Ieri sera ho sentito, quasi per caso, la canzone «I’m Not Ashamed To Sing The Blues» di Salvo Rizzuto. Mi era sembrata di un livello sufficiente per essere condivisa con un pubblico largo e spesso esperto.
Ovviamente, avevo provato subito a informarmi sull’autore… E, a sorpresa, ho trovato pochissima sua musica su YouTube. Proverò a continuare le mie ricerche, mentre per ora metto, in qualità del secondo brano del post odierno, la sua canzone «Feel it» suonata e cantata in collaborazione con Reedom or not.
In ogni caso, è sempre bello scoprire qualcosa di nuovo e valido.
L’archivio del febbraio 2023
Molto probabilmente ne avete già letto qualcosa o, come minimo, ne avete sentito parlare. Ma non potevo non consigliarvi una lettura importante e interessante: «Kremlin-Linked Group Arranged Payments to European Politicians to Support Russia’s Annexation of Crimea».
Si tratta dei risultati di una inchiesta giornalistica – condotta da OCCRP, IRPI, «Important stories» e Profil – sui pagamenti fatti dallo Stato russo ai politici nazionali e regionali europee per la promozione delle iniziative volte alla cancellazione delle sanzioni europee dovute alla annessione della Crimea. A giudicare dalle somme pagate per le varie azioni, pare che molto spesso le iniziative stesse erano considerate più importanti dei loro risultati finali: probabilmente perché almeno in una fase iniziale si intendeva fornire un po’ di materia prima alla propaganda esterna e interna («guardate: i politici europei discutono dell’abrogazione delle sanzioni!»). Ma questa supposizione non rende i fatti meno importanti, meno gravi e meno interessanti.
E poi, a prendere i soldi sono stati anche alcuni politici italiani: essendo dei corrotti onesti, hanno fatto il possibile per offrire un buon servizio in cambio.
P.S.: concludo con una domanda che c’entra poco con l’argomento, è solo una mia curiosità personale: 15 o 20 mila euro non saranno delle somme un po’ ridicole per la vendita della propria reputazione professionale politica? Dato che si tratta mettere a rischio tutta la propria vita pubblica costruita in chissà quanti anni o decenni… Per uno come me sarebbero delle somme importanti, ma non mi trovo nemmeno in una posizione simile a quella di quei politici.
La società statunitense SpaceX ha limitato l’accesso dell’esercito ucraino alle comunicazioni satellitari Starlink nell’ambito del controllo dei droni. Lo ha dichiarato la presidente dell’azienda Gwynne Shotwell: in base a quanto sostiene, la SpaceX non vuole che la sua tecnologia venga utilizzata per gli scopi offensivi.
È evidente che si tratta di una logica molto forte. Significa che la Starlink permette, molto generosamente, agli ucraini di rispondere al fuoco quando essi vengono massacrati. Quando, invece, gli ucraini stanno per scacciare gli orchi putiniani dal proprio territorio — quindi quelle creature che occupano, torturano, stuprano e uccidono quotidianamente i civili — la Starlink si oppone. Non vorrebbe che gli ucraini liberassero i propri territori occupati dove i civili vengono massacrati. Per qualche motivo la signora Gwynne Shotwell non vuole che gli ucraini si comportino in questo modo: è meglio che stiano in trincea a sparare che magari Putin si stufa a giocare alla guerra e ferma tutto da solo.
Ovviamente, a questo punto non riesco a pensare che pure il CEO della azienda — il quale sicuramente c’entra in qualche modo con la suddetta scelta — stia diventando un personaggio sempre più strano. In un senso nettamente negativo.
Vista l’accoglienza offerta ieri a Vladimir Zelensky a Londra e a Parigi – una nuova visita naturalmente a grande sorpresa – e ricordando quella al Congresso statunitense, inizio a sospettare fortemente una cosa…
Che da qualche altra parte del mondo, nascosto in qualche Continuare la lettura di questo post »
Der Spiegel scrive che il Consiglio federale di sicurezza tedesco ha approvato l’invio di 178 carri armati Leopard 1 all’Ucraina. Sempre secondo l’articolo menzionato, i primi carri armati dovrebbero arrivare d’estate, mentre la maggioranza non prima del 2024 (principalmente perché dovrebbero essere riparati e/o preparati per l’utilizzo).
La notizia è sicuramente positiva. È positiva almeno quanto quella riguardante i Leopard 2 e gli Abrams. Ma, soprattutto, è positiva perché ora sono pronto a fare una scommessa almeno con me stesso: la massa principale dei Leopard 1 arriverà prima del previsto. Lo penso perché secondo gli esperti militari i carri armati sono più vulnerabili durante la fase di trasporto; in più, è abbastanza difficile (per non dire impossibile) trasportarne di nascosto tanti insieme in una volta. Quindi se dici quando arrivano, la Russia inizia ad aspettarli con i missili pronti.
Qualcuno vuole fare una scommessa?
P.S.: poi gli stessi esperti dicono che in guerra i carri armati sono poco utili e ancora meno durature senza il supporto della aviazione. Chi decide sulla fornitura degli armamenti sicuramente lo sa benissimo e prende le decisioni tenendolo in mente.
