Promessa quasi mantenuta

Non sono mai stato un fan della canzone «Imagine» di John Lennon. In più, da anni sono abbastanza infastidito dal fatto che sia cantata o riprodotta nelle occasioni più varie in qualità di un presunto simbolo universale di pace e chissà quali altre cose. Quindi la mia indifferenza verso una opera musicale mediocre sta rischiando di trasformarsi nell’odio. Non mi piace questo rischio…
Di conseguenza, pubblico l’interpretazione della canzone di Julian Lennon (il figlio di John) nella video-rubrica domenicale – e non quella musicale del sabato – solo per una questione di cronaca. Julian aveva promesso di cantare questa canzone solo nel caso della fine del mondo e, direi, ha quasi (spero che sia quasi) mantenuto la promessa.

Il video è stato pubblicato nell’ambito della campagna «Stand Up for Ukraine», della quale avete sicuramente sentito parlare.


La musica del sabato

Il compositore Pierre Boulez per molti anni è stato uno dei maggiori esponenti dell’avanguardia musicale francese. Non so se questo aspetto abbia realmente favorito la sua popolarità nel senso tradizionale: la musica che componeva poteva spesso sembrare – per l’orecchio di uno ascoltatore medio – troppo «particolare» e quindi troppo difficile. Di conseguenza, al largo pubblico Pierre Boulez è più noto in qualità del direttore d’orchestra: un altro ambito dove ha raggiunto dei livelli notevoli.
Ma io, come al solito, preferisco comunque dedicare il post musicale alle opere originali («primarie») dell’artista, quindi per oggi ho selezionato le seguenti due composizioni di Pierre Boulez…
Inizierei con il «Dialogue de l’ombre double» per il clarinetto e gli strumenti elettronici (composto negli anni 1982–1985; lo stesso compositore aveva successivamente creato una versione anche per il fagotto):

E poi aggiungo la Sonata n. 2 per il pianoforte (composta nel 1948), una delle composizioni più nota tra quelle tipiche dello stile di Pierre Boulez:

Alla sua attività da direttore d’orchestra ci tornerò più tardi…


Oggi è il cinquantaduesimo giorno di guerra in Ucraina. Sempre da 52 giorni in Russia si osservano delle repressioni di massa contro le persone che «si permettono» di manifestare anche nei modi più innocui contro questa aggressione voluta e avviata da Vladimir Putin. Le persone che manifestano per strada (per esempio, anche solo tenendo in mano un piccolo cartello con la parola «Pace») o, spesso, pubblicano qualcosa su internet con il proprio nome vengono fermate, multate, spesso rinchiuse per diversi giorni e maltrattate dalla polizia. Di conseguenza, un po’ in tutta la Russia si stanno diffondendo anche delle forme anonime di protesta. Prima o poi riuscirò a raccogliere abbastanza materiali per scrivere di quelle più interessanti, mentre oggi racconto solo di una di esse.
Una forma di protesta anonima che si sta diffondendo in questi giorni a San Pietroburgo consiste nel lasciare nei luoghi pubblici delle piccole figure – fatte con dei materiali vari – che tengono «in mano» dei cartelli con delle scritte contro la guerra.
«Smettetela di uccidere i bambini»:

«Io sono stanco di avere paura»:
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La signorina inaffondabile

