L’archivio della rubrica «Russia»

Il settimo convoglio

Inizierei la nuova settimana con un argomento leggero. Con una semplice nota.

I giornalisti (ma forse pure i loro utenti) si staranno ormai stancati delle notizie sui «convogli umanitari» russi spediti nelle aree «indipendentiste» ucraine. Quello arrivato ieri, infatti, è ormai il settimo (il primo era arrivato nell’area interessata dai combattimenti a metà agosto). Ed io ne scrivo per un’unica ragione: qualche settimana fa ho trovato la spiegazione abbastanza semplice e credibile a questa raffica di convogli.

Naturalmente, vi ricordate che ogni convoglio è composto da diverse decine (anzi, centinaia) di grossi camion quasi vuoti (vedi la foto alla fine del post). Il fatto è che non trasportano aiuti umanitari. Trasportano il carburante nei loro serbatoi.

In sostanza, fanno il pieno poco prima di lasciare il territorio russo, poi lasciano una buona parte del carburante sul territorio controllato dai «ribelli» e tornano indietro. Ora sapete con cosa si alimentano tutti i mezzi militari che in questi mesi circolano tra le città di Donetsk e Luhansk.

Chiedo scusa per l’ennesima banalità pubblicata a tutti coloro che lo sapevano già.


Il libriccino purpureo

Oggi, il 7 novembre 2014, ci sarebbe il 97-esimo anniversario della rivoluzione d’ottobre. Io sono tutt’altro che un comunista, quindi non ho alcun motivo positivo di scrivere un post su questa data. Però essa sembra adatta per scrivere quest’anno di un oggetto particolare, ormai di antiquariato, che conservo ancora per mostrarlo ai miei amici occidentali e, in un futuro lontano, ai nipoti.

Guardatelo, è il mio primo passaporto «esterno» (leggi di seguito la spiegazione):

I cittadini russi, come all’epoca sovietica, hanno due passaporti: uno che serve per andare all’estero (ed è come quello che hanno anche gli europei) e uno interno (che funziona un po’ come la carta di identità italiana, ma contiene delle informazioni più dettagliate sul suo proprietario e ha 20 pagine).

Ma torniamo al mio passaporto sovietico «esterno». Anche dopo la caduta dell’URSS alcune categorie dei cittadini russi Continuare la lettura di questo post »


L’ora permanente

Esiste un determinato insieme delle domande sulla Russia, alle quali mi capita di rispondere (in Italia e, in generale, quando mi trovo all’estero) con una angosciante regolarità. Una di queste è «quante ore di differenza ci sono tra [città italiana][città russa]?» (Un tipo particolarmente intelligente mi aveva chiesto sulle ore di differenza tra l’Italia e la Russia) E meno male che in questo specifico caso il Parlamento russo mi permette di variare la risposta: altrimenti impazzirei.

Nell’aprile del 2011, per esempio, in Russia era stata introdotta l’ora legale permanente. In tal modo era stato ripreso il sistema già adottato in URSS dal 1930 al 1981. Sempre nell’aprile 2011 i fusi orari russi erano passati da 8 a 9.

Da ieri (cioè dal 26 ottobre 2014), invece, l’ora legale è scomparsa «per sempre». Quindi è stato introdotto un nuovo sistema «permanente». E mi sa tanto che non si tratta dell’ultima riforma definitiva. Bene, significa che c’è almeno una domanda costante alla quale non mi stancherò mai di rispondere.

P.S.: i fusi orari russi sono ora 10.


Nominato il colpevole

Per quanto riguarda la morte dell’ormai ex amministratore delegato della Total Christophe de Margerie c’è poco da dire. E, soprattutto, non c’è da dire nulla di particolarmente originale.

La sintesi (che dimostra tutta l’assurdità dell’accaduto) è la seguente. L’incidente è avvento al terminal «business» dell’aeroporto Vnukovo, cioè il terminal al quale stanziano e dal quale partono gli aerei delle massime cariche istituzionali russe e dei principali miliardari. Oltre agli appena emersi malfunzionamenti organizzativi, quel terminal ha dei problemi tecnici: si è scoperto che gli automezzi destinati alla manutenzione della pista non sono dotati del sistema GPS. Di conseguenza, i controllori di volo di Vnukovo non hanno un mezzo tecnico per verificare la loro posizione in tempo reale. Sottolineo che si tratta di uno strumento adottato da tempo in tutti gli aeroporti seri del mondo (Russia compresa).

In un primo momento si era pure detto che la notte dell’incidente ci sarebbe stato solo uno stagista a fare da controllore di volo. Se fosse vero non mi stupirei più di tanto, ma non penso: l’applicazione della regola di non lasciare gli stagisti a lavorare da soli è ormai consolidata.

