L’archivio del 2025 год

Il petrolio per l’India

La Reuters scrive, citando fonti del settore, che quattro compagnie petrolifere statali indiane hanno interrotto da una settimana gli acquisti di petrolio russo: si sono rivolte al mercato spot per forniture alternative. Si tratta delle compagnie Indian Oil Corp (IOC), Hindustan Petroleum Corp (HPCL), Bharat Petroleum Corp (BPCL) e Mangalore Refinery Petrochemical Ltd (MRPL).
Il contesto: Trump aveva «annunciato» che dal 1° agosto gli USA impongono all’India una «sanzione» per l’acquisto di attrezzature militari e fonti energetiche dalla Russia. Evidentemente, l’India ha preferito di non verificare se pure questa volta le parole di Trump sono solo parole. Ha cambiato il fornitore nonostante il fatto che acquistava dalla Russia con uno sconto molto utile per la propria economia (questo mostra anche quanto siano più importanti i rapporti con gli USA dei rapporti all’interno di quella stronzata del BRICS, ma quello è un altro argomento).
Quello che interessa a noi, invece, è il fatto che il petrolio russo rimarrà comunque sul mercato: chi prima comprava dai nuovi fornitori dell’India, ora lo deve fare da qualche altra parte. E non mi sembra una cosa tanto negativa nell’ottica delle sanzioni: i futuri acquirenti del petrolio russo sapranno che lo Stato russo ha tanto bisogno di vendere, quindi è disposto a fare degli sconti ancora più interessanti.
Non so se devo dispiacermi per l’India, ma, nel frattempo, mi senti positivamente sorpreso dal fatto che almeno un trucco di Trump ha funzionato.


Zogno, 2 maggio 2025

Ho finalmente pubblicato il rapporto fotografico sulla mia visita a Zogno del 2 maggio 2025.
Si tratta di un paese di poco meno di nove mila abitanti dal quale non mi aspettavo nulla di particolare (probabilmente anche perché non lo avevo mai sentito nominare prima). Ma dopo averlo esplorato posso dire che è interessante solo per la sua architettura religiosa.


“Ci sarà lavoro per tutti”

Gli abitanti della regione russa di Krasnojarsk, dove da quattro giorni non funziona la connessione internet mobile, hanno pubblicamente chiesto cosa debbano fare in queste condizioni coloro che lavorano da remoto. La direttrice del Centro di gestione regionale (un Ente, presente in ogni regione russa, che raccoglie le segnalazioni dei cittadini su questioni varie) locale, Ekaterina Kuzminykh, su Telegram ha risposto che «ci sarà lavoro a sufficienza per tutti nella zona della „operazione militare speciale“».
No, non lo scrivo [solo] per condividere la «bella» risposta di una funzionaria russa. Ma prima devo precisare il contesto: da diversi mesi in tutte le zone del territorio russo capitano i periodi di disattivazione dell’internet mobile. Quei periodi possono durare da alcune ore a alcuni giorni e possono interessare le zone grandi come un quartiere o come una città. La giustificazione ufficiale è sempre la stessa: i motivi di sicurezza (perché si vuole ostacolare l’orientamento dei droni ucraini, perché c’è la visita di qualche personaggio di Stato o perché c’è il «pericolo» di una manifestazione popolare non concordata con le autorità). Ma da un po’ di tempo si sospetta che quella giustificazione venga utilizzata anche qualora l’infrastruttura «fisica» dell’internet non funziona a causa delle sanzioni (quindi per mancanza di materiali di produzione/progettazione occidentale o addirittura di soldi): non possono o non sanno riparare la rete e dicono che l’internet è disattivato «per motivi di sicurezza».
Ebbene (ebbene?), a questo punto emerge pericolosamente – secondo il mio autorevolissimo parere – una grande particolarità della amministrazione dello Stato russo: è amministrato dalle persone mentalmente abbastanza antiquate (in realtà, spesso anche a causa della età) che non capiscono l’importanza dell’internet per la vita delle persone. Per la vita lavorativa e privata, per l’economia in generale… Nel mondo contemporaneo l’internet può essere considerato uno dei beni primari. Cento anni fa la gente poteva protestare, fino a dare luogo a una rivoluzione, per la mancanza del pane. Oggi può succedere anche per la mancanza dell’internet. So che un europeo medio farebbe tanta fatica a immaginarlo, ma voi provate: immaginate che il giorno X il Governo italiano decide di chiudere l’internet.
Ecco perché ho aperto il post di oggi con quella piccola notizia «locale»: nel 2025 la gente potrebbe incazzarsi seriamente per un motivo al quale tanti «vecchi» non ci pensavano nemmeno.


