L’archivio della rubrica «Russia»

Chi ha freddo?

Ieri pomeriggio a Mosca c’erano –27°C, ma la parata delle biciclette, programmata mesi prima, si era tenuta comunque.

Non si conosce ancora il numero esatto delle persone che hanno partecipato. Ma sicuramente sono stati più di 300.

La Russia è spesso definita dai russi stessi come «il Paese degli idioti coraggiosi».

Per più foto (di Anton Belitskiy) si veda il post di Ilya Varlamov.


Crowdfunding à la Le Pen

Non so di preciso quanto se ne sia parlato in Italia, ma due giorni fa Marine Le Pen dichiarò che l’annessione della Crimea da parte della Russia «non è illegale».

In termini puramente giuridici non è una tesi del tutto sbagliata, considerando che il diritto internazionale si basa su due principi che si escludono a vicenda: l’integrità degli Stati e l’autodeterminazione dei popoli. Ma lo studio serio della annessione in questione merita di essere esposto in un testo a parte: un testo ben più lungo di un post da blog. Per il momento mi limito a ricordare che dal punto di vista politico l’annessione della Crimea è stata una porcata colossale.

Oggi vediamo perché la candidata alla Presidenza francese ha deciso di a) fare una affermazione pubblica sulla Crimea e b) fare tale affermazione proprio ora.

Ebbene, ha deciso di farla ora proprio perché si è candidata alla Presidenza francese. Come molto probabilmente sapete, la campagna elettorale di un politico comporta delle notevoli spese. Affrontare tali spese dopo avere incassato già anni fa il rifiuto di tutti i potenziali grandi sponsor francesi ed europei è quasi impossibile. Quindi bisogna per forza svestire un po’ la propria reputazione e mettersi in una bella posa sul bordo di una tangenziale della politica internazionale. In questo modo, molto probabilmente, i soldi arrivano dalla stessa generosa fonte del 2015.

Non sono convinto al 100% che il trucco funzioni. Ma ripeto quello che dico da alcuni anni. L’URSS finanziava i partiti (e Governi) di sinistra di tutto il mondo, mentre la Russia contemporanea finanzia quei politici di destra o sinistra che sono disposti a continuare l’opera dell’indebolire la posizione unitaria dell’Occidente su alcuni principi-base.


25 anni di capitalismo

A dicembre, per «merito» di alcuni avvenimenti poco allegri e le festività natalizie, ci siamo dimenticati di un anniversario felice (per alcuni, purtroppo, semplicemente curioso). Infatti, a dicembre 2016 sono decorsi 25 anni dalla fine dell’URSS.

A tutti coloro che amano la precisione e vogliono conoscere la data precisa di tale evento, riporto una brevissima cronologia:

– l’8 dicembre 1991 i vertici di Russia, Bielorussia e Ucraina firmarono l’accordo (comunemente noto come l’accordo di Belavežskaja pušča) sulla cessazione della esistenza dell’URSS e la creazione CSI (Comunità degli Stati Indipendenti);

– il 10 dicembre 1991 l’accordo fu ratificato dai Sovet Supremi di Ucraina (288 sì, 10 no, 7 astenuti) e Bielorussia (263 sì, 1 no, 2 astenuti);

– il 12 dicembre 1991 l’accordo fu ratificato dal Sovet Supremo di RSFSR (Russia) – 188 sì, 6 no, 7 astenuti;

– il 21 dicembre 1991 all’accordo si unirono altre otto Repubbliche dell’URSS;

– il 25 dicembre 1991 Mikhail Gorbachev si dimise da tutti gli incarichi istituzionali;

– il 26 dicembre 1991 il Sovet delle Repubbliche del Sovet Supremo dell’URSS adottò la dichiarazione sulla cessazione della esistenza dell’URSS in quanto sosituita con il CSI.

Quindi, la data ufficialmente riconosciuta come quella della fine dell’URSS è il 26 dicembre. Tale data, come tutte le altre elencate, mai è stata celebrata dalle istituzioni istituzionali. Nel 1993, però, proprio per il 12 dicembre (indovinate il perché) in Russia fu fissato il referendum per l’approvazione della Costituzione della Federazione Russa.

Ogni politico del mondo si serve della cronologia in base alle proprie priorità. Non è sempre un male.


Gli auguri di Putin

Come da tradizione, il primo video domenicale dell’anno è quello del messaggio del presidente russo Vladimir Putin per l’anno nuovo. Non perché voglio sembrare un fan di questo funzionario (non lo sono!), ma perché il contenuto di un discorso del genere è un importantissimo elemento di analisi politica.

Come potete constatare, il 31 dicembre 2016 Putin non sapeva proprio cosa dire ai propri cittadini. Nonostante una infinità di problemi che sta affrontando la Russia di oggi.


La storia dei Babbi

Dato che siamo in un periodo festivo particolare, ho pensato di raccontare la storia del personaggio che ogni anno mette i regali sott’albero. Esiste in (quasi) tutto l’Occidente, ma ha il nome e l’aspetto diversi da Paese a Paese: si potrebbe addirittura dire che si tratta di tanti personaggi diversi.

