Ieri si è svolto a Riyadh l’incontro tra le delegazioni russa e statunitense, nel corso del quale le parti hanno concordato le loro posizioni sulla possibilità di porre fine alla guerra in Ucraina.
Per ora la situazione sembra molto grave: mentre prima si poteva solo ipotizzare che Trump stesse regalando l’Ucraina a Putin, ora l’ipotesi si sta trasformando in una certezza. Naturalmente, l’Ucraina non riconoscerà alcun accordo elaborato senza la sua partecipazione, ma in questo caso rischia seriamente di rimanere senza gli aiuti americani, i quali, a quanto leggo in diverse fonti, sono pari a circa il 42% degli aiuti totali ricevuti dall’estero. Trump può facilmente dichiarare di aver concordato i termini della pace e, visto che l’Ucraina non accetta, non riceverà più aiuti dagli USA. E poi, c’è pure il Telegraph che scrive dei 500 miliardi di dollari di «compensazione» che Trump chiede all’Ucraina, e tutto sembra e puzza molto male (ricordiamoci che a Zelensky è già stato chiesto di firmare un accordo con gli USA sui minerari, cosa che si è rifiutato di fare).
L’estrema sintesi dell’incontro di ieri:
– L’inviato presidenziale russo Yury Ushakov ha dichiarato che è difficile parlare di convergenza di posizioni, ma la discussione è stata costruttiva.
– È stato deciso di creare squadre separate di negoziatori sull’Ucraina, che presto prenderanno contatto tra loro.
– La portavoce del Dipartimento di Stato americano, Tammy Bruce, ha dichiarato che le parti hanno concordato di «rimuovere gli elementi irritanti nelle relazioni bilaterali».
– È stato discusso un possibile incontro tra i presidenti Vladimir Putin e Donald Trump, ma non sono ancora state fissate date specifiche.
– Waltz ha detto che Trump intende muoversi molto rapidamente per negoziare un potenziale accordo di pace in Ucraina e che saranno discussi le questioni dei territori e delle garanzie di sicurezza.
– Il ministro degli Esteri russo Lavrov si è lamentato degli ostacoli frapposti dall’amministrazione Biden, che rendevano difficile il lavoro dei diplomatici. Si tratta di continue espulsioni, sequestri di proprietà. Dagli Stati Uniti sta aspettando una soluzione ai problemi con i trasferimenti bancari.
– Il Fox News, che fa parte del pool di giornalisti della Casa Bianca, ha riferito che sia la Russia che gli USA sono interessati alle elezioni presidenziali ucraine. In più, Donald Trump non è contrario a vedere arrivare a quella carica un «burattino di Putin».
Insomma, la prima parola che mi viene in mente inizia con una grande «M».
L’archivio del Febbraio 2025
Nell’account X ufficiale della Conferenza sulla sicurezza di Monaco vengono negate le notizie secondo cui ormai l’ex Presidente Christoph Heusgen avrebbe pianto in reazione al discorso del vicepresidente statunitense J. D. Vance. I rappresentanti dell’evento hanno fatto notare che in realtà il video diffuso in rete è stato montato in questo modo da frammenti diversi. Mentre le lacrime di Heusgen, che ha ricoperto l’incarico di Presidente della Conferenza dal 2022, non sono una reazione al discorso di Vance, ma una manifestazione di emozione durante il suo discorso di addio.
E meno male! Anche se io, da parte mia, avrei creduto anche alla scena del pianto: considerati la «determinazione» e il «coraggio» europei nell’affrontare i reali problemi di sicurezza degli ultimi tre anni, sarebbe stata la manifestazione più realistica delle capacità di reagire…
Colgo l’occasione per sottolineare anche un altro aspetto dell’argomento. Nonostante i commenti di certi esperti, il discorso di J. D. Vance è stato perfettamente in «stile Trump»: composto prevalentemente da tanti argomenti realmente esistenti e realmente seri, ma tirati fuori senza un motivo comprensibile in una occasione con la quale non si capisce cosa c’entrano. Quindi Christoph Heusgen avrebbe anche potuto reagire con un noto gesto italiano. Ma non so se lo conosce.
Ieri, il 16 febbraio, era il primo anniversario della uccisione di Alexey Navalny. In diverse città della Russia e del mondo si sono svolte delle manifestazioni popolari dedicate a tale data: stranamente non hanno avuto delle conseguenze per i partecipanti nemmeno in Russia.
Nel presente post volevo solo mostrare alcune delle foto dal cimitero moscovita «Borisovskoe» dove si trova la tomba di Navalny.
