Quanto è «bello» avere la possibilità di scrivere dell’arte durante la guerra…
Ieri nella città russa di Nizhny Novgorod si è svolta una azione a sostegno della «operazione militare speciale» in Ucraina e della tutela dei valori tradizionali. Circa mille attivisti della «Compagnia Volontaria della Fratellanza Combattente» si sono riuniti a Strelka («la punta», il posto dove confluiscono i fiumi Volga e Oka) e hanno steso un nastro di San Giorgio di 300 metri intorno alla Cattedrale Alexander Nevsky. Il leader della sezione cittadina del movimento, Roman Zykov, ha dichiarato che gli attivisti stanno proteggendo i valori tradizionali russi e non permetteranno mai che questi vengano distorti.
Potreste chiedervi quali valori possano essere protetti in tal modo? Almeno uno è evidente: Continuare la lettura di questo post »
Ho finalmente pubblicato il rapporto fotografico sulla mia visita a Dervio del 17 agosto 2022.
Le cose viste questa volta non sembrano particolarmente interessanti, ma so già che ci tornerò per studiare bene alcune zone periferiche di importanza storica-militare.
Non è stato assolutamente uno scherzo, ma io ho riso come un pazzo per circa mezz’ora.
La notizia di ieri è: Vladimir Putin ha regalato a ognuno degli otto leader partecipanti al vertice informale della CSI un anello con i simboli della Comunità. E si è tenuto un altro anello per sé.
Se la vostra reazione è stata almeno parzialmente simile alla mia, prendetevi del tempo per calmarvi e poi leggete pure i dettagli.
Ogni anello, realizzato in un metallo simile all’oro bianco e giallo, reca i simboli della CSI e la scritta «Buon Anno Nuovo 2023». Inoltre, ogni anello porta il nome dello Stato in cui si è tenuto il vertice: la Russia.
I suddetti regali sono stati consegnati a Alexander Lukashenko (il presidente della Bielorussia), Ilham Aliyev (il Presidente dell’Azerbaigian), Kassym-Zhomart Tokayev (il Presidente del Kazakistan), Sadyr Zhaparov (il Presidente del Kirghizistan), Emomali Rakhmon (il Presidente del Tagikistan), Serdar Berdymukhamedov (il Presidente del Turkmenistan), Shavkat Mirziyoyev (il Presidente dell’Uzbekistan) e Nikol Pashinyan (il Primo Ministro della Armenia).
Lukashenko è stato l’unico a infilare immediatamente l’anello sul dito.
Ora sapete anche voi che i dirigenti della Russia sono pure degli ignoranti in materia di quella cultura mondiale dalla quale vorrebbero «difendere i valori russi». Mentre le persone normali, anche in Russia, spesso non riescono a non ridere.
Nel mondo ci sono tantissime cose apparentemente prive di contenuti particolari, le cose alle quali non pensiamo perdendoci, senza rendercene conto, delle scoperte interessantissime. Per esempio: pensiamo al mezzo di trasporto tradizionale di Babbo Natale.
Sappiamo tutti che la slitta di Babbo Natale (e di alcuni suoi colleghi) viene trainata dalle renne. Se qualcuno dovesse chiederci, per qualche strano motivo, che tipo di renne siano, potremmo logicamente presumere che siano della sottospecie rangifer tarandus (quella più nordica), quindi gli esponenti della larghissima famiglia dei cervidi diffusi in Canada, la parte nord degli USA e una parte della Russia. Nella vita reale tali renne hanno questo aspetto:
E ora andiamo a scoprire un dettaglio interessante: Continuare la lettura di questo post »
Ci sono dei grandi anniversari che capitano al momento storico giusto…
Il 26 dicembre 1882 – esattamente 140 anni fa – l’inventore americano James A. Williams di Fredonia (Texas) ottenne il brevetto per una trappola per topi che nella sua struttura comprendeva una rivoltella (potenzialmente poteva essere utilizzata anche quella del calibro .45LC). In base ai dati contenuti nella descrizione del brevetto, la trappola consisteva in una piattaforma di legno con una molla, un fermo e un cuscinetto per il grilletto.
In base alla semplice idea dell’inventore, il topo premeva il cuscinetto del grilletto, la molla si metteva in movimento spingendo il gancio, il quale, a sua volta, premeva la guardia del grilletto della rivoltella: a questo punto partiva il colpo… Provate ora a immaginare la superficie della casa ricoperta dai frammenti del topo sparato a bruciapelo con una rivoltella!
Probabilmente anche i potenziali acquirenti di questa trappola riuscirono a immaginare l’entità delle conseguenze del suo funzionamento. Noi, al giorno d’oggi, non sappiamo quante trappole di questo tipo furono prodotte. Anzi, non sappiamo se ne fu prodotta o venduta almeno una.
