L’archivio del 2023 год

Il cibo

È sicuramente bella la storia di quel signore giapponese che con l’inizio della guerra è andato a fare il volontario in Ucraina, dopo circa sette mesi ha venduto la propria casa in Giappone e ha aperto un «ristorante» a Kharkiv per far mangiare gratis circa cinquecento persone al giorno.
Ma esistono anche delle iniziative di portata molto più ampia, non meno belle e statisticamente più utili. Per esempio, l’organizzazione World Central Kitchen ogni giorno distribuisce più di 100.000 pasti ai rifugiati ucraini in 9000 sedi. I prodotti necessari per la preparazione dei pasti provengono da tutto il mondo.
Anche le donazioni si accettano da tutto il mondo.


Il mio primo sondaggio del mese serio riguarda una grandissima stranezza che continuo a osservare nella vita quotidiana circostante pure ora, a giugno del 2023…
Da persona [convinta di essere] razionale pensavo che tutti gli esseri umani dotati di cervello sapessero ormai come funzionano le varie mascherine, come si trasmette il Covid-19 e qual è la probabilità di contattarlo ora etc. etc.. Eppure ora, a giugno 2023, vedo ancora in giro delle persone che indossano le mascherine! Nonostante il caldo, alcuni indossano addirittura le terribili FFP2. Nonostante la presunzione che tutti abbiano acquisito le conoscenze di cui sopra, alcuni pazzi continuano a indossare le mascherine pure all’aperto.
Certo, non posso escludere che alcuni di loro siano non pazzi, ma positivi al virus e non intenzionati a trasmetterlo agli altri… Ma il sondaggio lo faccio comunque:

Tra tutti i negativi al Covid-19, chi è – a giugno 2023 – il più pazzo?

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Spero che voi siate sani in tutti i sensi!
N.B.: il sondaggio è anonimo per i votanti non registrato o non loggati sul sito. Il sondaggio più recente è sempre visibile sulla prima pagina del sito. Tutti i miei sondaggi sono raccolti su una apposita pagina.


Quanto ha funzionato la magia…

Mi ero quasi dimenticato che il 17 e il 18 maggio la Chiesa ortodossa russa aveva effettuato, in collaborazione con il Ministero della «Difesa» russo dei sorvoli dei territori russi potenzialmente in pericolo nell’ottica della guerra con una «icona miracolosa» per prevenire gli attacchi dei droni. Nell’occasione sono state pure recitate delle preghiere per la Santa Russia.
Capisco che si tratta di un aspetto di importanza minuscola rispetto alla distruzione delle vite umane, ma spero che al termine di questa guerra riceva una bella sconfitta anche la barbaria preistorica chiamata religione. Almeno nella sua forma istituzionalizzata.
In ogni caso, la Chiesa ortodossa del patriarcato di Mosca è uno degli organi del potere dello Stato, quindi di Putin. Inevitabilmente, avrà anch’essa la sua punizione.


Cosa hanno attaccato i droni

Per qualche strano motivo pure i media occidentali hanno iniziato a scrivere che i droni «ucraini» (in realtà non si capisce proprio da chi siano stati inviati) avrebbero «colpito Mosca». Molto probabilmente i loro autori sono rimasti vittime della propaganda russa e non hanno avuto abbastanza pazienza per guardare bene la mappa. Mentre in Russia qualcuno ha fatto lo sforzo di segnare sulla mappa i punti ai quai ieri è arrivata la maggioranza dei famosi droni:

