L’aeroporto Sheremetyevo di Mosca (uno dei principali della città) ha allestito un’area di riposo per i passeggeri i cui voli sono in ritardo di molte ore o cancellati a causa del pericolo droni (ucraini). La grande particolarità di quella area sono i materassi che vengono messi a disposizione soprattutto delle famiglie con bambini.
No, non lo faccio vedere per parlare di una forma di scomodità: la guerra di Putin ha portato delle «scomodità» enormemente più gravi a milioni di persone da entrambe le parti del confine.
Lo faccio vedere per dire che non si mai quale degli effetti della guerra può far ragionare almeno una persona in più. almeno una di quelle persone che fino ieri facevano finta che non stesse succedendo nulla.
L’archivio del Luglio 2025
Non mi stupisce proprio il fatto che la Direzione della Reggia di Caserta ha deciso l’annullamento del concerto sinfonico diretto da Valery Gergiev, previsto per il 27 luglio. Non so quale sia stato il motivo principale…
1) l’approvazione di fatto da parte di Gergiev (già sempre putiniano) della guerra in Ucraina,
2) le voci in base alle quali i pochissimi biglietti venduti erano stati comprati principalmente dalla diaspora ucraina che voleva protestare rumorosamente durante il concerto.
Non lo so e non mi sembra fondamentale. Per me l’importante è il risultato.
Quello che mi incuriosisce maggiormente è: perché a qualcuno è venuto in mente di invitare un personaggio del genere al quarto anno della guerra in corso? Perché proprio lui e non qualcuno di quegli russi (se proprio vogliamo scegliere anche in base alla nazionalità) che si sono dimostrati umani, oltre a professionalmente bravi? Avrei una ipotesi, ma potrebbe sembrare troppo banale…
P.S.: in realtà avrei anche altre domande, ma ormai le classifico come impossibili. Per esempio: perché un grande direttore d’orchestra che avrebbe potuto essere richiesto e applaudito meritatamente in tutto il mondo, ha preferito essere un servo e un compagno di cella del criminale chiamato Putin? (perché il territorio russo è già la loro cella anche se per ora spaziosa) E se ha pensato di testare la possibilità di scappare in Occidente solo ora, come ha fatto di non capire che la fuga deve iniziare da una giusta dichiarazione? Per ora non so ipotizzare delle risposte a queste domande.
La polizia armena si è rifiutata di estradare in Russia l’ex ufficiale russo Semyon Subbotin, che si è rifiutato di partecipare alla guerra russo-ucraina. Subbotin, 25 anni, ha prestato servizio come radio-telefonista nelle Forze missilistiche strategiche nella città di Teikovo, nella regione di Ivanovo. Ha lasciato la Russia nel settembre 2024 con l’aiuto dei volontari di un progetto che fornisce l’assistenza di vari tipi ai cittadini russi che vogliono sottrarsi all’obbligo formale di andare in guerra contro l’Ucraina.
Subbotin non è assolutamente il primo a scappare: solo il progetto di assistenza di cui sopra ha già aiutato, a partire dall’ottobre 2022, alcune decine di migliaia di persone (seguite il link se volete essere più informati).
Quello che mi piace particolarmente nella notizia citata è il fatto che l’Armenia continua dimostrare con una certa costanza l’allontanamento dalla Russia e, di conseguenza, l’avvicinamento al mondo sviluppato. È una strada difficile e pericolosa, ma bella e giusta. Spero che abbia un grande risultato alla fine. E spero che lo sforzo venga apprezzato (e alleggerito, perché chi si impegna va stimolato) da chi prende le decisioni riguardanti le relazioni tra gli Stati.
Ahahaha, le «due settimane» di Donald Trump sono diventate largamente note nel 2025, ma qualcuno di molto attento se ne era accorto già nel corso del suo primo mandato. Ecco un video pubblicato il 13 luglio 2020:
È proprio vero che Trump è sempre lo stesso, ma ora opera nelle condizioni di maggiore libertà: ci sono meno Istituzioni e personalità importanti che gli oppongono resistenza.
In un certo momento mi sono chiesto: quale musica estiva poco banale posso postare nella mia rubrica musicale? Ho cercato per un bel po’ di tempo e ho trovato la «Sera estiva» del compositore ungherese Zoltan Kodaly (1882–1967). Composta nel 1906 e dedicata ad Arturo Toscanini, è una delle prime composizioni di Kodaly prodotte in seguito alle sue ricerche nell’ambito della etnografia musicale ungherese.
In generale, penso che Kodaly meriterebbe di essere un po’ più noto di come lo è adesso.
