L’archivio del dicembre 2014

Buon 2015

Con qualche ora di anticipo, prima di diventare temporaneamente inaccessibile, vi auguro un buon anno nuovo.

Per l’anno nuovo vorrei augurarvi un sacco di cose. Per esempio, trovare il coraggio di lasciar perdere le persone che evidentemente non vi vogliono.

Vi auguro di vedere, finalmente, la differenza tra un lavoro e un posto di lavoro.

… di lavorare e di essere pagati sempre, non solo da alcuni.

… di (ri)trovare la capacità di inventarsi un passatempo sensato.

… di non avere tempo per scrivere dei vostri successi su Facebook.

… di riuscire a sentire quello che sente il prossimo.

E tante altre cose… Una parte di queste cose può essere augurata anche a me.

Buon 2015. Andrà tutto bene.


Grazie al mailing list

Un bel «+1» nella mia collezione di assonanze:


Best of 2014

Per l’ultima domenica del 2014 (e quindi per l’ultima puntata dei video domenicali di quest’anno) ho scelto uno dei mix della serie «i migliori video su YouTube del 2014». Non posso dire di condividere pienamente la scelta dell’autore: non mi sono mai piaciuti i video dove il valore dell’azione consiste nel solo movimento senza senso. Ed è per questo che nessuno dei video facenti parte del mix è comparso sulle pagine del mio blog.

Comunque, bisognava pur salutare in qualche modo particolare un altro anno passato davanti allo schermo…

P.S.: naturalmente, è solo uno dei video della serie. Se siete curiosi, Google vi aiuti.


Milano, 24 dicembre 2014

L’ultima caccia fotografica a Milano nel 2014.


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Natale 2014

Buon Natale a tutti coloro che ci credono.
Tanti regali a tutti coloro che non ci credono ma approfittano.
Buona fortuna a tutti coloro che credono nel Babbo Natale.


Pensavo peggio

Secondo Forbes questi sono i migliori dieci:

Questa è l’Italia:

Non vorrei offendere, ma mi aspettavo di trovarla un po’ più in basso. E allora scrivo così: in Italia è bello condurre gli affari, ma è inutile. Si pagano tante tasse per pagare tante ore di lavoro dei giudici.
Chi ha capito, ha capito.

P.S.: la Russia si trova in 91-sima posizione per una pluralità di motivi, in parte già noti ai miei lettori.


Un capolavoro da Specsavers

Nelle ultime settimane sto facendo una piccola ricerca tra le pubblicità in formato video. Questa non c’entra alcunché con l’argomento che mi interessa, ma non posso non condividerla con i miei lettori: è geniale.


Una trappola diplomatica

L’odierno Regolamento del Consiglio EU 1351/2014 che introduce le sanzioni europee contro la Crimea è uno dei pochi documenti sensati in materia (ecco il testo completo). Almeno in parte. Di fatto vieta qualsiasi forma di turismo organizzato in Crimea per gli europei. Ed è una cosa logica, considerato che per la Russia l’unica possibilità di rendere la penisola annessa economicamente sana è quella di rilanciare le sue strutture turistiche (popolarissime ai tempi dell’URSS e decadenti oggi). Il potenziale turistico a parte, la Crimea è una regione totalmente inutile: non ha un caz…o di economicamente valido/attraente.

Quello che mi ha sorpreso un po’, è l’elenco delle cose che non possono più essere fornite alla Crimea (inizia alla pagina 5 del documento). In sostanza, non riconoscendo la Crimea come una parte della Russia, non hanno potuto vietare la fornitura di quelle merci con l’utilizzo della Russia come l’intermediario. Di conseguenza, qualche grossa azienda russa, «magari» creata apposta da qualche imprenditore simpatico a Putin, potrà guadagnarci sopra.

A questo punto ricordo che in precedenza la maggior parte delle sanzioni europee di carattere economico era indirizzata proprio contro le aziende e grandi imprenditori russi. Con le sanzioni contro la Crimea, dunque, l’UE è entrata in un conflitto di logica con se stessa.


Volete vedere la crisi vera?

Il valore del rublo russo continua volare sempre più in basso. Nella vita reale la situazione di ieri era questa:

Quindi tutti coloro che per qualche strano motivo avevano ancora i rubli in tasca o sul conto, avevano reagito in questo modo: Continuare la lettura di questo post »


L’accordo di Lima

Ieri a Lima si è conclusa la famosa conferenza sul clima. Quella che avrebbe prodotto il testo da firmare a Parigi nel 2015 (questo, se ho capito bene, dovrebbe sostituire il defunto senza gloria protocollo di Kyoto).

Solitamente non scrivo delle varie riunioni dei buffoni che capitano in giro per il mondo: il mio tempo vale di più. Questa volta, però, faccio una eccezione per ricordarvi: l’unica costante del clima è il suo continuo cambiamento. Nella storia del nostro pianeta i riscaldamenti (ed i raffreddamenti) globali ci sono sempre stati. Grazie ad uno dei riscaldamenti globali più importanti è stata possibile la nascita della razza umana. Nessuno, nemmeno i verdi più rincoglioniti, ha mai pensato di attribuire all’uomo la colpa del cambiamento che ha portato alla sua nascita. Allo stesso modo, nessuno ha mai detto che l’attività dell’uomo ha portato alla estinzione dei dinosauri.

Insomma: i cambiamenti climatici ci sono sempre stati. Ci sono stati anche parecchio tempo prima della comparso degli umani sulla Terra. E, la cosa più importante: gli umani non sono in grado di influire sul clima. Chi pensa diversamente dovrebbe andare da un psichiatra per curare la propria mania di grandezza.

C’è da dire, a questo punto, che l’attività umana influisce fortemente sulla ecologia. Ma in questo caso non quanto siano efficienti gli accordi di portata planetaria. L’ecologia è sempre un problema locale. Per esempio: mentre in Europa continuano a produrre le lampadine a consumo sempre più basso, in Pakistan si fa il bagno nei fiumi come quello della foto seguente (neri, densi e con le bolle).

(l’autore della foto è Ilya Varlamov)

P.S.: secondo i dati statistici facilmente reperibili il periodo caldo chiamato da taluni «il riscaldamento globale» è finito nel 1996.