investita,
2) aspettare l’esito positivo del procedimento e avere le proprie «monete» Gram tra un anno esatto,
3) aspettare l’esito negativo del procedimento e ottenere il 110% della somma investita tra un anno esatto.
Le risorse necessarie per la terza opzione, se dovesse essere preferita dagli investitori, saranno ricavate dalla vendita – da parte di Durov – delle azioni delle compagnie proprietarie del Telegram. Ecco, a questo punto qualcuno potrebbe chiedersi se l’eventuale cambio della proprietà possa influire sulla qualità tecnica e sulla politica del Telegram.
Io, essendo un famosissimo esperto del mondo finanziario (triplo ahahaha), predico: la maggioranza degli investitori preferirà riavere subito il 72% dei soldi ora e chiudere così il proprio rapporto con il Gram. Lo preferirà perché dietro l’angolo ci aspettano la crisi, l’inflazione e tante altre belle cose. Quindi forse è meglio avere una parte dei soldi ora che la carta colorata tra un anno.
Di conseguenza, il Telegram resterà a Pavel Durov. E, eventualmente, sarà venduto, chiuso o rovinato più avanti e per altri motivi. Motivi che oggi non possiamo nemmeno immaginarci.