L’archivio del tag «covid-19»

Le nuove tappe

Possiamo immaginare una infinità di principi in base ai quali calcolare i propri spostamenti ottimali all’interno di una città.
Alcuni principi sono universali perché possono essere applicati in qualsiasi momento: per esempio, il principio della strada più breve.
Alcuni principi sono stagionali: per esempio, d’estate conviene scegliere le vie con tanta ombra, mentre durante un autunno piovoso le vie con tanti portici.
Alcuni principi sono situazionali: per esempio, se si è rotta una scarpa conviene evitare i ciottoli e scegliere le vie con una pavimentazione più regolare (chiamare il taxi non vale ahahaha).
E poi esistono i principi medico-sanitari: per esempio, se nel mondo è diffuso un virus molto temuto conviene tracciare il proprio percorso lungo le vie dove sono esposti i contenitori con il disinfettante per le mani. Se ci prestate una minima attenzione, notate facilmente che molto spesso quei contenitori sono esposti fuori e non dentro ai luoghi pubblici: bar, ristoranti, negozi etc. osservando bene le zone da voi più frequentate, saprete dunque raggiungere velocemente il disinfettante più vicino in caso di necessità. E, spesso, programmerete i vostri spostamenti a piedi in base alla accessibilità di quelle bottigliette magiche!


Le leggende sul vaccino

Qualcuno poteva avere letto, ieri, dell’annuncio di Putin: la Russia ha registrato il primo vaccino al mondo contro il Covid-19. Penso che sia evidente più o meno a tutte le persone mentalmente sane: si tratta solo di una auto-pubblicità politica, di un tentativo di mostrare la propria superiorità sull’Occidente ostile in un argomento molto risentito. Le persone poco informate della attuale stilistica politica russa lo possono capire almeno dalle tempistiche e dalla segretezza totale (sottolineata più volte dalla comunità scientifica mondiale) che hanno accompagnato la «creazione» del «vaccino» russo.
Evito le valutazioni del gesto di Putin.
Trovo invece molto più interessante e utile sottolineare alcuni principi universali che debbano essere necessariamente chiari più o meno a tutti gli umani mentalmente sani.
Prima di tutto bisogna ricordare che la creazione di un nuovo vaccino sicuro, efficace e accessibile a larghe fasce di popolazione richiede anni. Ripeto: anni. Non so da dove saltino fuori le leggende del tipo «il primo vaccino entro la fine del 2020» o «tra un anno». I medici con i quali mi capitato di parlare e gli scienziati i cui articoli mi è capitato di leggere negli ultimi mesi sostengono che nel migliore dei casi ci vorrebbero 5 anni. Con tantissima fortuna si potrebbe farcela anche in 3 anni, ma sembra poco realistico. Non penso che sia necessario rispiegare i motivi già ben noti a tutti: oltre alla ricerca della formula del vaccino, è necessario svolgere anche dei lunghi test e poi trovare il modo di produrre velocemente tanti dosi a un costo ragionevole.
In secondo luogo, potremmo chiederci se, considerati i tempi di cui sopra, il vaccino contro il Covid-19 sia realmente necessario. La risposta è affermativa. Perché? Perché tra 3 o 5 anni il Covid-19 – lo dobbiamo almeno sperare – non ci sarà più per dei motivi naturali, ma la base scientifica acquisita grazie alla ricerca del vaccino sarà molto utile alla umanità intera.
In terzo luogo, dobbiamo necessariamente diffidare di ogni vaccino creato in pochi mesi o anni. Infatti, nel peggiore dei casi un vaccino non testato attentamente può danneggiare la salute della persona. E nel migliore dei casi non farà alcun effetto medico, ma darà alla persona la pericolosa illusione della protezione dal coronavirus. La seconda opzione, al giorno d’oggi, speso vale anche per i guanti e le semplici mascherine. A questo punto, molto probabilmente, mi conviene sottolineare: io non sono un anivaccinista e non lo sono mai stato.
In quarto luogo, ricordiamoci di una cosa banalissima ma sempre vera: il vaccino non è una cura. Quindi è utile solo se fornita alla persona ancora sana ma desiderosa di prevenire la malattia. Alle persone già affette dal coronavirus servirebbero altri farmaci.
A questo punto dovrei scrivere una specie di conclusione, una frase risolutiva. Ma io non ce l’ho quella frase.
Quindi, semplicemente, vi invito a non dare troppa attenzione né alla gente isterica né agli ottimisti spensierati. La serenità ci aiuterà a superare tutte le prove.


