Ieri, nel corso di un discorso pubblico al Cremlino, Putin ha proposto alla Ucraina di riprendere i colloqui diretti «interrotti nel 2022» a partire dal 15 maggio a Istanbul «senza precondizioni»:
«Suggeriamo alle autorità di Kiev di riprendere i negoziati interrotti alla fine del 2022. Riprendere i negoziati diretti e, sottolineo, senza alcuna precondizione. Proponiamo di iniziare senza indugio già giovedì prossimo, 15 maggio, a Istanbul. Dove si sono svolti in precedenza e dove sono stati interrotti».
Chi si ricorda – almeno in un modo approssimativo – i «negoziati» del 2022, può interpretare facilmente la proposta di Putin: «ricominciamo a discutere la resa della Ucraina». È una proposta che non mi sorprende perché anche negli ultimi mesi Putin ha continuato a pretendere più o meno le stesse cose che ha sempre preteso: i territori, l’azzeramento dell’esercito ucraino, la non-adesione alla NATO etc.. Significa che si sente ancora in una posizione di forza, significa che non cederà di fronte alla logica osservazione di Zelensky (e alcuni altri leader mondiali) sulla opportunità di cessare i combattimenti per iniziare i negoziati sulla pace. Continuerà ad attaccare militarmente l’Ucraina per non indebolire la propria posizione.
Di conseguenza, non c’è alcun motivo di sperare in qualcosa nemmeno questa volta. Purtroppo, dobbiamo solo aspettare.
P.S.: il 3 maggio l’OPEC+ ha deciso di aumentare i volumi di estrazione del petrolio. Se tale misura persiste, potrebbe essere realmente importante nell’ottica del finanziamento della guerra: perché nel periodo caldo dell’anno la Russia non è in grado di aumentare l’estrazione ed è quindi costretta a vendere a un prezzo più basso quello che estrae già.
L’archivio del 2025 год
Xi Jinping, in visita di quattro giorni a Mosca (dove è anche stato un ospite d’onore alla parata militare, svolgendo la funzione della difesa antiaerea di Putin), ha regalato a Putin un grande grammofono:
Dato che i cinesi non fanno mai i regali senza senso — c’è un significato preciso in ogni regalo — ora mi chiedo: cosa ha cercato di comunicare il compagno Xi? La risposta «Vladimir, tu sembri uscito dal XIX secolo» mi sembra logica, ma troppo banale…
Il cantante e chitarrista americano Marshall Howard Crenshaw è uno di quei musicisti che sono noti prevalentemente per sola una e vecchia canzone. Si potrebbe pensare che si tratti di una notorietà una sfigata, mentre in realtà è sempre meglio che, per esempio, essere famosi solo per il fatto di essere famosi. Oppure produrre solo la musica di scarso livello ed essere comunque famosi (capita in tutte le epoche, anche adesso).
La canzone famosa di Marshall Crenshaw che intendevo è la «Someday, Someway» (dall’album di debutto «Marshall Crenshaw», 1982):
Ma può essere considerata nota anche la canzone di Marshall Crenshaw «Cynical Girl» (sempre dallo stesso album del 1982):
Non considero Marshall Crenshaw un genio, ma penso che comunque possa essere ricordato…
Per riprendere l’argomento del Giorno della Vittoria festeggiato ieri in Russia, vi segnalo un breve commento alle parole del capo dell’ufficio del presidente ucraino Andriy Yermak, secondo il quale «il più grande contributo alla distruzione di Hitler è stato dato dal popolo ucraino, dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna e dagli altri alleati. Mosca sarebbe stata occupata e distrutta».
Da parte mia, aggiungerei solo che nel corso della attuale guerra gli ucraini sono liberi di fare tutte le dichiarazioni «di propaganda» che vogliono: si trovano in uno stato emotivo molto particolare e devono motivarsi a vicenda in tutti modi possibili (e, ovviamente, elogiare gli alleati attuali). Spero che in un futuro non tanto lontano si sarà la possibilità (e la disponibilità da parte loro) di discutere seriamente e pacificamente con loro di tutti gli argomenti immaginabili, gli episodi delle guerre comuni compresi.
