Organizzazione dei Terroristi Uniti

Considerati gli eventi degli ultimi anni (se non decenni), non mi stupisco: il sabato 28 ottobre l’inutile (e spesso dannosa) banda chiamata ONU ha assicurato ancora una volta ad Hamas il proprio sostegno incondizionato: con 120 voti a favore ha adottato una risoluzione che chiede una tregua immediata in Medio Oriente; l’emendamento che condannava l’attacco terroristico di Hamas contro Israele è stato respinto. Quindi secondo l’ONU non c’è stato alcun attacco terroristico e nessun rapimento di ostaggi, l’esercito israeliano avrebbe semplicemente attaccato senza motivo il pacifico Hamas. Ora l’ONU chiede di fermare immediatamente l’operazione di risposta all’attacco terroristico e, immagino, di continuare a soddisfare tutte le solite pretese di Hamas.
Non so se un giorno potrò fare qualcosa contro i nemici dell’umanità, ma nel frattempo posso iniziare a ricordare i loro nomi. Ecco l’elenco degli Stati che hanno votato contro la risoluzione di condanna del massacro compiuto da Hamas il 7 ottobre 2023: Algeria, Bahrain, Bangladesh, Bielorussia, Repubblica Centrafricana, Bolivia, Ciad, Congo, Comore, Cina, Egitto, Gambia, Guinea, Guyana, Indonesia, Iran, Iraq, Kuwait, Kirghizistan, Libia, Libano, Malesia, Maldive, Mali, Mauritania, Kazakistan, Giordania, Marocco, Namibia, Nicaragua, Niger, Oman, Pakistan, Qatar, Federazione Russa, Arabia Saudita, Senegal, Somalia, Sudafrica, Sri Lanka, Sudan, Tagikistan, Siria, Tunisia, Turchia, Uganda, Emirati Arabi Uniti, Tanzania, Yemen, Zimbabwe.

Anche nella suddetta lista non trovo delle sorprese, ma questo è un altro argomento.


Senza una gamba

In settimana mi è capitato di leggere due o tre articoli sui genieri ucraini che hanno perso una gamba durante la guerra, ma sono comunque tornati a fare il proprio lavoro. Mi ero chiesto come fanno a lavorare dal punto di vista pratico… Oggi posto uno dei risultati delle mie ricerche:


La musica del sabato

Secondo la tradizione da me stesso creata, l’ultimo sabato del mese di ottobre dovrei dedicare la rubrica musicale a qualche opera musicale «macabra»: in modo da contribuire alla creazione della vostra playlist del Halloween. Ma quest’anno la vita circostante mi sembra già abbastanza poco serena: forse ancora meno degli anni precedenti. Di conseguenza, ho pensato di scegliere comunque la musica che in qualche modo possa essere tematicamente «agganciata» la vicina festa, ma allo stesso capace di portare un po’ di buon umore a chi la ascolta.
Così, per oggi ho scelto due brani di generi (e di contenuto) molto diversi, ma entrambi con le caratteristiche simili a quelle elencate sopra.
La prima canzone scelta per oggi è la «The Ghost of Macon Jones» di Joe Bonamassa:

Mentre la seconda canzone scelta per oggi è la «American Ghost Dance» dei Red Hot Chili Peppers:

In teoria, le canzoni potenzialmente adatte al post di oggi sono molte più di due, ma ho scelto quelle che corrispondono ai miei gusti musicali (soprattutto una: volendo, potete provare a indovinare quale ahahaha).
Buona preparazione al Halloween a tutti gli interessati.