Il valore di un segreto

Oggi i miei lettori hanno una bellissima occasione di accertarsi facilmente in prima persona che la maggioranza delle cosiddette grandi rivelazioni non ha in realtà alcun valore informativo.
Così, se noi crediamo all’affermazione che il Governo «saggio» italiano abbia un piano segreto per la eventuale seconda ondata del coronavirus, dobbiamo anche riconoscere che tale piano parla del nulla.
Non si sa cosa fare in futuro come non si era saputo cosa fare prima.
Auguri a tutti.


Info traffico

In questo periodo il futuro è ancora più incerto del solito. Per esempio, non sappiamo bene cosa, come e dove faremo in autunno di quest’anno (spero che vada tutto bene!). Ma questo non significa che non dobbiamo prepararci ad alcune situazioni facilmente ipotizzabili.
Così, per settembre sarebbe molto utile creare una app – ma pure un sito – che fornisca in tempo reale le informazioni sulla affluenza delle persone sui mezzi pubblici. Potrebbe anche essere una cosa simile alle app che mostrano le informazioni sul traffico automobilistico. Ma deve mostrare la quantità dei passeggeri sui mezzi e la tendenza del loro aumento/diminuzione nel tempo.
In questo modo la gente riuscirebbe a pianificare meglio i propri spostamenti di non assoluta urgenza.


Poteva andare peggio

Sicuramente lo avete già letto: è stato raggiunto l’accordo sul Recovery Fund. All’Italia, in particolare, vanno 81,4 miliardi di aiuti «gratuiti» e 217,4 di prestiti. Ma il punto che a noi interessa di più è il momento nel quale dovrebbe iniziare la restituzione del debito: a partire dal 2027.
A questo punto non tutti potrebbero rendersi conto di un aspetto in un certo senso paradossale: alle persone comuni conveniva un debito più grande possibile. Perché? È semplice, cercate di seguire la logica.
I debiti vanno restituiti e per farlo bisogna in qualche modo guadagnare dei soldi.
I Capi di Stato e di Governo che raggiungono gli accordi sui debiti non producono e non guadagnano, quindi pagano i debiti concordati con i soldi dei cittadini (nel linguaggio popolare si chiamano tasse).
Per pagare le tasse il comune cittadino deve lavorare.
Per pagare con le proprie tasse un debito pubblico alto il cittadino comune deve lavorare tanto.
Per lavorare tanto… tutti devono avere la possibilità di lavorare tanto (ma in realtà anche di spendere tanto per fare lavorare gli altri).
Di conseguenza, tenendo in mente il momento della restituzione, ci accorgiamo che ogni miliardo di debito in più verso l’UE riduce ulteriormente il rischio di un nuovo lockdown del cazzo*.
A questo punto potrei anche dire, in merito all’accordo raggiunto, che poteva andare peggio. Ma l’espressione significa che il prestito (= debito) poteva essere ancora più basso.

* Uno Stato del Nord Europa è stato molto criticato dalla gente isterica per non avere introdotto il lockdown. Tantissime persone hanno sottolineato il numero dei contagiati e dei deceduti più alto rispetto agli Stati vicini. Tutti i critici hanno preferito dimenticare che quello Stato – rispetto ai vicini – ha il numero più alto delle case di cura (luoghi di alta concentrazione delle persone altamente a rischio) e dei ghetto per gli immigrati (dove è difficile imporre qualsiasi regola, compreso l’eventuale lockdown). Sempre gli stessi critici isterici si dimenticano di riconoscere che in quello Stato, alla fine, non è alcunché di più grave rispetto alla media mondiale, anzi. E che ora i numeri sono migliori a molti altri Stati europei.


I due giudizi futuri

Come avete probabilmente già letto, le principali compagnie aeree britanniche hanno deciso di fare una causa al Governo. In sostanza, contestano le nuove misure di quarantena nei confronti delle persone che intendono entrare sul territorio del Regno Unito. Quelle misure che avranno il naturale impatto negativo sulla economia e sui bilanci delle aziende-promotrici della causa.
Ebbene, è abbastanza facile prevedere che in futuro non molto lontano vedremo diverse altre cause del genere in giro per il mondo. Perché molte persone, logicamente, non vedono una particolare differenza tra la morte (ipotetica) per il coronavirus e la morte (non meno probabile) per la denutrizione: il risultato finale è sempre quello.
L’esito di quelle cause non mi sembra invece scontato. A essere [quasi] scontato è il giudizio del popolo: le prossime elezioni in giro per il modo dovrebbero liberarci di un po’ di Governi un po’ «particolari» (i quali, indipendentemente dalla propria qualità politica precedente, spesso hanno adottato delle misure anti-corona poco sensate dal punto di vista pratico). Grazie al COVID-19, avrà almeno un effetto positivo.