Ieri il Seimas (parlamento) lituano ha deciso di denunciare la Convenzione di Ottawa sulla messa al bando delle mine antiuomo. Un totale di 107 parlamentari ha votato a favore del ritiro dalla Convenzione, tre si sono astenuti e non ci sono stati voti contrari. Il ritiro della Lituania dalla Convenzione richiedeva l’approvazione di almeno 85 deputati.
Avete un tentativo per indovinare il motivo di tale misura palesemente di carattere difensivo…
Il motivo o il reale promotore della misura? È quasi la stessa cosa, potete indovinare entrambi.
Io, intanto, per l’ennesima volta devo constatare che il reale promotore si è meritato il titolo di una delle persone più influenti al mondo: come vediamo, si può benissimo essere molto influenti anche in negativo. Ma la cosa più curiosa è che quel promotore proprio oggi festeggia la vittoria in una grande guerra di portata mondiale: uno degli slogan storici di questa festa è «mai più», che viene arricchito sempre di nuovi «curiosi» significati.
Per puro caso ho scoperto che il 28 aprile di ogni anno – ma solo a partire dal 2022 – si celebra la Giornata mondiale del motorismo storico. Tale Giornata viene promossa dalla Fédèration Internationale des Véhicules Anciens (FIVA), l’organizzazione mondiale che tutela e promuove i veicoli storici, per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della conservazione dei veicoli storici e del loro valore culturale e tecnologico. La data della Giornata coincide con quella della fondazione della FIVA nel 1966.
Mentre io approfitto della occasione per studiare le preferenze dei visitatori di questo sito sui colori delle automobili (non solo quelle d’epoca, ma in generale). Nella vita passata mi chiamavo Henry Ford e dicevo: «Any customer can have a car painted any color that he wants, so long as it is black». Nella vita presente, però, sono molto meno categorico (e non devo nemmeno promuovere la vernice automobilistica che si asciuga più velocemente delle altre), dunque lascio la parola a voi:

Chi vuole il 30 con la lode può provare a indovinare il mio colore delle auto preferito.
N.B.: il sondaggio è anonimo per i votanti non registrati o non loggati sul sito. Il sondaggio più recente è sempre visibile sulla prima pagina del sito. Tutti i miei sondaggi sono raccolti su una apposita pagina.
Come probabilmente sapete, il 9 maggio a Mosca si deve svolgere la ormai tradizionale «parata della Vittoria» (vittoria nella Seconda guerra mondiale). Si tratta di un evento che nell’epoca putiniana è diventato – non ultimamente, ma quasi dall’inizio della sua permanenza al potere – una delle componenti della militarizzazione della festa della vittoria e, allo stesso tempo, l’occasione di invitare a Mosca tanti leader politici mondiali per mostrare il grand peso internazionale (reale o immaginario) di Putin stesso. Negli ultimi anni i leader degli Stati normali o non accettano l’invito (per dei motivi che conosciamo benissimo) o non vengono invitati dallo Stato russo (in parte per gli stessi motivi).
Quest’anno, per l’80-mo anniversario della vittoria e la relativa parata, sono stati invitati i leader di ben 29 Stati: non tutti riconosciuti internazionalmente come tali e, soprattutto, non proprio tutti in qualche modo associabili con la vittoria nella Seconda guerra mondiale.
La cosa che ci potrebbe interessare già ora è il destino di alcuni di quei 29 inviti.
L’aereo del presidente serbo Aleksandar Vucic ieri aveva effettuato un atterraggio di emergenza a Baku a causa delle restrizioni di volo imposte negli aeroporti di Mosca in conseguenza agli attacchi dei droni ucraini e della attivazione sistemi di difesa aerea russi (ma dopo qualche ora è riuscito ad arrivare).
L’Estonia ha rifiutato di far entrare l’aereo del primo ministro slovacco Robert Fitzo diretto a Mosca nel proprio spazio aereo (è una situazione tecnicamente risolvibile, ma fastidiosa per Putin e Fitzo).
Il presidente azero Ilham Aliyev non volerà a Mosca: deve partecipare agli eventi interni dedicati a Heydar Aliyev (suo padre ed ex presidente azero), ma in realtà sappiamo che è arrabbiato con la Russia per l’abbattimento dell’aereo civile di Azerbaijan Airlines a dicembre.
Il premier indiano Narendra Modi, come potete immaginare, ha la scusa di avere altro da fare (ma per uno dei leader del BRICS è solo un pretesto, perché lui non partecipa direttamente ai combattimenti).
