L’archivio del tag «cibo»

Come aprire un melograno

Ho sofferto per troppi anni prima di scoprire questo trucco:

Chissà quanti di voi lo conoscevano già…


Tre anni di embargo

Ieri, il 6 agosto 2017, è stato un interessante anniversario: tre anni dell’embargo alimentare russo.
Chi conosce il francese, può leggere un breve riassunto della sua storia su wikipedia. Io, invece, colgo l’occasione per ricordare un concetto stranamente ignoto a molti italiani (e occidentali in generale): l’embargo dei prodotti alimentari occidentali è stato inventato e imposto dalla Russia, con il decreto presidenziale № 560 firmato da Vladimir Putin il 6 agosto 2014.
Non so se sia più la colpa della propaganda o della semplice logica buonista, ma in pochi riescono a immaginare che uno Stato possa decidere di limitare i propri cittadini nelle basilari scelte alimentari. Eppure l’autosanzione russa è una risposta perversa alle sanzioni occidentali di vario genere (prevalentemente restrizioni economiche) contro i determinati politici e organizzazioni russe responsabili della annessione della Crimea. La prima di tali sanzioni fu l’ordinanza di Barack Obama del 6 marzo 2014.
In sostanza, la logica degli inventori dell’embargo è stata: voi punite noi, dunque noi in risposta puniamo i nostri cittadini.
Gli effetti dell’embargo, infatti, furono facilmente prevedibili. Secondo un rapporto della CEPII, tra l’agosto 2014 e il giugno 2015 il 78,1% degli introiti europei mancati non erano dovuti alle sanzioni contro la Russia e non all’embargo russo. Nel corso dei primi due anni della esistenza dell’embargo alimentare l’UE aveva stanziato appena 280 milioni di euro per compensare agli agricoltori europei le perdite dovute al suddetto embargo; nel periodo tra l’agosto e il novembre 2014 (cioè nel primissimo periodo che avrebbe dovuto essere il più pesante), furono utilizzati solamente 37 su 125 milioni. Le economie europee sviluppate hanno trovato relativamente in fretta i nuovi mercati per i propri prodotti; l’unico Stato che soffre ancora in un modo sensibile l’embargo russo è la Polonia, abituata a esportare una grande quantità di mele.
In Russia, invece, in conseguenza all’embargo sono aumentati i prezzi dei prodotti alimentari, si sono ridotti la qualità media e la varietà dei prodotti. Il calo della qualità è dovuto alle condizioni precarie della industria alimentare nazionale (mancanza delle tradizioni produttive, standard inferiori, controlli rari e inefficienti) e la ricerca delle materie produttive sostitutive da parte dei produttori russi (per esempio, già nel 2015 è aumentato del 26% l’import del famoso olio di palma non colpito dall’embargo). L’aumento dei prezzi è dovuto non solo alla riduzione della concorrenza da parte dei produttori occidentali, ma pure alle nuove tendenze dell’import. Infatti, molti dei prodotti vietati con l’embargo continuano a entrare in Russia perché rietichettati in Bielorussia (ho sempre detto che Lukashenko è un genio capace di guadagnare su qualsiasi casino che succede nella regione).
Alcuni esempi dell’aumento dei prezzi al dicembre 2015 (dopo quasi 17 mesi della introduzione dell’embargo):
– pesce 23%
– burro 11%
– mele 14%
– carne di bovino 16%
– carne di maiale 27%
Ovviamente, la crescita dei prezzi è continuata anche nel 2016 e nel 2017.
Inoltre, nel periodo tra il 2013 e il 2015 la popolazione russa è aumentata del 2%, mentre la produzione delle carni e del latte solo di 1%. I prodotti derivanti dalla pesca nello stesso periodo si sono ridotti del 5%.
In queste condizioni siamo giunti al terzo anniversario dell’embargo alimentare russo. Quell’embargo che è stato pensato come una contromisura adeguata alle sanzioni occidentali per l’annessione della Crimea. In sostanza, è uno dei prezzi da pagare.


L’ora X

Il grosso difetto dei frigoriferi moderni è la non-necessità di scongelarli (quando ero piccolo avevo l’onore di poter estrarre i pizzi di ghiaccio più grossi dal freezer in fase di scongelamento). Di conseguenza, nelle profondità dei nostri fedelissimi frigoriferi moderni si trovano, a volte, dei relitti storici della industria alimentare.

Ora mi chiedo: se su una confezione è indicata la data di scadenza, significa che a mezzanotte il contenuto diventa una zucca immangiabile?

E se oltre alla data è indicata pure l’ora? Insomma, esiste un momento esatto della scadenza oppure si tratta di una raccomandazione che gli anglosassoni saggiamente definiscono «best before»?


Finalmente processato!

Cari lettori, ho due notizie per voi: una buona e una cattiva.

La notizia buona consiste nel fatto che Pierr Dukan è finalmente finito sotto processo.

La notizia cattiva sta nel fatto che il processo riguarda la frode fiscale e non la famosa dieta del cazzo che ha rovinato la salute a tante persone ingenue (e incapaci di chiedere un semplice consiglio a un medico competente).

Beh, non perdiamo la speranza. Prima o poi qualcuno troverà il coraggio di promuovere una causa anche nell’ambito dell’attentato alla salute pubblica.


Kebab – Kebap

Non so se anche voi vi siete accorti di una strana metamorfosi di massa. Fino a qualche anno fa le città italiane erano piene di locali specializzati in Kebab.

E poi, a un certo punto, quasi tutti quei locali hanno deciso di cambiare la specializzazione e darsi alla produzione dei Kebap.