Post quarantena

Il post di oggi è dedicato alla esperienza della recente quarantena italiana. Chi non ha più le forze morali per leggere ulteriori testi sull’argomento del COVID-19, salti pure questo testo. Non mi offendo. Vi capisco benissimo.
Io, intanto, elenco molto brevemente alcune mie considerazioni di basso contenuto intellettuale.
1. Sì, pure io sono curioso di vedere le statistiche delle separazioni nelle prossime settimane e delle nascite di dicembre 2020 / gennaio 2021. A marzo mi era già capitato di leggere della impennata delle separazioni in Cina. Per le nascite in Cina e per entrambi fenomeni in Italia le notizie interessanti mi sembrano inevitabili.
2. Le statistiche non di minore importanza, ma più veloci da ottenere sono quelle che riguardano i furti in casa. Vorrei vedere i valori di marzo/aprile 2020 e il loro confronto con i valori dei mesi e anni precedenti (per ora ho visto solo dei dati parziali e generici come questi). Perché mi sa tanto che una grossa quantità di «professionisti» era rimasta senza lavoro. Vorranno recuperare?
3. Altrettanto interessante sarebbe vedere una ricerca sociologica sulla quantità delle persone che fino alla fine di febbraio 2020 pianificavano di andare in pensione a breve, ma dopo la chiusura in quarantena hanno cambiato idea. Perché, effettivamente, si tratta di un trailer un po’ terrificante.
4. Dubito che una quantità consistente degli antivaccinisti convinti ritrovi la salute mentale. Certe persone non sono recuperabili. Ma spero di sbagliami.
5. Pare che almeno la prima puntata (stagionale) della emergenza stia per passare, ma io sto ancora cercando di minimizzare l’uso dei mezzi pubblici. Non perché sono allarmato/impaurito – non lo sono stato nemmeno nei momenti peggiori! – ma perché nel corso dei lunghi due mesi passati in quarantena sono visibilmente ingrassato. Oltre al fattore estetico negativo è anche una potenziale minaccia per la salute, quindi sto cercando di camminare ancora più del solito. Invito i miei lettori a fare lo stesso.
6. La prossima volta (spero che non ci sia!) che ci capita di finire in quarantena, ricordiamoci che quelle del cibo non sono le uniche scorte necessarie. A differenza di alcuni miei amici e conoscenti, io ho imparato già anni fa a leggere i libri in formato digitale e ho dunque evitato almeno uno dei tanti problemi. Però, per esempio, la chiusura della Brico e negozi simili mi ha impedito di vivere la quarantena con l’utilità ancora più grande. Ne vanno tratte le giuste conclusioni.
7. Probabilmente avrebbe senso ragionare sulla opportunità di introdurre nelle scuole una materia obbligatoria che potremmo chiamare «Le basi medico-sanitari». Sicuramente scriverò un post a parte sull’argomento, mentre ora mi limito a precisare che l’educazione sessuale non è l’unico tema che debba essere affrontato nella suddetta materia. Dovrebbero essere approfondite e conservate nelle teste degli umani tutte quelle nozioni che molte persone hanno dovuto imparare un po’ in fretta nel corso dell’ultima epidemia. La materia sarà utile anche per scacciare dalle teste certe conoscenze mediche false che ho letto e sentito in abbondanza negli ultimi due mesi e mezzo. Si riuscirebbe a minimizzare non solo i danni delle epidemie, ma pure il fastidiosissimo panico tra la popolazione.


Il ritratto del nemico

L’azienda russa Visual Science si occupa della visualizzazione scientifica e questa settimana ha pubblicato un modello 3D dettagliato del coronavirus SARS-CoV-2 di propria produzione. Il lavoro ha richiesto quasi tre mesi. Si sostiene che il modello sia stato creato sulla base dei dati scientifici più recenti e dei commenti dei virologi.
Ecco la relativa visualizzazione:

P.S.: aggiungo pure il link all’instagram della azienda.