Quello che non mi è piaciuto è la nomina del colpevole facile. Vladimir Martynenko, l’autista del spazzaneve che si era trovato sulla pista, è stato oggi arrestato dal tribunale per due mesi (fino al 21 dicembre). Le sue responsabilità nell’accaduto potrebbero anche esserci state, ma di sicuro non si trovava in quel punto della pista di (sola) propria volontà. Purtroppo, però, gli inquirenti non hanno ancora manifestato l’intenzione di indagare quei dirigenti sugli ordini dei quali viene effettuato il passaggio di una macchina spazzaneve in determinati momenti.


Dov’è il sottomarino

Oggi vi do un consiglio pratico: se volete leggere degli articoli di qualità su quanto succede nei mari in giro per il nostro pianeta, leggete Maritime Bulletin. Ieri, per esempio, è stato pubblicato un bel articolo su quel oggetto sconosciuto che stanno ancora cercando vicino all’arcipelago di Stoccolma.

Per tutti coloro che si limitano al chiedersi se, effettivamente, c’è un sottomarino russo nelle acque svedesi, posso riassumere alcuni passaggi.

1. Sappiamo che il sottomarino c’era stato.

2. Se ora non è più da quelle parti, significa che è riuscito ad andare via da solo oppure è stato trainato dalla nave mercantile Concord. In entrambi i casi, la sua presenza nelle acque svedesi diventerebbe difficile da dimostrare.

3. Se, invece, il sottomarino è ancora lì, tra poco lo sapremo. Perché sembra che si tratti di un sottomarino diesel, quindi un sottomarino che può navigare senza salire in superficie solo per pochi giorni. Poi o sale per arrendersi o affonda per sempre.


Il ritiro delle truppe

Come sanno già in molti, ieri il presidente Putin aveva ordinato il ritiro di tutte le truppe russe che erano «in esercitazione» al confine con l’Ucraina. Le truppe in questione dovrebbero tornare nelle zone della loro dislocazione regolare.

Supponiamo che ciò accada realmente. Ma dobbiamo pure sempre ricordare una cosa semplice: anche domani verranno mandate sulla Luna, il fatto potrà tranquillamente essere negato dai comunicati ufficiali.

E’ evidente che l’ordine di cui sopra è stato fatto al fine di facilitare i prossimi incontri internazionali di Putin. Oltre alla sua parziale resa davanti alle sanzioni («sì-sì, ora faccio il bravo») può significare la fine della operazione sulla riconquista della Ucraina. Di conseguenza:

1. L’Ucraina è persa come il territorio di sfruttamento economico perché è stata spinta, dall’intervento militare russo, verso l’UE;
2. E’ persa la neutralità militare della Ucraina perché essa è stata spinta, dall’intervento militare russo, verso la NATO;
3. Per lo stesso motivo è stata ottenuta l’ostilità del popolo ucraino (al posto della amicizia di prima);
4. Di tutto il Sud-Est ucraino è stata conquistata solo una piccolissima parte;
5. Il passaggio via terra verso la Crimea è stato negato dagli stessi abitanti russi del sud ucraino che hanno costruito con le proprie mani le barricate e le trincee per non far passere gli invasori;
6. Circa 4000 uccisi tra russi e ucraini;
7. L’economia russa è fortemente danneggiata a causa della fuga dei capitali quasi raddoppiata (85,2 miliardi di dollari nei primi 9 mesi dell’anno) e della guerra delle sanzioni;
8. Lo status di Rogue State di fatto già riconosciuto alla Russia.

Minc…a, c’è ancora qualcuno che chiama Putin «un grande presidente»? E pensate che vi ho risparmiato la maggior parte dei problemi interni.


62 anni

Tra tutte le notizie relative al compleanno di Vladimir Putin ce n’è solo un ache fa ridere: dicono che quest’anno per la prima volta in 15 anni si è preso una giornata di ferie per il 7 ottobre. Ai poco informati comunico che nessuno ha mai visto Putin lavorare per più di tre ore al giorno; passa la maggior parte dell’anno a Sochi, fa pochissimi viaggi all’estero (rispetto ai suoi colleghi occidentali), si sveglia tardi e pratica tanto sport. La giornata di oggi ha deciso di passarla in Siberia: sicuramente sparerà qualche tigre o prenderà un pesce da 50 kg.