Matvienko a Ginevra

È incredibile, ma la Presidente della Camera alta del «parlamento» russo (Consiglio Federale) Valentina Matvienko — una delle principali complici di Putin — è arrivata ieri a Ginevra per la Conferenza Mondiale dei Presidenti del Parlamento. Sarei molto curioso di scoprire chi di preciso l’abbia invitata e perché la Svizzera abbia deciso di dare un podio a dei criminali.
Nel frattempo, scopriamo che Valentina Matvienko e la sua delegazione sono arrivati a Ginevra per gli eventi organizzati dall’Unione interparlamentare, che si terranno dal 28 al 30 luglio. La discussione alla quale è già intervenuta Matvienko si intitola «Un mondo in fermento: la cooperazione parlamentare e l’approccio multilaterale alla soluzione dei problemi per la pace, la giustizia e la prosperità per tutti».
In particolare, dal palco ha ripetuto le solite stronzate della propaganda statale russa sulla difesa della popolazione di lingua russa nell’est della Ucraina (è stata addirittura applaudita, ma immagino che tra il pubblico ci fossero altri rappresentanti dello Stato russo).
E allora io ricordo che le statistiche su ciò che stava accadendo nel Donbas prima della attuale fase della guerra sono facilmente disponibili. Quanti civili sono morti lì, ad esempio, nel 2021, quando i «maledetti ucraini bombardavano continuamente i civili»? Secondo le statistiche dell’ONU e dell’OSCE, nel 2021 ci sono state 25 morti tra i civili, il numero più basso rispetto agli anni precedenti del conflitto, e oltre la metà di queste morti erano dovute a mine e ordigni inesplosi.
E quante persone sono morte nel Donbas quando sono arrivati i «liberatori» armati russi? Dall’inizio della invasione su larga scala da parte, iniziata il 24 febbraio 2022, l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) ha registrato almeno 13.580 morti e 34.115 feriti tra i civili in tutta l’Ucraina (al 30 giugno 2025).
Per quanto riguarda le regioni di Donetsk e Luhansk (Donbas), quelle più colpite: all’inizio di giugno 2023, le Nazioni Unite hanno registrato almeno 2964 civili morti e 3683 civili feriti nel Donbas. Mentre gli attivisti internazionali per i diritti umani hanno contato, a dicembre 2022, un totale di circa 3978 morti e 5452 feriti nelle regioni di Donetsk e Luhansk. Di conseguenza, almeno tre o quattro mila civili sono stati uccisi e diverse altre migliaia sono rimaste ferite nel Donbas tra il febbraio 2022 e la metà del 2023. Questi numeri riflettono solo i casi confermati. Il numero reale è molto probabilmente più alto a causa delle difficoltà di accesso alle aree occupate e al fronte.
Valentina Matvienko, intanto, parla della pace e della difesa dei civili a Ginevra.


È stato Musk

Difficilmente qualcuno ne dubitava, ma Reuters ha avuto le conferme del fatto che era stato proprio Elon Musk a ordinare la disattivazione del servizio satellitare Starlink quando l’Ucraina aveva lanciato l’offensiva nel settembre del 2022.
Ovviamente non possiamo sapere come si sarebbe svolta quella offensiva e a quali risultati avrebbe portato, ma possiamo essere certi del fatto che la decisione di Musk aveva avuto una influenza negativo sull’andamento della operazione. Questa guerra è diventata una guerra praticamente di posizionamento lunga già più di tre anni anche grazie a Musk.
Ricordiamocelo. Anche la prossima volta che lui mostrerà la propria insoddisfazione per il prolungarsi eccessivo dei combattimenti.


Una reazione geniale

La reazione della Casa Bianca al messaggio contenuto in queste scene dell’ultima puntata di «South Park» dovrebbe essere inclusa nell’ultima puntata di «South Park».

Perché conferma pienamente il messaggio…


La musica del sabato

Non potete non saperlo: il martedì 22 luglio è morto Ozzy Osbourne, uno dei padri del heavy metal. Non potevate non conoscerlo, nemmeno se non eravate dei grandi fan del suo genere musicale…
Mentre io non posso non ricordare questo importantissimo esponente della musica del XX secolo nella mia rubrica musicale. Mi dispiace solo per il fatto di doverlo fare in una occasione così triste.
Penso che per questa volta sia logico selezionare delle canzoni più famose di Ozzy Osbourne: una del gruppo Black Sabbath (con il quale era diventato meritatamente famoso) e uno della sua carriera da solista (degli anni ’70 o ’80, dopo il primo scioglimento dei Black Sabbath). Proviamo…
Il primo brano famoso che ho selezionato per oggi è «Symptom of the Universe» (dall’album dei Black Sabbath «Sabotage», del 1975):