Non è assolutamente detto che alla «importante dichiarazione» di Trump fatta il 14 luglio segua qualche atto concreto, ma è comunque importante capire che i dazi del 100% sono in sostanza impossibili contro il commercio russo del petrolio. È vero che è già stato fatto notare molte volte il carattere globale del mercato del petrolio, ma leggere una spiegazione in più non fa mai male.
Insomma, avete già capito qual è l’argomento dell’articolo che segnalo questo sabato. Leggete il testo originale e non i miei tentativi di riassumerlo ahahaha
Donald Trump ha dichiarato che la Coca-Cola ha accettato di modificare la ricetta delle bibite fornite al mercato statunitense su sua richiesta:
I have been speaking to Coca-Cola about using REAL Cane Sugar in Coke in the United States, and they have agreed to do so. I’d like to thank all of those in authority at Coca-Cola. This will be a very good move by them — You’ll see. It’s just better!
Molto probabilmente Trump non sa che la ricetta della Coca-Cola è segreta: per evitare le imitazioni vicine all’originale, il produttore indica pubblicamente degli ingredienti (e le proporzioni) in più rispetto a quelli reali per confondere i concorrenti disonesti (per questioni legali non può dichiararne di meno). Non so se farà lo stesso anche con i Presidenti ignoranti, ma ora non importa.
L’importante è che Trump ha finalmente sollevato una questione realmente utile per le sorti del nostro povero pianeta. Ora spero che compia il pesantissimo sforzo di pensare allo stesso argomento per due giorni di fila e inviti la Coca-Cola a non produrre più la versione «light». Quest’ultima, infatti, è imbevibile (mentre quella vera è buona e quella «Zero» è accettabile).
MCCGA!!!!
Il Politico scrive che la Francia e l’Italia non intendono aderire all’iniziativa di pagare le armi statunitensi all’Ucraina: la Francia preferisce investire nella industria militare nazionale, mentre l’Italia sostiene di non avere abbastanza risorse.
Presumo che anche Macron sia capace di investire in qualcosa di più bello, ma proprio la Francia ha poco fa presentato un «Programma strategico nazionale» aggiornato che indica un aumento dei rischi di escalation militare in Europa entro il 2030. In qualità di una grande fonte del pericolo in quel programma viene indicato lo Stato russo.
Questa è l’occasione per ripetere ancora una volta che Macron è stato il primo nell’UE a iniziare di parlare del vero pericolo di guerra (perché la guerra in Ucraina non è una questione dei territori da controllare), mentre tanti altri continuano ancora a sperare che li difenda qualcun altro nel caso dell’attacco. Non so se sia più triste vedere uno che ha investito inutilmente (qualora fortunato) o che ha detto – sempre lui – «avevo ragione» (qualora non abbia fatto un tubo, ma è stato comunque fortunato).
«Grazie» a Putin per questi dubbi.
«No, lui [Zelensky] non dovrebbe attaccare Mosca», ha detto ieri Trump ai giornalisti quando gli è stato chiesto se l’Ucraina dovrebbe colpire la città di Mosca. Lo riporta The Financial Times.
«The Financial Times è famoso per togliere le parole dal contesto per ottenere click, perché questo giornale sta morendo», ha dichiarato l’addetta stampa della Casa Bianca Caroline Leavitt dopo la suddetta pubblicazione.
Nel contesto di tale scambio di battute il semplice lettore confuso può presumere solo una cosa: Trump non è contrario agli attacchi ucraini contro Mosca.
Però sappiamo che cambia l’idea più volte al giorno…
Trump ha fatto un nuovo ultimo avvertimento a Putin. Se non dovesse funzionare nemmeno questa volta nemmeno questa volta…
Secondo Trump, ci si deve aspettare l’introduzione di «dazi secondari» contro la Russia se non si raggiunge un accordo di pace con l’Ucraina entro 50 giorni. L’entità di questi «dazi secondari» potrebbe raggiungere il 100%, ha aggiunto Trump.
50 giorni sono già meglio. In precedenza, Trump aspettava ogni quindici giorni per vedere se Putin voleva la pace.
Il 27 aprile Trump aveva dichiarato che entro 2 settimane sapremo se Putin vuole la pace.
Il 19 maggio Trump aveva dichiarato che entro 2 settimane sapremo se Putin vuole la pace.
Il 28 maggio Trump aveva dichiarato che entro 2 settimane sapremo se Putin vuole la pace.
Mi aspettavo una nuova dichiarazione entro il 12 giugno, ma non si era verificata.
Il 14 luglio, invece, ha deciso di recuperare e ha concesso 50 giorni al posto dei 14. La prossima volta, suppongo, si dovrebbero concedere 100 giorni.
Prima o poi dovrà anche scoprire se Putin vuole veramente la pace, vero?