Le persone venute per onorare la memoria di Alexei Navalny si sono recate al cimitero di Borisovskoe fin dalle prime ore del mattino. Alle nove sono arrivate le auto delle ambasciate degli Stati esteri, facilmente identificabili dalle loro bandiere. Si sentiva parlare in lingue straniere. I diplomatici sono stati tra i primi a deporre fiori e a mettere note sulla tomba, in diverse lingue. All’inizio la tomba era abbastanza libera, le persone potevano stare vicino ad essa e pensare.
Per lo più tutti portavano fiori. Al mattino, le persone temevano di essere trattenute e andavano al cimitero nascondendo i fiori nelle loro borse, ma poi hanno Continuare la lettura di questo post »
Proprio in questi giorni della conferenza di Monaco vi ricordo che l’ex ambasciatore statunitense in Russia Michael McFaul è uno dei personaggi da seguire:
Ovviamente, da seguire nei limiti del tempo disponibile…
Ho pensato – forse non per la prima volta nella vita – che si potrebbe utilizzare anche i pretesti stupidi per scegliere la buona musica nella mia rubrica del sabato. Perché è il risultato che ci interessa!
Ed ecco ho selezionato due serenate di Wolfgang Amadeus Mozart ahahaha…
La prima che ho scelto è quella più largamente nota (soprattutto per la sua prima parte): la Serenata № 13 in sol maggiore, chiamata «Piccola serenata notturna» («Eine kleine Nachtmusik»), composta nel 1787.
La seconda serenata di Mozart che ho scelto per oggi è la Serenata per orchestra № 7 in Re maggiore, composta nel 1776 (è chiamata anche «Serenata Haffner» perché commissionata dall’amico del compositore Sigmund Haffner il Giovane per i festeggiamenti del matrimonio di sua sorella Marie Elisabeth).
Bene, forse sono riuscito anche in questa missione di selezione.
Non mi piace citare gli articoli di Andrei Pertsev su Meduza: è come citare l’agenzia Bloomberg la quale, a quanto pare, costruisce circa il 90% delle «notizie» e degli «rivelazioni» che pubblica interpretando in un modo superficiale, con la sola fantasia propria, le notizie e voci pubblicate da altri media.
Ma la descrizione della odierna (e prossima) reazione dei media russi pro-governativi russi alla telefonata tra Trump e Putin è qualcosa a cui realmente potrei credere: sembra molto realistica.
Personalmente, non ho alcuna intenzione di leggere e analizzare attentamente i media pro-governativi russi anche solo per verificare la descrizione di cui sopra. Ma spero tanto che i numerosi professionisti abbiano iniziato a farlo già ieri, e che presto riferiranno i risultati delle loro osservazioni.
Ieri pomeriggio il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov ha dichiarato: il Cremlino considera gli Stati Uniti il proprio principale «vis-a-vis» nei colloqui di pace con l’Ucraina. Questa è la migliore – per ora – illustrazione del fatto che Donald Trump non ha letto (o non lo ha capito) il proprio libro «L’arte dell’accordo».
Non so ancora in concreto di cosa abbia parlato con Putin nel corso della telefonata dell’altro ieri (non lo sapete nemmeno voi, nonostante tutte le voci), ma un concetto sembra essere chiaro: proponendo di trattare della pace in Ucraina direttamente con lui e non coinvolgendo l’Ucraina a condizioni di quest’ultima, ha fatto sentire Putin almeno come un partecipante alla pari, alla pari di Zelensky. Quindi Putin ha ricevuto questo regalo non in seguito a un lungo e doloroso scambio, ma immediatamente, gratuitamente. È stato dunque Trump a regalare una posizione forte al personaggio con il quale dovrà trattare per arrivare a un accordo. È un dato che possiamo presumere non dal contenuto della suddetta telefonata (che ci è, appunto, sconosciuta), ma dalle dichiarazioni pubbliche di entrambe le parti.
Un’altra cosa che non so ancora è come sarà trattato Putin nel corso del futuro incontro. Come l’aggressore e l’unica causa della guerra? O come una persona che deve risolvere un problema «capitato per caso» nelle vicinanze del suo Stato? Però vedo che, molto probabilmente, si sta per dargli un’altra grande soddisfazione: farlo tornare sulla scena internazionale dove fino a poco fa Zelensky era applaudito da tutti, mentre lui non era proprio voluto dalla gente normale. Da molti mesi Putin sta tentando di umiliare Zelensky dicendo che «non è più un presidente legittimo» (falso), che «si è imposto da solo il divieto di trattare con la Russia» (falso) etc. E ieri ha ricevuto un piccolo sostegno di Trump pure su questa strada.
