L’archivio del 2017 год

La criminologia storica

Ieri pomeriggio avevo notato una certa quantità di repost della notizia sul ritrovamento di una fossa comune di oltre quattrocento bambini in Scozia. Penso che per la maggioranza delle persone si tratti di un evento eccezionale se non singolare. Male, molto male. La conoscenza della Storia in generale e della storia giudiziaria in particolare aiutano tanto a non rimanere sorpresi di fronte alle cose in realtà banalissime (purtroppo banalissime).
Come è indicato in tutti gli articoli sul caso in questione che mi è capitato di leggere, tutti i bambini sarebbero morti tra il 1864 e il 1981. I primi 37 anni di quel periodo coincidono dunque con l’età vittoriana, cioè quella epoca nel corso della quale nel Regno Unito nasce la cosiddetta attività di baby-farming. Troverete tanti dettagli al link, mentre io sottolineo gli aspetti più interessanti in questo momento. Tante madri che rifiutando i propri neonati o comunque figli piccoli, avevano la possibilità di affidarli alle baby-farm gestite solitamente dai privati/famiglie, ma anche da altre «formazioni sociali». L’obiettivo dichiarato delle baby-farm era quella di trovare una nuova sistemazione permanente per i bambini abbandonati. In cambio del proprio lavoro prendevano una somma settimanale oppure una importante somma «una tantum»: in entrambi i casi quei soldi servivano anche per il mantenimento dei bambini.
I lettori potrebbero chiedere: perché le madri non potevano o non volevano occuparsi direttamente del destino dei propri figli non voluti? Non lo potevano fare a causa di una doppia morale ipocrita che ha caratterizzato praticamente tutta l’epoca vittoriana: infatti, i valori protestanti convivevano con, per esempio, con le case di lavoro, forti disparità nelle famiglie e una totale tolleranza della prostituzione (quasi la metà di Londra fu di fatto composta di case chiuse più o meno legali/professionali). Così, più in concreto, rimaneva in vigore «Poor Law Amendment Act» del 1834, uno dei punti del quale vietava alle madri non sposate chiedere gli alimenti ai padri dei loro figli. Attraverso tale norma si sperava di raggiungere tre obbiettivi: 1) escludere ogni possibilità di estorsione da parte delle donne (gli uomini non avevano ancora i mezzi scientifici per dimostrare la propria non-paternità); 2) stimolare i matrimoni formali e legali; 3) non moltiplicare il parassitismo delle donne povere perennemente incinte a spese degli uomini costretti a mantenerle. Nella vita reale, naturalmente, le donne furono costrette a scegliere tra l’aborto clandestino, l’abbandono del neonato o il ricorso al baby-farming. La terza scelta fu economicamente la più sensibile ma anche la più umana: permise a tante madri di sperare nella sopravvivenza e in un futuro non troppo grigio dei propri figli. La situazione fu aggravata da una formale disapprovazione delle madri sole: non ebbero la possibilità di trovare un lavoro fuori dalle case di lavoro (previste dallo stesso Atto) o ottenere aiuti.
Di conseguenza, il baby-farming fu un fenomeno molto richiesto dalle donne del Regno Unito dell’epoca. Molto richiesto e, allo stesso tempo, esercitato dalle persone con una concezione di onestà non omogenea. Alcune di esse svolsero la propria attività in modo responsabile, cercando e spesso trovando delle nuove famiglie per i bambini affidati a loro. Altri operatori del baby-farming, invece, si comportarono in un modo che avreste già potuto ipotizzare da voi: prendendo la somma totale per il mantenimento del bambino per liberarsi dell’assistito (uccidendolo, non curandolo se malato o lasciandolo morire di fame – all’epoca fu facile mettersi d’accordo con gli ispettori). Prendendo «in gestione» tanti bambini si raccoglieva, col tempo, un buon capitale. Proprio a uno dei casi più rilevanti di tale comportamento criminale è dedicato il libro che potrei consigliarvi:
Alison Rattle, Allison Vale, «Amelia Dyer: Angel Maker: The Woman Who Murdered Babies for Money», Andre Deutsch, 2007
Non so se nell’orfanotrofio scozzese, dalla storia del quale siamo partiti, sia mai stata utilizzata la stessa logica commerciale o, nel corso del XX secolo, una qualche sua forma modernizzata (in realtà non voglio finire sotto processo). Vi solo accennato della prassi storica che ricopre una parte del periodo al quale appartengono i corpi ritrovati.


