Come abbiamo scoperto in questi giorni, secondo moltissime persone i saccheggi e il vandalismo sarebbero la forma suprema della giustizia sociale.
In seguito a un percorso mentale logico e, allo stesso tempo, associativo ho capito che la ripresa economica del mondo nell’epoca post-quarantena dovrebbe iniziare dalla espropriazione delle risorse economiche agli ignoranti. Come potremmo realizzare questo piano? È «la mano invisibile del mercato» a suggerircelo. Provate, per esempio, a cercare i «dispositivi» commercializzati online come «protezione dalle onde 5G». Vi sarà evidente che l’offerta possa essere aumentata.
Ma, dato che i codici penali di moltissimi Stati del mondo non trattano benissimo tale modo di ottenere la liquidità, evitiamo di fare troppe promesse nella descrizione della merce. Limitiamoci al nome del prodotto ambiguo. E, soprattutto, vendiamo qualcosa che possa apparire come uno scherzo palese alla gente mentalmente sana. Ecco un esempio:
Avete da tempo della merce non venduta in magazzino? Avete troppi oggetti inutili in casa? Metteteli in vendita con il prefisso «anti 5G» nel nome!
L’archivio del 2020 год
No, non ho deciso di dedicare tutto il mio blog a un unico argomento. È la vita che attuale che ha una fantasia un po’ scarsa. Quindi leggete pure…
Di colpo, le mascherine chirurgiche sono entrate a far parte dell’insieme dei beni di prima necessità. E, di conseguenza, gli sviluppatori delle nuove tecnologie si sono interessati anche a questi oggetti.
L’istituto tecnologico israeliano Technion ha creato il prototipo di una mascherina chirurgica che si autodisinfetta. Lo strato interno di questa mascherina è realizzato in fibra di carbonio. Quando la mascherina viene collegata, tramite un cavo USB, a una presa di corrente 5V 2A, la fibra si scalda fino ai 65–70°C. Si sostiene che questo sarebbe sufficiente per la eliminazione fisica dei microrganismi patogeni «residenti» sulla mascherina. Verrebbe dunque ucciso anche il COVID-19.
In questo modo la mascherina diventa dunque multiuso.
Attualmente si sta cercando il modo di avviare la produzione di massa di queste mascherine. E io spero tanto che la produzione parta presto: mi sono un po’ rott stancato di trattare con l’alcol le mie mascherine monouso ahahaha
P.S.: ancora più forte è la mia speranza di vedere ridurre – presto e fortemente – gli obblighi sull’utilizzo delle mascherine. Ma, purtroppo, il mondo è governato dalle persone che preferiscono i semplici effetti visivi agli interventi medico-sanitari seri e impegnativi.
Spero tanto che l’obbligo della «mascherina» nei luoghi pubblici perduri ancora poco (oltre a essere scomode, spesso le mascherine sono anche dannose per la salute di chi le porta), ma per ora c’è poco da fare: l’unica e deprimente alternativa è quella di rimanere chiusi in casa.
Quindi il video domenicale di oggi è una istruzione su come realizzare, in meno di venti secondi, una mascherina artigianale:
Si tratterrebbe di una opera assolutamente legale, soprattutto in Lombardia dove è testualmente consentito l’uso di qualsiasi indumento per coprire il naso e la bocca 🙂
Il gruppo statunitense Weather Report è stato uno degli esponenti più noti del jazz fusion e, nel periodo iniziale, formato da una parte dei musicisti-collaboratori di Miles Davis. Negli anni la formazione del gruppo è cambiata molto; un po’ è variata anche la qualità della musica. Ma per il post musicale di oggi ho selezionato due brani del loro primo album «Weather Report» (del 1971).
Il primo brano è «Umbrellas»:
E il secondo brano è «Tears»:
Il cartografo Nikita Slavin ha creato la mappa interattiva di San Pietroburgo dal nome «how-old-is-this.house». Su quella mappa sono linkati oltre 55 mila edifici, cliccando sui quali è possibile vedere le loro foto, l’anno di costruzione, lo stile architettonico e il nome dell’architetto.
La versione online è gratuita, mentre per l’acquisto e la spedizione dei poster con il grafico della età degli edifici sono, ovviamente, si paga.
Sempre sullo stesso sito sono riportati il racconto sulla realizzazione del progetto e gli esempi di progetti analoghi dedicati ad alcune altre città europee e statunitensi.
Qualche anno fa mi ero chiesto della origine e della spiegazione «scientifica» di quel gesto minaccioso inglese che ha la forma opposta al gesto «victory». Sì, intendo quello che si fa con il polso rivolto verso interno:
Gli esperti più sereni della lingua inglese non hanno saputo spiegarmelo, quindi ho dovuto aspettare di scoprire tutto da me.
Ed ecco che relativamente poco tempo fa ho trovato una interessante leggenda. In un momento non precisamente definito della guerra dei cent’anni i francesi avrebbero deciso di tagliare quelle due dita ai famosi arcieri inglesi imprigionati. Si trattò di una specie di umiliazione attraverso la privazione delle persone dei loro principali «organi di lavoro». In risposta a tale comportamento, gli inglesi inventarono il gesto che, in sostanza, vorrebbe dire «sono ancora attrezzato per ammazzarti».
Potrebbe essere solo una leggenda, ma a me piace. Quindi aggiungo anche il link all’articolo della Wikipedia dove se ne parla.
