L’archivio del ottobre 2023

Il sondaggio del mese

All’inizio di settembre avevo creato un sondaggio sulla posizione del vostro banco scolastico (molto probabilmente ex). Ora, invece, sarebbe altrettanto interessante fare un sondaggio analogo tra gli studenti universitari, non importa se ex o attuali.

Da studenti universitari, in quale fila vi mettevate in aula?

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Io, personalmente, mi ricordo di avere scelto la mia fila preferita verso la metà del secondo anno.
N.B.: il sondaggio è anonimo per i votanti non registrati o non loggati sul sito. Il sondaggio più recente è sempre visibile sulla prima pagina del sito. Tutti i miei sondaggi sono raccolti su una apposita pagina.


Un’altra cretina

Nel corso della conferenza stampa dedicata all’annuncio dei vincitori del premio Nobel per la chimica, al Segretario generale dell’Accademia delle Scienze reale svedese Hans Ellegren è stato chiesto: cosa ha guidato l’Accademia delle Scienze nell’assegnare il premio a uno scienziato russo: in particolare, vista la guerra in corso in Ucraina.
Hans Ellegren, considerate la sua professione e la situazione in cui è stata posta la domanda, non poteva certo chiedere alla giornalista cosa la abbia guidato nel fare le domande cretine. Io, invece, ho la grande fortuna di poterlo chiedere. Ho pure la fortuna di poter rispondere alle proprie domande.
Posso dunque ricordare che le scoperte scientifiche – come pure tutti i risultati intermedi delle ricerche e i rami abbandonati delle singole ricerche – contribuiscono allo sviluppo del pianeta intero. Non importa da chi siano stati fatti: indipendentemente dalla cittadinanza, luogo di nascita e/o di residenza, il colore dei capelli, il numero delle scarpe, le preferenze politiche etc. etc., i risultati scientifici «funzionano» sempre allo stesso modo.
In particolare, Alexei Ekimov – il fisico russo premiato ieri con il Nobel per la chimica – dal 1999 vive e lavora negli USA, non ha condotto le proprie ricerche appositamente per lo Stato russo, non si è espresso a favore della guerra in Ucraina. Di conseguenza, non si capisce perché il suo contributo al bene globale debba essere ignorato solo a causa del suo luogo di nascita. Vale anche per altre migliaia di scienziati russi che negli ultimi mesi stanno avendo dei problemi burocratici per colpa delle persone che il quoziente di intelligenza negativo come il giornalista di cui sopra.


I test del “Burevestnik”

La Russia potrebbe prepararsi a testare il missile da crociera intercontinentale a propulsione nucleare chiamato «Burevestnik». E, in ogni caso, chissà quante volte lo ha già testato: pare più di una, ma ora non importa. Ora è importante capire almeno due principi di base.
Prima di tutto bisogna capire che finché qualcuno (spoiler: si chiama Putin) non dice «ce l’abbiamo», il missile non funziona proprio. E quando dirà «ce l’abbiamo», non significherà che il missile funziona come si deve. Potrebbe significare che «vola» a una distanza più o meno lunga nella direzione più o meno simile a quella prevista: purtroppo al giorno d’oggi il livello di molti rami della ingegneria russa è quello (e viene aggravato dalla corruzione che fa sparire i fondi per lo sviluppo e la costruzione degli esemplari da testare).
In secondo luogo, anche se i lavori sul missile dovessero arrivare alla loro logica conclusione, non è assolutamente detto che il missile venga utilizzato. Purtroppo, in Occidente non tutti hanno ancora capito che la tattica dei vertici attuali della Russia (di Putin prima di tutto) è quella di minacciare a parole gli europei e gli americani. Quando vedono che la controparte ha paura (della bomba atomica, del nuovo missile, di qualsiasi altra cosa), si sentono liberi di fare qualsiasi cosa: fare la guerra in Cecenia, fare la guerra con la Georgia, annettere la Crimea, fare la guerra in Donbass, abbattere un aereo civile, fare la guerra in Ucraina, etc. Ma quando – purtroppo raramente – la controparte mostra la forza, si impauriscono loro. Io continuo a sperare che in Europa e negli USA finalmente lo capiscano e inizino ad agire di conseguenza.
Ecco, iniziate a digerire i due principi di cui sopra. E poi speriamo.


Poteva impegnarsi in altro

Elon Musk sta facendo tutto il possibile per convincermi di essere scemo. Ieri, per esempio, ha pubblicato questo tweet (oppure ora si chiamano iksate?):

(pubblico lo screenshot perché le pubblicazioni online spesso spariscono, soprattutto  da Twitter  da X)
Secondo me potrebbe smettere di sprecare le forze. Mi sono convinto. O quasi…


L’arte militare

Nell’aeroporto di Engels (nella regione di Saratov) dove sono basati i bombardieri strategici Tu-95 russi, sono apparsi dei bombardieri dipinti. Si vedono nelle immagini satellitari scattate da Planet Labs il 29 settembre. Come nota il progetto The War Zone, è possibile che si tratti di mock-up, ma dato che non proiettano alcuna ombra, è probabile che gli aerei siano stati semplicemente dipinti nel parcheggio dell’aeroporto. Allo stesso tempo, a giudicare dai dettagli, uno dei disegni era già finito quando è stata scattata l’immagine satellitare, mentre l’altro non era ancora terminato.


Sicuramente si tratta di un trucco per fregare i droni ucraini che periodicamente entrano sul territorio russo per colpire quella parte della logistica militare russa che viene utilizzata direttamente per intervenire sul fronte ucraino. Ma dal punto di vista tecnico è un trucco da Seconda guerra mondiale o da Paesi del terzo mondo. Infatti, i sistemi di spionaggio e/o di orientamento moderni avanzati sono perfettamente capaci di distinguere gli oggetti bidimensionali e tridimensionali. Quindi avrei due ipotesi: o i vertici militari russi non sono particolarmente aggiornati sulle tecnologie moderne, o hanno fatto sparire (come succede da decenni) pure i fondi per la realizzazione dei modellini bidimensionali…


La deportazione pseudo-volontaria

Migliaia di armeni residenti in Nagorno Karabakh hanno improvvisamente saputo di non poter più stare a casa propria. E si sono messi in viaggio verso il territorio armeno ancora esistente:

Da diversi decenni sapevano di non essere voluti a casa propria. Erano abituati allo stato di guerra di fatto ininterrotto. Potevano immaginare che prima o poi il conflitto riguardante la loro terra sarebbe arrivato a una svolta, positiva o negativa per loro. Ma tutto questo non rende meno drammatica (e non giustifica) la situazione nella quale si trovano ora.