Le persone realmente interessate hanno sicuramente già letto più o meno tutto il possibile sul tanto caro a Putin missile «Orashnik»: quello che può trasportare solo le cariche nucleari perché si surriscalda troppo nella fase finale del viaggio (le altre tipologie di cariche bruciano sulla strada verso il bersaglio), si disintegra sempre nella fase finale del viaggio ed è attualmente disponibile in due o tre esemplari (non si sa precisamente, ma, comunque, non di più: la cosiddetta «produzione di massa» non si sa come e con quali ritmi procederà). Ma Putin non sa tutte queste cose, quindi è convinto di poter fare paura al mondo semplicemente parlando di «Oreshnik»…
Ecco, sicuramente voi non siete come Putin, ma io vi aggiungo comunque un altro articolo dedicato al missile «Oreshnik» perché per le persone serie gli approfondimenti non sono mai troppi!
L’archivio del tag «armi»
La Reuters scrive che la Corea del Nord sta ampliando una delle sue principali fabbriche di armi che, tra l’altro, assembla missili utilizzati dall’esercito russo (a partire dal 2023) nella guerra contro l’Ucraina. Tali missili sono noti in Occidente come KN-23 e, come si sostiene, hanno delle somiglianze con i missili russi Iskander-M e con i missili sudcoreani Hyunmoo-2B.
Se la Corea del Nord fosse uno Stato un po’ più simile al normale, avrei semplicemente pensato che l’allargamento della fabbrica è una risposta comprensibile alla domanda commerciale aumentata (avrei avuto dei grandi dubbi sulla ragionevolezza economica di una simile risposta, ma questa è un’altra questione). Ma la Corea del Nord non è proprio uno Stato normale e non ha degli amici / partner normali. Ed ecco che inizio a sospettare: l’allargamento della fabbrica è la conseguenza [diretta] non della guerra in Ucraina, ma dell’accordo militare con Russia. Quell’accordo in base al quale la Russia ottiene gli aiuti militari di vario genere, mentre la Corea del Nord ottiene le tecnologie (nel senso ampio) per lo sviluppo della propria industria militare bellica in generale e missilistica in particolare.
Bisogna indagare meglio su questo aspetto…
The Wall Street Journa scrive che Viktor But, condannato negli USA per traffico d’armi e restituito alla Russia in cambio della cestista americana Brittney Griner, è tornato a vendere armi. Secondo il giornale, nell’agosto 2024 a Mosca, But avrebbe partecipato a un accordo per la vendita di fucili d’assalto Kalashnikov per un valore di 10 milioni di dollari agli Huthi yemeniti. But, da parte sua, nega tutto dicendo, in sostanza, che il suo nome sarebbe stato utilizzato dal giornale per rendere l’articolo più scandalistico.
Mentre io posso dedurre dalla suddetta notizia almeno una cosa. Dopo avere passato nelle carceri statunitensi quattordici anni, Viktor But avrebbe in teoria dovuto perdere più o meno tutti i suoi contatti «professionali» (per motivi fisici o per la fiducia venuta meno). Allo stesso tempo, gli sforzi dello Stato russo per liberarlo non erano sicuramente stati motivati dai solo motivi umanitari: nel corso della propria detenzione aveva sicuramente raccontato abbastanza agli americani, ma, evidentemente, ha anche mantenuto un certo peso nel mondo del commercio delle armi. Altrimenti sarebbe stato ritenuto inutile «dal Cremlino».
Di conseguenza, il suo ritorno alla vecchia «professione» poteva anche essere avvenuto.
L’utente del X (ex Twitter) MeNMyRC ha pubblicato una immagine satellitare del poligono della città russa Plesetsk (nella regione di Arkhangelsk). Mostra un cratere, presumibilmente dovuto a una esplosione. L’immagine è del 21 settembre. MeNMyRC richiama l’attenzione sui quattro camion dei pompieri che si possono notare nell’immagine e ipotizza che un missile balistico intercontinentale Sarmat (per il quale si stanno ancora facendo le prove) possa essere esploso nel proprio silo. Il post di MeNMyRC fa notare che il Sarmat è un missile alimentato a liquido, quindi l’incidente potrebbe essersi verificato non in occasione del lancio stesso: per esempio durante lo scarico del carburante dal missile o durante le operazioni correlate.