Le ultime avventure sfortunate della nave ammiraglia russa – delle quali ho scritto ieri – sono avvenute a relativamente poche ore da un triste anniversario. Sfrutto quindi l’occasione per scrivere di un argomento un po’ lontano da questa guerra…
Quattro anni fa mi era già capitato di scrivere in dettaglio delle avventure di Arthur John Priest, il fuochista che sopravvisse al naufragio di ben sei navi – compreso quello di Titanic – nonostante l’evidente difficoltà di uscire velocemente dalla sala macchine. Dopo la Prima guerra mondiale Priest non riuscì più a trovare il lavoro su alcuna nave (era un tipo in un certo senso fortunato ma, anche secondo il suo stesso parere, non convinceva di portare fortuna agli altri) e morì a casa propria, di polmonite, all’età di 49 anni nel 1937.
Oggi, in occasione del 110-esimo anniversario del naufragio del Titanic, vorrei raccontare di una coetanea e quasi collega di Priest che ebbe meno occasioni per provare la propria fortuna (comunque notevole) ma fece una vita decisamente migliore.
Violet Constance Jessop iniziò la propria carriera di hostess nel 1908 e nel 1911 fu assunta dalla compagnia White Star Line: uno dei leader dell’epoca nei trasporti transoceanici. La prima esperienza lavorativa della signorina Jessop con questa azienda fu alla «Olympic» (nave gemella del «Titanic»). La nave fu speronata dall’incrociatore «Hawke» il 20 settembre 1911.
Il 10 aprile 1912 Jessop prese servizio al «Titanic», la cui sorte è ben nota a tutti. Al momento dello scontro con l’iceberg, Violet si era ormai quasi addormentata dopo avere finito l’ennesimo lungo turno di lavoro, ma alla fine fece in tempo a salire sul ponte e prendere posto alla scialuppa № 16.
La terza esperienza nautica di Violet Jessop che ci interessa in questa sede è del 1916, quando in qualità di una infermiera della Croce Rossa Jessop finì sulla nave «Britannic» (gemella di «Olympic» e «Titanic»). Il «Britannic», essendo stato completato alla fine del 1915, non fece nemmeno un viaggio commerciale ma fu trasformato in una nave-ospedale. Il 21 novembre 1916 la nave si scontrò con una mina navale tedesca e affondò con la velocità tripla del «Titanic» per una serie motivi in parte legati alla modalità di utilizzo. Violet Jessop si trovò su una delle due scialuppe fatte scendere troppo presto, ma non fu uccisa dalle eliche della nave ancora funzionanti perché fece in tempo a buttarsi in acqua (ma si procurò un trauma cranico picchiando la testa contro la chiglia).
Essendo sopravvissuta, dopo la fine della guerra continuò a lavorare per la White Star Line. Successivamente si trasferì alla Red Star Line e poi alla Royal Mail Line. Nel 1950 andò in pensione. Morì il 5 maggio 1971 di broncopolmonite aggravata dalla insufficienza cardiaca cronica.

E Arthur John Priest? Perché fu non solo un coetaneo della Violet Constance Jessop (entrambi nacquero nel 1887) ma anche un quasi-collega? Perché anche egli lavorò (salvandosi sempre) sulle navi «Olympic», «Titanic» e «Britannic»: si tratta dei più famosi tra i suoi sei naufragi.
Non so quale dei due personaggi possa essere considerato più fortunato…


Mosca “promossa”

Anche la stampa italiana scrive dell’incrociatore russo «Moskva» (sì il nome è traducibile in italiano come «Mosca»), la nave ammiraglia della flotta militare russa.
Nell’ambito di tale argomento è curioso osservare – ancora una volta – come cambia la posizione ufficiale dello Stato russo.
Come scrivono in vari canali di Telegram, le notizie ufficiali sulla sorte del «Moskva» continuano a essere cambiate e a corrette. Prima si era comunicato della detonazione delle munizioni, poi della esplosione del carburante, poi dell’equipaggio che è stato completamente evacuato (di solito significa che la nave è stata affondata), mentre ora la parola «completamente» è sparita. Inoltre, è abbastanza interessante notare che il sito del Ministero della Difesa russo per ora non dice alcunché sull’argomento.
In base alle informazioni non (ancora) verificate, sull’incrociatore si trovavano alcuni generali importanti, quindi ieri erano stati inviati delle navi ed elicotteri per tentare di salvarli. Ma la tempesta non avrebbe permesso di avvicinarsi la nave. Non si sa ancora se la nave sia ancora a galla o sia già affondata.
La parte ucraina ha solamente lasciato intendere che la nave è stata bombardata.
Pure Peskov (il portavoce di Putin) non ha ancora detto nulla sull’argomento: apparentemente, nel Cremlino non sono ancora sicuri di nulla a causa di molti fake news in circolazione.
In ogni caso, perdere la nave ammiraglia (penso che in ogni caso si possa ormai parlare della perdita) nella guerra con uno Stato che non ha una propria flotta militare è un nuovo importantissimo traguardo!

