All’inizio del secolo (ahahaha, suona bene) la polizia irlandese aveva intensamente cercato, per alcuni anni, uno dei trasgressori peggiori del Codice della strada locale: un automobilista polacco che avrebbe violato le regole per oltre cinquanta volte. A tutti i poliziotti irlandesi era stato comunicato il nome del ricercato: Prawo Jazdy…
Questa storia curiosa dimostra quanto è utile conoscere le lingue appartenenti alle famiglie linguistiche (o, spesso, zone geografiche) diverse. Perché cercare un Prawo Jazdy in Irlanda è un po’ come cercare un Driving License in Italia. Stupendosi, in entrambi i casi, per il fatto di non riuscire a trovare il tipo misterioso.
Quindi studiate di più e meglio per lavorare con più efficacia e per evitare le figure di emme internazionali.
Io, da russo che non ha mai studiato il polacco, interpreto subito l’espressione «Prawo Jazdy» letteralmente come «Diritto a viaggiare». Ed è una espressione concettualmente simile a quella che si usa in Russia per indicare quel documento che attesta il diritto di una persona a guidare un mezzo motorizzato.
L’archivio del 2022 год
I tedeschi hanno trovato un loro modo di mostrare (oppure di utilizzare ai fini della consegna?) il funzionamento della steadicam:
Anche il prototipo naturale non è male…
Nel 1962 – sì, sessant’anni fa – si era formato un gruppo che sicuramente avete sentito nominare tutti: Status Quo. Il nome attuale del gruppo è stato adottato, dopo alcuni altri di breve durata, solo nel 1969, ma il fatto storico più importante della semplice cronologia è: da oltre cinquant’anni gli Status Quo dimostrano di meritarsi pienamente il proprio nome. Infatti, riascoltando le loro canzoni di epoche lontane tra esse (o, peggio ancora, rivedendo i rispettivi video), vi accorgerete che gli Status Quo sono sempre uguali: sia dal punto di vista musicale che quello visivo. Nemmeno alcuni cambiamenti della formazione avvenuti negli anni ’80 hanno cambiato lo status quo…
Di conseguenza, nonostante la prolungata popolarità del gruppo e una grande quantità degli album di studio pubblicati (29 per ora), penso che la loro attività musicale possa essere riassunta in un solo post.
La prima canzone degli Status Quo che ho scelto per il post musicale di oggi è la «Down Down» (dall’album «On the Level» del 1975):
E la seconda canzone di oggi è la «Rockin’ All Over the World» (dall’album «Rockin’ All Over the World» del 1977):
Bene, ora sapete (o vi siete ricordati) benissimo chi siano gli Status Quo.
L’artista giapponese Tatsuya Tanaka crea delle interessanti miniature partendo da diversi oggetti più o meno piccoli, ma sempre tipici della nostra vita quotidiana. E poi, ogni giorno pubblica sull’Instagram una delle proprie opere.
In questa sede pubblico solo alcuni esempi:
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Non tutti lo sanno, ma il titolo del campione olimpico è accessibile a tutte le persone capaci di alzarsi dal divano. Infatti, per diventare un campione è sufficiente praticare qualche sport caratterizzato da una concorrenza interna minima. Per diventare un semplice campione del mondo si potrebbe anche inventare uno sport nuovo (quindi con la concorrenza nulla), ma in quel caso non si riuscirebbe ad accedere alle Olimpiadi: passeranno alcuni decenni prima che la vostra invenzione venga riconosciuta dai burocrati sportivi. Quindi va cercato lo sport olimpico meno popolare…
Per le Olimpiadi invernali la scelta mi sembra ovvia: il curling! Da quante decine di persone in tutto il mondo sarà praticato? Secondo me, poche.
Con alcuni amici universitari già oltre quindici anni fa avevamo pensato di fare una squadra di curling, e da quei tempi è cambiato ben poco in termini della concorrenza. Solo la nostra pigrizia innata ci ha impedito di iniziare il nostro progetto olimpico.
Qualche giorno fa mi è capitato di leggere un articolo su un presunto bug del Siri: l’assistente vocale sarebbe incapace di determinare l’età esatta del proprietario del dispositivo sul quale è installato. In particolare, pare che semplicemente sottragga l’anno di nascita dall’anno corrente, senza tenere conto del mese e del giorno di nascita: per esempio, la persona nata il 5 ottobre 2000 avrebbe secondo Siri già 22 anni.
Ovviamente, non potevo non andare subito a controllare. Ebbene, il mio compleanno è in primavera, ma Siri ha calcolato correttamente la mia età attuale:
Boh, mi sento quasi discriminato. E, soprattutto, non riesco a capire perché il problema sopra descritto si manifesti solo su una parte dei dispositivi. Non ne vedo alcuna spiegazione tecnica.