Mentre io aggiungo che nel 2023 il sistema missilistico strategico Sarmat è stato adottato dal Ministero della «Difesa» russo dopo un unico (!) test riuscito. In questi giorni è stato deciso di mostrare al mondo cosa è capace di fare il Sarmat: un bel cratere nel proprio poligono.
Sarà meglio continuare a mostrare i cartoni animati con i razzi che volano verso la Florida? Forse sì…
Intanto, spero – spero veramente! – che anche altri sistemi missilistici russi arrivino presto alla medesima efficienza.
Nel 2026 gli Stati Uniti inizieranno il dispiegamento «episodico» di armi a lungo raggio sul territorio della Germania: è quanto si legge in una dichiarazione congiunta dei due Stati, pubblicata sul sito web della Casa Bianca. Le unità di tiro a lungo raggio includeranno SM-6, missili Tomahawk e armi ipersoniche in fase di sviluppo, «con una gittata significativamente più lunga dell’attuale potenza di fuoco terrestre in Europa».
Tali piani non sono stati, molto probabilmente, elaborati nell’ottica della partecipazione alla guerra in corso in Ucraina: perché vanno un po’ in contrasto con l’intenzione di «tenere buono Putin» (dichiarata soprattutto dal Governo tedesco attuale). Però sono palesemente la diretta conseguenza di questa guerra: perché l’Europa logicamente si sente poco protetta. A giudicare da quello che dicono gli esperti militari, lo stato attuale delle cose non permetterebbe una reale applicazione pratica dell’articolo 5 dello statuto della NATO.
E allora l’Europa si prepara. Anche grazie alla politica estera di Putin che con questa guerra ha raggiunto un altro risultato opposto a quello dichiarato: ha fatto aumentare la presenza della NATO in Europa.
I leader degli Stati Uniti, Paesi Bassi e Danimarca comunicano, sul sito web della Casa Bianca, che i rispettivi Governi «si trovano nel processo di donazione» alla Ucraina dei caccia F-16 statunitensi. Nel comunicato si dice che l’Ucraina inizierà a utilizzare gli F-16 già questa estate.
Come al solito, una notizia del genere va interpretata in un modo corretto. Trasferire dal punto A al punto B di una qualsiasi quantità rilevante degli F-16 senza farli notare subito dal nemico (che si aspetta di vederli e, magari, intervenire in qualche modo) è impossibile. O quasi impossibile. Questo significa che almeno una parte degli aerei si trova già dove si deve trovare. Mentre i piloti ucraini, per poter usare gli F-16 già questa estate, sicuramente li conoscono già abbastanza bene.
E meno male.
Anche se non penso che esista una arma magica che da sola possa permettere di invertire l’andamento di questa guerra.
I giornalisti de The Times hanno parlato con Volodymyr Pikuzo, l’ex capo del dipartimento marketing di Ukrspetseksport (il più grande esportatore di armi dell’Ucraina) e l’attuale capo dell’Agenzia per gli acquisti della difesa dell’Ucraina. Nella intervista Pikuzo racconta, con diversi esempi, che dall’’inizio della grande guerra in Ucraina il prezzo di alcuni tipi di armi e munizioni corrispondenti allo standard sovietico sul mercato mondiale è aumentato più volte e continua a crescere. Perché, appunto, quelle munizioni sono fortemente ricercate sia dall’esercito ucraino che da quello russo.
Tutti gli interessati saranno sicuramente capaci di leggere l’intera intervista (se non lo hanno ancora fatto), mentre sto ancora cercando una spiegazione a un suo passaggio.
Nel contesto dei prezzi aumentati grazie alla domanda alta, alla corruzione e agli schemi difficilmente classificabili, Pikuzo dice pure che alcuni produttori europei degli armamenti si rifiutano di avviare nuove linee di produzione, adducendo i costi elevati e la non-redditività. Ehm… in che senso? Hanno «paura» che la guerra duri poco? O che finiscano presto gli aiuti finanziari alla Ucraina? O che l’esercito ucraino passi interamente all’utilizzo degli armamenti della NATO? (vendere legalmente alla Russia non è possibile, quindi non la prendiamo in considerazione) Oppure sanno qualcosa che non so io?