La lettura del sabato

Per qualche strano motivo Putin e i suoi collaboratori ritengono ancora importante fare una specie di «campagna elettorale» per la elezione di Putin alla Presidenza russa nel 2024. In tutte le elezioni presidenziali precedenti avevano dimostrato di poter aggiungere al candidato giusto quella percentuale dei voti che ritenevano necessaria; dopo l’inizio della guerra in Ucraina hanno più volte fatto intendere di poter fare qualsiasi cosa in generale. Non si capisce dunque tanto bene perché sprechino il tempo e le forze per fare la pubblicità positiva sia del candidato destinato a vincere che del semplice fatto della votazione.
Però lo fanno. Lo fanno spesso in modi che a un europeo potrebbero sembrare un po’ strani (anche se io non sono capace di immaginare bene quale impressione facciano: io osservo più o meno attentamente la politica russa da oltre trent’anni e ho visto di tutto, mentre la maggioranza degli europei comuni no). Questa volta, per esempio, hanno inventato una particolare lotteria nazionale… Proprio a essa è dedicato l’articolo che consiglio per questo finesettimana.


Il senso degli esperimenti nucleari

Il mercoledì 25 ottobre il Consiglio Federale russo (la Camera alta del Parlamento) ha approvato la legge sul ritiro della ratifica del Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari. Ovviamente, a breve la legge verrà anche firmata da Putin. In relazione a questi due eventi avrei potuto ricordare diverse banalità largamente note (per esempio, che il Parlamento russo approva solo le leggi che servono a Putin o che il ritiro della ratifica non equivale alla uscita dal Trattato), ma vado oltre.
Nel pomeriggio dello stesso giorno – il 25 ottobre – sul sito ufficiale del Presidente della Russia è comparso il comunicato secondo il quale Vladimir Putin avrebbe condotto l’addestramento delle forze di deterrenza nucleare. Come parte dell’addestramento, dal cosmodromo di Plesetsk è stato lanciato verso il sito di test in Kamchatka il razzo Intercontinentale Yars, mentre il razzo Sineva è stato lanciato dal mare di Barents dal sottomarino nucleare Tula. Inoltre, gli aerei a lungo raggio Tu-95MS hanno eseguito lanci di missili dall’aria.
La seconda notizia in certo senso conferma quella ipotesi che viene in mente già in relazione alla prima: Putin non ha alcun bisogno e/o intenzione di testare delle «nuove» armi nucleari perché tutto quello che c’era da testare è già stato testato decenni fa. Si sa già come funzionano le armi nucleari. Però Putin non se il sistema delle armi nucleari che ha a disposizione dai tempi sovietici funzioni ancora. Sarà tutto rovinato dal tempo? Parzialmente venduto dai vertici militari corrotti? Tutta la catena degli ufficiali è disposta a fare la propria parte del lavoro se Putin dovesse premere il famoso buttone rosso? Purtroppo per lui e fortunatamente per noi, Putin non è sicuro di poter rispondere positivamente a tutte le domande elencate. Dunque spera di testare – con «l’autorizzazione del Parlamento» – il funzionamento del sistema e non delle armi.
Secondo il mio autorevolissimo parere, vuole testare il sistema non per bombardare i nemici, ma per sapere se ha ancora uno strumento per terrorizzare il mondo. Ci aveva provato con il «secondo esercito del mondo», ma ha fallito: guardate quanto sono piccoli i successi militari in Ucraina. Poi aveva provato a «far congelare l’Europa» senza il gas russo, ma già l’inverno scorso è stato superato dall’Europa con molta tranquillità. Ora gli resta la minaccia della bomba atomica e vuole essere sicuro di avere i mezzi.
Vedremo.


Corenno Plinio, 9 agosto 2023

Ho finalmente pubblicato il rapporto fotografico sulla mia visita a Corenno Plinio del 9 agosto 2023.
Si tratta di un paese piccolissimo situato sulla riva occidentale del lago di Como, la cui bellezza era incomprensibilmente ignorata – nel senso che non era proprio menzionata – da tutte le guide turistiche dedicate alla zona che mi era capitato di leggere prima di andare sul posto. Meno male che mi ero deciso di dedicare del tempo a questo posto!


