L’archivio del 2025 год

Un nuovo traguardo

Il «Politico» scrive che una base militare in Lituania ha ospitato i primi 150 militari tedeschi: membri della nuova 45a Brigata corazzata della Bundeswehr creata per rafforzare il fianco orientale della NATO a causa dell’invasione della Ucraina da parte della Russia. Sarebbe la prima presenza permanente di truppe tedesche all’estero dalla Seconda guerra mondiale. Si prevede che entro la fine dell’anno il numero di truppe tedesche in Lituania salirà a 500 unità.
Mi sembra abbastanza evidente che almeno nel breve termine queste truppe non rischiano di partecipare in un vero conflitto armato: se non sopravaluto ancora la razionalità di Putin (come mi è già successo a febbraio 2022), attualmente non ha le risorse necessarie per fare una vera guerra in qualche altro territorio oltre alla Ucraina. Ma dopo una qualche forma di pausa / tregua / cessate il fuoco potrebbe anche tentare di farlo. Di conseguenza, l’Europa fa benissimo a prepararsi in anticipo.
Nel frattempo, la cosa più interessante da sottolineare è quella alla quale ci stiamo quasi abituando: Putin può dire di avere raggiunto un altro importante traguardo nell’allontanamento della NATO dai confini russi. Un traguardo con un grosso segno «meno», ma è sempre un traguardo. Come dicono spesso – negli ultimi tempi – i mass media pro-governativi russi per non rattristare i capi e la popolazione, si tratta di una «crescita negativa».
Va applaudito.
Se il suo impegno non costasse così tanto alla popolazione ucraina (ma anche quella russa), gli avrei chiesto di continuare con lo stesso impegno.


The Economist ha troppa fretta

L’altro ieri, il 30 marzo, The Economist ha riferito che Zelensky avrebbe convocato una riunione per dare istruzioni alla sua squadra di organizzare le elezioni dopo il cessate il fuoco completo, che (secondo le stime degli Stati Uniti) potrebbe arrivare alla fine di aprile. La rivista ha ragionevolmente osservato che la cancellazione della legge marziale è un primo passo necessario per avviare il processo elettorale. Inoltre, la legge ucraina richiede almeno 60 giorni per la campagna elettorale e quindi la prima possibilità di tenere le elezioni sarebbe all’inizio di luglio.
Ieri, invece, il capo della fazione parlamentare del partito di Zelensky «Servo del Popolo» Davit Arahamiya ha dichiarato che il Presidente ucraino Vladimir Zelensky non ha tenuto alcuna riunione in materia della preparazione alle elezioni.
Effettivamente, la «notizia» de The Economist mi era sembrata totalmente fuori dalla realtà non solo per i motivi puramente tecnici (e) legali, ma anche perché l’instaurazione di una tregua nella guerra è un obiettivo attualmente per nulla realistico (o troppo ottimistico?). Prima di tutto perché non è tra gli obiettivi di Putin, della vera causa della guerra.
Quanto sono fortunato a non reagire a ogni fantasia che viene pubblicata in giro, ahahaha


Trump è “molto arrabbiato”

La giornalista Kristen Welker ha raccontato, in una diretta a NBC News, che Donald Trump nel corso di una conversazione con lei avrebbe detto di essere «molto arrabbiato» con Vladimir Putin (il quale ha messo in dubbio la legittimità di Vladimir Zelensky) e avrebbe minacciato di imporre dazi secondari sul petrolio russo durante una conversazione con lei.
Almeno in questo specifico caso ci credo facilmente che la reazione di Trump al comportamento di Putin sia proprio quella della rabbia: si è già abituato che tutti in qualche modo cercano di accontentarlo. Ancora più facilmente ci credo quando si dice della sua ipotetica intenzione di introdurre le sanzioni secondarie: si tratta più o meno della stessa logica dei dazi (quanto sia funzionante e utile è un’altra questione).
Allo stesso tempo, sono contento per il fatto che Trump continui a scoprire ciò che è evidente più o meno a tutti gli altri: la pace o la tregua in Ucraina non sono tra gli obiettivi primari di Putin. Di conseguenza, Trump sta trattando con un personaggio che ha gli obiettivi completamente diversi dai suoi. In queste condizioni è possibile arrivare al risultato sperato? Ovviamente no.
Ma quello che mi diverte maggiormente è il comportamento miope di Putin, il quale per l’ennesima volta ha dimostrato di essere un tattico e non uno stratega. Pensava di ingannare un tipo impulsivo come Trump? Pensava di poterlo fare almeno per un periodo di tempo non tanto breve? Triplo ahahaha! È ovvio che prima o poi dovrà affrontare le conseguenze: sarebbe interessante vedere quali.
Tra poco vedremo come è realmente Trump arrabbiato, ahahaha