Il fatto che il Twitter abbia iniziato ad aggiungere i link alle informazioni vere in fondo a certi twit di Trump, è una notizia molto curiosa. [Anche io sono bravo con i link, quindi ecco i due esempi: uno e due.] L’iniziativa in sé rappresenta, forse, l’unica forma di censura umanamente possibile nei confronti degli autori dei famosi «fake news»: non viola il diritto all’informazione dei lettori e, allo stesso tempo, non costringe l’autore a optare verso la diffusione anonima dei propri comunicati fantasiosi.
Quello che mi incuriosisce ancor di più è, invece, la reazione di Mark Zuckerberg: afferma che il Facebook avrebbe una politica d’intervento diversa. Ecco, purtroppo il modo di agire del Facebook è noto particolarmente bene in Russia, dove da anni gli utenti vengono sistematicamente bloccati per le parolacce contenute nelle opere letterarie citate e per le opinioni politiche denunciate come «inopportune» dai bot pro-governativi. [Avrei messo anche più di due link sull’argomento, ma la maggioranza di voi non legge in russo.] C’è il sospetto che la direzione del social semplicemente non è interessata a entrare in merito di ogni situazione segnalata. Esercita la censura ceca e indifferenziata, spacciandola per una grande conquista.
Direi che il metodo del Twitter mi piace molto di più. Anche se, da utente, sono totalmente disinteressato al Twitter stesso: per i contenuti brevi ho altri canali di comunicazione decisamente più belli e comodi.
Dato che solitamente non mi piace lasciare le notizie prima della fine definitiva, ora posso aggiornarvi.
Si è avverata una delle ipotesi più «quotate»: la parata militare russa per la vittoria nella Seconda guerra mondiale quest’anno si terrà il 24 giugno. Ieri pomeriggio lo ha annunciato Putin in prima persona.
Coloro che non avessero capito il perché di questa mia comunicazione, rileggano pure il post del 9 maggio.
Io, intanto, passo a un altro prognostico: è molto probabile che lo stesso 24 giugno si tenga anche l’interrogazione popolare sulla riforma costituzionale russa (l’obiettivo più grande della quale è l’azzeramento dei mandati presidenziali di Vladimir Putin). Purtroppo, non è possibile utilizzare un termine tecnico giuridico per quella «votazione», come non ha nemmeno senso commentare seriamente quella «riforma» un po’ assurda. Ma a qualcuno (a chi? ahahaha!) serve l’illusione della larga approvazione popolare, quindi si potrebbe anche chiedere di esprimerla in un clima di «festivo». Certo, legalmente la data delle elezioni va proclamata 30 giorni prima, ma per una persona azzerata si possono anche fare delle eccezioni…
Una data alternativa potrebbe essere il 26 luglio: il giorno della parata navale. Questa, però, sembra meno simbolica e non particolarmente significativa nell’ottica della quarantena che è ancora in corso in Russia. Infatti, nei giorni scorsi alla Duma è stata fatta approvata una norma che consente di votare in qualsiasi «luogo di permanenza» (anche diverso dalla residenza) invitando una commissione elettorale mobile o per corrispondenza.
In ogni caso, è evidente che l’obiettivo sarebbe quello di evitare il giorno unico elettorale di settembre, quando i seggi elettorale saranno sotto la stretta sorveglianza degli osservatori dell’opposizione.
Il post odierno ha ben due obiettivi: svelare un grande segreto e comunicare una cosa banalissima ai miei cari lettori.
Il grande segreto che nessuno vi avrebbe mai raccontato consiste nel fatto che a un normale essere umano che cammina con una mascherina chirurgica regolarmente indossata si appannano gli occhiali. Di conseguenza, se incontrate per strada una persona con gli occhiali che tiene la mascherina solo sulla bocca, non pensate che si tratti di un idiota. Probabilmente, quella persona vuole solo vedere dove sta andando.
Un avviso importante: non invito nessuno a indossare male la mascherina. Negli ambienti chiusi e nelle aree pubbliche affollate – qualora siano non evitabili – conviene calcolare bene il percorso prima di coprirsi con la mascherina e/o togliere gli occhiali. Questi ultimi, comunque, costituiscono un ulteriore strumento di protezione individuale.
La cosa banale promessa, invece, è quasi una confessione. Fino a qualche settimana fa non mi ero mai posto una semplicissima domanda: qual è il lato superiore di una mascherina chirurgica? Intendo: la parte azzurra (o verde) è rivolta verso l’esterno, ma qual è il lato lungo che deve trovarsi sotto gli occhi?
Ebbene, finalmente avevo scoperto che il lato superiore è quello con una striscia rigida. Quella striscia andrebbe schiacciata con una mano per prendere la forma del volto a cui deve aderire bene. Può essere fatta in uno dei due modi. Il primo è questo:
E il secondo è questo:
In ogni caso, penso che avrebbe senso stampare una freccia (o un altro tipo chiaro di indicatore) sulle mascherine. Tale misura utile non comporterebbe un aumento catastrofico dei costi di produzione.
Non tutti se ne rendono conto, ma è assolutamente possibile ignorare serenamente tutte le cosiddette «regole della moda».
Sono tutte delle stronzate assurde le affermazioni che sarà capitato di sentire migliaia di volte anche a voi: non si indossano i calzini con i sandali, non si chiudono tutti i buttoni della giacca, la cintura non va fatta passare sotto il rettangolo con il marchio dei jeans etc..
Non sono delle regole (che nella moda non possono proprio esistere), ma frutti delle credenze popolari infondate. Non hanno alcun significato e non incidono su alcunché. È solamente un insieme di richieste casuali volte a verificare la conformità della persona a un modello inesistente e quindi incomprensibile.
Si può vestirsi in qualsiasi modo che sia funzionale e/o bello per voi.
Chi non è d’accordo è il vero pervertito.