Forse sapete che in Italia esiste la figura del Babbo Natale, il quale è sempre rappresentato, secondo la mia osservazione, allo stesso modo del Santa Claus statunitense.

Spesso si crede che i vestiti di colore rosso del Santa Claus siano stati imposti dalla famosa pubblicità di Coca-Cola. Non è vero: Continuare la lettura di questo post »


Dottoressa

Oggi in Russia è un giorno di lutto nazionale. I più attenti di voi conoscono già il motivo: alle 5:27 del 25 dicembre non lontano da Sochi è sparito dai radar l’aereo TU-154 (RA-85572) del Ministero della Difesa russo. Alle 7:21 è stata avvistata una macchia d’olio sul mare, alle 8:50 sono stati avvistati i primi frammenti del velivolo. Si dice che l’aereo sia caduto pochi minuti dopo il decollo, a 6 chilometri dall’aeroporto.

A bordo c’erano 92 persone: 8 membri dell’equipaggio, 64 membri della orchestra del Ministero della Difesa, alcuni dipendenti di tre canali televisivi e la diretrice di una organizzazione benefica Elizaveta Glinka.

Ci sara ancora tempo per parlare dei dettagli della tragedia. Per ora le informazioni sulle cause sono poche. Non è nemmeno chiaro il motivo della tappa a Sochi: l’aereo era decollato dall’aeroporto militare Chkalovsky vicino a Mosca e diretto in Siria (di solito quei voli sono diretti).

Ci sarà ancora tempo per parlare dell’orchestra, i 64 membri (su 135 totali) non ci sono più: nonostante il comprensibilmente basso livello di simpatia verso il loro datore di lavoro, mi dispiace per le loro famiglie.

Non voglio parlare dei dipendenti di tre canali televisivi, ai quali non riuscirei applicare il sostantivo giornalisti. Ma pure loro hanno delle famiglie. Non sarei in grado di gioire nemmeno per la loro morte.

In qualsiasi altra circostanza, come in quella che ha causato la pubblicazione del presente post, sarebbe stata una enorme tragedia la scomparsa di Elizaveta Glinka, nota ai russi come dottoressa Liza. La sua scomparsa è una enorme tragedia. Era un medico, nata nel 1962 a Kiev e residente a Mosca dai tempi dell’università, che aveva dedicato praticamente tutta la sua vita professionale e sociale all’aiuto alle persone meno fortunate della Russia. È diventata realmentefamosa nel 2007, dopo la fondazione della organizzazione «L’aiuto giuso», attraverso la quale offriva quotidianamente assitenza medica e il cibo ai senzatetto e nullatenenti di Mosca (nel suo ambulatorio in cenro e da un furgone in varie zone della città). Inoltre, dai primi anni 2000 aveva costanemente avuto un ruolo rilevante nella raccolta e organizzazione di aiuti destinati alle persone colpite dalle calamità naturali (chiunque poteva partecipare anche fisicamente almeno per vedere che alle sue mani non si appiccicava nulla) e guerre causate dallo Stao russo. In quest’ulimo caso (delle guerre, appunto) è stata più volte criticata da alcune menti pervertite per la collaborazione con il regime dittatoriale. Io, invece, vorrei paragonarla a Oskar Schindler, anche se non era né ricca né spensierata nella vita personale quanto lo fu egli. Dottoressa Liza aveva degli obiettivi precisi e lavorava per raggiungerli.

Un sacco di gente le augurava la morte. I «patrioti» professionali russi per la provenienza dalla Ucraina e per il marito americano. I «patrioti» professionali ucraini per gli aiuti ai bambini vittime della guerra nel sud-est dell’Ucraino. I «filo-russi» professionali del sud-est ucraino per il fatto che evacuava i bambini rimasti orfani a causa della gurra nel sud-est ucraino verso i territori pacifici dell’Ucraina. Gli abitanti di quella zona del centro di Mosca, dove in uno spazio semi-interrato la dottorezza Liza aveva il suo ambulatorio per i senzatetto. L’amministrazione cittadina di Mosca che volevano una parte di immobile così preziosa da impiegare in altri modi.

Dottoressa Liza stava portando i medicinali all’ospedale di Latakia ma non ci è arrivata. L’odio di tutte quelle persone è stato acconentato. Non siamo rimasti in un mondo con una brava persona in meno.


Turchia resta

Sicuramente tutti i miei lettori sanno dell’assassinio dell’ambasciatore russo Andrey Karlov ad Ankara. So che la prima reazione di alcuni di essi è stata quella di preoccupazione per la permanenza della Turchia sulla mappa.

Io e l’esperienza dei due giorni passati da quel tragico episodio tranquillizziamo tutti: l’accaduto non costituirà il casus belli. Perché lo Stato russo poteva reagire, realisticamente, in tre modi:

1) attaccare militarmente la Turchia,
2) attaccare militarmente l’Occidente,
3) inviare in Turchia una commissione d’inchiesta.