So solo che in tutti i casi avrebbero potuto chiedere delle garanzie agli Stati europei per garantire, per esempio, i prezzi «bassi o bloccati» che permetterebbero risparmiare gli aiuti europei alla Ucraina…
Ah, no, mi dimenticavo: l’efficienza non è un vizio della burocrazia.
Lo Stato Maggiore del Ministero della «Difesa» russo, su ordine di Putin, ha iniziato i preparativi per le esercitazioni su armi nucleari tattiche da condurre «a breve». Alle esercitazioni parteciperanno le formazioni missilistiche del Distretto militare meridionale, con il coinvolgimento dell’aviazione e delle forze della Marina. Nemmeno il luogo delle esercitazioni è stato ancora reso noto.
Per l’ennesima volta – e, spero, inutilmente – ricordo a tutti che per ora non è necessario temere l’uso delle armi nucleari da parte di Putin. È certamente una persona poco razionale e priva di ogni visione strategica del mondo, ma ha anche (come spesso ci fa capire pure lui stesso) una mentalità da bullo di strada: fa finta di essere un folle incontrollabile per indurre gli altri a fare il possibile per calmarlo o, almeno, non provocarlo ulteriormente. Di conseguenza, l’ordine di preparare le esercitazioni (che in realtà si fanno spesso, ma senza essere pubblicizzate) è solo una reazione «diplomatica» (secondo gli standard di Putin) alle recenti dichiarazioni della NATO: più parole che azioni belliche concrete.
Almeno per oggi.
Tutti gli eventi degli ultimi giorni non possono farmi dimenticare della triste data odierna: sono due anni esatti che l’esercito putiniano continua a uccidere e distruggere, tutti i giorni e con una intensità particolare, in Ucraina. Aveva iniziato a farlo nel 2014 in Crimea e in una parte del sud-est «continentale» (infatti, gli ucraini si sentono in guerra proprio da allora), mentre il 24 febbraio 2022 abbiamo visto che il suo ritmo preferito sta appena iniziando.
Tra i cittadini russi ci sono quelli che manifestano apertamente la propria contrarietà: nonostante l’impossibilità di influire sull’operato di Putin e la comprensione (per coloro che si trovano in Russia) di tutti i pericoli legati a tale posizione.
Tra gli Stati occidentali ci sono quelli che hanno imposto delle sanzioni contro lo Stato russo, senza però inventare qualcosa di realmente sensibile e/o insuperabile. Gli stessi Stati aiutano militarmente l’Ucraina, ma con una lentezza e con un minimalismo che spesso mi restano incomprensibili.
Tra le aziende occidentali ci sono quelle che hanno sospeso le proprie attività in Russia per dei motivi reputazionali. Alcune altre (o, in parte, le stesse) aziende hanno interrotto i propri rapporti commerciali con lo Stato russo: a volte per non essere colpite dalle sanzioni occidentali, a volte per gli stessi motivi reputazionali.
E poi ci sono delle aziende occidentali che continuano a vendere in Russia e allo Stato russo, contribuendo, nel loro piccolo, alla continuazione della guerra. Proprio nel secondo anniversario dell’inizio della grande guerra in Ucraina volevo segnalarvi un articolo dedicato a uno di quegli fenomeni: l’indagine sulla Beretta che continua a importare i propri prodotti – in migliaia di esemplari – in Russia nonostante il divieto in vigore dal 2014.
Molto probabilmente vi è capitato di leggerne qualcosa, ma ci sono delle cose che meritano di essere ricordate.
Una delle grandi notizie è ancora un po’ più vicina…
In una base aerea militare vicino alla città di Feteşti, nel sud-est della Romania, è stato aperto un centro di addestramento europeo della NATO. In questo centro i piloti degli Stati-membri dell’Alleanza e i piloti ucraini saranno addestrati a pilotare i caccia F-16 forniti dai Paesi Bassi. I piloti ucraini inizieranno l’addestramento a dicembre, il corso dovrebbe durare sei mesi.
I Paesi Bassi forniranno all’Ucraina 42 aerei, alcuni dei quali saranno utilizzati solo per l’addestramento. Inoltre, pianificano di fornire gli F-16 la Danimarca (19 unità), la Norvegia (fino a 10 aerei) e il Belgio (non si sa ancora quanti aerei).
Ieri ho visto le prime foto di quel centro di addestramento. Continuare la lettura di questo post »