L’archivio del 2023 год

Trovata una spia russa

Il Servizio di sicurezza dello Stato belga (VSSE) sospetta che Kirill Logvinov, il rappresentante permanente ad interim della Russia presso l’Unione europea, lavori per il Servizio di spionaggio estero russo (SVR). Lo si afferma in un’inchiesta congiunta di De Tjid, Spiegel, Centro Dossier e alcune altre testate europee. Secondo i giornalisti, il controspionaggio belga sospetta il diplomatico di «attività segrete contro gli interessi europei». Ma non precisa in cosa consistano esattamente tali attività.
Nella notizia stessa non c’è alcunché di sorprendente: più o meno tutti i diplomatici russi sono in qualche misura coinvolti nella attività di spionaggio (nel migliore dei casi, i diplomatici professionisti semplicemente sanno di cosa si occupano alcuni dei loro collaboratori «particolari»). La vera notizia sarebbe stata la spiegazione della espressione «attività segreta» utilizzata nel caso concreto che ci hanno comunicato. Organizzava l’export illegale verso la Russia dei materiali vietati dalle sanzioni? Pagava i politici europei filorussi? Raccoglieva le informazioni utili per una invasione militare? Svolgeva qualche altra attività che in questo momento non mi viene in mente? Boh… È che già le attività non segrete dei «diplomatici» russi mi sembrano spesso abbastanza gravi, quindi non cosa possono aggiungere alla situazione corrente quelle segrete.


Vogliono le garanzie

Ieri i ministri degli Esteri dell’UE non sono riusciti a trovare un accordo sullo stanziamento di una tranche di 500 milioni di euro di aiuti militari all’Ucraina dal Fondo europeo per la pace. Come si poteva facilmente prevedere, è successo per colpa della Ungheria: la banca ungherese OTP è stata – come richiesto – rimossa dalla lista nera delle società europee che continuano a operare in Russia, ma il Governo ungherese vuole delle garanzie legali che tale esclusione sia permanente.
Qualcuno riesce a immaginare come sia possibile una garanzia del genere? Al massimo, le garanzie in merito potrebbe (e, in teoria, dovrebbe) dare la banca stessa all’UE: promettendo di non collaborare mai più con la Russia putiniana.
È abbastanza facile immaginare che pure il Governo ungherese capisca l’impossibilità della sua richiesta. Di conseguenza, possiamo ipotizzare che, molto probabilmente, vuole qualche altro favore oltre a quello già ottenuto.


Le “sorprese”

Ieri abbiamo appreso che gli Stati Uniti hanno fatto circolare la loro bozza di risoluzione sulla guerra di Israele contro Hamas al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il riassunto dei punti chiave non contiene (per ora) alcunché di particolarmente interessante, quindi io mi diverto a osservare le prime reazioni. Per esempio, i dipendenti di alcune agenzie di stampa che sono appena tornati dalle meritate vacanze sulla Luna hanno scoperto che la bozza di risoluzione statunitense condanna Hamas ma non chiede un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Spero che prima o poi si ricordino in cosa consiste la guerra contro il terrorismo e perché gli USA ora preferiscono che essa venga fatta dagli altri.
Noi, intanto, ci ricordiamo che non è ancora chiaro se gli USA sottopongano al voto proprio questo documento. E, ovviamente, prevediamo il veto della Russia.


Le bandiere a Stepanakert

Ilham Aliev – il presidente dell’Azerbaigian – ha visitato, la domenica 15 ottobre, Stepanakert (la città principale di Nagorno Karabakh, un territorio recentemente preso sotto controllo da Azerbaigian in seguito a una azione militare). Come testimoniano le riprese video ufficiali, nella città dalla quale sono scappati quasi tutti i residenti armeni Aliev, tra le altre cose, ha camminato con gli scarponi militari sopra la bandiera della ormai ex Repubblica di Nagorno Karabakh e ha alzato la bandiera dell’Azerbaigian.

Ognuno fa il figo come può.


La musica del sabato

Per questa edizione della rubrica musicale ho voluto selezionare una composizione di Gustav Mahler. Anzi, un ciclo di composizioni: cinque canzoni per voce e orchestra chiamati «Kindertotenlieder» («Canti per i bambini morti») e basati sulle poesie del poeta tedesco Friedrich Rückert. La prima, la terza e la quarta canzone sono state composte da Mahler nel 1901, mentre le restanti due solo nel 1904.
Fortunatamente, ho trovato questa versione registrata nel 1968 dalla Berlin Radio Symphony Orchestra, il cantante Dietrich Fischer-Dieskau e il direttore d’orchestra statunitense Lorin Maazel.

Per qualche strano motivo – e contro ogni logica – l’interpretazione della parte vocale viene spesso affidata alle donne: anche se si tratta delle poesie scritte da un padre che ha perso (a causa di una malattia) due suoi figli. Molto probabilmente si tratta di una forma di sessismo arcaico che in un certo senso è ancora ben radicato pure nel mondo della musica classica: si presume forse che solo le madri si preoccupino della sorte dei figli. Boh… Ma noi abbiamo la libertà di ascoltare solo quelle versioni che ci sembrano migliori.


Questo sabato vi propongo di scoprire, attraverso una lettura abbastanza breve, come Putin stesso riassume la propria visita in Cina del mercoledì 18 ottobre. Pure dal suo riassunto vediamo che in quella occasione – il forum dedicato alla «Nuova via della seta» – è stato solo uno dei tantissimi (sicuramente non quello speciale) ospiti di Xi Jinping con i quali quest’ultimo voleva parlare. Non hanno dunque concluso alcunché e chissà quando avranno l’occasione almeno di parlare delle cose che interessano a entrambi. Molto probabilmente Putin lo sapeva in anticipo, ma non poteva non andare da uno di quei leader politici sull’aiuto dei quali spera tanto.


