Non ho visto e non intendo vedere per intero il primo dibattito tra Biden e Trump: ho letto dei commenti e ho visto alcuni video con dei frammenti… Ho visto Biden non in coma (come poteva sembrare da alcuni articoli letti), ma nemmeno in una forma sufficiente per fare il presidente (degli USA, poi) per altri quattro anni. Non invidio, dunque, gli americani e tutti noi che dovremo vivere in un mondo dove gli USA hanno il ruolo che hanno.
Ovviamente, non intendo dire che Joe Biden riesca necessariamente a mantenere lo status del candidato, vincere le elezioni e rimanere in carica per tutto il mandato. Intendo dire che è ormai impossibile scegliere un candidato «meno peggiore». In più, sospetto che in queste elezioni presidenziali sarà bassissimo il ruolo dei cosiddetti indecisi: tutti hanno visto all’opera presidenziale entrambi i candidati principali, sanno cosa aspettare da loro. Ogni americano avente diritto al voto sceglierà il candidato del quale è fan oppure non andrà a votare. Ma non voterà certo un idiota al posto di un vecchio fisicamente e fisiologicamente incapace oppure al contrario.
Di conseguenza, siamo fottuti.
Oppure, come dicono alcuni democratici americani, speriamo che a Biden succeda qualcosa prima delle elezioni.
L’archivio del Giugno 2024
Circa due settimane fa ho per caso sentito una nuova «invenzione» del chitarrista australiano Tommy Emmanuel: la versione acustica della canzone «Somewhere Over the Rainbow»:
Dopo averla ascoltata, ho pensato: perché non mi è ancora capitato di postare qualcosa di Tommy Emmanuel nella rubrica musicale? Per esempio, qualcuno dei suoi brani più famosi, tipo «Angelina»…
Mentre il secondo… ah, no, era già il secondo brano di oggi. Penso che siano sufficienti questi due per stimolare lo studio più approfondito della musica di Tommy Emmanuel.
Mentre voi vi organizzate, io scelgo la data del prossimo post musicale da dedicargli, ahahaha
Non so se ne avete già letto qualcosa, ma, in ogni caso, la storia è troppo interessante e importante per non essere condivisa.
In sostanza, a partire dalla settimana scorsa nella Russia contemporanea esiste il primo prigioniero politico quindicenne (sì, avete letto bene: si tratta di una persona dell’età di 15 anni). Si chiama Arseny Turbin, il venerdì 21 giugno è stato condannato a cinque anni di reclusione per la «tentata» (in realtà no) partecipazione a una organizzazione riconosciuta terroristica in Russia. Il motivo reale della condanna è banale ed evidente: la critica pubblica di Putin.
Ecco il link all’articolo dove si parla di questo pericolosissimo terrorista: cercate di non spaventarvi troppo mentre leggete delle sue imprese spregiudicate…
P.S.: quanto sarà fan del regime di Putin dopo avere scontato la «pena»?..
Il Financial Times scrive che gli USA, l’Israele e l’Ucraina stanno negoziando il trasferimento a Kyiv di un massimo di otto sistemi di difesa aerea Patriot: si tratta del numero di sistemi che Israele aveva previsto di dismettere perché avevano superato i 30 anni di vita utile. Era prevista la sostituzione dei sistemi dismessi con altri nuovi, ma sulla pratica non sono ancora stati dismessi. Il giornale attribuisce questo fatto al timore di Israele che le tensioni con Hezbollah in Libano possano degenerare in una guerra attiva.
A questo punto, mi sono ricordato le domande di molte persone che mi era capitato di sentire all’inizio della invasione russa della Ucraina: perché l’Israele non aiuti l’Ucraina con la costruzione di un analogo locale della «Cupola di Ferro». Gli esperti militari avevano spiegato tale fatto con tre motivi (o forse erano di più? io me ne ricordo tre…):
1) per costruire un sistema del genere ci vuole del tempo;
2) è stato progettato per respingere gli attacchi con i missili primitivi costruiti «in casa»;
3) si ha paura che il segreto del sistema venga spiato dalla Russia e passato a immaginiamo chi.
Già questi tre motivi mi sembrano logici e sufficienti.
