L’archivio del tag «abbigliamento»

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Un appello alle donne dal lontano 1955:

Volendo potete stamparlo e appenderlo all’ingresso della spiaggia più vicina.
Io non sono un frequentatore delle spiagge, ma sulla base delle mie osservazioni urbane posso ipotizzare che manca poco alla soddisfazione della suddetta richiesta anche per le vie delle nostre città.


Le mie scoperte tessili

In realtà si tratta di una scoperta abbastanza banale, ma per me è comunque una conoscenza nuova.
Ho scoperto che esiste un sistema abbastanza preciso per riconoscere lo Stato di provenienza di un arabo in base al suo modo di vestirsi.

Lo stesso vale per una araba:


Finalmente un argomento serio!

Domenica nel cantone svizzero San Gallo si è svolto un referendum sul divieto di «dissimulare o nascondere il proprio viso» nei luoghi pubblici: il 67% dei votanti si è espresso a favore.
Io, di fronte a tale notizia, provo dei sentimenti un po’ contradditori. Da una parte, sono a favore del burqa estivo obbligatorio per tutte le donne (sì, proprio per quelle donne che escono di casa quasi nude, distraggono gli uomini e spesso danno pure dei maniaci a questi ultimi). Dall’altra parte, conosco l’opinione di molte donne musulmane su questo capo di abbigliamento: «ci permette di non sentirci osservate dagli uomini».
A quali conclusioni posso giungere in base a questi due elementi? Prima di tutto, posso constatare che tutte le donne vedono il mondo circostante popolato dei maniaci sessuali, ma almeno quelle musulmane comprendono la necessità di non provocare. In secondo luogo, deduco che la maggioranza raggiunta al referendum svizzero sia composta dai voti degli uomini (stanchi dalle accuse infondate) e delle donne di scarsa responsabilità civica.


Le alte tecnologie tessili

Non ci ho mai pensato che i jeans con dei disegni bianchi e/o con dei buchi venissero creati con l’uso del laser:


L’obbligo della cravatta

Nella vita di ogni membro di ogni società succede, prima o poi, almeno una occasione in cui deve essere vestito in modo elegante. Le tipologie di tali occasioni sono infinite, dunque è inutile tentare di elencarne almeno una parte…

Una occasione del genere è finalmente capitata anche nella vita della redazione del nostro blog personale, seppure la scarsa simpatia di quest’ultima verso l’abbigliamento formale sia comunemente nota. (Tra parentesi: la discussione della tesi di laurea in maglietta è sempre stata evitata solamente grazie alla stagione poco adatta per i vestiti leggeri.)

Ma che vita triste e monotona in un mondo grigio e omologato avremmo avuto se non ci fosse la Fantasia al nostro servizio!

Alla frase «ti serve una cravatta» sono seguiti meno di due secondi del brainstorming. E la redazione ha deliberato all’unanimità: va comprato un bolo tie!

Detto – fatto:

Siete invidiosi, vero?


Zoologia nel design

Il designer russo Artemy Lebedev ha messo ieri in evidenza una tendenza curiosa.

Egli fondò nel 1995 il proprio studio di design. Nel 1998 lo studio assunse il nome di Art. Lebedev Studio e adottò il logo con il codice a barre:

In breve tempo il logo mutò leggermente:

Nel 2016 lo studio ha deciso di rivedere la propria stilistica, il che ha comportato, tra le altre cose, il cambiamento del logo:

Proprio a questo punto hanno iniziato ad arrivare i primi sciacalli. Ecco il primo esempio del 2016:

Ecco, invece, un esempio del 2017:

Aspettiamo altri aggiornamenti dal mondo della moda, altre notizie sulla creatività italiana etc.


Putin regge tutto

In Russia è sempre esistito, ma a partire dal 2014 è in una crescita particolarmente forte, il mercato del cosiddetto «abbigliamento patriottico». Si tratta sempre (o quasi sempre) degli esempi di trash dell’ottantesimo livello, ma io non ne ho mai scritto solo perché ogni singolo caso necessita dei commenti che preferirei evitare di fare.

Oggi mi limito a raccontarvi dell’abbigliamento dedicato alla figura di Vladimir Putin. Come forse sapete, esiste una infinità di magliette raffiguranti Putin in varie pose e con l’aggiunta di vari comenti testuali (citazioni, elogi etc.).

Molti – ma non tutti – modelli di queste magliette si possono acquistare anche in Occidente. Lo potete fare, per esempio, su eBay, AliExpress o, se conoscete il russo, su Yandex.Market.

Non è per ora acquistabili quattro nuovi modelli di magliette da donna disegnati dal «brand patriottico» (generosamente finanziato dallo Stato russo) di nome Set (network in russo). Però li possiamo già vedere sulle foto.

Il primo modello è quello con un foro da forma del profilo di Putin:

Gli altri tre sono ancora «meglio»:
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Vestiti animaleschi

Per le persone che vestono i propri animali domestici io ho due proposte:

1) Indicare il loro livello intellettuale nullo su tutti i documenti;

2) Giudicarli per il maltrattamento degli animali.

Gente! Ricordatevi: l’unico animale ad avere i vestiti naturali insufficienti per reggere il freddo e la pioggia è l’umano. Tutti gli altri non hanno bisogno di vestiti artificiali (a meno che non debbano fare dei lavori pesanti o specifici) a causa, tra l’altro, di differenti produzione e consumo del calore corporeo.


Le minoranze crescono

Dicono che negli USA si sta affermando un nuovo movimento LGBT:

Direi che rischia di diventare un po’ più popolare.


Burqini: pro e contro

Come avrete sicuramente sentito, in alcune spiagge francesi è già stato vietato il burqini (il costume da bagno per le donne di religione musulmana). E’ stata pure prevista una multa da 38 euri per ogni trasgressione. La notizia mi fa letteralmente impazzire perché risveglia in me due sentimenti contrastanti.

Da una parte, sono contrario al divieto in quanto ritengo che l’abbigliamento islamico debba essere reso obbligatorio per tutte le donne occidentali nel periodo da maggio a settembre. Infatti, è impossibile lavorare, studiare e semplicemente non passare per un maniaco in presenza di tante forme geometriche interessanti messe in vista. Qualcuno dei miei lettori potrebbe logicamente obiettare che le spiagge sono dei luoghi appositamente dedicati allo studio (individuale o di gruppo) della geometria naturale a rischio ridotto di passare per uno scienziato pazzo. Io, da parte mia, confesso che tra i numerosi motivi per i quali non amo le spiagge c’è anche questo: esse sono piene di gente nuda esteticamente ripugnane. Tra parenesi: (non escludo me stesso da quella categoria).

Dall’altra parte sono contrario alla esposizione di qualsiasi simbolo religioso nei luoghi pubblici diversi dagli interni degli immobili appositamente predestinati all’esercizio di qualsiasi culto. Per simboli intendo l’abbigliamento particolare dei sacerdoti e dei laici, le immagini dei santi e altri personaggi dei testi sacri, i crocefissi, le menorah, le mezzelune etc. Se uno Stato decide di essere realmente laico (non solo sulla carta), deve tutelare il diritto degli atei, agnostici e i seguaci di tutte le religioni di vivere senza le rotture di coglioni ideologiche. Il bando dei simboli religiosi dagli spazi pubblici sarà il primo passo verso l’abbandono di quelle favole neolitiche che vengono chiamate religioni. Sarà il primo passo verso una società libera da uno dei maggiori vincoli intellettuali e una delle principali cause contemporanee del terrorismo.

La Ragione sia con voi, cari lettori. Preghiamo insieme per lo sradicamento veloce di tutte le religioni. Amen.