L’archivio della rubrica «Russia»

La rinincia ai “referendum”

Molti giornalisti non filogovernativi russi stanno cercando di indovinare, da due o tre mesi, la data dei «referendum» che dovrebbero formalizzare l’annessione alla Russia delle regioni ucraine occupate durante la guerra in corso. Inizialmente, il prognostico più popolare indicava la data dell’11 settembre 2022 perché è la data delle «elezioni» amministrative in diverse regioni russe. Ma, non vedendo alcun segno di preparativi ai «referendum» sul territorio ucraino, in molti hanno iniziato a pensare alla data simbolica del 4 novembre: la Giornata dell’unità nazionale in Russia (una festa federale in realtà priva di alcun senso, ma molto cara agli abitanti del Cremlino). Anche questa seconda data appare però poco realistica perché non si capisce ancora come, per esempio, possano essere inventate le liste degli elettori o come possa essere spiegato il fatto che il «referendum» sul passaggio alla Russia venga condotto solo tra le persone che per qualche motivo hanno deciso di non fuggire dalla invasione russa.
Ma ecco che, finalmente, iniziamo a vedere i primi segni di una soluzione favorevole al regime di Putin. Stamattina Serhiy Aksyonov – il governatore della Crimea nominato da Mosca – ha dichiarato che «nella situazione attuale» è «abbastanza logico e ragionevole» che i territori ucraini occupati si uniscano alla Russia senza alcun referendum. Secondo Aksyonov,

In Crimea c’è stato un referendum assolutamente legale e conforme a tutte le norme giuridiche, ma pochi lo hanno comunque riconosciuto. Il riconoscimento o il non riconoscimento da parte di alcuni Stati non dipende dal modo in cui questi territori saranno annessi. È una questione di volontà politica».

Ora, indipendentemente dalle fantasie di Serhiy Aksyonov sul diritto internazionale e sulla legalità del «referendum» organizzato nel 2014 in Crimea, potremmo presumere che le sue dichiarazioni sui nuovi territori ucraini occupati non arrivino dalla sua testa. Per me è altamente probabile che in questo specifico caso trasmetta in realtà l’idea del Cremlino. Il compito potrebbe essere stato affidatogli per osservare la reazione interna ed estera alla idea stessa.
Anche se, dopo quanto è successo a partire dal 24 febbraio, lo Stato russo non dovrebbe avere paura di oltrepassare qualche nuovo limite: quasi tutto il peggio è già stato fatto.


Un buon tentativo, ma

Imporre un «tetto» ai prezzi del petrolio e del gas russi è una idea politicamente curiosa, ma economicamente mi sembra un po’ dubbia. Lo è per almeno due motivi. A breve termine, con il prezzo massimo che impone l’Europa, le risorse naturali russe potrebbero diventare più richieste nel mondo: se l’UE dovesse dire «invece di 100, paghiamo al massimo 50», l’ipotetica India potrebbe dire «noi prendiamo tutto a 52 e a voi conviene accettare perché altrimenti non vendete proprio». A questo punto la Russia continua a incassare, l’India risparmia e l’Europa rimane senza le nuove forniture di petrolio (e con meno gas). Fortunatamente, l’Europa ha già le scorte sufficienti per passare serenamente l’inverno, ma, intanto, l’obbiettivo politico di togliere i soldi al regime di Putin non funzionerà.
A lungo termine, poi, il prezzo massimo del petrolio e del gas potrebbe contribuire a cambiare più velocemente la logistica del mercato globale del petrolio. La Russia cercherà e sicuramente troverà altri acquirenti, i quali, a loro volta, rivenderanno lo stesso petrolio all’Europa.
C’è una soluzione migliore rispetto a quella appena partorita in UE? Boh, per ora non lo so. Per fortuna, io non sono pagato per inventarla. A differenza dei vertici europei.


I missili nordcoreani

Quando The New York Times scrive che la Russia acquista «milioni di proiettili di artiglieria e missili» dalla Corea del Nord, non si tratta di una grandissima notizia. Infatti, sappiamo da mesi che l’industria russa non è in grado di produrre autonomamente (nelle condizioni delle sanzioni internazionali riguardanti le varie tecnologie) nemmeno i materiali militari più complessi di un bastone. Mentre gli Stati disposti (e capaci) a fornire qualcosa sono abbastanza pochi.
Proprio in questo ottico sarebbe molto interessante scoprire di più sui missili forniti dalla Corea del Nord. Quanto sono evoluti? Quali caratteristiche hanno? E, la cosa più importante, da dove arrivano le componenti elettroniche necessarie per il loro funzionamento? Tali componenti non vengono certo prodotte in Corea del Nord, ma in qualche modo arrivano nelle sue fabbriche in grandi quantità.
Oppure sono dei missili obsoleti, con la «elettronica» sovietica aggiornata a qualche decennio fa? Boh…