Killing Gunther

Pare che Arny stia per tornare in cinema così come mi piace: divertente e non seriamente (o letalmente) noioso. Aspetto il momento di vederlo tutto, mentre per ora accontentiamoci del trailer:


Il vero motivo dei malfunzionamenti

Non riuscite a eseguire una operazione semplice? Tentate le vie più improbabile per riuscirci? Bestemmiate e prendete a calci gli oggetti incolpevoli perché non state riuscendo comunque?
Calmatevi e ricordatevi il mio saggio consiglio: di solito le situazioni del genere succedono perché avete fatto qualche errore banalissimo in partenza. Talmente banale che non vi passa nemmeno per la mente di controllarlo.
Per esempio: se improvvisamente avete perso la capacità di camminare, probabilmente avete legato le scarpe tra esse con i lacci. Se non riuscite ad accendere una stampante, controllate se è attaccata alla presa. Se non riuscite a far funzionare un sito web come si deve, controllate se vi state collegando al DataBase corretto…
Ecco, a me è successa proprio quest’ultima cosa. Quindi prima di ricordarmi della regola alla quale è dedicato il post odierno, ci ho messo più di due settimane a capire perché il mio blog italiano si rifiuta ad aprirsi sul mio sito rifatto. Di conseguenza, vi racconto di due semplicissimi trucchi che spesso utilizzo per far funzionare il mio cervello debole e pigro (in realtà ne ho inventati anche tanti altri, prima o poi ne parlerò):
1) Se un problema non si risolve un una giornata, è inutile perdere ulteriore tempo. Lasciatelo da parte per tornarci tra qualche tempo. Quando e se ci tornerete, rivedendo il problema per ricordarvi in cosa consiste, molto probabilmente troverete subito quel errore banale.
2) Se si tratta di un problema da risolvere urgentemente, fatelo vedere a una persona terza. non conoscendo i dettagli e, di conseguenza, non dando alcunché per scontato, quella persona troverà in poco tempo l’errore banale. Nel chiedere (e dare) dei consigli non è una cosa negativa: chiedendoli «rischiate» a imparare delle cose nuove.
Spero di esservi stato d’aiuto.
Se siete tanto fortunati da non avere dei problemi pendenti, andate a vedere il nuovo design del mio sito e segnalatemi tutti gli errori / problemi / malfunzionamenti / cose illogiche o esteticamente brutte che notate.
Inoltre, sulla prima pagina del sito è ora disponibile un piccolo sondaggio.


Un piccolo problema

Il sindaco di Ekatirinburg Evgeny Roizman ha raccontato su facebook una bella storia:

Un coglione radicalizzato passava il tempo a scopare gli asini nel suo paesino natale. Un bel giorno sono venuti da lui altri coglioni, gli hanno dato un pacco esplosivo e hanno detto: «Anziché scopare gli asini, fai a fare un attentato e ottieni subito quaranta vergini utilizzabili all’eternità!»
Il tipo si è dunque fatto esplodere alla fermata dell’autobus ed è finito al paradiso. Un paradiso piuttosto caotico dove nessuno si preoccupa di fornirgli le sue vergini. Egli grida: «Eccomi! Ho ucciso degli infedeli! Dove sono le mie vergini?!»
Quelli del paradiso gli rispondono «Attenda un attimo, visto che si tratta di un premio eterno stiamo scegliendo le migliori».
Passa inutilmente un’ora, il tipo non ne può più e grida: «Mi sono fatto esplodere a una fermata dell’autobus, dove sono le mie meritate vergini?! Voglio iniziare subito a godermele».
Quelli del paradiso gli rispondono: «Eh… È emerso un piccolo problema, temiamo di non poterlo risolvere…»
«Ma che dite?! Sono esaurite le vergini?»
«No, no, di vergini ne abbiamo in abbondanza. Ma nella esplosione alla fermata dell’autobus si è smembrato pure Lei e non riusciamo più trovare un suo membro…»

Da leggere ogni venerdì in tutte le moschee.


Il crollo

La caduta di una nuvola è uno di quegli eventi atmosferici che non sarebbe male osservare durante una estate calda…


Vi serve una auto presidenziale?

A San Pietroburgo è stata messa in vendita a soli 19.790.000 rubli (circa 283.900 euro) una Mercedes blindata che sarebbe stata utilizzata dal presidente Boris Eltsyn tra il 1994 e il 1997.
L’auto in questione è la Mercedes-Benz S-klasse Trasco Bremen, ha 5000 di cilindrata e 320 CV, ha fatto circa 60 mila chilometri.
Se siete interessati, vi do il link all’annuncio e mostro alcune foto:

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La professinalità delle modelle

A novembre il grande sito di ecommerce cinese Taobao.com ha il periodo di grandi saldi, di conseguenza deve prepararsi bene all’importante evento. Per esempio, (ri)fare le foto di qualità di tutti gli articoli di abbigliamento. Ogni vestito, per avere maggiori possibilità di essere venduto, deve logicamente essere fotografato in varie posizioni e combinazioni. Così, nel corso dei lavori alcune fotomodelle si trovano a dover indossare nel corso di una sessione fotografica fino a 150 pezzi di abbigliamento. Bisogna dunque lavorare con una certa velocità.
Per consentire al fotografo di non spendere più di mezzosecondo per ogni scatto, le modelle si allenano come delle danzatrici sportive. Ecco il risultato:

Nel video appena mostrato la fotomodella si era fermata per prendere la borsetta da una assistente. Questa, invece, sa fare tutto da sola:

In Europa non sanno ancora lavorare con questi ritmi…


Il design scozzese

Il 5 giugno 2012 lo studio di design russo Art. Lebedev Studio presentò la nuova identità visiva progettata per la città ucraina Odessa. L’elemento centrale del progetto è il nuovo logo della città (il porto principale della Ucraina) è una ancora:

Tale ancora è stata realizzata anche in bronzo e posizionata nel pieno centro della città:

Come previsto dal progetto, l’immagine della ancora viene utilizzata anche sulla pubblicità turistica della città (infatti, è il suo logo):

Nel 2017, invece, scopriamo che la nobile e quasi indipendente Scozia apprezza il design russo (ma pure quello ucraino) tanto da appropriarsene (https://www.friendsofanchor20for20.org/) come se fosse un prodotto della artisticità locale:




Se lo avesse fatto, per esempio, Zimbabwe, probabilmente nessuno se ne sarebbe accorto: perché è un territorio poco popolare tra gli occidentali. Ma gli scozzesi in quale miracolo sperano?


Il pulcino Trump

Il regista Taran Singh Brar ha installato vicino alla Casa Bianca, per protesta, un pulcino gonfiabile somigliante a Donald Trump.

A giudicare dallo stile nel quale è stato realizzato il «pupazzo», il designer-autore si chiama Donald Trump.

Non so aggiungere altro.


Tre anni di embargo

Ieri, il 6 agosto 2017, è stato un interessante anniversario: tre anni dell’embargo alimentare russo.
Chi conosce il francese, può leggere un breve riassunto della sua storia su wikipedia. Io, invece, colgo l’occasione per ricordare un concetto stranamente ignoto a molti italiani (e occidentali in generale): l’embargo dei prodotti alimentari occidentali è stato inventato e imposto dalla Russia, con il decreto presidenziale № 560 firmato da Vladimir Putin il 6 agosto 2014.
Non so se sia più la colpa della propaganda o della semplice logica buonista, ma in pochi riescono a immaginare che uno Stato possa decidere di limitare i propri cittadini nelle basilari scelte alimentari. Eppure l’autosanzione russa è una risposta perversa alle sanzioni occidentali di vario genere (prevalentemente restrizioni economiche) contro i determinati politici e organizzazioni russe responsabili della annessione della Crimea. La prima di tali sanzioni fu l’ordinanza di Barack Obama del 6 marzo 2014.
In sostanza, la logica degli inventori dell’embargo è stata: voi punite noi, dunque noi in risposta puniamo i nostri cittadini.
Gli effetti dell’embargo, infatti, furono facilmente prevedibili. Secondo un rapporto della CEPII, tra l’agosto 2014 e il giugno 2015 il 78,1% degli introiti europei mancati non erano dovuti alle sanzioni contro la Russia e non all’embargo russo. Nel corso dei primi due anni della esistenza dell’embargo alimentare l’UE aveva stanziato appena 280 milioni di euro per compensare agli agricoltori europei le perdite dovute al suddetto embargo; nel periodo tra l’agosto e il novembre 2014 (cioè nel primissimo periodo che avrebbe dovuto essere il più pesante), furono utilizzati solamente 37 su 125 milioni. Le economie europee sviluppate hanno trovato relativamente in fretta i nuovi mercati per i propri prodotti; l’unico Stato che soffre ancora in un modo sensibile l’embargo russo è la Polonia, abituata a esportare una grande quantità di mele.
In Russia, invece, in conseguenza all’embargo sono aumentati i prezzi dei prodotti alimentari, si sono ridotti la qualità media e la varietà dei prodotti. Il calo della qualità è dovuto alle condizioni precarie della industria alimentare nazionale (mancanza delle tradizioni produttive, standard inferiori, controlli rari e inefficienti) e la ricerca delle materie produttive sostitutive da parte dei produttori russi (per esempio, già nel 2015 è aumentato del 26% l’import del famoso olio di palma non colpito dall’embargo). L’aumento dei prezzi è dovuto non solo alla riduzione della concorrenza da parte dei produttori occidentali, ma pure alle nuove tendenze dell’import. Infatti, molti dei prodotti vietati con l’embargo continuano a entrare in Russia perché rietichettati in Bielorussia (ho sempre detto che Lukashenko è un genio capace di guadagnare su qualsiasi casino che succede nella regione).
Alcuni esempi dell’aumento dei prezzi al dicembre 2015 (dopo quasi 17 mesi della introduzione dell’embargo):
– pesce 23%
– burro 11%
– mele 14%
– carne di bovino 16%
– carne di maiale 27%
Ovviamente, la crescita dei prezzi è continuata anche nel 2016 e nel 2017.
Inoltre, nel periodo tra il 2013 e il 2015 la popolazione russa è aumentata del 2%, mentre la produzione delle carni e del latte solo di 1%. I prodotti derivanti dalla pesca nello stesso periodo si sono ridotti del 5%.
In queste condizioni siamo giunti al terzo anniversario dell’embargo alimentare russo. Quell’embargo che è stato pensato come una contromisura adeguata alle sanzioni occidentali per l’annessione della Crimea. In sostanza, è uno dei prezzi da pagare.