La prima opzione viene logicamente esclusa appena si pensa alla felice soluzione della ultima crisi diplomatica tra la Russia e la Turchia. La soluzione fu trovata per delle semplici (e reciproche) necessità politiche-economiche e non in seguito a un cambiamento radicale nella politica di almeno uno dei due Stati.

La seconda soluzione – che potrebbe apparire illogica per un occidentale – negli ultimi due anni e mezzo avrebbe potuto verificarsi per qualsiasi altro motivo. Semplicemente perché secondo la propaganda interna russa la colpa di tutte le disgrazie russe è dell’Occidente. Nella vita reale, però, in Occidente risiedono i figli, le mogli e i soldi di tutti i gerarchi russi. Quindi niente scontro diretto (e, soprattutto, niente scontro bellico).

La terza soluzione – la più normale e scontata per uno Stato sviluppato – è già stata adottata: un gruppo di 18 esperti russi è partito ieri verso la Turchia. Almeno questa volta non c’è alcunché da temere.

L’unico aspetto da approfondire sono le scuse di Erdogan. Esse hanno un peso enormemente più elevato di quelle che avrebbe potuto presentare al suo posto qualsiasi altro collega occidentale trovatosi in una situazione simile. Infatti, uno dei fondamentali elementi della cultura musulmana è l’ospitalità. L’ospite è un Messggero. L’ospite è sacro. Ogni suo desiderio va esaurito. La sua sicurezza è importante quanto quella dell’unico e tanto atteso figlio. Quindi anche l’assassinio del rappresentante di uno Stato è una tragedia.

Almeno sotto questo aspetto la differenza tra i musulmani e gli islamisti è netta. Gli ultimi sono degli ignoranti violenti.


Manubrio “Leader”

A qualcuno serve un manubrio (oppure è più corretto chiamarlo peso?) di modello «Leader»? Prodotto in Russia da Havy Metal Sport, pesa 16 kg (cioè 1 pud, si tratta di una antica unità di misura del peso russa) e costa circa 90 euro (5850 rubli).

Il manico sembra una coppia di appendici ossee unitesi nel corso della crescita accelerata, ma spero che il leader non se ne accorda (altrimenti sono amara penises per i produttori).

Peso = 1 put (1 пут). Per apprezzare la grande battuta si rilegga l’inizio del presente post.

Per gli altri modelli offerti dal produttore, si veda il sito ufficiale: heavymetalsport.ru (anche senza sapere la lingua russa è facile orientarsi cliccando sulle immagini).


Tutti coloro che sono in qualche modo interessati a seguire gli sviluppi dello scandalo sul sistema statale di doping in Russia, ora possono fare una interessante lettura. Lo possono fare grazie a WADA, la quale ha tradotto in inglese e pubblicato la corrispondenza dell’ex direttore del Centro Antidoping Russo dott. Grigory Rodchenkov con i suoi colleghi dell’epoca.

Ai poco informati ricordo che dottor Grigory Rodchenkov fu direttore del Centro Antidoping russo dal 2006 al 2015. Si dimise dall’incarico l’11 novembre 2015 in seguito a una accusa di frode avanzata dalla WADA. Nel gennaio 2016 scappò negli USA temendo per la propria vita: le sue paure si rivelarono fondate dopo le morti più che sospette di due ex direttori della RUSADA (Agenzia Antidoping Russa). Ottenuta la protezione giudiziaria negli USA, Grigory Rodchenkov iniziò a raccontare del sistema statale di doping russo.


Propaganda russa

Come forse avete già letto ieri, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione contro la propaganda russa in Europa.

Si tratta di una mossa di autotutela assolutamente ragionevole. Lo Stato russo spende centinaia di milioni di euro all’anno per finanziare delle istituzioni come il canale televisivo multilingua RussiaToday, la cui attività non può certo essere definita come «diffusione della informazione». A volte operano con dei fatti realmente accaduti: solo a volte, appunto, sono a) fatti e b) realmente accaduti. La pericolosità di tale operato può essere compresa grazie allo studio attento della propaganda araba: la maggioranza degli occidentali, per esempio, è erroneamente convinta che la Striscia di Gaza sia isolata dal resto del mondo per opera del «cattivo» Israele (guardate la mappa, cazzo; cercatevi le vecchie notizie sulla apertura dei valichi con l’Egitto, porco Giove). È solo uno dei tantissimi esempi della propaganda efficace, influenzandosi dalla quale la popolazione occidentale esercita il proprio diritto di voto per poi applaudire delle scelte politiche di dubbio gusto. Di conseguenza, è assolutamente giusto tentare di contrastare la propaganda finché c’è la consapevolezza diffusa del fatto che si tratti proprio della propaganda.

Per le persone capaci di leggere le fonti primarie aggiungo anche il link al testo della risoluzione del Parlamento Europeo.