L’archivio del aprile 2016

L’artista del trattore

Quando uno non si ricorda più dove ha messo il pennello ma ha a disposizione un trattore, può comunque dedicarsi sin da subito all’arte. L’esempio dell’americano Stan Herd (ecco il suo sito) insegna, però, che il trattore non è sufficiente: ci vuole anche un aereo dal quale fotografare e opere realizzate.

Se non sapete guidare un aereo, chiedete in famiglia.

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Supermayor

E’ veramente curioso, a volte, apprendere delle notizie sulla vita quotidiana italiana dai blog russi.

Il cartello della foto seguente (pubblicata da Artemy Lebedev), per esempio, apprendiamo che il sindaco di Borgosesia (in provincia di Vercelli) è convinto di essere un Superman. Anzi, un Supermayor. Il suo nome deve rimanere nella storia universale, non solo quella clinica: Gianluca Buonanno.

Ah, non fateci caso allo slogan: è una banalissima scoreggia politica. L’autore avrebbe potuto formulare il proprio pensiero in qualche modo più interessante.


I sosia politici

Esistono dei politici che fanno ridere per quello che dicono. Esistono, ma molti meno, politici che fanno ridere per quello che fanno. Alcuni politici fanno ridere, questa volta solo nel senso positivo e simpatico, per il proprio aspetto fisico. Indipendentemente dalle loro azioni o dichiarazioni politiche, non riesco a guardarli senza ridere perché assomigliano troppo a qualcuno.

Riporto i due esempi più famosi.

L’ormai ex premier ucraino Arseniy Yatsenyuk assomiglia tantissimo al musicista Moby.

L’attuale premier turco Ahmet Davutoğlu assomiglia tantissimo a Super Mario.

Vorrei fare una bella raccolta di somiglianze, ma per ora non me ne vengono in mente altre.


Yuri Gagarin

La Russia contemporanea ha ereditato dall’URSS una serie di feste, la maggior parte delle quali non ha mai avuto alcun senso. Alcune di queste fortunatamente sono state abrogate (come, per esempio, la festa dalla rivoluzione), altre non sono più delle festività ufficiali. Qualcuna, come la «festa del difensore della patria» (23 febbraio), sopravvive ancora.

Solo due feste del periodo sovietico sono generalmente riconosciute dai russi: il Capodanno (ritenuto importante quanto il Natale in Europa) e il Giorno dei cosmonauti (che si festeggia il 12 aprile).

Appena (?) 55 anni fa, il 12 aprile 1961, è stato lanciato nello Spazio il primo uomo della Storia, Yuri Gagarin. A partire dalle 10:48 (l’ora di Mosca) di quel grande giorno Gagarin è una delle persone più strumentalizzate del mondo: lo è stato in sette anni di vita che gli erano rimasti, in occasione della morte, ma pure ora. Oggi, per esempio, anche negli Stati che non festeggiano l’anniversario del suo famoso volo orbitale si parlerà molto di lui. Solo oggi e solo di lui: al suo nome si associa uno dei pochissimi successi positivi sovietici. Nonostante la competizione nel settore spaziale abbia condannato a decenni di fame l’intero popolo, oggi il volo di Gagarin è un successo che non viene messo in discussione nemmeno dai più critici. Ma lui, Gagarin, fu stato solo fortunato: lo scelsero tra altri 20 candidati per il sorriso fotogenico. E, soprattutto, fu il primo uomo a essere tornato vivo dallo Spazio.

Non è stato altrettanto fortunato Sergei Korolev, il progettista dei primi razzi, satelliti e navicelle sovietici. E’ stato lui a far compiere alla umanità il passo più grande: quello la portò nello Spazio. Oggi, purtroppo, è festeggiato da pochissimi. Eppure lo Stato che grazie ad egli ottenne una delle feste più belle, rischiò di ammazzarlo con le proprie mani nei campi di lavoro. Viste le statistiche delle repressioni staliniane, c’è da chiedersi quanti altri korolev non sono proprio sopravvissuti.

Ah, e noi, nonostante le fantasie di moltissimi scrittori, non ci siamo ancora allontanati dal sistema solare.


Perché niente cambi

Ieri Arseniy Yatsenyuk ha deciso di rassegnare le dimissioni dalla carica del primo ministro ucraino. Come probabilmente sapete, ricopre la carica da quando è stato cacciato, per la seconda volta nella storia, il presidente ucraino Yanukovych. Le prime dimissioni del premier Yatsenyuk, quelle presentate il 24 luglio 2014, non erano state accettate, mentre questa volta il presidente Poroshenko avrebbe già la candidatura di un sostituto.

Non posso fare commento positivo a tale avvenimento politico. Infatti, l’unico pregio del premier Yatsenyuk era (usiamo il passato) un buon livello di inglese, utile per fare una figura da simpatico e chiedere soldi all’Occidente. Di lavoro serio sui problemi interni dell’Ucraina non si era però visto. Recitare la parte della vittima di invasione bisognosa di sempre nuovi aiuti è stato, negli ultimi due anni, l’unico impegno dei dirigenti dello Stato ucraino. Tale strategia, entro certi limiti, può anche funzionare ai fini dei finanziamenti ma non rende certo il Paese attraente per l’UE (uno dei motivi della rivoluzione non era mica la richiesta una «integrazione» con l’UE?!).

