L’archivio del 2025 год

La risoluzione sui droni russi

Ieri il Parlamento europeo ha invitato – con una risoluzione, quindi in via informale – i Paesi-membri dell’UE ad abbattere le minacce aeree che violano illegalmente i loro confini. Con quella espressione abbastanza particolare si intendono prima di tutto i droni russi che volano in un modo provocatoria sopra l’Europa.
Significa che ormai non solo la Presidente, ma pure il Parlamento si è avvicinato notevolmente alla comprensione del fatto di essere in guerra, che quella guerra è contro l’Europa. Ma è stato necessario vedere appena qualcosa con i propri occhi.
Ma ora aumenta il rischio di vedere realizzarsi proprio quello che Putin voleva ottenere con l’invio dei droni: gli Stati europei nei cieli dei quali arrivano i droni russi chiederanno più fondi e più materiale bellico (difesa antiaerea) per difendersi: quei fondi che altrimenti sarebbero andati alla Ucraina che sta combattendo, da sola per tutti, sul campo. Mentre la triste realtà consiste nel fatto che non si tratta di una scelta o di un compromesso: bisogna fare entrambe le cose.


Una illuminazione di von der Leyen

Intervenendo ieri al Parlamento europeo a Strasburgo, Ursula von der Leyen ha dichiarato che i recenti incidenti con i droni e le violazioni dello spazio aereo dell’UE dimostrano che l’Europa sta affrontando una guerra ibrida condotta dalla Russia:

It is a coherent and escalating campaign to unsettle our citizens, test our resolve, divide our Union, and weaken our support for Ukraine. And it is time to call it by its name. This is hybrid warfare.

In realtà, la guerra ibrida non consiste solo in quello: comprende anche alcuni elementi che si sono manifestati molto prima dei droni sopra l’Europa. Ma noi dobbiamo riconoscere comunque un notevole progresso: dopo quasi quattro anni di guerra in corso, è finalmente arrivata la consapevolezza della guerra ibrida! Facciamo un applauso e ricominciamo a sperare in meglio con ancora più intensità.


Ieri si è tenuta una riunione del «Formato di Mosca» per le consultazioni relative all’Afghanistan, alla quale hanno partecipato rappresentanti speciali di Afghanistan, India, Iran, Kazakistan, Kirghizistan, Pakistan, Russia, Tagikistan, Uzbekistan, Turkmenistan e Bielorussia. Non riesco a immaginare su cosa, perché e con quali risultati possa essersi consultata una tale compagnia. Capisco perché lo faccia l’attuale governo russo (per dare l’impressione di una attività diplomatica internazionale che coinvolge anche lo Stato russo), ma il resto in realtà non ha importanza.
È interessante la dichiarazione di Sergey Lavrov fatta durante quella riunione:

Rendiamo merito a Kabul per il fatto che, in condizioni di forte pressione esterna e con un bilancio statale relativamente modesto, riesce a combattere in modo abbastanza efficace i gruppi terroristici, in primo luogo la divisione afghana del gruppo «Stato Islamico».

Comincio a pensare che «al Cremlino» abbiano finalmente assunto qualcuno responsabile della filosofia e dell’ideologia di Stato. E questo qualcuno sa (finalmente!) essere coerente nel contenuto delle sue perle originali. Le autorità russe hanno iniziato una guerra per prevenire una guerra. E i talebani combattono i gruppi terroristici, pure con successo. C’era anche qualcos’altro del genere, ma al momento non riesco a ricordarlo.
E le persone malvagie, incapaci di immaginare lo sviluppo della filosofia russa contemporanea, dicono semplicemente che è il senso dell’umorismo di Lavrov che è mutato.


Migliaia di cubani

L’agenzia Reuters, dopo aver esaminato un telegramma interno del Dipartimento di Stato americano del 2 ottobre di quest’anno, ha scritto che le autorità statunitensi hanno incaricato i propri diplomatici di esortare gli alleati a votare contro la risoluzione dell’ONU che chiede la revoca dell’embargo contro Cuba, utilizzando come argomento il fatto che migliaia di cubani stanno combattendo tra le fila dell’esercito della Russia nella guerra contro l’Ucraina. Tuttavia, il Dipartimento di Stato si è rifiutato di fornire a Reuters dettagli sui mercenari cubani in Ucraina.
Si può dire molto sulla qualità dei dati e sul modo in cui vengono utilizzati dall’amministrazione Trump: spesso anche in termini giustamente negativi. Ma anche senza avere accesso alle statistiche ufficiali, è facile credere alla versione secondo cui un grande numero di cubani sta combattendo a fianco della Russia: vengono da un Paese molto povero e senza prospettive, il che significa che è molto facile attirarli con la promessa di guadagni elevati (secondo i loro criteri) anche in una guerra reale in un Paese lontano e freddo. Allo stesso modo, come ricorderete, centinaia di persone provenienti dall’India, dall’Africa e da altri luoghi sono già state attirate in guerra negli ultimi anni.
Eppure: la logica è una cosa buona, ma sarebbe bello avere dati un po’ più dettagliati e verificabili. Infatti, sulla base di questi dati si dovranno formulare accuse e scrivere la storia.