Non ho ancora capito il perché di questa trasformazione massiccia ma non totale.


I consumatori pervertiti

Alcuni anni fa il Ministero dello Sviluppo Economico ha diffuso un documento interessante: «Indagine sulla percezione dei consumatori rispetto alla contraffazione». Si tratta di un rapporto di facilissima lettura, ricco di dati quantitativi sul rapporto tra gli italiani e i prodotti contraffatti che si trovano sul mercato.

Di recente mi è capitato di leggerlo per una ricerca accademica. Ora condivido con voi due passaggi che mi hanno colpito in modo particolare.

Il passaggio № 1 (alla pagina 22).
Comunque chi ne è cosciente [di comprare i prodotti agro-alimentari contraffatti] è ben contento della sua scelta e definisce la qualità dell’alimento contraffatto uguale a quella dell’originale (53,6%) e il rapporto qualità/prezzo uguale a quello dei prodotti originali (53,6%).

Io sono sempre stato convinto che la gente comprasse i prodotti contraffatti per risparmiare. E invece, come dimostra la ricerca del Ministero, più della metà delle persone compra i prodotti contraffatti spendendo le stesse somme solo per fare un dispetto ai produttori onesti e allo Stato (il quale in questo modo incassa meno tasse). Molto interessante!

Il passaggio № 2 (alla pagina 28).
A tutti gli acquirenti dichiarati di prodotti contraffatti abbiamo chiesto quali sono i vantaggi che traggono da questo tipo di acquisto.
Il risparmio (76,6% delle risposte che diventa il 95,5% tra i disoccupati) è senz’altro la principale motivazione. Ma anche la possibilità di acquistare una maggiore quantità di prodotti (22,1%) – che è una ulteriore maniera di risparmiare – o di comprarli con leggerezza, senza pensarci troppo (21,5%).

Come cazzo si concilia questo 76,6% con il 53,6% del primo passaggio?!

Mi spiego meglio: se la qualità dei prodotti originali e quelli contraffatti è uguale e, allo stesso tempo, è uguale anche il rapporto qualità/prezzo, logicamente è uguale anche il prezzo!

Purtroppo non si tratta di un errore fatto nel corso della indagine. Si tratta di un problema enorme: la gente comune (cioè i consumatori) prende le decisioni utilizzando i cervelli contraffatti. Quelli «Made in China».


Pizza presidenziale

La elezione di Donald Trump potrebbe produrre almeno un effetto positivo: dopo la conferma della sua elezione permetterà a Mikhail Gorbačëv di non essere più l’unico Presidente che ha pubblicizzato la pizza.

Per tutti coloro che non si ricordano (o addirittura non hanno mai visto) la pubblicità con Gorbačëv, ecco il relativo video:


Pubblicità giapponese

Abbiamo già visto un esempio della pubblicità indiana. Oggi vediamo quella giapponese e proviamo a capire quale delle due è più psicodelica…

Un altro esempio della pubblicità giapponese è fuori concorso perché batterebbe qualsiasi altro… ma non so bene in quale competizione…


McDonald’s è tornato

Ieri mattina, dopo oltre un anno dalla chiusura improvvisa, in piazza San Babila di Milano ha riaperto lo storico McDonald’s. Quando mi trovo in Europa, la famosa catena mi interessa ben poco: il continente è talmente pieno di ristoranti migliori, che andare dal McDonald’s mi sembra una stronzata colossale.

La situazione cambia quando si tratta di dover fare un lungo viaggio in auto in Russia: in tante province disagiate è l’unico locale in cui una persona di passaggio può avere la certezza di trovare esattamente quella qualità dei prodotti che si aspetta di trovare (e alcuni altri servizi di qualità sufficiente).

Quindi la riapertura del locale di San Babila è, per me, solo un pretesto per farmi un po’ di autopubblicità: ecco un mio vecchio reportage sulla chiusura del McDonald’s in galleria Vittoria Emanuele II.


La smentita di una religione

Come sicuramente sapete, nel mondo è diffusa una grave malattia mentale: essa consiste nella convinzione che i prodotti alimentari geniticamente motificati siano dannosi per la salute. Alcune delle persone contaggiate si vergognano di ammetterlo e dicono che «gli effetti degli OGM non si conoscono». In realtà tutte le persone affette di questa malattia dovrebbero vergognarsi di un’altra cosa: di non avere studiato un tubo a scuola. Quei miei lettori che hanno almeno un vago ricordo del programma scolastico di biologia, potrebbero provare a fare il seguente semplice ragionamento logico.

Immaginate due anatre selvatiche nate e cresciute in mezzo alla natura intoccata dall’uomo. Una volta diventate adulte, si conobbero, si innamorarono e si accopiarono. Tutto ciò portò alla nascita di alcuni anatroccoli, non importa se belli o brutti. In ogni caso, essi sono dei prodotti geniticamente modificati in quanto provvengono dal mescolamento dei geni appartententi ai loro genitori. Poi, uno di questi anatroccoli, un bel giorno, viene catturato e mangiato da un homo sapiens. Secondo la credenza delle persone spaventate dagli OGM, il mangiatore dell’anatroccolo dovrebbe morire? Oppure mutare in una anatra e correre verso il lago più vicino?

So che è inutile tentare a convincere una persona mentalmente malata della infondatezza delle sue manie. Quindi mi rivolgo alle persone sane. Il 17 maggio, finalmente, è stata pubblicata la più grande ricerca scientifica che conferma la sicurezza degli OGM (si scarica gratuitamente).

Su un apposito sito web sono stati raccolti tutti i documenti di accompagnamento.