L’ultimo saluto a Gorbachev

Questa domenica pubblico solo un breve video sulla cerimonia funebre per Mikhail Gorbachev svoltasi a Mosca ieri, il 3 settembre 2022. I leader mondiali (anche quelli ex) non hanno potuto essere presenti (l’unica eccezione è Orban) per ovvi motivi, quindi la maggioranza di voi riconoscerà solo due persone. Ma il video è un documento storico, quindi lo metto con serenità:

Nessun tele- o foto-obbiettivo avrebbe potuto inquadrare tutta la fila dei comuni cittadini che sono passati per dare l’ultimo saluto a Gorbachev, quindi aggiungo anche una foto.

Erano molte migliaia di persone.


Ancora un saluto a Mikhail Gorbachev

La sera del 30 agosto è morto Mikhail Gorbachev. Oggi è il giorno del suo funerale.
Giovedì avevo già scritto quello che ho potuto scrivere in quel momento (anche se di Gorbachev si potrebbe dire tantissimo), quindi oggi mi limito a pubblicare un post fotografico su alcune tappe della vita del grande personaggio storico.
Mikhail Gorbachev (al centro con il copricapo) con i compagni di classe, anni ’40:

Mikhail Gorbachev, anni ’50:

Mikhail Gorbachev a Stavropol, anni ’60: Continuare la lettura di questo post »


La stampa italiana

Si possono e si devono dire molte cose negative della stampa russa, ma a volte mi stupisce tantissimo anche quella italiana. Per fortuna, mi stupisce in relazione ai dettagli notevolmente più ingenui e pacifici rispetto a quella russa. Tra ieri sera e stamattina ho scoperto due nuovi piccoli esempi che «salvo» in questo post per non dimenticare di approfondirli in seguito.
L’esempio numero 1. Al «Corriere della Sera» non sanno ancora – dopo secoli – che il sesto piano in Russia corrisponde al quinto piano in Italia (e in quasi tutto l’Occidente). Eppure, sarebbe utile avere – soprattutto in questo periodo – almeno un giornalista o redattore che si intenda anche dei piccoli dettagli della vita quotidiana russa.

[N.B.: la morte del manager in questione mi sembra molto sospetta, ma per ora non sono in grado di commentarla.]
L’esempio numero 2. Il giornale italiano «Il Tirreno» (che non ho mai sentito nominare fino a ieri) ha pubblicato, in sostanza, una voce diffusa da non si capisce chi sulla base della lingua che apparentemente non conosce. Il russo si parla (ancora) in moltissimi Stati dell’ex URSS (spesso con accenti ben riconoscibili) e, inoltre, ci sono moltissimi russi anti-putiniani che vivono stabilmente fuori dalla Russia. Ma il giornale « Del Cazzo » «Il Tirreno» ha deciso comunque di fare un regalo enorme alla propaganda russa, la quale sta già sfruttando l’a «articolo» sul mercato interno.

[N.B.: cazzius, potevano essere pure dei parenti di Zelensky stesso, il quale fino a due anni fa parlava malissimo l’ucraino.]


