Ho paura di immaginare quanto tempo sia stato speso per la sincronizzazione del movimento con la musica (ore? giorni? settimane?). Ma posso supporre che ogni inquadratura sia stata sincronizzata singolarmente. In ogni caso, il video è da vedere necessariamente con l’audio: come quasi tutti i video che metto. La musica utilizzata è il «Valzer dei fiori» di Petr Tchaikovsky (dal balletto «Lo Schiaccianoci»).
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L’archivio del febbraio 2019
Qualche tempo fa ho scoperto una versione interessante di una nota canzone: B. B. King canta la sua «The Thrill Is Gone» assieme a Tracy Chapman. Non male.
E, per rispettare la tradizione dei due video musicali, aggiungo una versione live della stessa canzone. Essa è interessante per una grande (in tutti i sensi) partecipazione:
Per puro caso ho scoperto che il 17 gennaio sarebbe stata la Giornata internazionale della pizza italiana. Direi che si tratta di un evento festeggiabile con una frequenza abbastanza alta e, di conseguenza, è impossibile farlo in ritardo.
Alle persone malefiche intenzionate a festeggiare mangiando la festeggiata e, allo stesso tempo, indecise sul come passare il tempo fino all’orario di cena, propongo di divertirsi con degli esercizi matematici come questo:
Tutti i telecomandi hanno un trasmettitore a infrarossi. Su molti modelli dei telecomandi tale trasmettitore è coperto dalla plastica nera e, di conseguenza, la sua «lampadina» non si vede nemmeno.
Se il vostro telecomando non funziona come dovrebbe e volete capire se sia la colpa delle pile scariche o di un guasto, fate una cosa semplice. Prendete il vostro smartphone, aprite la fotocamera, puntate il telecomando verso l’obiettivo e schiacciate qualsiasi tasto. Se, a questo punto, sullo schermo dello smartphone si vede la luce (per esempio, bianca o azzurra) di una lampadina, sappiate che le pile del telecomando hanno ancora la carica. Se invece la luce della lampadina non si vede, le pile sono scariche.
La spiegazione del fenomeno è semplice. Gli smartphone vedono le onde infrarosse, mentre i nostri occhi no.
Su questo pianeta vive una persona con la quale siamo in un rapporto molto stretto da quando mi ricordo di esistere. Non so se sia una questione di abitudine o qualcos’altro, ma non ci siamo ancora annoiati della nostra vita condotta insieme. Addirittura, non riesco a immaginare la separazione.
A volte non ci capiamo. E a volte ci capiamo solo tra noi e ridiamo delle cose visibili solo a noi, facendo preoccupare la gente attorno. A volte litighiamo in modo tanto pesante da far spaventare la gente attorno. Ma ogni volta facciamo pace e ci promettiamo, addirittura, di morire lo stesso giorno. Così come ci addormentiamo allo stesso momento la sera (anche se, si dice, a volte continua a parlare mentre io dormo), e ci svegliamo allo stesso momento la mattina (beh, quasi).
Io e la mia seconda personalità siamo una coppia fantastica…
Ecco, si sta già lamentando, dicendo che in realtà è la prima…
Pure oggi…
Per la mia grandissima fortuna, uno dei miei primi insegnanti della lingua italiana fu un signore da conoscenze incredibilmente ampie (almeno secondo i miei standard di quei tempi ormai non vicinissimi). Seppe dunque rispondere anche alle domande meno ovvie, a quelle domande che un portatore nativo della lingua – abituato agli assiomi dell’italiano – non si sarebbe mai posto.
Come potete facilmente notare, non sono stato uno studente particolarmente diligente. In generale, non sono proprio portato per le lingue. Però mi ricordo facilmente alcuni dettagli che mi sembrano delle curiosità simpatiche e facilmente spendibili nelle conversazioni… diciamo, per esempio,… con altre persone.
Così, per esempio, mi ricordo che le particelle «de» e «di» dei cognomi devono essere scritte con la d minuscola: sono delle parole che indicano l’appartenenza a una famiglia nobile.
La curiosità ancora più grande consiste nel fatto che molti italiani ormai non lo sanno o non lo ricordano. Nemmeno quando sono loro stessi a portare uno di quei cognomi.
Sbagliare a scrivere il proprio nome: cosa ci può essere di più ridicolo?
Nel corso della vita tutti noi (o quasi tutti) ci accorgiamo della mancanza di un campo importantissimo nelle nostre rubriche dei contatti. È un campo tristissimo, ma la sua necessità pratica è solo una questione di tempo, una cosa inevitabile.
Probabilmente, alcuni di voi lo hanno già capito: manca il campo «data della morte». Purtroppo, a me manca sempre più spesso sulle agende cartacee e sul telefono. Di conseguenza, ho iniziato a cercare un rimedio…
Per «fortuna», però, ho scoperto una soluzione esiste. Continuare la lettura di questo post »
Non so se tutti si rendono conto del fatto che la moda contemporanea dei prodotti locali è una forma di nazionalismo. Potremmo chiamarlo nazionalismo alimentare, ma è sempre nazionalismo.
La concezione secondo la quale i prodotti locali sarebbero per forza più buoni, mentre il loro acquisto sarebbe più economico e «responsabile» mi fa pensare a delle analogie non molto allegre. In realtà le uniche caratteristiche dei prodotti che contano sono la qualità e il gusto. Tali caratteristiche non dipendono dalle coordinate geografiche, ma dalla capacità di utilizzare le risorse disponibili (che possono essere simili, quasi identiche o molto diverse tra le varie zone).
Avendo la possibilità di scegliere il meglio tra i prodotti generati dal nostro pianeta locale, dovremmo fregarcene dei confini amministrativi e statali.
E poi dovremmo mandare affanculo i «geni» marketing che hanno inventato il concetto del locale.
Il nuovo paragrafo di Inerario (§ 18) ha per obiettivo limitare l’uso smisurato, ingiustificato e spesso dannoso del simbolo © (copyright) e altri simili.
Il testo dovrebbe essere utile non solo agli sviluppatori e designer, ma anche alle persone che, semplicemente, pubblicano su internet qualsiasi tipo di contenuti: testi, foto, disegni etc.
http://www.eugigufo.net/it/inerario/paragrafo18/
Oggi vediamo un bel video che conta i personaggi uccisi da Arnold Schwarzenegger sullo schermo durante la sua carriera da attore. Il contatore numerico è costantemente presente in basso a destra, quindi possiamo serenamente concentrarci sul video: è abbastanza divertente vedere «recitare» Schwarzenegger nei suoi primi film (a differenza di alcuni suoi noti colleghi, col tempo qualcosa ha imparato).