Allo stesso tempo, mi sembra logico che pure l’Israele ha molte armi «quasi scadute» da regalare. Purtroppo, è arrivato il momento in cui lo si può organizzare anche dal punto di vista pratico: sia per effetti diplomatici, sia per la crescente necessità di rinnovare le armi utilizzate.
Ho finalmente pubblicato il rapporto fotografico sulla mia visita ad Asti del 26 aprile 2024.
Per alcuni mesi, tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024, avevo cercato di progettare il mio viaggio ad Asti, ma ogni ipotesi su una possibile data veniva prima o poi scartata a causa di qualche circostanza sfavorevole. È così che sono arrivato alla piovosa primavera 2024 e alla scelta: provare ad andarci ora o rimandare il viaggio al mese di dicembre (per l’estate avevo già dei piani abbastanza precisi). Non avendo la voglia di aspettare la fine dell’anno, ho deciso di sfidare il tempo e provare a visitare Asti… Poteva andarmi meglio con il tempo, ma poteva andare anche molto peggio!
La cosa più importante, però, è il fatto che mi è andata benissimo con la città scelta.
Come quasi tutti gli altri giorni di un anno medio, pure ieri ho passato alcuni minuti (non scrivo decine di minuti, perché sicuramente erano meno di venti) a vedere cosa pubblica la gente su Facebook. Logicamente, ho visto diversi post sulla scarcerazione di Julian Assange. Quasi tutti quei post hanno dimostrato che ogni singolo utente di Facebook ha uno dei due problemi:
1) ha una memoria selettiva,
2) ha letto qualcosa su Assange solo più di dieci anni fa.
In tutti post non c’è una sola parola – nemmeno una – sulla storia dei documenti della campagna elettorale di Hillary Clinton rubati nel 2016 da squadre di hacker russi con il supporto diretto del GRU e consegnati per la distribuzione ad Assange, che all’epoca si trovava già nell’ambasciata ecuadoriana a Londra. Quindi semplicemente non c’è stato un momento in cui Assange è diventato l’esecutore diretto dell’incarico dei servizi segreti russi?
Allo stesso tempo, per qualche motivo nessuno ricorda che per una «strana» coincidenza le pubblicazioni di Wikileaks praticamente non riguardavano la Russia, dal 2012 il tono delle dichiarazioni di Wikileaks e di Assange (che ha iniziato a lavorare al canale televisivo di propaganda statale russa RT) coincideva con il punto di vista delle autorità russe (valutazione della situazione in Ucraina nel 2014, uscita del Regno Unito dall’UE, accuse alla NATO e agli Stati Uniti di violazioni dei diritti umani, critiche alla pubblicazione dei Panama Papers)…
Wikileaks ha delle «strane» coincidenze e gli utenti di Facebook hanno una strana memoria.
I Paesi dell’Unione Europea hanno finalmente raggiunto un accordo su una tranche di 1,4 miliardi di euro di profitti derivanti dai beni congelati della Banca Centrale Russa, che l’Ucraina riceverà a luglio. Lo ha dichiarato Josep Borrell in una conferenza stampa dopo una riunione dei ministri degli Esteri dell’UE.
Di questa forma di aiuto finanziario alla Ucraina si parlava di molti mesi, l’ultima promessa di concordarlo «a breve» che mi ricordo io era capitata verso la fine di maggio. Direi che nel contesto generale degli aiuti alla Ucraina si tratta di un ritardo molto anomalo: nel senso che è l’unico (o «quasi» l’unico) che può essere spiegato in un modo razionale. Infatti, secondo il mio autorevolissimo parere, i burocrati europei stavano aspettando la fine delle elezioni europee per essere sicuri di poter condurre la stessa politica di prima. La composizione del Parlamento europeo non è stata completamente stravolta, di conseguenza non si dovrebbe aspettare dei cambiamenti politici radicali nella composizione della Commissione. E allora si sono sentiti autorizzati a concretizzare, finalmente, quel tipo di aiuto inventato tempo fa.
Però adesso ci vuole qualche scossa per farli diventare più veloci nelle scelte future.
A volte capitano delle situazioni in cui mi trovo a dover spiegare che il termine pazzo applicato a qualche funzionario politico o amministrativo russo non è (solo) un insulto o una affermazione eccessivamente emotiva. È evidente più o meno a tutti che il funzionario principale non è molto sano di testa, mentre sugli altri potreste avere ancora qualche dubbio. E allora io mi rivolgo alla mia collezione degli esempi concreti che sto raccogliendo dalle varie fonti che ritengo attendibili.