Cosa vediamo

È il momento di guardare quella foto proveniente da Gaza e rispondere alla domanda: cosa vediamo in essa?

La mia risposta: vediamo delle auto bruciate e/o rovinate in un cortile non ben definito. E non vediamo nemmeno il cratere di una esplosione, per non parlare delle montagne di corpi e delle macerie di un edificio distrutto. Non so che tipo di fantasia sia necessaria per definire tutto questo una conseguenza di una esplosione in un ospedale che ha ucciso «da 300 a 800 persone».
Non capisco quindi perché tanti giornalisti e persone comuni si ostinino a ripetere l’espressione «esplosione nell’ospedale», che è stata diffusa dalla propaganda terroristica. Dopo un certo numero di ripetizioni, l’espressione stessa si impadronirà delle menti dei lettori meno intelligenti, che poi si metteranno a manifestare contro le vere vittime del terrorismo.


“But we loathe real war”

Da un bel po’ di anni non gioco più a giochi per computer (in parte perché ho perso l’interesse e in parte perché ho paura di sprecare troppo tempo trovandone qualcuno che mi possa piacere). In più, mi ricordo che non mi erano mai piaciuti i cosiddetti shooting games: preferivo i giochi di strategia. Di conseguenza, capisco poco e solo in teoria in cosa consiste il famoso gioco «World of Tanks». Però ho letto con una certa soddisfazione che l’azienda Wargaming – lo sviluppatore dei giochi online «World of Tanks» e «World of Warships» – ha annunciato di lanciare un evento di beneficenza (dal 18 ottobre al 1 novembre) in cui donerà i proventi delle vendite dei set di gioco per aiutare l’Ucraina. Non è la prima volta che organizzano una cosa e del genere e, sicuramente, ne organizzeranno ancora.
Però vedo qualcosa di incredibilmente giusto nel fatto che i produttori dei giochi che per tematica principale hanno la guerra (sicuramente la Wargaming non è l’unica al mondo, inoltre esistono i giochi fisici) partecipino attivamente e pubblicamente al sostegno della Ucraina in guerra. Da una parte è un messaggio educativo a molti lettori, dall’altra parte è un messaggio a tutti quegli ignoranti che attribuiscono ai giochi e ai film la colpa dell’aumento della violenza nel mondo (si dimenticano, per esempio, che pure in Europa fino a poco più di cento anni fa la gente andava ad assistere alle esecuzioni della pena di morte).


Da ieri sappiamo ufficialmente che l’esercito ucraino ha i missili ATACMS, quelli chiesti agli USA già all’inizio della invasione russa.
Secondo The Wall Street Journal, qualche giorno fa gli USA hanno finalmente fornito – segretamente – all’Ucraina un primo piccolo lotto di missili con una gittata di circa 160 chilometri. La versione dei missili fornita è dotata di munizioni a grappolo.
Proprio alcuni di quei missili sono stati utilizzati contro i campi di aviazione di Lugansk (regione Donbass) e Berdiansk (regione Zaporizhzhya) controllati dalle truppe russe. Le perdite russe solo a Berdiansk sarebbero:
– 9 elicotteri;
– equipaggiamento speciale;
– lanciamissili per la difesa aerea;
– deposito di munizioni;
– piste di atterraggio danneggiate;
– decine di uccisi e feriti.
Bene, direi: almeno in una guerra possiamo sperare in progressi positivi e visibili.


Tre risoluzioni

I membri del Consiglio europeo ci hanno messo un po’ di tempo, ma alla fine sono riusciti a fare lo sforzo mentale necessario per orientarsi nella situazione. Il 15 ottobre, otto giorno dopo l’inizio della guerra, hanno diffuso una dichiarazione con la quale condannano il terrorismo di Hamas: meglio tardi che mai. Certo, non è detto che non ricomincino a finanziarlo alla prima occasione utile «per motivi umanitari», ma per ora bisogna riconoscere che hanno fatto un passo verso la parte del bene.
«In compenso», per ora mi sembra un po’ difficile che si svegli l’ONU o qualcuna delle sue singole strutture. Una risoluzione è stata proposta dai rappresentanti della Russia, ma essa non menzionava in alcun modo Hamas (una organizzazione amica della Russia) e conteneva solo discorsi sul cessate il fuoco e sul rilascio degli ostaggi: il Consiglio di sicurezza non ha appoggiato la bozza della risoluzione e il rappresentante russo Nebenzya ha gridato a lungo allo «spregevole blocco delle tentate soluzioni».
Sorprendentemente, si sono svegliati prima del previsto i vari deficienti su Facebook. Sanno che l’Israele, dopo il massacro dei suoi cittadini da parte di Hamas, vuole finalmente eliminare Hamas da questo mondo e sanno che Hamas si è trincerato nella Striscia di Gaza utilizzano i civili come uno scudo umano, ma accusano di crimini l’Israele che a) chiede ai residenti della Striscia di andarsene per non essere danneggiati nell’operazione contro Hamas e b) ricorda la grande verità della impossibilità delle guerre senza vittime. Probabilmente, da cittadini buoni e responsabili, gli israeliani dovevano continuare a farsi uccidere all’infinito… Boh.
Vedo che più o meno tutto continua come al solito.