Ho per caso scoperto che la Polonia ha deciso di installare un sistema di controllo elettronico su una linea di circa duecento chilometri del confine con la regione russa di Kaliningrad. Le guardie di confine polacche sostengono che quel confine sia «tranquillo» e che il sistema di controllo moderno serva solo per poter vedere, indipendentemente dal tempo e dall’ora, se l’attraversamento del confine venga effettuato dagli umani o animali.
La spiegazione ufficiale polacca mi sembra logica, credibile e senza alcun senso nascosto – anche perché la regione russa in questione è una exclave ultimamente difficile da raggiungere per le grandi masse di persone e mezzi –, ma immagino che la notizia in generale possa facilmente essere letta nell’ottica della guerra in corso. Ebbene, vi avviso: se vi capita qualche allarmista (ho visto che esistono dappertutto) che sventola la notizia del confine russo-polacco, non fateci caso. I singoli agenti russi raggiungeranno l’Europa in modi molto meno antiquati, ahahaha
Prima che io mi dimentichi dell’argomento menzionato nel post di sabato, metto in evidenza un altro aspetto scontato della guerra in corso in Ucraina (e non solo di questa guerra): oltre all’esercito ucraino, a combattere contro gli invasori sono i partigiani. I partigiani che, ovviamente, svolgono tutte le attività tipiche al loro «mestiere» non solo sui territori ucraini temporaneamente occupati dall’esercito russo, ma anche sul territorio tradizionalmente russo. Di conseguenza, non è da escludere il loro merito in alcune perdite russe non spiegabili (o non ancora spiegate) in altri modi.
Bene, ora posso comunicarvi di avere scritto quelle righe di banalità solo per segnalarvi l’interessante intervista con alcuni partigiani pubblicata da The Observer. Quando trovate del tempo, leggetela almeno per avere una idea sugli obbiettivi e sulla autovalutazione delle proprie possibilità dei combattenti non ufficiali ucraini.
E, ovviamente, non credete a certi personaggi che vorrebbero appropriarsi dei successi di quelle persone.
Il video domenicale di oggi formalmente è giustificato dal post di venerdì sul «Democracy Index 2022», mentre praticamente riassume alcuni degli argomenti degli ultimi mesi.
Quindi è un prodotto per i lettori molto pigri…
Non so se sia capitato anche a voi di leggere, in questi giorni, che in Italia viene organizzata una serie di iniziative teatrali-liriche aventi per l’obiettivo la raccolta dei fondi per il restauro e la trasformazione in un vero museo della cosiddetta «Villa Verdi»: la villa e tenuta di Sant’Agata – in provincia di Piacenza – che a partire dal 1851 fu l’abitazione principale di Giuseppe Verdi.
Io non ho – almeno per ora – un teatro lirico. Non ho nemmeno una sala per concerti o qualche locale del genere per ospitare una delle suddette iniziative. Però posso fare due cose «pro bono»: 1) segnalarvi l’obiettivo generale della raccolta fondi per farvi scegliere, eventualmente, l’iniziativa più interessante e/o accessibile; 2) postare qualche composizione di Verdi per stimolare l’interesse. La prima cosa è già stata fatta, quindi passo alla seconda: quella meno utile (nel senso che Verdi non ha bisogno di essere pubblicizzato da uno come me).
Inizierei con la composizione giovanile «Variazioni per pianoforte e orchestra su „Caro suono lusinghiero“», la quale fu presentata da Giuseppe Verdi nel 1832 all’esame di ammissione al Conservatorio di Milano. Quell’esame ebbe l’esito negativo. Putroppo, non riesco proprio a ricordarmi che nome porta oggi il Censervatorio di Milano…
La seconda composizione di Verdi che ho scelto per oggi è moto più «semplice»: il Valzer in fa maggiore (composto nel 1859). Sicuramente lo avete già sentito in varie occasioni.
Bene, ora siete un po’più preparati al salvataggio del bagaglio culturale materiale dell’Italia.
Tantissimi russi – alcuni dei quali, a quanto pare, ricoprano degli incarichi istituzionali abbastanza alti – non hanno ancora capito che la guerra è una cosa che si fa in due. Nel senso: anche se chiami la guerra con qualche nome alternativo, lo Stato attaccato partecipa comunque alla vera guerra. Quindi anche i militari di entrambi gli eserciti vengono feriti e uccisi, i mezzi vengono distrutti, i territori dei due Stati vengono colpiti assieme a tutto (e a tutti) quello che si trova sopra. Sì, so benissimo che sembra una enorme banalità, ma in Russia c’è chi si sorprende per questa cosa ogni volta ne rimane toccato: in prima persona o attraverso qualche parente o amico.
Allo stesso tempo, in Russia e in Occidente la maggioranza schiacciante delle persone logicamente segue quella parte della guerra che avviene sul territorio ucraino. Lo segue perché è quella la vera tragedia e il vero crimine. Ma, comunque, non bisogna perdere di vista che la guerra putiniana contro l’Ucraina ormai sta colpendo anche il territorio russo. Questo è normale e in un certo senso giusto (ed è stranissimo usare una espressione del genere). Questo si verificherà sempre con più frequenza. Va osservata per la sua importanza cronologica.
Di conseguenza, per questo sabato vi consiglio l’articolo su come e quanto l’Ucraina colpisce il territorio russo nell’ambito della guerra in corso. Su come, in sostanza, sta restituendo la guerra alla Russia. E su come reagisce la Russia in tutte le sue forme.