In compenso, Siri ha tentato – in un modo molto diplomatico – di darmi del rimbambito, ahahahaha…
È accaduto un evento epocale: i robot della Boston Dynamics non faranno più solo attori dei famosi (e realmente sorprendenti) video e non saranno impiegati (quasi per gioco) solo in alcune singole aziende o enti. Per la prima volta ho letto di una fornitura di massa dei robot della Boston Dynamics a una azienda concreta.
Ebbene, la Boston Dynamics ha annunciato di avere raggiunto un accordo con la DHL: fornirà una flotta di robot da impiegare nei magazzini statunitensi per lo scarico dei pacchi dai camion. I robot in questione si chiamano Stretch e consistono in un braccio robotico posizionato su una base mobile. Con sette gradi di libertà e ventose posizionate sulla estremità del braccio, il robot può «prendere» e spostare le scatole che pesano fino a 23 kg. Lo Stretch è dotato di telecamere e sensori per la navigazione e può funzionare fino a otto ore prima di dover essere messo in carica. Ma il vantaggio tecnico principale di questo robot consiste – pare – nella capacità di operare con le scatole di dimensioni diverse e con quelle accartocciate o danneggiate.
Il Boston Dynamics Stretch ha questo aspetto:
La DHL, a sua volta, comunica che col tempo questi robot saranno impiegati anche in altre fasi della gestione del magazzino.
Di fronte a questa notizia qualcuno potrebbe ricominciare a parlare dei posti di lavoro «rubati» agli umani. Questo qualcuno, però, sarà o un populista o una persona poco informata della realtà. Ma la realtà è molto curiosa: il settore logistico statunitense soffre da tempo un forte deficit della manodopera. L’anno scorso, per esempio, era stato raggiunto il record di 490 mila (!) posti vacanti nel settore. Di conseguenza, ma anche un po’ a sorpresa, le aziende sono costrette a robotizzare i magazzini. Aspettiamo di vedere cosa e come succede in questo ambito in Europa in generale e in Italia in particolare.
Sicuramente tutti i miei lettori minimamente connessi con il mondo reale sanno che a partire da oggi la validità del cosiddetto «Green Pass» è ridotta a 6 mesi. La tutela della salute propria (è uno di quei casi in cui conviene essere egoisti) e degli altri è importante quanto la libertà di spostamento, quindi pure io sono andato – nel tardo pomeriggio di domenica – a ottenere la mia terza dose (il booster). Non ho ancora visto una posizione univoca degli scienziati circa il periodo reale di funzionamento delle prime dosi (a volte mi sembra che a promuovere la vaccinazione frequente siano prevalentemente i produttori dei vaccini stessi), ma la terza dose male non fa (anzi!), quindi sono andato tranquillo. La terza dose del Pfizer – con il quale ci conosciamo già – ha già prodotto lo stesso effetto percepibile di prima: un leggero dolore alla spalla. Ma non è di questo che volevo scrivere.
Mi ha sorpreso tantissimo il vuoto quasi totale al «mio» centro vaccinale (abbastanza grande): una volta compilato il solito questionario, mi sono trovato in una fila con 2 (due!) persone davanti. Considerati la vicina scadenza burocratica, il giorno libero (domenica) per molti lavoratori e una certa paura collettiva del virus, sono rimasto molto sorpreso… Ma si sono già vaccinati tutti? Oppure la maggioranza di coloro che volevano farlo si sono contagiati prima? Boh.
Però dalle conversazioni dei medici e infermieri sentite per caso, ho capito che verso la fine della giornata a loro erano avanzate un po’ di dosi di Pfizer e di Moderna. Di conseguenza, chi non è riuscito a prenotare la vaccinazione per una data vicina, può provare a presentarsi anche senza al centro più vicino verso fine giornata. Potrebbe andarvi bene!
Vaccinatevi, vaccinatevi, vaccinatevi che mi sono rotto tutto di questa pandemia.
Il polo oceanico dell’inaccessibilità – noto con il nome di punto Nemo – è situato nell’oceano Pacifico e ha le terre emerse più vicine a 2688 km di distanza. Se a qualcuno dovesse capitare di sostare, in qualche modo, in quel punto per un po’ di giorni, in alcuni momenti gli umani più a egli vicini sarebbero gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale (l’altezza media alla quale si trova è di 384,7 km).
Ma non conviene andarci per troppo tempo o in un momento scelto completamente a caso. Infatti, il punto Nemo è anche la coordinata di rientro per i veicoli e i corpi spaziali artificiali destinati alla distruzione. I resti delle opere umane bruciate nell’atmosfera potrebbero arrivarvi in testa un po’ troppo fortemente, anche se senza alcun umano «a bordo».
La Boston Dynamics ha pubblicato, qualche tempo fa, un nuovo video che illustra i notevoli progressi dei suoi robots. Il video è bello e interessante, ma un po’ difficile da seguire: molto spesso l’attenzione viene rubata dai The Rolling Stones reali.
Però è breve, quindi si può anche rivederlo più volte…