Ma in Russia in che modo gli fanno gli auguri? Beh, nella capitale cecena Grozny c’è stata una manifestazione, con 100 mila partecipanti, guidata dal presidente Kadyrov:

Mentre il fan-club di Putin su Facebook lo ha paragonato a Eracle, paragonando le sue «conquiste più importanti» alle 12 fatiche mitologiche e pubblicando il seguente «ritratto»:

Alcuni esempi delle «fatiche di Putin»: la lotta al terrorismo corrisponderebbe alla sconfitta del leone di Nemea, le Olimpiadi di Sochi alla cattura della cerva di Cerinea e la riconquista della Crimea alla cattura del Toro di Creta.


Il restauro di “Avrora”

Come tanti avranno già letto o sentito, la mattina della domenica 21 settembre è stato spostato nelle darsene l’incrociatore «Avrora» (in russo è il suo nome è con la v e non con la u). Lo scopo è quello di restaurarlo e riportarlo al suo posto entro il 2016. Si intende conservare tutte le parti storiche della carrozzeria e della meccanica, ma non ridare alla nave la capacità di navigare autonomamente.

Non tutti (pure in Russia) sanno, però, che non si tratta più della storica nave «rivoluzionaria». L’incrociatore originale aveva avuto bisogno dei lavori di restauro massicci già all’inizio degli anni ’80: il suo scafo era tutto marcio, di conseguenza nella stiva erano costantemente accese le pompe che buttavano fuori decine di tonnellate d’acqua al giorno. Lo scafo era stato valutato irrecuperabile.

Nel corso dei lavori iniziati nel 1984 l’"Avrora" era stata tagliata in orizzontale in due parti. La parte dal ponte in su è stata mantenuta e restaurata tutta, mentre della parte inferiore erano stati salvati solo alcuni meccanismi. La nuova nave, spacciata per l’"Avrora", era stata consegnata alla città per i 70 anni della rivoluzione.

Che fine ha fatto la parte valutata irrecuperabile? Nel 1987 è stata abbandonata nei pressi di un vecchio molo lontano dal centro storico. In sostanza, è stata nascosta al grande pubblico. Perché? Perché fondere i resti di una nave tanto simbolica sarebbe stato, all’epoca dell’URSS, un po’ come bruciare un crocifisso rotto nell’Italia del XVI secolo. Quindi durante la bassa marea si possono ancora vedere. Chiedete pure agli abitanti di San Petersburg che conoscono bene il posto: un sacco di gente era andata, nell’inverno 1987/88, a recuperare alcune parti metalliche per i propri bisogni edilizi.


Come tanti avranno già letto o sentito, la mattina della domenica 21 settembre è stato spostato nelle darsene l’incrociatore «Avrora» (in russo è il suo nome è con la v e non con la u). Lo scopo è quello di restaurarlo e riportarlo al suo posto entro il 2016. Si intende conservare tutte le parti storiche della carrozzeria e della meccanica, ma non ridare alla nave la capacità di navigare autonomamente.

Non tutti (pure in Russia) sanno, però, che non si tratta più della storica nave «rivoluzionaria». L’incrociatore originale aveva avuto bisogno dei lavori di restauro massicci già all’inizio degli anni ’80: il suo scafo era tutto marcio, di conseguenza nella stiva erano costantemente accese le pompe che buttavano fuori decine di tonnellate d’acqua al giorno. Lo scafo era stato valutato irrecuperabile.

Nel corso dei lavori iniziati nel 1984 l’"Avrora" era stata tagliata in orizzontale in due parti. La parte dal ponte in su è stata mantenuta e restaurata tutta, mentre della parte inferiore erano stati salvati solo alcuni meccanismi. La nuova nave, spacciata per l’"Avrora", era stata consegnata alla città per i 70 anni della rivoluzione.

Che fine ha fatto la parte valutata irrecuperabile? Nel 1987 è stata abbandonata nei pressi di un vecchio molo lontano dal centro storico. In sostanza, è stata nascosta al grande pubblico. Perché? Perché fondere i resti di una nave tanto simbolica sarebbe stato, all’epoca dell’URSS, un po’ come bruciare un crocifisso rotto nell’Italia del XVI secolo. Quindi durante la bassa marea si possono ancora vedere. Chiedete pure agli abitanti di San Petersburg che conoscono bene il posto: un sacco di gente era andata, nell’inverno 1987/88, a recuperare alcune parti metalliche per i propri bisogni edilizi.


La Marcia per la Pace

La Marcia per la Pace svoltasi domenica 21 settembre nel centro di Mosca ha raccolto 26.100 persone. Non sono tante per una città che ha 12 milioni di soli abitanti registrati ufficialmente. Sono tante per una città dove, in agosto, 2000 persone avevano manifestato a favore della annessione di Donbass (in sostanza del sud-est ucraino).

L’unica cosa che non mi è tanto chiara: perché si è manifestato solo ora?