Così, ieri ho letto che a Sebastopoli (in Crimea) Sofia, la figlia di 9 anni del vicesindaco della città russa di Magadan Oleg Averyanov è morta a causa della caduta di detriti da un missile ucraino abbattuto sopra la spiaggia dove si trovava con i genitori.
Rileggete il capoverso precedente. Rileggetelo più volte se non pensate di notare qualcosa di «strano».
Per coloro che continuano a non capire: quei due geni sono andati (e hanno pure portato la figlia di 9 anni) a passare le vacanze in una zona che viene regolarmente (e ragionevolmente, direi) colpita da missili ucraini. Capisco che si sono rotti tutto quello che avevano a passare tutto l’anno in una città dove fa quasi sempre freddo. Capisco che sul territorio russo internazionalmente riconosciuto pure le spiagge del sud sono più scarse di quelle della Crimea. Non capisco cosa hanno (oppure avevano? per ora non ho delle notizie sulla loro sorte) al posto del cervello.
P.S.: per essere obiettivo, devo aggiungere che in Crimea ci vanno pure diversi russi «comuni». I deficienti ci sono in tutto il mondo.
Dopo avere pubblicato dei post sulla recente visita di Putin in Corea del Nord, mi sono ricordato – in realtà, con un piccolo aiuto esterno – di non avervi mai segnalato un bel documentario su quello Stato estremamente chiuso: anche se ci vai da turista, riesci a vedere solo le cose che ti mostrano le guide facenti parte di chissà quali servizi.
In realtà, una cosa del genere poteva capitare al regista documentarista russo Vitaly Mansky…
Un disclaimer importante. Mansky è un grande rappresentante della sua professione e una persona normale da tutti i punti di vista, quindi non temete di beccarvi un servo dello Stato russo nella sua versione attuale: si tratta proprio del caso opposto.
Ecco: nel 2015 è uscito il documentario di Vitaly Mansky «Under the Sun». Il film è stato realizzato con l’assistenza e sotto il controllo delle autorità nordcoreane, che si aspettavano che il film presentasse l’immagine propagandistica di una famiglia nordcoreana felice. La parte nordcoreana ha preparato in anticipo un copione di propaganda, che comprendeva una storia fittizia sulla famiglia da filmare. Il materiale girato è stato esaminato quotidianamente dalle autorità di censura per garantire che non ci fossero delle scene indesiderate; alla famiglia ripresa è stato severamente vietato di parlare con la troupe. Tuttavia, il regista continuò a filmare segretamente le scene tra una ripresa ufficiale e l’altra, registrando ciò che accadeva su una seconda scheda di memoria di cui le autorità di censura non erano a conoscenza. Inoltre, Mansky riuscì a filmare segretamente qualcosa al di fuori dei set ufficiali del film. Nella versione finale del film, con 26 minuti in più rispetto al concordato, il regista inserì i suoi commenti critici.
Il risultato è stato dunque l’esatto opposto di quanto sperato dalle autorità nordcoreane.
Non so perché il tipo che ha caricato il film su YouTube abbia dato quel titolo al video. Ma a noi interessa il film stesso.
La Sinfonia n. 1 in Do maggiore, composta da Georges Bizet appena diciasettenne nell’autunno del 1855, è a volte soprannominata «giovanile». A differenza delle opere realmente giovanili – in generale e non in relazione a Bizet –, l’esistenza di tale sinfonia non fu mai in alcun modo pubblicizzata dall’autore: nemmeno nella corrispondenza privata. Di conseguenza, non fu nemmeno eseguita durante la sua vita. Il manoscritto, in sostanza, fu trovato tra le carte del compositore (che nel frattempo cambiarono più volte il proprietario) solo all’inizio degli anni ’30 del XX secolo. La prima esecuzione pubblica, poi, è avvenuta il 26 febbraio 1935: quasi ottant’anni dopo la composizione e sessanta dopo la morte di Bizet. In quella occasione era stata proclamata un capolavoro giovanile.
Ecco, io spero che si stacchi, prima o poi, la parola «giovanile».