Sembra un buon fallimento

Trump ha dichiarato che la proposta di Putin di continuare ad attenersi alle restrizioni previste dal trattato sulle misure per l’ulteriore riduzione e limitazione delle armi strategiche offensive (START III), che scadrà il 5 febbraio 2026, «sembra una buona idea».
Sicuramente vi ricordate che lo START III è un accordo tra Russia e Stati Uniti sulle misure per l’ulteriore riduzione e limitazione delle armi strategiche offensive, firmato dai presidenti Dmitry Medvedev e Barack Obama nel 2010. L’accordo limita il numero di testate nucleari di ciascuna parte a 1550 e il numero di missili balistici intercontinentali, missili balistici su sottomarini e bombardieri pesanti a 700. Nel 2021 Putin e Biden avevano concordato di prorogare l’accordo per altri cinque anni.
Sicuramente potete immaginare anche quale schema sembra «una buona idea» a Putin: non prorogare l’accordo; proporre a Trump di rispettare l’accordo non prorogato; fare di nascosto quello che si vuole; ridere di Trump che sta rispettando da solo l’accordo non prorogato. Non sono sicuro al 100% che andrà così, ma sarebbe il comportamento tipico di Putin.
Mentre la dichiarazione «sembra una buona idea» di Trump è l’ennesima manifestazione del vecchissimo problema dell’Occidente nei rapporti con Putin: credere a quello che dice. Forse Trump è uno degli ultimi a non averlo ancora capito.


Invidio un po’ la Georgia, anche se un deepfake della Sandu ci aveva quasi azzeccato chiamandola una «colonia russa». La invidio perché quelli del Caucaso mediamente reagiscono in un modo più emotivo alle cose che succedono attorno, spero che proprio questo sia la loro salvezza:


La musica del sabato

Il duo canoro statunitense Carpenters (spesso erroneamente indicato con l’articolo «the») negli anni ’70 del XX secolo era molto popolare tra il pubblico e, allo stesso tempo, considerato portatore di uno stile musicale obsoleto dai critici (effettivamente, erano gli anni del dominio del rock). Avremmo potuto chiederci, a questo punto, a cosa servono i critici nelle forme d’arte popolari / commerciali, ma evitiamo: quasi la totalità dei loro nomi viene dimenticata dopo la chiusura della pagina con i loro articoli, mentre la musica criticata rimane con noi per decenni o secoli.
Pure la musica dei Carpenters, più di quaranta due anni dopo la fine della esistenza del gruppo (a causa della morte di Karen Carpenter, sorella e collega di Richard), a volte continua a capitarmi nelle varie fonti. Pur non essendo un grande fan del soft/pop rock e del pop, a volte trovo ascoltabile qualche loro canzone. Quindi oggi dedico a loro il post musicale del sabato.
Il motivo per il quale mi sono ricordato dei Carpenters proprio ora è la loro canzone «We’ve Only Just Begun» (dall’album «Close to You» del 1970) postata in una delle mie fonti musicali preferite.

In qualità della seconda canzone del post ho scelto una delle più famose del duo: la «(They Long to Be) Close to You» (sempre dall’album «Close to You»):

Ed ecco che vi siete un po’ aggiornati sulla storia della musica leggera dei tempi del dominio del rock…


Il governo russo ha approvato il progetto di bilancio federale per il periodo 2026–2028 (la «finanziaria» triennale è una vecchia praticolarità russa, viene approvata ogni anno). Il pacchetto completo di documenti non è ancora stato pubblicato, ma i principali parametri di bilancio e le modifiche fiscali annunciate dal Ministero delle Finanze ci permettono di trarre una conclusione sui piani del Cremlino: 1200 miliardi di rubli (quasi 12,5 miliardi di euro) saranno prelevati dalle tasche della popolazione nel 2026 e ridistribuiti a favore del bilancio e della guerra a scapito del benessere dei cittadini e delle imprese private.
E dato che sono inevitabili — in tutto il mondo — le notizie del tipo «la Russia spenderà di più per la guerra» (in un certa misura sicuramente vere), è importante capire quanto saranno utili a Putin quei soldi in più e quali effetti sulla economia russa potrebbero produrre quelle tasse in più. proprio a questo è dedicato l’articolo segnalato questo sabato.


Cosa significa perdere tempo

Citando fonti ucraine e occidentali, il Financial Times scrive: la Russia ha probabilmente modificato i missili balistici che usa per colpire l’Ucraina, in modo che possano aggirare il sistema di difesa aerea Patriot. A giudicare dalle statistiche, negli ultimi mesi l’Ucraina ha intercettato molto meno spesso i missili balistici russi: se in agosto la difesa aerea ha intercettato il 37% dei missili, in settembre solo il 6%.
Non sono assolutamente un esperto di missili balistici e difesa aerea. Allo stesso tempo, ho una normale capacità di osservazione e logica, che mi hanno portato a pormi un’altra domanda retorica: era proprio necessario aspettare questo momento storico? È chiaro che in ogni guerra entrambi gli eserciti imparano rapidamente ed efficacemente qualcosa dalla pratica. Ma questa non è una scoperta del XXI secolo, e all’inizio della guerra in Ucraina si sarebbe potuto sostenere uno degli eserciti-allievi e schiacciare l’altro con la massa. Almeno con la massa delle armi, dei proiettili. E invece no: hanno aspettato tanto, fino alla modifica dei missili balistici russi. E ora sarà ancora più difficile aiutare.


Recentemente ho scoperto che il 4 ottobre di ogni anno – pare, a partire dal 1925 – si celebra la Giornata mondiale degli animali (World Animal Day). Proprio questa mia scoperta mi ha fatto ricordare un mio vecchio dubbio che ora ho trasformato in un sondaggio:

Gli animalisti aggrediscono – non importa se verbalmente o, per esempio, con il getto della vernice rossa – la gente con le pellicce, ma non i bikers con e giacche di pelle perché...

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Mi piace cercare sempre una logica negli eventi. Anche se, per esempio, la mia visione delle pellicce nel XXI secolo è determinata dai motivi diversi da quelli degli animalisti.
N.B.: il sondaggio è anonimo per i votanti non registrati o non loggati sul sito. Il sondaggio più recente è sempre visibile sulla prima pagina del sito. Tutti i miei sondaggi sono raccolti su una apposita pagina.