L’archivio della rubrica «Russia»

Le voci sui sosia

Se in questi giorni dovesse capitare anche voi di leggere la «notizia» sulla presunta esistenza di «almeno due sosia di Putin», controllate bene la fonte primaria. Io, per esempio, so che quella fonte è il tabloid britannico The Sun: un giornale largamente noto per la sua specializzazione nei comunicati scandalistici non necessariamente legati in qualche modo alla realtà. Nel caso specifico dell’ultimo comunicato sui «sosia di Putin», poi, fa pure riferimento a un noto personaggio russo che da anni si specializza nella invenzione – sì nella vera e propria invenzione – delle notizie di forte attrazione mediatica.
Bene, ora so di aver compiuto il mio dovere: vi ho avvisati.
Ma, allo stesso tempo, in merito a quanto diffuso da The Sun devo riconoscere due cose:
1) in alcune occasioni pubbliche Putin mi sembra un po’ diverso dal solito (anche se voci provenienti dalle fonti di qualità dubbia mi fanno dubitare, ogni volta, dalla esistenza dei sosia);
2) non è bello da scrivere o da dire, ma pure io vorrei sperare nella morte di Putin vicina o addirittura già avvenuta (anche se capisco benissimo che la sparizione di Putin non comporta l’immediata e automatica fine del regime e/o instaurazione della democrazia e della pace).


7 anni di cacrcere per gli adesivi

Il giovedì 16 novembre l’artista pietroburghese Sasha Skochilenko è stata condannata a 7 anni di carcere per avere applicato – in primavera 2022 – degli adesivi con il contenuto anti-guerra al posto dei foglietti con i prezzi in un supermercato della catena «Perekryostok» e per le sue dichiarazioni contro la guerra. Come probabilmente sapete, in Russia gli assassini vengono spesso condannati a pene inferiori di sette anni e, ultimamente, vengono pure graziati dopo sei mesi se accettano di uccidere un po’ di ucraini nella attuale guerra putiniana.
Quindi questa volta non ho avuto molti dubbi nello scegliere un articolo da proporvi per la lettura di questo sabato: leggete il resoconto giornalistico delle udienze finali sul «caso Skochilenko».
Purtroppo, questo non è l’unico caso perverso del moderno sistema «giudiziario» russo, ma ciò non rende la sentenza meno spregevole.


Anche i generali sono mortali

Se dovesse capitare anche a voi di leggere della morte di un generale russo (tenente generale Vladimir Sviridov, ex comandante della 6a Forza aerea e dell’Armata di difesa aerea), non distraetevi:
1) non ha partecipato alla guerra in Ucraina;
2) è morto per cause ancora sconosciute, ma molto probabilmente per un incidente in casa e non per cause violente.
Allo stesso tempo ricordatevi che…
1) pochi militari russi responsabili della guerra in Ucraina avranno la fortuna di morire a casa;
2) gli ucraini sanno bene – spesso molto meglio di noi – chi, come e dove ha senso di colpire realmente.
Dunque, non perdiamo tempo a alimentare la diffusione delle notizie inventate e/o esagerate: viviamo già in una epoca abbastanza ricca di eventi.


Lo yacht “Scheherazade”

È stato varato lo yacht «Scheherazade», il cui proprietario reale, secondo i collaboratori del politico-investigatore Alexei Navalny, sarebbe Vladimir Putin. Il fatto del ritorno sull’acqua è stato comunicato in un video dal canale YouTube «eSysman SuperYachts» (un canale YouTube gestito da ex e attuali membri dell’equipaggio delle varie superyacht).

Va ricordato che all’inizio di maggio 2022, lo yacht «Scheherazade» era stato fermato nel porto italiano di Marina di Carrara, in Toscana. Le autorità italiane hanno affermato che il proprietario dello yacht era legato alle autorità russe. Se «Scheherazade» dovesse scappare – indipendentemente dal fatto che sia mai stato utilizzato o meno da Putin – sarà una cosa non bellissima.


La lettura del sabato

Per il consiglio ormai quasi tradizionale del sabato potrei selezionare, finalmente, qualche formato di testo un po’ diverso del solito. Per esempio, l’intervista con la madre di una delle vittime di quel tipo di personaggio che era stato arruolato da Evgeny Prigozhin per la guerra in Ucraina e poi graziato da Putin in base alla proposta fatta…
Potrebbe far capire qualcosa – qualcosa – su quali vie può prendere l’aggiustamento della comprensione dello Stato russo da parte della «gente comune» russa.


La lettura del sabato

Per qualche strano motivo Putin e i suoi collaboratori ritengono ancora importante fare una specie di «campagna elettorale» per la elezione di Putin alla Presidenza russa nel 2024. In tutte le elezioni presidenziali precedenti avevano dimostrato di poter aggiungere al candidato giusto quella percentuale dei voti che ritenevano necessaria; dopo l’inizio della guerra in Ucraina hanno più volte fatto intendere di poter fare qualsiasi cosa in generale. Non si capisce dunque tanto bene perché sprechino il tempo e le forze per fare la pubblicità positiva sia del candidato destinato a vincere che del semplice fatto della votazione.
Però lo fanno. Lo fanno spesso in modi che a un europeo potrebbero sembrare un po’ strani (anche se io non sono capace di immaginare bene quale impressione facciano: io osservo più o meno attentamente la politica russa da oltre trent’anni e ho visto di tutto, mentre la maggioranza degli europei comuni no). Questa volta, per esempio, hanno inventato una particolare lotteria nazionale… Proprio a essa è dedicato l’articolo che consiglio per questo finesettimana.