Però sappiamo che Williams anticipò l’idea della trappola per topi di un altro inventore americano: William O. Hooker di Abingdon (Illinois). Quest’ultimo brevettò la propria invenzione dodici anni più tardi, nel 1894. Il dispositivo di sua invenzione è una classica trappola per topi che conosciamo tutti: con un cuscinetto a scatto con esca e una leva per colpire e uccidere l’animale.
Nel 1898 una trappola analoga fu brevettata dall’inventore britannico James Henry Atkinson. Il suo dispositivo fu chiamato Little Nipper; successivamente fu modernizzato con l’introduzione dei cuscinetti a scatto capaci di rispondere alla presenza degli animali con un peso corporeo superiore a quello prestabilito dal meccanismo.
Un altro personaggio riconosciuto come l’inventore della «classica» trappola per topi è l’armaiolo britannico Hiram Stevens Maxim (meglio conosciuto come il creatore della leggendaria mitragliatrice Maxim e dell’inalatore al mentolo per l’asma). Ora potremmo logicamente chiederci: se Maxim fosse stato un texano, la sua trappola per topi sarebbe stata dotata di una mitragliatrice? Nel caso della risposta positiva dobbiamo riconoscere: sarebbe stata molto più efficace di quella con una rivoltella!
Avevo in mente diverse opzioni per il video domenicale di questa settimana, m alla fine ho scelto quello sulla visita di Vladimir Zelensky negli USA. Contiene anche un pezzo del suo discorso al Congresso.
Il video del discorso completo è invece questo: Continuare la lettura di questo post »
Buon Natale a tutti coloro che ci credono.
Tanti regali a tutti coloro che non ci credono ma approfittano comunque delle utili tradizioni.
Ma, comunque sia la vostra categoria di appartenenza, scegliete bene la compagnia per questi giorni di festa: la sostanza delle persone è sempre più importante della forma… Soprattutto in una epoca quando per molto tempo siamo stati costretti a limitare la quantità dei contatti.
Per me il 2022 non è proprio un anno da grandi festeggiamenti, ma spero (spero? boh…) che voi riusciate a essere messi meglio.
Nel settembre del 1960 il cantante Charles Brown aveva registrato una canzone tipicamente natalizia in ogni suo aspetto: la «Please Come Home for Christmas»:
Successivamente, questa canzone era diventata tanto popolare da essere ripresa da moltissimi gruppi e cantanti anche abbastanza famosi. Per la vostra fortuna (?) non tento nemmeno di postare tutte le versioni esistenti: ne seleziono solo due tra le più interessanti.
La prima cover che potrei proporre oggi è quella probabilmente più nota: cantata/suonata dagli Eagles nel 1978 (ma non inclusa in alcun loro album di studio):
La seconda cover pubblicabile è di George Ezra. In questa interpretazione si notano delle leggere tendenze al pop, ma è comunque interessante per il suo carattere più moderno.
Bene, penso che per oggi possa bastare così. Nei prossimi giorni avrete abbastanza tempo (e, probabilmente, le forze) per cercare, volendo, le altre numerose versioni.
Scrivere della guerra anche nei periodi festivi come quello di questi giorni è brutto, ma la guerra è ancora più brutta. Oltre a essere brutta, non va nemmeno in ferie, non si ferma per il Natale cattolico.
«In compenso», questo sabato vi segnalo – al posto del solito articolo – un grande reportage fotografico sulle condizioni nelle quali si trovano ora alcuni paesini ucraini attraversati da questa guerra. Le immagini sono del fotografo ucraino Yakiv Liashenko, spesso sono commentati con dei testi non particolarmente lunghi. Le informazioni su ogni singolo scatto si aprono con un click sulla «i» cerchiata.
Quando il giornale The New York Times pubblica i nomi – ovviamente solo alcuni, quelli che si è riuscito a scoprire – dei militari russi che hanno compiuto le violenze contro i civili a Bucha, dimostra di avere fatto un ottimo lavoro giornalistico. Tale lavoro avrà relativamente poche conseguenze nel periodo storico seguente alla conclusione della guerra (perché i processi penali saranno fatti ai rimasti in vita e inizieranno dagli ufficiali), ma potrebbe – spero – influire sull’andamento della guerra.
Infatti, oltre a scoprire e pubblicare i nomi, sarebbe molto utile informare i militari russi del fatto che tutte le loro «imprese» diventeranno note prima o poi. Questo potrebbe, almeno in alcuni casi, essere un bel deterrente contro i nuovi crimini di guerra o la partecipazione alla guerra stessa. Non so (ancora) come si possa fare, ma conviene provare: anche una vita ucraina salvata sarà già un risultato positivo.