Trovata una spia russa

Il Servizio di sicurezza dello Stato belga (VSSE) sospetta che Kirill Logvinov, il rappresentante permanente ad interim della Russia presso l’Unione europea, lavori per il Servizio di spionaggio estero russo (SVR). Lo si afferma in un’inchiesta congiunta di De Tjid, Spiegel, Centro Dossier e alcune altre testate europee. Secondo i giornalisti, il controspionaggio belga sospetta il diplomatico di «attività segrete contro gli interessi europei». Ma non precisa in cosa consistano esattamente tali attività.
Nella notizia stessa non c’è alcunché di sorprendente: più o meno tutti i diplomatici russi sono in qualche misura coinvolti nella attività di spionaggio (nel migliore dei casi, i diplomatici professionisti semplicemente sanno di cosa si occupano alcuni dei loro collaboratori «particolari»). La vera notizia sarebbe stata la spiegazione della espressione «attività segreta» utilizzata nel caso concreto che ci hanno comunicato. Organizzava l’export illegale verso la Russia dei materiali vietati dalle sanzioni? Pagava i politici europei filorussi? Raccoglieva le informazioni utili per una invasione militare? Svolgeva qualche altra attività che in questo momento non mi viene in mente? Boh… È che già le attività non segrete dei «diplomatici» russi mi sembrano spesso abbastanza gravi, quindi non cosa possono aggiungere alla situazione corrente quelle segrete.


Vogliono le garanzie

Ieri i ministri degli Esteri dell’UE non sono riusciti a trovare un accordo sullo stanziamento di una tranche di 500 milioni di euro di aiuti militari all’Ucraina dal Fondo europeo per la pace. Come si poteva facilmente prevedere, è successo per colpa della Ungheria: la banca ungherese OTP è stata – come richiesto – rimossa dalla lista nera delle società europee che continuano a operare in Russia, ma il Governo ungherese vuole delle garanzie legali che tale esclusione sia permanente.
Qualcuno riesce a immaginare come sia possibile una garanzia del genere? Al massimo, le garanzie in merito potrebbe (e, in teoria, dovrebbe) dare la banca stessa all’UE: promettendo di non collaborare mai più con la Russia putiniana.
È abbastanza facile immaginare che pure il Governo ungherese capisca l’impossibilità della sua richiesta. Di conseguenza, possiamo ipotizzare che, molto probabilmente, vuole qualche altro favore oltre a quello già ottenuto.


Le “sorprese”

Ieri abbiamo appreso che gli Stati Uniti hanno fatto circolare la loro bozza di risoluzione sulla guerra di Israele contro Hamas al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il riassunto dei punti chiave non contiene (per ora) alcunché di particolarmente interessante, quindi io mi diverto a osservare le prime reazioni. Per esempio, i dipendenti di alcune agenzie di stampa che sono appena tornati dalle meritate vacanze sulla Luna hanno scoperto che la bozza di risoluzione statunitense condanna Hamas ma non chiede un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Spero che prima o poi si ricordino in cosa consiste la guerra contro il terrorismo e perché gli USA ora preferiscono che essa venga fatta dagli altri.
Noi, intanto, ci ricordiamo che non è ancora chiaro se gli USA sottopongano al voto proprio questo documento. E, ovviamente, prevediamo il veto della Russia.


Le bandiere a Stepanakert

Ilham Aliev – il presidente dell’Azerbaigian – ha visitato, la domenica 15 ottobre, Stepanakert (la città principale di Nagorno Karabakh, un territorio recentemente preso sotto controllo da Azerbaigian in seguito a una azione militare). Come testimoniano le riprese video ufficiali, nella città dalla quale sono scappati quasi tutti i residenti armeni Aliev, tra le altre cose, ha camminato con gli scarponi militari sopra la bandiera della ormai ex Repubblica di Nagorno Karabakh e ha alzato la bandiera dell’Azerbaigian.

Ognuno fa il figo come può.