No, Donald Trump!

Il video domenicale di oggi potrebbe essere classificato come una «canzone domenicale»: troppo leggero per la rubrica musicale e troppo musicale per i video domenicale. È la nuova canzone popolare canadese «No, Donald Trump!»:

È la forma meno grave dei divertimenti un po’ primitivi.


La musica del sabato

Il gruppo rock statunitense Steely Dan era interessante da tutti i punti di vista – prima di tutto quello musicale e quello dei contenuti – ma, purtroppo, era durato poco: meno di dieci anni, dal 1971 al 1981. In un certo senso è normale: il mix necessario delle risorse artistiche e delle forze morali di una persona normale non è infinito. Allo stesso tempo, è anche positivo che abbiano smesso presto: smesso senza torturare il pubblico e loro stessi con le ripetizioni e/o le canzoni di scarsa qualità fatte tanto per fare qualcosa (come succede ancora adesso ad alcuni vecchi gruppi famosi).
Quindi oggi vorrei ricordare i Steely Dan con due loro grandi canzoni. Sicuramente le hanno sentito anche le persone che non sanno alcunché del gruppo.
La prima canzone dei Steely Dan scelta per oggi è la «Do It Again» (dall’album «Can’t Buy a Thrill» del 1972):

E la seconda canzone dei Steely Dan di oggi è la «Reeling In the Years» (sempre dall’album «Can’t Buy a Thrill» del 1972):

Nel 1993 i due fondatori del gruppo originale sarebbero tornati a registrare e suonare in qualità del duo, ma con lo stesso nome del gruppo. Non mi sembra che abbiano fatto qualcosa di particolare.


Il giovedì 27 marzo sono stati annunciati i vincitori del World Press Photo, il più prestigioso premio mondiale per i fotogiornalisti. Quasi quattro mila fotografi di 141 Stati avevano presentato le proprie opere al concorso. La giuria ha scelto tra loro 42 vincitori in sei regioni e tre categorie. Il 17 aprile verrà annunciato chi dei 42 riceverà il premio principale del concorso: la Photo of the Year. Nel frattempo, è possibile vedere, per esempio, le migliori foto europee selezionate dalla giuria.

Cliccando su ogni foto è possibile leggere la sua storia e alcune informazioni sull’autore. Come tutte le belle foto della storia, anche quelle selezionate per la premiazione di quest’anno dicono però tantissimo anche da sole, senza le parole.


Ci sta arrivando

Sembra che Trump stia iniziando – anche se lentamente – a capire qualcosa: non ha escluso che la Russia stia intenzionalmente ritardando la firma dell’accordo sulla tregua in Ucraina. Martedì ha dichiarato:

«I don’t know. I mean, I’ll let you know at a certain point. But I think that Russia wants to see an end to it, but it could be they’re dragging their feet,» Trump told Newsmax host Greg Kelly. «I’ve done it over the years, you know; I don’t want to sign a contract, I want to sort of stay in the game, but maybe I don’t want to do it, quite … I’m not sure. But no, I think Russia would like to see it end, and I think [Ukrainian President Volodymyr] Zelenskyy would like to see it end at this point.»