Ebbene, le mappe vanno non solo contemplate, ma anche analizzate: nel caso specifico considerato ora non si tratta di una zona geografica qualsiasi. Si tratta di una delle zone più costose, più «fighe», più prestigiose, più di lusso della periferia moscovita (si trova a sud-ovest della città). Per comprarci un terreno e/o un immobile molto spesso non è nemmeno sufficiente avere tanti soldi: ci vogliono anche le amicizie giuste (altrimenti non avrai la vita tranquilla). In particolare, i droni sono andati nei seguenti punti:
Uno dei droni è caduto nel villaggio di Ilyinskoe, a soli 3 chilometri dalla residenza del presidente Putin a Novo-Ogarevo.
Uno dei droni è caduto nel villaggio di Znamenskoe si trova la tenuta di Gennady Timchenko, un amico di Putin. Accanto c’è la residenza Gorki-9 del Primo Ministro Mikhail Mishustin e la casa di Kirill Shamalov, l’ex genero di Putin. Nelle vicinanze vivono il padre del governatore della Regione di Mosca, il senatore Yury Vorobiev e il ministro della «Difesa» Sergei Shoigu.
Passiamo al punto seguente. Le ville degli amici più stretti di Putin, Arkady e Boris Rotenberg, si trovano una di fronte all’altra nel villaggio di Zhukovka, nel polo di Ilyinskoe. E accanto c’è la casa dell’amante di Shoigu, Elena Shebunova. Nell’insediamento di Landscape, Sergei Kirienko ha una casa. Igor Sechin ha una casa a Barvikha. L’ex dacia del ministro sovietico Mikoyan è di proprietà di Viktor Zolotov, capo del Servizio di Guardia Nazionale.
Un altro punto di caduta. Ad Arkhangelskoye si trova la casa di Valery Zorkin, capo della Corte Costituzionale.
Negli stessi luoghi vivono anche i «principi»: i figli di Igor Sechin (il capo della Rosneft), Inga e Ivan (a Barvikha), il genero di Zolotov (il capo della Guardia Nazionale), Yuri Chechikhin, e il figlio di Zolotov, Roman (a Rechnoye).
Un altro drone, poi, drone era diretto a Vlasikha, il posto di comando centrale delle forze missilistiche strategiche.
Insomma, cosa (chi) e per quale scopo i droni abbiano attaccato non è quella domanda alla quale si possa rispondere con «Mosca, per intimidire».
E non vedo nemmeno alcuna chiara indicazione del fatto che i droni siano stati lanciati dall’esercito ucraino.


Un’altra grande vittoria

Molto probabilmente vi è già capitato di leggere che la settimana scorsa Vladimir Putin ha ottenuto una importantissima vittoria nella sua «guerra del gas».
Il Bloomberg scrive, citando i partecipanti alla fiera annuale dell’energia E-World di Essen, che secondo i top manager dei principali operatori i prezzi dei contratti del gas a breve termine in Europa potrebbero diventare negativi in alcuni brevi periodi di questa estate. Un evento di questo tipo (in cui i produttori di gas pagano gli acquirenti che prendano il loro gas) sta diventando sempre più probabile, dato che i prezzi si sono già avvicinati ai livelli pre-crisi. La settimana scorsa i prezzi del gas nella borsa europea sono scesi sotto i 300 dollari per mille metri cubi per la prima volta in due anni. Alla contrattazione del 26 maggio, il costo dei futures di giugno sull’hub TTF nei Paesi Bassi è sceso dello 0,3%, a 25,38 euro per 1 MWh, o circa 286 dollari per 1000 metri cubi, incluso il tasso corrente sul mercato forex internazionale.
In particolare, in alcuni mercati regionali del gas in Europa i prezzi potrebbero diventare negativi nelle ore o nei giorni in cui si registra un’elevata produzione di energia rinnovabile.
Per apprezzare meglio la suddetta notizia, ricordatevi le preoccupazioni per l’inverno freddo che si provavano in Europa appena otto o nove mesi fa. La velocità con la quale è stata raggiunta la «grande vittoria» è impressionante.


Erdogan rieletto

Tra tutti i possibili argomenti in qualche modo correlati alle elezioni presidenziali turche mi ha stupito maggiormente una relativa tranquillità dei rappresentanti dello Stato e della propaganda russi. Infatti, Recep Tayyip Erdoğan non solo è un presidente politicamente comprensibile a Putin, ma anche un presidente comodo per la sua prevedibilità: i due regimi «si conoscono» da vent’anni e sanno come trattare con successo in tutte le situazioni possibili e immaginabili.
Di conseguenza, mi è sembrato strano di non vedere un particolare tifo statale russo per Erdoğan e di non sentire di alcuna teoria abbastanza credibile circa l’interferenza russa nelle elezioni turche. Nemmeno la teoria sulla interferenza nelle elezioni presidenziali americane era tanto credibile (o, almeno, la sua portata era stata un po’ esagerata), ma questa volta proprio non ho letto o sentito delle cose del genere.
Saranno stati troppo sicuri della vittoria di Erdoğan.