Cambia qualcosa con le dimissioni di Yatsenyuk? Spero di sbagliare, ma mi sembra di no. Il capitale politico del presidente Poroshenko si basa solamente sulla lotta (più con le parole che con i fatti) contro l’invasore. Se volesse realmente risolvere anche i problemi interni del Paese, avrebbe fatto molti più cambiamenti e sostituzioni.

Detto tutto questo, ribadisco che l’aggressione russa contro l’Ucraina è una stronzata senza senso.


I suoni di una cara libertà

Non so se tutti i miei lettori riconoscono (o ricordano) questi suoni:

Quale immagine mi compariva davanti agli occhi ogni volta che sentivo questi suoni? Quella di una guardia carceraria che sta venendo dal fondo di un lunghissimo corridoio per aprire non si sa quale cella. Forse la mia.


Nuovi milanesi

A Pasqua mi ero accorto che la fauna milanese ha ora un nuovo membro: Gallinella d’acqua (Gallinula chloropus).

Non le avevo mai viste a Milano, ora ce ne sono diverse nel Parco Sempione.

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Fumatore ordinato = piromane

Come forse sapete, il 2 febbraio 2016 è entrata in vigore la legge n. 221 del 28 dicembre 2015. Tale norma regola alcuni aspetti del rapporto tra il cittadino e l’ambiente circostante. L’articolo 40, in particolare, vieta «l’abbandono di mozziconi dei prodotti da fumo sul suolo» (comma 3) e consente di sanzionare i trasgressori con una multa da 30 a 300 euro (comma 3 lettera b).

Inoltre, lo stesso articolo obbliga i Comuni a «installare nelle strade, nei parchi e nei luoghi di alta aggregazione sociale appositi raccoglitori per la raccolta dei prodotti da fumo» (comma 1 lettera a).

E ora passiamo a una storia più interessante: il conflitto tra la norma di legge e la vita reale. Sapete quale città italiana, tra tutte quelle che mi è capitato di vedere finora, è meno attrezzata per l’applicazione della legge di cui sopra? Quella città si chiama Milano.

Facciamo un breve excursus storico. Nella prima metà degli anni 2000, quando io e Milano ci siamo appena conosciuti, tutti i cestini milanesi erano ancora fatti così (un po’ brutti ma con posacenere incorporati, anche se spesso rotti):

Nella seconda metà degli anni 2000 la maggior parte di quei cestini è stata sostituita (in centro città) da quelli cilindrici, sprovvisti da posacenere. A quel punto mi ero un po’ rammaricato: avevo appena acquisito l’abitudine di spegnere e buttare via i mozziconi in una maniera civile. Vabbè, almeno si poteva spegnere sul bordo piatto del cestino.

Il nuovo decennio ha portato a Milano un nuovo modello di cestini, ancora una volta non Continuare la lettura di questo post »


Oggi vi spiego in poche parole il riaccendersi del conflitto sul controllo di Nagorno-Karabakh.

Quando i prezzi del petrolio crollano e non vogliono proprio rialzarsi, ogni petrocrazia inizia a sentire, prima o poi, il bisogno di una piccola guerra vittoriosa. Una guerra finalizzata alla riappropriazione dei «territori storici sottratti ingiustamente». Una guerra che appare molto utile per risolvere i problemi politici interni del governante, di distrarre i cittadini dagli emersi problemi economici. Provate a ricordarvi voi qualche esempio recente.

Ricordatevi, poi, che già domenica, dopo tre giorni di scontri, il presidente di Azerbaijan Ilham Aliyev ha dichiarato di avere vinto la guerra. Come nei precedenti ai quali mi riferivo io, il reale risultato è poco chiaro e non ha alcuna importanza.

Certo, una telefonata da Mosca a Baku avrebbe potuto fermare la guerra già nelle prime ore, ma non avrebbe risolto i problemi di Aliyev di cui sopra. In più, Azerbaijan e Armenia, se ho capito bene, sono destinatari di circa 5% dell’export degli armamenti russi.


Gli Stati uniti dal Panama

Confesso il mio interesse verso la storia dei soldi di Putin e altri a Panama tende, per ora, verso lo zero. L’utilizzo dei «paradisi fiscali» non viola le leggi terrestri o divine ma, semplicemente, infastidisce gli Stati tanto tirchi da essere incapaci di offrire alle persone un regime fiscale che perlomeno non sappia di espropriazione. E per comprendere l’origine dalle ricchezze di certi politici, invece, mi serve tempo (anche se si sapeva da tempo, per esempio, che Putin non è una persona povera).

Quindi scriverò seriamente dell’argomento solo qualora dovessi scoprire qualcosa oltre l’originalissimo fatto che «tutti i politici sono dei ladri».