Insomma, Trump si sta dimostrando un imprenditore un po’ di merda. Pare…
Donald Trump e Putin hanno parlato al telefono per ben un’ora e mezza e, pare, hanno concordato di iniziare a concordarsi avviare colloqui di pace sull’Ucraina. Si può scherzare ancora una volta sul fatto che non sembra un modo di finire la guerra in 24 ore, ma ormai non sarà più divertente. Si potrebbe far notare che una simile dichiarazione sul contenuto di una lunga (per due Capi di Stato è lunga) conversazione non significa alcunché e non contiene alcun impegno concreto, ma questo è ovvio per tutti.
Quello che è più interessante è che, secondo il portavoce presidenziale Peskov, Putin avrebbe invitato – durante la conversazione – Trump a Mosca. E secondo Trump lui e Putin avrebbero concordato di visitare gli Stati l’un dell’altro. Questo è il momento in cui si possono iniziare a fare scommesse e prepararsi a fare soldi a palate (sia come scommettitori che come allibratori). Putin avrà il coraggio di andare negli USA? E se lo farà, non gli accadrà nulla durante il viaggio? E Trump avrà la follia e l’indipendenza dalle opinioni dei suoi consiglieri per andare in Russia?
Scommetterei un miliardo di euro sulla risposta negativa a ognuna delle domande. Ma gli allibratori non devono preoccuparsi per i loro capitali: io non interessato ai giochi d’azzardo, ahahaha…
Nella intervista a The Guardian Vladimir Zelensky ha dichiarato che nel corso dei colloqui di pace con la Russia intende proporre di scambiare parte della regione russa di Kursk controllata dall’esercito ucraino con parte del territorio ucraino annesso dalla Russia.
Non so in cambio di cosa intende ottenere il resto dei territori ucraini occupati (dice che per lui sono tutti ugualmente importanti), ma ora non importa.
Anche se ipotizziamo che si arrivi a un punto delle trattative adatto a una proposta del genere, la cosa importante da capire è che Putin non accetterà. Non lo farà per almeno due motivi. In primo luogo, non mi sembra che sia interessato a raggiungere la pace: mentre è in corso la guerra, lui si sente completamente libero di fare qualsiasi cosa in Russia. Si sentiva liberissimo anche prima, ma la guerra gli permette di non inventare scuse: tutto può essere spiegato con le necessità e le difficoltà dei tempi bellici, «la Patria in pericolo» etc.
In secondo luogo, secondo la propaganda statale russa, sul territorio russo non sta succedendo alcunché di particolare: non si combatte, non c’è il «cattivo esercito nemico». Mentre lo scambio con il territorio ucraino annesso è, in sostanza, l’alterazione di un territorio già inserito nella «Costituzione» putiniana e largamente pubblicizzato come russo. Bisognerà inventare qualche scusa molto fantasiosa. In venticinque anni i collaboratori di Putin si sono allenati bene a inventare le scuse, ma perché fare uno sforzo in più?
E poi, infine, non so se Putin veda realmente come un problema la perdita di un piccolo territorio tradizionale russo.
Di conseguenza, a Vladimir Zelensky conviene continuare a pensare…
Le vendite di Tesla calano nel gennaio 2025 rispetto al gennaio del 2024. Gli esperti ritengono che questo fenomeno sia influenzato soprattutto dalle dichiarazioni politiche di Musk.
Dopo la visione di questo grafico mi è venuto un piccolo dubbio (oppure è una speranza?). Ho letto e sentito le voci un po’ contraddittorie sul livello di soddisfazione di Donald Trump dell’attivismo politico di Elon Musk: anche in base a quelle voci (ma pure per la semplice comprensione dei caratteri dei due personaggi) dovrebbe essere evidente che prima o poi litigheranno. Il primo si deluderà per un reale grado di libertà troppo basso rispetto alle energie spese e le illusioni fatte, il secondo sarà sempre più geloso per l’attenzione data allo sponsor rumoroso.
Ma i miei dubbi – e le mie speranze – non sono legati ai rapporti di Elon Musk e Donald Trump. Sono invece legati alla possibile reazione di tutte quelle persone che per lavoro vedono i grafici come quello riportato sopra. Gli azionisti, investitori e tutti gli altri che potrebbero far notare a Musk che l’azienda si sta trovando alle nuove difficoltà. Non so se riusciranno a farlo calmare (almeno in breve), ma sicuramente tenteranno di farlo.
Ovviamente, Trump farà tanti danni anche senza l’aiuto di Musk. Ma io preferisco concentrarmi su quest’ultimo: sarebbe bello che continuasse a dedicarsi allo sviluppo di alcune sue interessanti e utili aziende invece che alla politica.