Le guerre dei droni

Il video domenicale di questa settimana racconta perché la guerra in Ucraina è (anche) una guerra dei droni:

Ovviamente conoscevate già il semplice fatto, ma vedere i dettagli concreti è sempre utile e interessante.


La musica del sabato

Il 22 maggio c’era stato il 210-esimo anniversario della nascita del compositore più sfortunato della storia: Richard Wagner. Egli fu un bravo compositore (già il solo fatto ci dovrebbe bastare oltre 150 anni dopo la sua morte), un antisemita a parole (sulla pratica collaborava tranquillamente con i musicisti ebrei) e uno di quei simboli culturali dei quali si era appropriato il Terzo Reich (senza alcuna scelta in merito del personaggio: morì cinquant’anni prima). Al giorno d’oggi non so proprio perché Wagner debba essere commentato – o addirittura criticato – negli aspetti diversi da quelli puramente musicali; anche se capisco che il fatto dell’esecuzione della sua musica potrebbe essere visto come una provocazione in alcune rare circostanze.
Il compleanno non è assolutamente una circostanza sbagliata, dunque oggi ricordo un bravo – anche se a volte un po’ difficile – compositore nella mia rubrica musicale. Come al solito, lo faccio selezionando due composizioni del protagonista.
La prima composizione di Wagner scelta per oggi è la Polen ouverture, composta nel 1832 e redatta nella sua versione definitiva nel 1836:

La seconda composizione di Wagner scelta per oggi è la Faust ouverture, composta nel 1840 e definitivamente pronta nel 1855:

Purtroppo, ogni regime politico distruttivo ci ruba tante cose belle, il cui reale valore può essere ripulito e recuperato solo col tempo: ogni volta, però, si rischia che quella cosa bella concreta invecchi troppo.


L’articolo potenzialmente interessante consigliato per questo sabato è dedicato alla detenzione nelle carceri russe dei civili ucraini sequestrati sui territori occupati dall’esercito russo. Si tratta di una lettura non sempre leggera e, in ogni caso, illustra un aspetto della guerra poco scontato. O, almeno, non tutti immaginano che possano succedere anche delle cose del genere.


L’accordo su Nagorno-Karabakh

Il presidente armeno Nicol Pashinyan aveva annunciato già lunedì la storica – e a suo modo saggia – decisione di fare un passo concreto e utile verso la reale fine del conflitto pluridecennale e riconoscere il Nagorno-Karabakh come un territorio azero. Naturalmente non so cosa accadrà in pratica e non posso essere sicuro che il tutto proceda senza problemi e/o lungaggini.
Non posso però non sottolineare che l’accordo generale sull’argomento suddetto (anche se senza ancora firmare alcun documento ufficiale) è stato ieri raggiunto con Aliyev proprio a Mosca: cioè nella capitale di uno Stato che si è dimostrato del tutto incapace di fare qualcosa del genere. Non sono sicuro che tutti i sostenitori della guerra in Ucraina abbiano notato e apprezzato questo aneddoto diplomatico.
Io, invece, in attesa della pace – in Ucraina, ma anche in Nagorno-Karabakh – non posso fare a meno di esprimere la speranza che insieme al problema territoriale Pashinyan riesca a liberarsi da una parte sensibile della dipendenza dallo Stato russo, almeno nel campo della sicurezza. Non so se ci contava (o ci sperava), ma ha una piccola possibilità di prendere due piccioni con una fava.
E i residenti del Cremlino potrebbero perdere ancora un po’ di influenza, il che è sempre una cosa buona.