Chi resta dei personaggi rilevanti? Resta Lula, il quale non sembra proprio un fan della politica internazionale putiniana, quindi evidentemente ci va solo perché spera di sfruttare la situazione corrente dello Stato russo strappare qualche affare vantaggioso. E Xi Jinping, che ci va più o meno per gli stessi motivi… Ma cosa c’entrano entrambi con la vittoria nella Seconda guerra mondiale?
Sicuramente ci saranno ulteriori sviluppi – interessanti – della situazione.
La Commissione europea ha presentato una bozza del «road map» per porre fine alle importazioni di energia russa nell’UE:
The roadmap will see a gradual removal of Russian oil, gas and nuclear energy from the EU markets in a coordinated and secure manner as the EU transitions to clean energy.
A parte, forse, il tema dell’abbandono del gas russo, tutto in questa notizia è negativamente fantastico.
Lasciamo che gli altri Stati acquistino sempre più petrolio e uranio russo: ai prezzi che possono imporre a Putin (il quale, avendo ora meno acquirenti, venderà a chiunque in qualsiasi quantità). Questa misura ha solo un senso autoterapeutico, ma non quello economico: non vogliamo essere degli sponsor diretti della guerra.
Mentre la stessa Commissione europea ha l’intenzione di passare all’energia pulita in breve tempo: anche se il recentissimo incidente in Spagna, Portogallo e Francia dovrebbe aver mostrato anche alle menti «verdi» da ricovero che l’UE ha troppa fretta in questo campo. Ma gli euroburocrati non sono bravi a reagire e a trarre conclusioni rapidamente. Per loro, «rapidamente» non significa solo cinque giorni, ma anche tre anni.
Anche se, in generale, la ricerca dell’indipendenza da un vicino violento è una cosa giusta. Ma le cose giuste devono essere ben pianificate.
Da ieri, 5 maggio 2025, Skype ha cessato la propria esistenza per decisione della Microsoft (che lo aveva acquistato nel 2011 per 8,5 miliardi di dollari) dopo 22 anni di vita.
Ho solo una domanda in relazione a questa notizia: almeno qualcuno su questo pianeta ha sentito il peso di questa perdita? Lo chiedo perché io, per esempio, non uso più Skype da circa dieci anni, da quando è diventato una schifezza scomoda e malfunzionante. Attualmente uso cinque video messenger molto più comodi e moderni (tra i quali lo stesso Teams), a seconda delle preferenze dei miei contatti fissi o occasionali.
E, naturalmente, mi congratulo con Skype per la fine della sua agonia e con la Microsoft per la sua incapacità di supportare e sviluppare uno dei servizi un tempo più popolari al mondo.
Non so se ve ne siete accorti, ma da ieri conosciamo un nuovo – non so dire il numero seriale perché ho perso il conto – motivo della guerra in Ucraina espresso direttamente da Vladimir Putin.
Infatti, ieri su uno dei canali televisivi statali russi è uscito il film documentario «Russia. Cremlino. Putin. 25 anni»…
Probabilmente avrei dovuto mettere tra virgolette anche la parola documentario, ma non mi va di rendere il testo troppo pesante dal punto di vista visivo: tanto, avete già capito che si tratta di propaganda.
Insomma, in una delle scene di quel film Putin ha affermato che il mancato riconoscimento dell’indipendenza e della sovranità della Russia da parte dell’Occidente ha portato, alla fine, alla «operazione militare speciale» in Ucraina. Dopo il crollo dell’URSS, l’Occidente decise che la Russia si era indebolita e volle dividere la Federazione Russa in altre 4–5 parti.
Chi e quando lo voleva? Putin, ovviamente, non lo dice. Mentre io non riesco proprio a ricordarmi intenzioni o tentativi del genere. Allo stesso tempo, mi ricordo benissimo che lo stesso Occidente aveva tanta paura della divisione dell’URSS in una qualsiasi quantità di parti perché questo poteva comportare – secondo i politici di allora – la divisione dell’arsenale nucleare tra diversi nuovi Stati. Tale divisione era stata evitata grazie alla assegnazione di tutto l’arsenale alla Russia, il che si è rivelato (come vediamo ora) una scelta fatale per la pace.
Ma Putin pensa che tutti si siano dimenticati già tutto, quindi ci racconta il suddetto nuovo motivo della guerra. Boh…