Mikhail Gorbachev

Ormai sapete già che ieri sera è morto Mikhail Gorbachev. Aveva 91 anni e da oltre tre anni aveva dei problemi seri di salute, quindi, purtroppo, la sua morte non è una sorpresa. È «solo» un fatto infinitamente triste.
Mikhail Gorbachev è stato un personaggio incredibile, quasi unico nella storia. Era nato, aveva studiato e si era professionalmente e politicamente formato in un sistema inizialmente totalitario, poi semplicemente ipocrita e stagnante. Un sistema che attraverso l’ideologia statale dichiarava di essere orientato al progresso sociale, ma sulla pratica avente per l’obiettivo solo il mantenimento del potere di un gruppo limitato di persone. Un sistema che ai comuni cittadini sembrava disperatamente eterno. Non importa, almeno in questa sede, se l’ideologia comunista possa essere «realizzata» in pratica. L’importante è che Mikhail Gorbachev era arrivato a diventare il capo del suddetto sistema antiumano, si era guardato attorno e aveva deciso di tentare a riformarlo. Aveva preso delle decisioni spesso giustamente criticabili e degli errori, ma lo Stato aveva iniziato a cambiare, lentamente, in meglio. La gente aveva iniziato a percepire un certo clima di libertà e di vero progresso…
Nell’agosto del 1991 un gruppo di alti funzionari sovietici – anziani e molto attaccati al vecchio sistema statale che garantiva a loro il potere eterno e il benessere esclusivo – avevano tentato un colpo di Stato: avevano istituito una entità nota in Italia con il nome di «Comitato statale per lo stato di emergenza in Unione Sovietica», avevano bloccato Gorbachev nella sua dacia a Foros (in Crimea) e tentato di bloccare il governatore della regione di Mosca Eltsin fuori città. Proprio in quel momento molti moscoviti hanno immaginato il ritorno all’URSS del modello pre-Gorbachev, si sono terrificati dalla sola idea e hanno apertamente manifestato la propria risposta: «col cazzo».
Proprio dopo il fallimento del colpo di Stato del 1991 l’URSS aveva iniziato a cadere a pezzi. Gorbachev – figlio del sistema di cui sopra – non aveva fatto alcun tentativo di aggrapparsi al potere e si era dimesso, lasciando la strada alle persone più giovani, più attive, istruite e moderne. Lo ha fatto volontariamente, all’età di soli 60 anni, dopo soli 6 anni passati al potere in uno enorme Stato non democratico. Mi sapete indicare un altro personaggio del genere nella storia del XX secolo? Potreste anche provare ad andare a vivere in una autocisterna e andare in giro con lo schermo del telefono illuminato al massimo: tanto non ci riuscite comunque.
Io, intanto, posso comunicarvi che nella storia ultramillenaria della Russia ci sono stati solo due leader – sempre in conflitto tra loro – che nelle epoche del proprio massimo potere non avevano sfruttato la possibilità di arrestare o uccidere qualsiasi persona (anche l’un l’altro) anche per la sola critica verbale del proprio operato: Gorbachev e Eltsin. Purtroppo, ora sono morti entrambi.
Uno di loro due, Mikhail Gorbachev, se ne è andato assieme, quasi in contemporanea, con una delle sue conquiste più importanti, ma mai apprezzate – forse anche non notate – dalla gente un po’ di tutto il mondo: lo scioglimento pacifico dell’URSS. Infatti, la guerra che stiamo osservando da oltre sei mesi è una delle convulsioni finali di un impero che avremmo potuto vedere già trent’anni fa. Ma, a differenza di molti altri scioglimenti che conosciamo bene, quello dell’URSS almeno ai tempi di Gorbachev non si era trasformato in una guerra.

R.I.P. Mikhail Gorbachev


La lettura del sabato

L’articolo consigliato per questo sabato non è assolutamente lungo, ma molto informativo: riporta i dati sulla lotta dello Stato russo contro i propri cittadini che protestano (anche solo con delle dichiarazioni pubbliche) contro la guerra in Ucraina.
Il testo proposto sarà dunque utile per scoprire due cose: 1) quanto velocemente il regime di Putin si sta trasformando in una classica dittatura; 2) «i russi vogliono la guerra?».


Ancora le turbine

Il governo canadese ha deciso di inviare in Germania le restanti cinque turbine del «Nord Stream 1» che erano bloccate dopo i lavori di manutenzione iniziati prima dell’inizio della guerra. La motivazione della decisione: evitare che la propaganda putiniana spieghi la mancanza del gas in Europa con l’applicazione delle sanzioni contro la Russia.
Non so bene quanta differenza ci sia – ai fini della suddetta propaganda – tra le sanzioni e la decisione europea di liberarsi dalla dipendenza dal gas russo (entrambe mi sembrano logiche, giustificate e sensate). Infatti, negli ultimi mesi ho visto tantissimi articoli e meme creati dagli autori russi pro-governativi che deridevano la presunta decisione europea di stare al freddo d’inverno.
Ma allo stesso momento capisco che il cancelliere Scholz sta cercando di risolvere, senza troppo rumore, risolvere il problema temporaneo del gas. Tra i due governi – quello canadese e quello tedesco – il secondo sta facendo forse una figura un po’ meno brutta.


Le notizie dello street art

È da tempo che non scrivo dell’arte contemporanea. Probabilmente è arrivato il momento di correggere la situazione.
Oggi a San Pietroburgo la polizia ha fermato un gruppo di artisti che stavano realizzando, su un recinto, una opera «di contenuto politico» (secondo la polizia). Secondo il progetto digitale del disegno non finito – progetto pubblicato da alcuni amici degli artisti – la scritta in russo doveva essere «Come uscirne?».

Bene, ora siete un po’ più informati sui rapporti dello Stato russo con l’arte contemporanea.