Il secondo brano di oggi è «Crazy Train» (dall’album «Blizzard of Ozz» di Ozzy Osbourne, del 1980):

P.S.: durante un concerto del 20 gennaio 1982 Ozzy Osbourne aveva realmente morso la testa di un pipistrello vivo. Ma lo aveva fatto essendo convinto che si trattasse di un giocattolo di gomma (assieme ai vari animali morti, il pubblico lanciava sul palcoscenico anche i giocattoli: sapete dove leggere di questa particolare tradizione). Poi, dopo il morso, si era accorto di un liquido caldo nella bocca e, naturalmente, si era sottoposto alle cure necessarie. Ma pensate se lo avesse fatto 37 o 38 anni più tardi, ahahahaha
No, una idea così malefica non sarebbe venuta in mente nemmeno a lui!
R.I.P. Ozzy


Nonostante tre anni e mezzo di lettura quasi ininterrotta di notizie sulla guerra e sulla Ucraina, a quanto pare non comprendo ancora abbastanza bene alcuni dettagli della politica ucraina. Perché già da alcuni giorni mi chiedo: perché Zelensky si è sparato a un piede ha attaccato attaccando due Enti anticorruzione, e per di più in un momento così inopportuno?
Continuo ad approfondire la questione, e auguro a voi di fare lo stesso.
E mentre lo faccio, mi rallegro di due cose. In primo luogo, il fatto che in Ucraina ci siano cittadini che, anche in condizioni di guerra e con tutti i pericoli che questa comporta, sono pronti a partecipare attivamente alla vita politica. In secondo luogo, mi rallegro del fatto che Zelensky abbia reagito prontamente alle proteste e abbia iniziato a correggere la situazione che lui stesso ha creato (alcuni Capi di Stato delle zone geografiche confinanti con l’Ucraina non sono in grado di farlo).
L’Ucraina è viva, e che rimanga tale.


Due catene di supermercati russi di fascia bassa hanno comunicato ieri di avere sospeso l’acquisto delle barrette di cioccolato Mars, Snickers e Twix, nonché delle caramelle M&Ms e Skittles e delle gomme Orbit. La decisione sarebbe stata presa a causa della non conformità delle «condizioni proposte dal fornitore ai principi di equità dei prezzi». Serve una traduzione in linguaggio umano? Non penso…
Potrebbe sembrare strano che la Mars non abbia mai aderito alle «sanzioni aziendali» contro la Russia: come hanno fatto tante altre aziende occidentali che hanno lasciato il mercato russo con l’inizio della guerra in Ucraina. Ma è stata una scelta della azienda concreta, ipotizzare il probabile motivo non è tanto interessante.
È molto più interessante puntare qualche milione di euro sulla futura reazione dei consumatori abituali russi. Saranno convinti che anche in questo caso si tratti di una sanzione dei «cattivi capitalisti occidentali». Un po’ come sono stati convinti della stessa cosa nel 2014, quando era addirittura stata la Russia a vietare l’import di molti prodotti alimentari.
Ancora più interessante provare a dedurre quanta valuta estera hanno ora le aziende private russe che si occupano del commercio al dettaglio. E, ancora più importante, a quali conclusioni giungono analizzando le capacità finanziarie delle fasce ampie della popolazione russa: essendo, appunto, della fascia bassa, servono le masse più ampie di consumatori…


La via più breve

Il comandante in capo delle forze armate ucraine Alexander Syrsky, in una intervista rilasciata ieri a The Washington Post, ha invitato gli USA e l’Europa a fornire all’esercito ucraino missili a lungo raggio e a consentirne l’uso contro la Russia. L’obiettivo è quello di rallentare la produzione di armi russe, attaccando gli stabilimenti russi che producono missili e droni.
Non so cosa ne pensino gli esperti militari, ma dal punto di vista puramente logico la richiesta di Syrsky è perfettamente in linea con l’obiettivo globale di costringere Putin a negoziare a condizioni non tanto vantaggiose per lui. Per esclusione: se per vincere con mezzi militari sono necessari sforzi e investimenti finanziari troppo grandi e, allo stesso tempo, non è possibile privare completamente Putin dei soldi per la guerra (a breve termine è sicuramente impossibile, pure l’economia sovietica non era crollata in un solo anno), allora non resta che creargli problemi reali con le armi. Problemi tali che diverse persone gridino – come lo aveva fatto il capo di un gruppo militare da nome musicale – davanti alle telecamere: «Vladimir, dove sono i proiettili, ***** ***?»
Spero che si riesca a spiegarlo ai politici americani e europei.