(La marina militare ucraina si trovava in uno stato pessimo anche prima della annessione russa della Crimea, la base principale della flotta ucraina).
UPD: nel corso della giornata il Ministero della Difesa russo aveva prima dichiarato che l’incrociatore sarebbe stato danneggiato, ma non modo critico (quindi capace di continuare la navigazione) e, successivamente, che sarebbe affondato mentre veniva rimorchiato verso il porto in condizioni di tempesta. Insomma, è stato fatto tutto il possibile per non ammettere l’efficienza del bombardamento ucraino…


L’evoluzione degli obiettivi

Fortunatamente, su questo pianeta vivono ancora delle persone che hanno molta più pazienza di me nell’osservare le tonalità del marrone. Quindi è stata stilata la cronologia dei cambiamenti negli obbiettivi della guerra in Ucraina pubblicamente dichiarati dal governo russo.
– 24 febbraio, gli obiettivi secondo Dmitry Peskov (il portavoce di Putin). Lo scopo della «operazione militare speciale» è quello di smilitarizzare e denazificare l’Ucraina per eliminare la minaccia alla Federazione Russa;
– 25 febbraio, gli obiettivi secondo Maria Zakharova (la portavoce del Ministero degli Esteri). Lo scopo della operazione è quello di proteggere la gente e sanzionare il regime «fantoccio» responsabile dei crimini contro i civili, compresi i cittadini russi;
– 25 febbraio, gli obiettivi secondo Sergey Lavrov (il ministro degli Esteri). Lo scopo della operazione è quello di smilitarizzare e denazificare l’Ucraina e, successivamente, liberare gli ucraini dall’oppressione da parte del loro governo attuale;
– 25 marzo, gli obiettivi secondo il colonnello generale Sergey Rudskoy (il capo della Direzione Operativa Principale dello Stato Maggiore). L’obiettivo della operazione è la liberazione della LNR e della DNR;
– 29 marzo, gli obiettivi secondo Sergei Shoigu (il ministro della Difesa). L’obiettivo principale della operazione è la liberazione del Donbass.
– 3 aprile, gli obiettivi secondo Dmitriy Peskov. Uno dei principali obiettivi è quello di salvare la LNR e la DNR e ripristinare la loro statualità entro i confini del 2014 fissati nelle loro Costituzioni;
– 8 aprile, gli obiettivi secondo Dmitry Peskov. L’obiettivo della operazione è quello di prevenire la terza guerra mondiale;
– 11 aprile, gli obiettivi secondo Sergey Lavrov. L’operazione speciale della Russia sarebbe stata progettata per porre fine alla crescente dominazione degli Stati Uniti nel mondo.
Ecco, a questo punto possiamo aspettarci a breve una nuova rivelazione (ma non so ancora da quale funzionario russo): l’operazione militare speciale è stata lanciata per prevenire un attacco alla Russia degli alieni provenienti dal pianeta Nibiru e «sbarcati» in Ucraina grazie a un portale intergalattico segreto.