Il senso degli esperimenti nucleari

Il mercoledì 25 ottobre il Consiglio Federale russo (la Camera alta del Parlamento) ha approvato la legge sul ritiro della ratifica del Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari. Ovviamente, a breve la legge verrà anche firmata da Putin. In relazione a questi due eventi avrei potuto ricordare diverse banalità largamente note (per esempio, che il Parlamento russo approva solo le leggi che servono a Putin o che il ritiro della ratifica non equivale alla uscita dal Trattato), ma vado oltre.
Nel pomeriggio dello stesso giorno – il 25 ottobre – sul sito ufficiale del Presidente della Russia è comparso il comunicato secondo il quale Vladimir Putin avrebbe condotto l’addestramento delle forze di deterrenza nucleare. Come parte dell’addestramento, dal cosmodromo di Plesetsk è stato lanciato verso il sito di test in Kamchatka il razzo Intercontinentale Yars, mentre il razzo Sineva è stato lanciato dal mare di Barents dal sottomarino nucleare Tula. Inoltre, gli aerei a lungo raggio Tu-95MS hanno eseguito lanci di missili dall’aria.
La seconda notizia in certo senso conferma quella ipotesi che viene in mente già in relazione alla prima: Putin non ha alcun bisogno e/o intenzione di testare delle «nuove» armi nucleari perché tutto quello che c’era da testare è già stato testato decenni fa. Si sa già come funzionano le armi nucleari. Però Putin non se il sistema delle armi nucleari che ha a disposizione dai tempi sovietici funzioni ancora. Sarà tutto rovinato dal tempo? Parzialmente venduto dai vertici militari corrotti? Tutta la catena degli ufficiali è disposta a fare la propria parte del lavoro se Putin dovesse premere il famoso buttone rosso? Purtroppo per lui e fortunatamente per noi, Putin non è sicuro di poter rispondere positivamente a tutte le domande elencate. Dunque spera di testare – con «l’autorizzazione del Parlamento» – il funzionamento del sistema e non delle armi.
Secondo il mio autorevolissimo parere, vuole testare il sistema non per bombardare i nemici, ma per sapere se ha ancora uno strumento per terrorizzare il mondo. Ci aveva provato con il «secondo esercito del mondo», ma ha fallito: guardate quanto sono piccoli i successi militari in Ucraina. Poi aveva provato a «far congelare l’Europa» senza il gas russo, ma già l’inverno scorso è stato superato dall’Europa con molta tranquillità. Ora gli resta la minaccia della bomba atomica e vuole essere sicuro di avere i mezzi.
Vedremo.


Trovata una spia russa

Il Servizio di sicurezza dello Stato belga (VSSE) sospetta che Kirill Logvinov, il rappresentante permanente ad interim della Russia presso l’Unione europea, lavori per il Servizio di spionaggio estero russo (SVR). Lo si afferma in un’inchiesta congiunta di De Tjid, Spiegel, Centro Dossier e alcune altre testate europee. Secondo i giornalisti, il controspionaggio belga sospetta il diplomatico di «attività segrete contro gli interessi europei». Ma non precisa in cosa consistano esattamente tali attività.
Nella notizia stessa non c’è alcunché di sorprendente: più o meno tutti i diplomatici russi sono in qualche misura coinvolti nella attività di spionaggio (nel migliore dei casi, i diplomatici professionisti semplicemente sanno di cosa si occupano alcuni dei loro collaboratori «particolari»). La vera notizia sarebbe stata la spiegazione della espressione «attività segreta» utilizzata nel caso concreto che ci hanno comunicato. Organizzava l’export illegale verso la Russia dei materiali vietati dalle sanzioni? Pagava i politici europei filorussi? Raccoglieva le informazioni utili per una invasione militare? Svolgeva qualche altra attività che in questo momento non mi viene in mente? Boh… È che già le attività non segrete dei «diplomatici» russi mi sembrano spesso abbastanza gravi, quindi non cosa possono aggiungere alla situazione corrente quelle segrete.


La lettura del sabato

Questo sabato vi propongo di scoprire, attraverso una lettura abbastanza breve, come Putin stesso riassume la propria visita in Cina del mercoledì 18 ottobre. Pure dal suo riassunto vediamo che in quella occasione – il forum dedicato alla «Nuova via della seta» – è stato solo uno dei tantissimi (sicuramente non quello speciale) ospiti di Xi Jinping con i quali quest’ultimo voleva parlare. Non hanno dunque concluso alcunché e chissà quando avranno l’occasione almeno di parlare delle cose che interessano a entrambi. Molto probabilmente Putin lo sapeva in anticipo, ma non poteva non andare da uno di quei leader politici sull’aiuto dei quali spera tanto.


La velocità della reazione

Il Comitato esecutivo del Comitato olimpico internazionale ha annunciato la sospensione del Comitato olimpico russo fino a nuovo avviso. In particolare, ha dichiarato che il comitato russo ha violato la Carta olimpica quando ha incluso organizzazioni sportive delle regioni di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhya che sono sotto la giurisdizione del Comitato Olimpico Nazionale dell’Ucraina.
Evito di ripetere per l’ennesima volta quanto poco mi interessano lo sport e le Olimpiadi. Ma trovo utile e interessante mettere in evidenza la velocità dei riflessi mentali dei membri del Comitato olimpico internazionale. In sostanza, potremmo sentirci [più] autorizzati a fare tutte le battute possibili sulle capacità «intellettuali» delle persone facenti parte del mondo dello sport: come ai vecchi tempi pre-" politically correct".