E ci sono ancora tante altre scoperte e delusioni sorprendenti che lo attendono! Infatti, lo Stato russo invia (almeno per ora) ai negoziati dei personaggi di dubbia qualità (senza alcun peso istituzionale o diplomatico, senza competenze diplomatiche e con un mandato sconosciuto) che hanno un solo obiettivo da perseguire: quello di non concordare nulla di concreto e di garantire la possibilità di più o meno la stessa guerra che si combatte attualmente.
Ma io sono soddisfatto prevalentemente per il fatto stesso che Trump abbia fatto la suddetta scoperta: significa che il tipo non è ancora completamente perso per la società e per il mondo, ha ancora qualche residuo di ragione. Ora dobbiamo sperare che la sua reazione accumulata alle future rivelazioni, se non violenta, vada almeno in qualche direzione utile. La speranza è molto piccola, ma c’è.


Modena, 27 dicembre 2024

Ho finalmente pubblicato il rapporto fotografico sulla mia visita a Modena del 27 dicembre 2024.
Si tratta di una città con un centro storico molto piccolo – molto più piccolo di quanto mi aspettavo io – ma abbastanza bella e interessante. Non so se anche voi condividete questa mia valutazione, ma, in ogni caso, spero di risolvere – attraverso questo mio racconto illustrato – i dubbi turistici di qualcuno.


Dal 23 al 25 marzo, gli USA hanno tenuto colloqui con l’Ucraina e la Russia in Arabia Saudita. La Casa Bianca stessa ha sintetizzato i risultati dei colloqui in questo modo:
– gli Stati Uniti e l’Ucraina hanno concordato di garantire la sicurezza della navigazione, di eliminare l’uso della forza e di impedire l’uso di navi commerciali per scopi militari nel Mar Nero;
– gli Stati Uniti e l’Ucraina hanno concordato che gli Stati Uniti rimangono impegnati a contribuire allo scambio di prigionieri di guerra, al rilascio di detenuti civili e al ritorno dei bambini ucraini trasferiti con la forza;
– gli Stati Uniti e l’Ucraina hanno concordato di sviluppare misure per l’attuazione dell’accordo del Presidente Trump e del Presidente Zelenskyy di vietare gli attacchi contro le strutture energetiche di Russia e Ucraina;
– gli Stati Uniti e l’Ucraina accolgono con favore i buoni uffici dei Paesi terzi al fine di sostenere l’attuazione degli accordi energetici e marittimi;
– gli Stati Uniti e l’Ucraina continueranno a lavorare per il raggiungimento di una pace duratura e sostenibile.
È facile intuire che, anche se il primo e il terzo punto dovessero essere interpretati allo stesso modo da Ucraina e Russia (e ci sono già stati alcuni problemi al riguardo), saranno violati a causa di provocazioni, pretesti vari ed errori casuali per finta. Ma c’è una notizia buona e cattiva allo stesso tempo: l’interpretazione coincidente di queste due clausole è ancora relativamente lontana, secondo le mie impressioni, lo vedo dalle dichiarazioni pubbliche dei rappresentanti di entrambi gli Stati in guerra.
Allo stesso tempo, è necessario notare due cose. In primo luogo, qualsiasi accordo è meglio di nessun accordo. In secondo luogo, sarebbe interessante tenere una statistica delle stupide scuse per la violazione di questi due punti.
E gli altri tre punti sono solo parole.


Nella stanza di Zelensky

Gli interessati saranno sicuramente capaci di leggere anche da soli il reportage di Simon Shuster dall’ufficio del Presidente ucraino Vladimir Zelensky pubblicato su «Time».
Io, intanto, sto ancora cercando di interpretare uno dei quadri appesi nella stanza di Zelensky adiacente all’ufficio. Intendo il quadro a destra:

Da cosa dovremmo capire che si tratta dell’esercito ucraino che combatte proprio sul territorio russo e non su qualche altro territorio? Boh…
Ma, in ogni caso, capisco l’importanza simbolica/motivazionale di questi due dipinti di dubbio valore artistico e penso di conoscere il momento in cui verranno sostituiti con qualcosa di migliore.