Una riccorrenza diventata triste

Oggi, nel 61-esimo anniversario del volo di Yuri Gagarin nello spazio, posso fare solo la triste constatazione di un fatto già ben noto a tutti: con l’invasione militare dell’Ucraina la Russia si è nuovamente sparata a una gamba ritagliata fuori anche dal progresso tecnico-scientifico legato allo studio dello spazio. Nessuno Stato, nemmeno il più ricco, avrebbe le risorse intellettuali ed economiche sufficienti per condurre gli studi di tale portata. E il governo russo (in realtà una persona in particolare) in un mese e mezzo è riuscito ad attirare le sanzioni internazionali sufficienti non solo per escludere il settore nazionale dal mondo scientifico globale, ma anche per seppellirlo del tutto.
Gli interessati a questa conseguenza — naturalmente non la più grave dal punto di vista umanitario — della guerra troveranno facilmente molti articoli validi sull’argomento, quindi io vi propongo solo un link utile per farsi una prima idea.
È così che i primi diventano peggio degli ultimi: si azzerano. E non si sa se e quando ripartono.

A me, personalmente, dispiace tanto che gli sforzi di alcuni geni della metà del XX secolo siano stati sprecati in questo modo…


L’umorismo di Berlusconi

Questo sabato finalmente si è espresso pure Silvio Berlusconi, parlando del «suo [ex?] amico Putin» ha detto:

Io Putin l’ho conosciuto vent’anni fa. Mi era sempre parso un uomo di gran buon senso, di democrazia, di pace, peccato davvero per quel che è successo…

Nei tempi relativamente normali – quelli che hanno preceduto il 24 febbraio 2022 – avrei riso tantissimo sulle parole «di democrazia» e «di pace». Ora, invece, posso constatare solo due cose.
Prima di tutto, ho scoperto che Silvio Berlusconi è molto meglio di quello che mi sembrava negli ultimi 10–15 anni.
In secondo luogo, devo notare che l’espressione «di buon senso» utilizzata nella citazione di cui sopra potrebbe diventare una interessantissima (e nuova?) formula diplomatica. Infatti, con l’inizio di questa guerra in Ucraina voluta da Putin ci siamo trovati di fronte a una preoccupante scelta: riconoscere che Putin sia un folle incapace di prevedere le conseguenze delle proprie azioni oppure pensare che prenda ancora delle scelte razionali nell’ottica dei fatti e dei costrutti logici esistenti solo nella sua mente (perché, effettivamente, sono due categorie totalmente sconosciute a tutti gli altri). La seconda delle opzioni può essere definita con l’espressione «buon senso», ma di fatto è sempre una forma di pazzia. Proprio come la prima opzione.
Complimenti a Putin che è riuscito a perdere in questo modo «bellissimo» uno degli alleati più fedeli…


Boris a Kiev

Il video di oggi è quasi ovvio: è quello di Boris Johnson e Vladimir Zelensky che passeggiano a Kiev. Tutte le conversazioni rilevanti sono in inglese. Il tipo con lo zaino che vedrete verso la metà del video parla in ucraino ed è visibilmente emozionato: continua a esprimere gratitudine e ammirazione verso Johnson e l’UK con più o meno le stesse parole ripetute a loop.

Spero che tutti, Boris Johnson compreso, riescano a fare presto una vera passeggiata turistica a Kiev e nelle altre città ucraine (molte delle quali sono belle).


La musica del sabato

Il lunedì scorso – l’1 di aprile – è uscito il tanto atteso nuovo album dei Red Hot Chili Peppers: «Unlimited Love». Considerata la data della pubblicazione preannunciata da tempo, in tanti hanno temuto che si trattasse di uno scherzo… Però album è uscito veramente, ed è il primo dal 2016. Inoltre, i fan del gruppo possono essere contenti anche per l’ennesimo ritorno dello storico chitarrista John Frusciante (il co-autore delle canzoni del gruppo più famose).
Quindi per il post musicale odierno ho pensato di selezionare due canzoni che rappresentano non solo il nuovo album, ma anche la formazione «d’oro» riunitasi.
La prima canzone di oggi è la «Black Summer» (dal nuovo album «Unlimited Love», 2022):

La seconda canzone di oggi è datata, ma anche apprezzata da tanti: «Californication» (dall’omonimo album del 1999):

I membri del gruppo non sono più giovanissimi (soprattutto per il genere musicale che suonano), ma io spero comunque che riescano a produrre tanta altra buona musica.