In quale ambito investire

Il presente post in parte riguarda il tristemente noto COVID-19. Di conseguenza, le persone che temono di morire per l’overdose informativo sono pregate di allontanarsi dai monitor (non voglio rispondere nemmeno della vostra salute psichica).
Bene, ora posso iniziare.
L’azienda statunitense Xenex da alcuni anni produce i sistemi mobili per la disinfettazione. Ma è nel 2020 che è arrivato il suo momento di gloria: nel mondo è iniziata la famosa pandemia.
test hanno dimostrato che l’apparecchio della Xenex chiamato LightStrike uccide il coronavirus su tutte le superfici di un ambiente chiuso in appena due minuti. Inoltre, si è rilevato che l’apparecchio disinfetta al 99,99% le maschere N95 (quelle più avanzate delle semplici maschere mediche).

Purtroppo non ci sono fornite tutte le caratteristiche tecniche, ma possiamo apprendere che l’apparecchio emette dei lampi di radiazione nell’intervallo 200–315 nm: 4300 volte più potenti di una semplice lampada a raggi UV.

L’apparecchio è definito un robot perché prima di iniziare la disinfettazione scannerizza la stanza per verificare l’assenza degli umani. Solo dopo essersi assicurato della loro assenza inizia sterminare ogni entità viva nell’ambiente.
Il funzionamento è mostrato in questo video: Continuare la lettura di questo post »


Il mezzo peggiore

Ho sempre pensato che la bicicletta fosse il mezzo peggiore per gli spostamenti in città.
Nel migliore dei casi un ciclista urbano arriva alla destinazione sudato e ricoperto di tutte le polveri possibili. Questo problema capita a tutti i ciclisti e diventa particolarmente sensibile (a tutti) d’estate.
In un caso un po’ meno «bello» il ciclista urbano si prende pure la pioggia dall’alto e l’acqua delle pozzanghere dal basso. Questo capita in tutte le stagioni.
Sempre in tutte le stagioni il ciclista urbano rischia di essere investito da qualche auto (le piste ciclabili vere sono pochissime) o di investire qualche pedone (sempre perché le ciclabili sono pochissime). Il problema si aggrava quando il viaggio in bicicletta si verifica in una fase della giornata buia.
In tutte le stagioni il ciclista rischia anche di passare sopra qualche materiale tagliente sparso per strada e quasi mai notato dai pedoni normali. Effettivamente, noi spesso non ci facciamo caso alla quantità di vetri rotti o piccoli oggetti metallici sotto i nostri piedi, ma le gomme relativamente sottili delle bicilette li «notano» molto facilmente.
Tutti i problemi elencati sopra esistono anche fuori dalle città, ma è soprattutto nei grandi centri abitati che la gente si sposta molto per lavoro o per studio. Quindi l’arrivare in orario e, allo stesso tempo, in condizioni estetiche adeguate agli impegni seri diventa una missione non sempre compatibile con l’uso della bicicletta.
Nel periodo di post-quarantena, però, le amministrazioni di molte città europee ci propongono di optare verso l’utilizzo dei mezzi di trasporto a due ruote. Con tanta fretta attrezzano pure decine di chilometri delle nuove «piste ciclabili» (conosco il mal realizzato esempio di Milano un po’ meglio delle altre città). Da una parte hanno ragione: in questo modo si minimizza il rischio di essere contagiati almeno sui mezzi pubblici. Dall’altra parte, però, le nuove piste non eliminano tutti i problemi legati all’uso della bicicletta in città.
Leggendo quotidianamente le notizie, molte persone si sono convinte che il COVID-19 si sia mangiato tutti gli altri problemi del mondo. Se fosse veramente così, dovremmo proteggere e diffondere questo benedetto virus! Ma, per fortuna o purtroppo, non è così. Quindi, per esempio, le linee bianche o gialle disegnate sull’asfalto non hanno il potere magico di proteggere i ciclisti dal traffico.
Spero tanto di potermi aspettare dei grandi progetti urbanistici in giro per il mondo nei prossimi mesi o anni. Progetti finalizzati alla costruzione delle piste ciclabili vere, quelle separate fisicamente dalla strada e dai marciapiedi, possibilmente anche con meno interruzioni possibile. Nei centri storici di molte città europee (e soprattutto quelle italiane che sono molto compatte) è una missione quasi impossibile. Di conseguenza, mi sa che mi tocca a considerare le biciclette inadatte per le città ancora per moltissimi anni.

Chi ha tanta paura del coronavirus, nel frattempo, può adottare quello stile di vita che in Giappone è una regola sin dai tempi immemorabili: guanti, mascherina, distanza di sicurezza da tutti, contatti fisici minimi con gli sconosciuti, cambio dei vestiti e lavaggio almeno parziale del proprio corpo diverse volte al giorno etc etc.